Tuffo nel Tempo
L’ha
odiato con ogni fibra
del proprio essere – perché,
allora, si sente così strana alla vista del
suo corpo immoto davanti a lei? Del corpo a cui lei ha
sottratto l’alito
vitale, come testimonia la pistola ancora fumante ai suoi
piedi?
Trema, Shiho, di
fronte al
ghigno spregevole che ancora aleggia sulle fredde labbra di Gin.
Labbra di cui
lei ha
assaggiato il calore, in un’altra vita.
La schernisce
– è morto, l’ha
visto esalare l’ultimo respiro, ma la paura non se
n’è andata. La tiene ancora
prigioniera. Non è giusto. Non lo
è, eppure tutto ciò che riesce a fare
è voltarsi. Non può guardarlo, non sostiene la
vista del suo cadavere.
Quasi non
reagisce quando,
qualche minuto più tardi, Shinichi la raggiunge e la porta
via da lì,
afferrandole la mano con gentile decisione. Lo lascia fare.
~
È
passata una settimana.
Shiho si sente strana quanto il primo giorno.
Shinichi
– ma è quasi certa
che l’idea sia stata del dottor Agasa – l'ha
portata al mare, per distrarla o
per proteggerla, non lo sa.
Ma neanche lui
può
proteggerla da sé stessa e dai suoi pensieri.
Osserva le onde,
ma i suoi
occhi ne vedono altre: onde violente di un
oceano diverso, lambenti una
spiaggia in cui l’ha portata Gin.
È il
suo primo ricordo
legato al mare, si rende conto. E per assurdo non è
così male.
«Paura
dell’acqua, Sherry?»
Aveva insistito
lei per
quella gita. Aveva compiuto molti passi in avanti nella sua ricerca,
presto
avrebbe potuto lavorare a un prototipo: quella era la sua ricompensa.
Gin non
si era opposto né le aveva assegnato un sorvegliante,
riservando a sé stesso
quel compito.
«No»
aveva sibilato lei,
continuando a fissare a distanza l’ampia distesa oceanica. Al
suo confronto, si
sentiva così piccola. Pensò
ad Akemi, che parlava spesso del
suo amore per il mare. Era lei il motivo per cui aveva fatto quella
richiesta –
perché allora si sentiva così triste? La
vastità del mare rinforzava solo il
senso di vuoto che aveva dentro.
«Bene.
È solo acqua, tanto»
aveva decretato Gin, gettando sulla sabbia un mozzicone di sigaretta.
Sorride
amaramente. Quella
volta, la presenza dell’uomo in nero l’aveva fatta
sentire meno sola. È
ridicolo, ma anche vero. In fondo, cosa ci si sarebbe potuti aspettare
da una
ragazzina cresciuta sola in mezzo a un’organizzazione di
assassini? Si era
adattata a trovare conforto in chi aveva intorno. Persino in Gin.
Forse è
questo, il punto. Nonostante
tutto, Gin ha costituito una parte importante della sua
vita – non importa
quanto orribile. Vederlo morto ha significato chiuderla
definitivamente.
Ma se è
così, se Sherry
smette definitivamente di esistere, questo cosa significa per lei?
Chi le
resta di essere? Ai Haibara, la bambina troppo
matura per la sua età?
Sbuffa frustrata. Pensa a Mitsuhiko, Ayumi,
Genta… come Ai, deve
mentire a tutti. Persino più di quanto abbia mentito Sherry.
Improvvisamente,
l’acqua del
mare le lambisce il piede. È fredda, e Shiho sussulta
stupita. Poi fa una
follia: si alza e inizia a correre. Dritta nella gelida massa oceanica.
Raggiunta una profondità sufficiente, si tuffa.
Dopo lo shock
iniziale, si
sente accolta. L’acqua la culla, il freddo la rinvigorisce
– dopo pochi secondi
neanche lo sente più. Se non dovesse riprendere fiato,
neanche riemergerebbe. Quando
lo fa, la luce del sole le ferisce gli occhi. Li socchiude, ma continua
a
guardare: il cielo sopra di lei è bellissimo.
È
allora che le lacrime
iniziano a scorrere. Shiho lascia che si mescolino al liquido salino senza
cercare di trattenerle. Non si è mai sentita così
libera.
Passa
più di un’ora prima
che esca. Shinichi accenna un sorriso; se è preoccupato,
è bravo a celarlo. «Stai
bene?» le domanda.
Shiho assente
– si rende
conto che non è una menzogna, stavolta.
Sta bene. «Gin… ha segnato una
fase della mia vita, in un modo o nell’altro» dice,
non sa bene perché.
Shinichi l’osserva in silenzio, come invitandola a
continuare. Shiho non sa
perché, ma lo fa. «Avrei dovuto sentirmi
sollevata, quand’è finita, e l’ho
fatto, ma…» gli occhi blu di Shinichi la scrutano.
Non c’è ombra di giudizio in
loro. «…mi sono anche sentita spaesata,
credo».
Shinichi non
dice niente, le
porge un asciugamano.
«Grazie»
mormora Shiho, accettandolo.
~
«Assassinio
sull’Orient
Express?» propone Shinichi, lo sguardo sul pc.
Shiho sorride
divertita. Il
detective non cambierà mai. «Mi stai veramente
proponendo un giallo, Kudo?»
Shinichi
aggrotta la fronte.
«Perché, non va bene? Vuoi una storia
romantica?» si informa, visibilmente
preoccupato. Le richiede un grande sforzo non scoppiare a ridere.
«Almeno
scegline uno meno
noto» decreta, lanciandogli un cuscino. «Anzi, se
proprio dobbiamo passare la
serata guardando la gente morire, ho un’idea»
afferma spingendolo per
impadronirsi del computer.
La lascia fare,
alzando le
mani in segno di resa. «Non ti facevo tipo da
musical».
«Nemmeno
io» mormora lei
pensosa, facendo partire il video. Si accomoda sul divano, mentre
Shinichi va a
spegnere la luce.
Il film non
è iniziato da
molto quando Shiho inizia ad avere freddo. Trema leggermente,
desiderando una
coperta. Sulle note di Who am I? sta per alzarsi
per recuperarne una
quando il braccio di Shinichi la circonda, stringendola a
sé. Passata la
sorpresa, si sente invadere da un calore piacevole, familiare.
Abbassando le
difese, poggia la testa sulla spalla del ragazzo.
Quando alla fine
del film
Shinichi abbassa lo sguardo su di lei, nota che si è
assopita con il sorriso
sulle labbra. Silenziosamente, la porta al suo letto.
Quella notte,
Shiho non
sogna Gin, ma di tuffarsi in una distesa d’acqua gelata.
È un
bel sogno.