SECONDA CLASSIFICATA AL CONTEST "L'ANTICA GRECIA AL GIORNO D'OGGI: VIZI E VIRTU'" DI _VINTAGE_
Grammatica, stile e sintassi: 7,5/10
[Grammatica: 4/5; Stile e sintassi: 3,5/5].
Di per sé la storia è scritta davvero molto bene, anche perché non è assolutamente facile concentrarsi così attentamente nella rilettura di un testo molto lungo (anche se è una mini, sono comunque tre capitoli). In generale non è tenuto granché conto di errori di distrazione o di battitura (es. l’ultima vocale sbagliata, ridondanze di un vocabolo già usato nello stesso capoverso, etc…) perché chiaramente, proporzionate al testo, possono chiaramente capitare.
Ti segnalo solamente gli errori che, personalmente, ritengo degni di nota, perché – ripeto – il testo risulta nel complesso grammaticalmente corretto:
- […] mandarla con i prigionieri, dicendole il motto modellato all'ingresso.” Diciamo che il termine “modellato” è un po’ dissonante e dà l’idea di qualcosa di facilmente plasmabile come il pongo o la plastilina, andrebbe bene più un “forgiato” o – meglio ancora – “foggiato”, che rende meglio l’idea di un materiale duro – il ferro, appunto, con cui è stata creata l’insegna.
- […] fermare quel fosse di Adolf. Chiaramente un errore di distrazione ma un po’ più grossolano degli altri, ho dedotto che volessi scrivere “folle”.
- […] né scoprire né destare nessun sospetto. In questo caso una doppia negazione conferma, sarebbe più corretto scrivere “alcun sospetto”.
- […] Non aveva bisogno di un marito o di qualcuno affianco. “Affianco” letteralmente è prima persona singolare dell’indicativo presente del verbo “affiancare”. L’uso corretto è “a fianco”, ma credo sia stato anche questo un errore di distrazione.
- Alle parole di Asuma tutti annuirono concordi, concordandosi di […]. Ho notato che tendi molto spesso a ripetere lo stesso vocabolo anche più volte nel singolo capoverso, di per sé non è un grosso problema anche se alla lettura risulta un po’ troppo ridondante. Tuttavia, in questo capoverso specifico, il secondo termine “concordandosi” stona un po’ col resto della frase: sarebbe più corretto scrivere “decidendo di vedersi domani”, oppure, in linea col linguaggio usato durante tutta la storia, “pattuendo di vedersi domani”, in modo da non risultare troppo pesante con l’utilizzo delle ripetizioni.
- […] il quale non solo accettò di buon grado l'offerta, ma divenendo perfino […]. In questa frase sarebbe stato più corretto renderla o completamente implicita (il quale accettò di buon grado l’offerta, divenendo perfino…) oppure completamente esplicita (il quale non solo accettò l’offerta, ma divenne perfino…). La costruzione, così come l’ha scritta, lascia un po’ l’idea di frase incompleta, perché il soggetto è esplicito (il quale), ma il verbo dopo è implicito.
- […] vedendoli scomparire dietro la porta, mentre Shikaku e Yoshino scomparivano dietro la porta. Anche qui, la ridondanza è troppo eccessiva e dà un po’ di fastidio durante la lettura.
- Camminarono all’indietro, chiudendo la porta alle loro spalle, camminando all'indietro verso il letto […]. Stessa cosa come sopra, ridondanza troppo vicina nel testo.
- Sulle nostre spalle gravitava il peso della riuscita del piano. Il termine “gravitava” è un termine di stampo scientifico che si utilizza in campo astrofisico per indicare l’orbita di un pianeta. Nella connotazione che deduco volessi dargli, è più corretto il vocabolo “gravava”, che dà l’idea del peso che Temari si porta addosso.
Questi sono sicuramente le accortezza un po’ più “grossolane”, non tenendo conto di errori di distrazione di secondo grado.
