Ciao, Mari!
È da un po' che mi ripeto che dovrei decisamente riprendere a scrivere recensioni con più frequenza; ho deciso di partire da questa one-shot un po’ perché vorrei recuperare le storie che ho perso quando mi sono allontanata dal fandom, ma soprattutto perché la tua presentazione dettagliata di Shiho nel gruppo “Caffè e calderotti” mi ha colpito molto. Dunque, eccomi qui!
Parto col dire che ho un debole per le parole intraducibili, infatti penso che la persona che ha indetto la challenge sul forum abbia avuto un’idea fantastica, oltre che originale. Ho già avuto il piacere di leggere qualcos’altro di tuo in questo fandom, anche se poco, e confermo l’impressione iniziale: mi piace molto come scrivi – per quanto il tuo stile possa esser cambiato nel tempo, cosa che mi pare dicesti proprio tu nella presentazione.
Partendo dall’inizio, ad esempio, si nota subito un uso consapevole del corsivo; c’è un lo odia che si ripete ben tre volte e il corsivo dell’ultima ripetizione rafforza ulteriormente il concetto. O ancora: labbra di cui lei ha assaggiato il calore, in un’altra vita, in cui un’altra vita è un’espressione potente perché – se ho colto bene il significato – tutti gli anni che Shiho ha passato nell’Organizzazione sono anni che le sono stati rubati, anni durante i quali le è stata imposta una vita che lei non ha mai voluto. Un’altra vita, appunto.
Shiho è un personaggio che racchiude tante caratteristiche: profondità, introspezione, mistero. Shinichi è il protagonista, eppure, dal momento in cui lei appare, subito sembra che la trama inizi a muoversi attorno a entrambi. Se non fosse per lei, l’APTX4869 non esisterebbe – lo stesso Conan non esisterebbe. Personaggi importanti come Vermouth, Akai, Bourbon/Amuro e altri ruotano, seppur in minima parte, proprio attorno a lei, oltre che a Shinichi. Parliamo di personaggi affascinanti perché, caratterizzazione a parte, sono avvolti nel mistero; e per quanto Aoyama sia bravo nel farci penare con i suoi tempi biblici, lo è anche nel tenere vivo l’interesse dei suoi lettori.
Penso di parlare a nome di molti (e non) fan di Shiho quando dico che muoio dalla voglia di saperne di più sul suo passato: i suoi genitori, Akemi – e Gin. Per quanto vorrei che non ci fosse mai entrata in contatto (piango solo all’idea di una Shiho bambina/ragazzina in mezzo a quei pazzi), è lampante che lei e Gin abbiano dei trascorsi importanti.
E tu, secondo me, sei stata capace di centrare la questione molto bene.
Shiho ha paura di Gin, questo è certo. Eppure, allo stesso tempo, dubito che sarebbe mai capace di assassinarlo a sangue freddo, senza provare la benché minima emozione. Non perché gli voglia bene, non perché gli sia affezionata, ma perché Shiho è Shiho e quella maschera di freddezza che vediamo all’inizio, ora in parte scomparsa, è solo una maschera, appunto. Tutto quello che può fare una volta premuto il grilletto è tremare, giustamente.
Tutta l’introspezione coglie molto bene quello che penso sia stato il rapporto tra Shiho e Gin. Francamente sono del parere – come lo sei anche tu, mi sembra di notare – che lei si sia buttata tra le braccia di Gin per disperazione, diciamo. Era giovane, sola e spaventata: si è crogiolata nelle attenzioni di Gin come appiglio, non perché veramente le facesse piacere – dubito che a una ragazza possa far piacere uno come Gin, ecco. Lui, dal canto suo, non è certo stato d’aiuto. Non sappiamo quanto sia grande. Supponendo che abbia più o meno l’età di Akai, dunque una trentina, aveva la maturità sufficiente per “guidarla” – eppure non l’ha mai fatto. Né lui, né nessun altro. Shiho aveva solo Akemi, quando e se c’era.
Ha qualche difficoltà a lasciar andare Gin perché, come scrivi tu, ha costituito una parte importante della sua vita, in un’età tra l’altro complessa come l’adolescenza. Penso che, una volta tornata adulta (spero vivamente che non rimanga Ai Haibara per scelta, non mi piacerebbe affatto), le ci vorrà un po’ a imparare a vivere in modo “normale”: oltre a costruirsi un nuovo futuro, dovrà lasciare andare il passato. Ed è difficile perché non oso immaginare cos’abbia vissuto in quegli anni bui. Non oso immaginare cosa Gin, nel bene o nel male, abbia significato per lei.
Alla fine Shiho si apre con Shinichi ed è sacrosanto che lo faccia: è uno dei pochi che possa capirla davvero. E non lo dico solo per la loro situazione particolare, anzi: rimpicciolimento a parte, il manga ha mostrato un’infinità di volte come siano capaci di comprendersi con uno sguardo. Mi stupisco sempre di come Aoyama abbia creato un rapporto tanto bello e profondo forse senza rendersene nemmeno conto. Sono molto legata a questi due e apprezzo chi riesce a scriverli in maniera tanto IC. Shinichi che cerca di sollevarle il morale con un film che parla di omicidi (un genio!) è una cosa così tanto da lui e mi ha fatto sorridere. Ammetto che, quando Shiho sceglie un altro film, non ho colto il riferimento a Les Misérables; ho dovuto cercare su internet! Ho letto il testo e alcune parti della canzone mi sembrano affini alla situazione di Shiho, per quanto il contesto sia chiaramente diverso.
Ammetto che questa, forse, è solo una mia (inutile) paranoia, ma quando si parla di coppie non canon, può risultare un po’ più difficile mantenere l’IC perché si vanno a modificare in parte i sentimenti dei personaggi in questione. Tuttavia, canon o meno, è umano che le persone cambino nel corso del tempo; dunque, volendo ipotizzare uno Shinichi non innamorato più di Ran ma di Shiho, le sue azioni e le sue parole sono in linea con il personaggio. Non sempre è una persona facile da “digerire”, alle volte sembra addirittura che non gl’importi dei sentimenti di chi lo circonda, o addirittura che non se ne renda nemmeno conto, ma questo è vero fino a un certo punto. Mi viene in mente, ad esempio, quella volta in cui sparse un po’ del suo sangue sulla coscia di Ai per far credere che avesse bisogno di cure e permetterle di essere portata via.
Quanto al titolo (sì, io commento il titolo alla fine, sono un genio anch’io), mi piace molto: tuffo si riferisce sia all’atto fisico, che Shiho compie ben due volte, prima da sveglia e poi in sogno, sia – se ho interpretato bene! – a un tuffo metaforico. Il tuffo, ossia, che Shiho compie “immergendosi” nei ricordi riguardanti Gin. Hai sfruttato molto bene il prompt, attribuendo al tuffo più significati.
Spero davvero di non aver divagato troppo; mi devo riabituare allo scrivere recensioni e voglio evitare di lasciarne di troppo superficiali. ^^”
A presto!
Shireith |