Recensioni per
La ballerina di cristallo
di Nao Yoshikawa

Questa storia ha ottenuto 16 recensioni.
Positive : 15
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Master
08/09/20, ore 14:12

Quattordicesima classificata

Nao Yoshikawa
La ballerina di cristallo
 
Tot: 42/50

 
 
Stile: 13/15
 
La storia, nel complesso, è scritta molto bene: alterni frasi brevi a frasi più lunghe, il che costituisce un piacevole contrasto tra un ritmo narrativo molto veloce e uno più lento e ragionato, scelta stilistica che ho apprezzato veramente tanto. Nella primissima parte della storia, solamente due frasi non mi hanno pienamente soddisfatto: nel momento in cui scrivi “O forse si era ritrovato a pensare ciò (…)” la frase avrebbe maggiore impatto se scritta come “O, forse, (…)” in modo tale da spingere il lettore a prendere una pausa prima e dopo il forse, caricandolo del significato che mi sembra debba avere. Questa cosa si ripete anche in una frase immediatamente successiva “Si era convinto che se l’avesse toccata lei si sarebbe frantumata”: se l’avesse toccata è una proposizione incidentale, quindi sia grammaticalmente sia a livello di pause andrebbe messe tra virgole.
La seconda frase che non mi suona particolarmente bene è “Se adorava le storie fantasy come lui, oppure preferiva le storie d’amore?”: il se generalmente introduce un’interrogativa indiretta, infatti avevo letto questa frase come un’ipotesi, sorprendendomi poi del punto interrogativo finale. D’altronde, il protagonista nel pensare questa frase sta effettivamente formulando un’ipotesi, quindi il punto interrogativo andrebbe tolto.
Vi è anche un errore di distrazione, che ovviamente ti segnalo, ma che ho deciso di non conteggiare nella valutazione, in quanto ritengo sia estremamente stupido ragionare per sottrazioni di 0.05 punti, un errore del genere può capitare a tutti: nel momento in cui scrivi “Il restituirglielo (…) più paura di prima”, dopo la frase ti sei dimenticata di inserire il punto fermo.
Un altro errore di distrazione è “Daisy arrivo”, dove ovviamente ci vorrebbe l’accento sulla o, dato che la storia è interamente scritta al passato.
Tornando a parlare dello stile in sé, trovo che alcune volte ti perdi in alcune ripetizioni un po’ troppo fini a sé stesse, che tendono ad appesantire inutilmente la narrazione: ad esempio “non piangeva, non c’erano lacrime sul suo viso” è pleonastico.
Un’ultima osservazione che posso muoverti è che è presente una ripetizione, a mio parere superflua, nella frase “in realtà si sentì spento, in realtà pensò che doveva essere così (…)”.
Esclusi questi pochi appunti, la narrazione non presenta problemi di tipo grammaticale. Il lessico usato è semplice, non eccessivamente pesante, e tratta una tematica così pesante in maniera molto leggera. Se posso permettermi, forse anche troppo leggera, ma questo punto preferirei chiarirtelo nel parametro relativo alla caratterizzazione dei personaggi.
 
Originalità: 7/10
 
Probabilmente io e questa storia non ci siamo capite come avremmo dovuto. In un certo senso, è come se dalle prime righe io abbia maturato un’idea irrealistica di quel che potevo aspettarmi dalla narrazione: non so bene perché, ma inizialmente mi avevi ricordato una delle storie originali che ho più amato da quando sono su Efp, nella quale si indaga sui comportamenti “strani” di uno dei personaggi, e si giunge a una conclusione spiazzante. In un certo senso, mi aspettavo una conclusione spiazzante anche qui.
Con questo non intendo dire che la depressione sia una tematica banale, perché penso sinceramente che sia uno di quegli argomenti che, se trattato adeguatamente, dovrebbe decisamente essere al centro di molte riflessioni. Ma comunque.
Superata questa piccola incomprensione tra me e la tua storia, rimango comunque abbastanza incerta sul da farsi: la tua storia presenta alcune tematiche che sono ricorrenti, tra cui capeggia un’espressione che ormai ho iniziato a detestare, ovvero gli occhi grigi paragonati al mare in tempesta. Ma immagino che non ci siano molti termini di paragone (?).
Comunque nel complesso è un nì, capisco perfettamente l’intento del colpo di scena rivelando che Daisy era depressa, ma sinceramente non mi ha colpita come avrebbe dovuto, né hai trattato il tema della depressione in maniera particolarmente inedita, o innovativa. Nel complesso la storia è una buona storia, ma per questo parametro tentenno un po’, perché appunto non l’ho trovata così tanto originale, per quanto ben sviluppata: ho comunque deciso di propendere per un 7, che è il classico esempio del voto “nì”, perché sinceramente essendo una storia di qualità non mi sembrerebbe giusto dare un voto eccessivamente basso.
 