Un po’ più penalizzante – ahimé – è il mio punto di vista sullo stile. Faccio una premessa, hai davvero una bella penna, concedimi l’espressione metaforica 😊. Scrivi molto bene ed hai un ottimo utilizzo della punteggiatura, che è sicuramente stata una cosa che ho apprezzato molto.
Tuttavia, ho notato che utilizzi molto proposizioni implicite, servendoti spesso e volentieri del gerundio piuttosto che rendere esplicita un’azione. Di per sé non mi dà fastidio, al contrario lo apprezzo molto, solo che alcune volte perdo un attimo il filo del discorso perché non riesco ad individuare il soggetto della frase (Es. Il tono di scherno della ragazza fece sorridere di sbieco l'albino, spostando la mano e allontanandosi dalla parete. In questo caso, per esempio, non si riesce a capire chi sia il soggetto tra i due).
In generale, lo stile mi è piaciuto, ma presenta qualche errorino nella consecutio temporum di alcune declinazioni verbali:
- […] di un uomo forte e valoroso che sarebbe diventato se solo i soldati […]. Non è sbagliato, ma sarebbe più corretto scrivere “sarebbe potuto diventare”, proprio per esplicitare l’irrealizzabilità nel futuro.
- Ci sono persone che, come Temari, o come noi della Resistenza, pensiamo […]. Il soggetto della frase è “che”, ossia una particella che sottintende “persone”. In questo caso, perciò, è corretto scrivere “pensano”.
- Poco importava se faceva parte della Resistenza, se li stava aiutando in qualsiasi modo […]. Qui sarebbe più corretto scrivere “che facesse parte, che li stesse aiutando”, perché il congiuntivo esprime al meglio l’idea soggettiva ed individuale del personaggio – esprime al meglio i sentimenti di Temari, l’indicativo, al contrario, rende oggettiva la situazione ed è poco attinente alle sensazioni della protagonista.
- L'interpellato sorrise raggiante, felice che il comandante gli abbia dato un compito così […]. Più corretto rispettare la narrazione del passato remoto, perciò “avesse dato”.
- Preferivo sapere che mi odiavi e saperti vivo […]. Anche qui, “che mi odiassi” sicuramente calza meglio con la soggettività della protagonista.
Titolo: 4/5
Mi è piaciuto l’utilizzo del tedesco, molto azzeccato e rispecchia perfettamente il filone narrativo della storia. Brava, davvero una genialata.
Caratterizzazione dei personaggi: 9/10
Gran bel lavorone hai fatto, si vede in ogni riga. Tanto per cominciare sei stata eccezionale coi protagonisti, ma senza recarti offesa ti dirò: i personaggi sullo sfondo mi sono piaciuti quasi più di Temari e Shikamaru.
Andiamo per gradi: Temari. Un personaggio davvero esclusivo in questa tua mini-long. Ci tengo a specificare che, trattandosi di un’AU, mi ero già preparato a qualche – giustificato – OOC. Invece, devo davvero ricredermi. Sei riuscita a mantenerla IC nonostante il contesto completamente differente in cui opera, e stessa cosa hai fatto con Shikamaru, nonostante si presenti con un carattere lievemente alterato rispetto all’originale – cosa ripeto ovvia, dato il contesto in cui si trova. Quest’ultimo, tuttavia, è stato “abbozzato” solamente, non si esprime mai a pieno per tutta la storia, lasciando intuire che hai lasciato un po’ più di spazio ai pensieri della protagonista – cosa che francamente ho molto apprezzato.
L’ago della bilancia del mio cuore pendeva schifosamente a favore di Gaara e Matsuri, sappilo. Ho pianto come una scema alla scena della morte di Matsuri, e persino al modo con cui Gaara ha appreso della notizia. Non sono una sensibilona, ma devo ammettere che è stato un momento molto toccante e sofferto. Quando poi nell’index finale ho letto che anche Gaara era morto, beh sono quasi svenuta (qualora non si fosse capito, è il personaggio di Naruto che adoro con tutta me stessa).
Hidan, invece, l’ho odiato – ed immagino che anche qui tu abbia fatto davvero una gran bella pensata nel renderlo a questo modo. È un personaggio rude, senza cuore e schifoso, in linea con tutto il filone narrativo della vicenda. Il tuo stile crudo è andato di pari passo con la spiegazione dei singoli personaggi.
L’altra scena che mi è piaciuta tantissimo è la morte di Ino: se vogliamo è quasi una parentesi all’intera storia, ma racchiude davvero tutto. La rabbia, la paura, l’odio, il desiderio di morire piuttosto che rimanere rinchiusa lì dentro. In poche semplici righe ha illustrato una condizione molto chiara e limpida di ciò che succedeva in quell’inferno di morte e nonsense.
I tuoi personaggi hanno delineato perfettamente un clima cupo ed austero. Persino nel capitolo finale, dove c’è finalmente un po’ di apertura, rimane qualcosa di amaro in bocca: la consapevolezza che, nonostante la libertà conquistata, ciò ch’è accaduto prima non può essere cancellato in alcun modo, proprio come quando Shikamaru afferma che quel numero lo porterà sempre addosso come segno di quanto successo.
Hai scelto un argomento molto forte e delicato, definendo un clima a cui l’universo Naruto non si prestava granché. Sei stata eccezionale davvero, brava.
Attinenza al pacchetto: 8,5/10
L’utilizzo del pacchetto e di tutte le sue componenti c’è ed è ben rispettato. Sicuramente la vicenda ha preso pieno punteggio, anzi forse l’hai usata come veicolo principale di tutta la narrazione: Temari perde prima il fratello, poi Matsuri, poi ha il terrore di perdere Shikamaru e le persone a cui tiene. Persino nella lettera, posso cogliere l’idea che, in realtà, lei abbia perso anche l’“amore” che nutriva nei confronti del padre (quindi una perdita in senso metaforico). Il tema della perdita è sicuramente il principio portante di tutta la storia, e sulla vicenda non potevo che darti pieno punteggio.
Anche il modo in cui hai inserito la frase mi è molto piaciuto: la dice Yoshino nei confronti di Temari. Esprime molto facilmente l’idea di disprezzo ambivalente: i tedeschi che odiano gli ebrei, gli ebrei che, di riflesso, odiano i tedeschi. Mi ha sorpresa il modo in cui l’hai usata, sfruttandola come spiegazione dell’odio che inizialmente la donna prova nei confronti della ragazza. Mi è piaciuto anche il sottinteso richiamo al codice con cui veniva etichettata Temari, ossia l’angelo nero. È come se Yoshino la stesse non solo disprezzando, ma anche sarcasticamente deridendo.
Il sentimento della superbia – ovviamente – c’è, ed è più un modus vivendi dell’intera razza tedesca se vogliamo. Tuttavia, non viene mai espletato davvero, ma rimane come sfondo alla follia di quel tempo. Difatti, citi la superbia una volta sola, poi però essa rimane latente per tutto l’intreccio della narrazione. Mi è piaciuta, anche se avrei voluto che l’analizzassi in maniera un po’ più specifica. Per il resto, nulla da dire.
Bonus frase + sentimento: 15/15
Hai usato entrambi, per cui punteggio pieno.
Gradimento personale: 4/5
Che dire, questa storia mi è davvero piaciuta. L’ho letta e riletta con attenzione, soffermandomi sui punti che ho ritenuto più belli ed intensi – la morte di Matsuri, quella di Kankuro. Non ho potuto fare a meno d’immedesimarmi in Temari, nei suoi pensieri, nella sua rabbia, nella sua paura, nel suo spietato e crudele senso di impotenza. Per un attimo, mi è quasi sembrato di stare lì vicino a lei mentre veniva seviziata da Hidan e pensava a Shikamaru, sognando un mondo un po’ più sereno e lontano da quell’insano orrore.
Ho davvero gradito il racconto, che mi ha fatto riflettere ed emozionare. Grazie per aver scritto questa storia!
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