Gradimento personale: 10/10
 
La storia nel complesso mi è piaciuta: è molto delicata, narra con estrema grazia qualcosa di così pesante come può esserlo la depressione. Forse, in certi punti, è così tanto delicata che fa solamente intuirle, l’abisso emotivo che la depressione crea, quanto questa possa essere distruttiva per te e chi ti sta intorno.
Il titolo è la vera chicca di questa storia: poetico ed evocativo, ma anche perfettamente azzeccato, devo dire che mi ha invogliata parecchio alla lettura.
La storia è interessante, mette una certa curiosità e più volte, nel corso della lettura, mi sono trovata a chiedermi “cosa succederà dopo?”, che è secondo me il principale discrimine tra una storia che funziona e uno che non funziona. L’unico mio rimpianto è che sia durata così poco, perché ne avrei facilmente letta una più lunga, ma tutte le cose belle prima o poi devono avviarsi a conclusione.
Ho trovato il succedersi degli eventi molto veloce ma, d’altronde, la trama è così semplice e lineare che qualunque altro dettaglio in più sarebbe stato percepito come “fuori posto” e/o superfluo.
Nel complesso una lettura bellissima, che si ritaglia un posto nel mio cuoricino, nell’antro riservato alle storie originali.
 
Caratterizzazione dei personaggi: 7/10
 
Questo è stato il parametro che, nonostante il punteggio abbastanza alto, mi ha “deluso” di più: sono del parere che, quando si narrano avvenimenti di questo genere, è importante addentrarsi dentro la psiche dei personaggi, esaminarne le ripiegature, i perché, ma anche le sensazioni. La tua scrittura, piacevole e delicata, ha però contribuito a creare personaggi altrettanto delicati, sottili come fogli di carta.
Ian è quello di cui emerge di più, dato che il 90% della storia è narrato tramite il suo sguardo, ma anche di lui si capisce tutto è niente. Cosa faceva prima di conoscere Daisy? Com’è fisicamente? Ha degli interessi, oltre la lettura?
Ma, la lacuna più grande, secondo me è in Daisy, che è ridotta principalmente a pochi tratti abbozzati: il nastro rosa, gli occhi grigi, la danza e le lacrime (la depressione). Sarebbe stato interessante capire di più di lei, che diventa la vera protagonista solo per alcune righe, capire bene che situazione l’avesse portata a maturare il disturbo, ma anche sentirla sfogarsi, disperarsi, insomma qualunque cosa che facesse davvero capire come deve essersi sentita. Perché la depressione è orribile e angosciante, non si riduce al piangere, è qualcosa che ti mangia dentro: questo elemento è presente nella storia ma, vuoi per una scelta stilistica, rimane tratteggiato con mano lieve.
Personalmente avrei preferito una maggiore introspezione, dei caratteri più a 360°, a tre dimensioni, mentre l’impressione generale è che sia tutto narrato da molto lontano, come se il narratore si fosse dimenticato dei dettagli o stesse guardando con un binocolo.
 
 
Utilizzo del genere Angst: 5/5
 
L’Angst è presente, sebbene pensando al genere di questa storia mi verrebbe da definirla “Malinconica”, ma comunque la tematica si presta e si evince quel sentimento di angoscia e sofferenza tipico del genere.

Recensore Junior
15/07/20, ore 19:30

Ciao
Anche io partecipo al contest Hold My Angst quindi eccomi qui a recensire. Niente, hai unite le due delle cose che mi fanno più tristezza in assoluto: il mare gelido e la danza(sì, le ballerine mi mettono tristezza, so di non essere normale). Mi sono rivista in Daisy, so cosa significa stare male e non dirlo a nessuno perchè si ha paura di sentirsi un peso. E alla fine il peso lo senti solo tu e l'unica soluzione è....beh, lo sai. E lei dà proprio l'idea di essere eterea, quasi un sogno.
Una storia davvero malinconica!

Recensore Veterano
19/04/20, ore 21:55

ciao cara, eccomi per lo scambio.
Ho scelto questa originale (ho letto dopo che ne scrivi poche, ma questa è venuta benissimo 💜) e non me ne sono pentita. Anche se è triste e Daisy decide di compiere un gesto così estremo, mi è piaciuta. Ho sentito tutta la tristezza di IAn (e anche un po' quella di Daisy, perché quando ero più giovane, mi sono sentita così anch'io) e mi sono immedesimata tantissimo. Sei riuscita a farci conoscere i ragazzi e a raccontare come la loro amicizia sia nata e sia cresciuta, è stata una buona scelta, mi sono affezionata lentamente, ma sempre di più. Ho riconosciuto in Daisy (e anche in IAn, a dir la verità) molti aspetti degli adolescenti, quindi sei riuscita a creare dei personaggi veritieri e assolutamente credibili. Poi ci hai messo in mezzo Harry Potter, quindi non potevo più staccarmi dal leggere! 😊)
La malinconia di Ian, alla fine è percepibile e si sente sulla pelle, questo suo rimpianto di non aver saputo vedere, di non aver capito il male invisibile della ragazza, fa di lui una persona sensibile e che percepisce molto di più di quello che si può notare (e quanti di noi che scriviamo segreti sui fogli bianchi sanno come sono le persone 'silenziose' che osservano dettagli che agli altri passano sotto agli occhi senza che se ne accorgano! 💜)
Bello bello.
Ho visto che avevi tre parole e sì, ti confermo, le hai usate tutte nel modo migliore.
Ho apprezzato tantissimo il modo delicato in cui questa amicizia/affetto è nata e mi è piaciuto molto questo tenero e primissimo bacio che i ragazzi si sono lasciati in ricordo.
Una perla che mi ha scaldato il cuore.
Bella bella.
ancora complimenti.
Un abbraccio,
💜

Recensore Master
05/04/20, ore 12:12

Ciao!
Eccomi qui.
Devo dire di essermi buttata in questa storia in modo un po’ incauto, senza nemmeno guardare lo specchietto con il genere e i vari avvertimenti, dunque la forza dolorosa nascosta in questa tua storia mi ha colpita particolarmente, perché non ero preparata (ma poco male: se anche avessi letto lo specchietto, sarei comunque passata di qui).
Ciò che mi ha attirata maggiormente è stato proprio il titolo: nonostante io abbia la stessa grazia e agilità del mio comodino, sono una grandissima appassionata di danza classica (tanto che ho spesso scritto anche io di una ballerina), dunque sono stata subito molto attratta e incuriosita. A lettura ultimata, trovo che tu abbia fatto una scelta davvero molto pertinente e indovinata: il titolo è accattivante e intrigante, ma è anche perfettamente calibrato sulla trama, perché questo paragone con una ballerina di cristallo – bellissima, ma anche talmente fragile da avere quasi nel destino una fine fatta di mille pezzi capaci di ferire chiunque abbia cercato di starle vicino – viene spesso ripreso nella storia, ed è particolarmente efficace.
Ho molto apprezzato come hai strutturato la storia: le tematiche che tratti sono difficili e delicatissime, eppure credo che tu abbia fatto le scelte migliori per riuscire a trattarle con precisione, trasporto, ma anche la giusta delicatezza che tiene un po’ a distanza, creando quella barriera che, attraverso la sola visione un po’ parziale di Ian, crea una sorta di respiro razionale fra la realtà e il dolore di Daisy.
Una delle cose che ho maggiormente apprezzato è stata l’atmosfera che hai da subito saputo creare: sembra quasi di muoversi in una fiaba, con queste atmosfere sospese, questi personaggi che si muovono in silenzio in un mondo fantastico e sognante, con Daisy che attraverso gli occhi di Ian appare quasi come una creatura fatata, una silfide delicatissima, fragile e malinconica. È un’atmosfera delicata, che però fa già presagire una nota stonata di fondo, una crepa che riversa su quest’amicizia nata un po’ per caso delle ombre scurissime. Vuoi per la fragilità di Daisy, che Ian forse non riesce a comprendere del tutto, ma che sicuramente intuisce, vuoi per i continui rimandi a questa solitudine, a queste reticenze, a questo cielo grigio e opprimente, questo inverno gelido che sembra non dare tregua ai protagonisti.
Trovo tu sia stata davvero molto delicata nel costruire questo rapporto sempre in bilico, nel dare degli indizi e rendere forse il lettore un po’ più competente di Ian: è davvero una cosa tristissima, ma purtroppo, in situazioni come queste, i diretti interessati sono davvero gli ultimi ad essere in grado di cogliere la reale portata di ciò che sta succedendo. E non è una colpa, ma quando succede fa malissimo, e le domande se avremmo potuto fare qualcosa di diverso, se avremmo potuto fare qualcosa di più, rimangono.
Affidare la narrazione e il punto di vista solo a Ian secondo me è stata davvero una scelta vincente: il dolore di Daisy sarebbe stato veramente complesso da narrare, e il rischio di banalizzare o non riuscire a dare la giusta intensità a tutto era dietro l’angolo.
Ho molto apprezzato anche il modo in cui la vicenda emerge tramite dei piccoli dettagli che restano costanti, quasi siano elementi su cui concentrarsi quando si cerca di rielaborare una vicenda drammatica, di narrarla soprattutto a noi stessi: il nastro rosa, un elemento tanto delicato, che sembra davvero perfetto per legarsi a una figura come quella di Daisy. Il nastro rosa che è dapprima l’appiglio che permette a Ian di trovare il modo di parlarle, e poi ritorna sempre nei loro momenti più o meno felici, più o meno intimi, fino a tornare in quel maledetto canto del cigno sulla scogliera, e poi nella bara. Davvero, è straziante, ma è come se questo nastro per capelli sia stato anche un nastro per il lettore, qualcosa capace di indicare la strada e accompagnare durante la lettura.
Il momento del suicidio, quell’unico paragrafo in cui la narrazione è affidata a Daisy, è di una potenza emotiva non indifferente: sei riuscita a rendere il tutto in maniera delicatissima, distorcendo i pensieri di Daisy e rendendoli, di nuovo, quasi distaccati dal mondo circostante, alienati, e questo, pur senza togliere drammaticità alla scena in sé, è stato molto utile per mantenere comunque la storia su binari dolorosi, sì, ma anche sempre rispettosi e delicati.
La parte finale, con l’apatia di Ian, mi è sembrata particolarmente ben calata nel contesto: credo tu abbia reso molto bene il lutto, e in particolar modo ciò che resta dopo che una persona che una persona a cui teniamo ha deciso di andarsene. Il dolore, il senso di colpa, e sì, anche la rabbia.
Davvero, ti faccio i miei complimenti: non era affatto semplice riuscire a gestire in questo modo tematiche tanto delicate.

Recensore Master
04/04/20, ore 16:33

Ottava classificata al contest "Elements" indetto da LiHuan.85 sul forum di EFP e giudicato da Dark Sider


Stile e lessico: 3,8/5

Di seguito, riporto refusi ed errori riscontrati nel testo:

”esile per com’era.” ---> ”esile com’era.”

”Il restituirglielo sarebbe stata una scusa per perfetta per tentare un altro approccio” ---> ”una scusa perfetta”.

”Erano l’uno di fronte all’altro” ---> ”l’una di fronte all’altro” oppure ”l’uno di fronte all’altra”.

”forse i miei, ma ti verrebbero grandi” ---> ”ma ti starebbero grandi”.

”Ma, ancora una volta, il motivo dietro le sue lacrime rimanevano un mistero.” ---> ”rimaneva un mistero”.

”Fu quella la prima domanda che si porse” ---> ”che si pose”.

”Non aveva saputo niente di Daisy fin quando era stata vita.” ---> ”fin quando era stata viva”.

Nel complesso, il tuo stile è pulito e lineare, chiaro e scorrevole. Prediligi frasi brevi, prive di fronzoli e che arrivano dritte al punto; questo dona alla tua storia immediatezza, che ben si sposa con l’atmosfera da te creata e con le tematiche trattate. Lo stile è ben curato e ricercato: accosti in maniera efficace le parole, per creare immagini vivide e d’impatto, che il lettore riesce a figurarsi con facilità e che contribuiscono a farlo immedesimare nei personaggi e nel racconto. Utilizzi in maniera efficace la punteggiatura, enfatizzando alcune parole o parti della frase, in modo che risaltino; inoltre, alterni bene i vari segni d’interpunzione per donare alla tua narrazione il giusto ritmo, che si mantiene disteso per tutta la storia e, unitamente allo stile delicato, contribuisce a donare al racconto quell’atmosfera onirica e da sogno che percepisce il protagonista.
Le descrizioni sono ben svolte e riesci, con poche e semplici pennellate, a dipingere delle immagini complete e chiare; non dici troppo, né troppo poco, ma quello che è sufficiente al lettore per potersi figurare i luoghi e i personaggi senza perdere il focus sull’introspezione, che è il cardine della storia. Ho apprezzato come ogni descrizione fosse funzionale alla vicenda e rispecchiasse l’interiorità di Daisy: il grigiore dell’inverno all’esterno non è altro che il gelido vuoto provato dalla protagonista e questa omogeneità tra paesaggio e personaggio è davvero molto ben riuscita. C’è, inoltre, un ottimo equilibrio tra parte narrata e dialoghi, senza che nessuno dei due aspetti prevalga sull’altro.
Per quanto riguarda gli appunti che ho da fare, in qualche punto il tuo scritto presenta delle “cadute di stile”, in quanto utilizzi termini più colloquiali rispetto al resto del testo, che in generale si presenta ricercato (ovviamente, non mi riferisco ai discorsi diretti). Essendo tutto descritto dal punto di vista di un ragazzo di quindici anni, è normale che talune espressioni compaiano nel testo, ma esse si sposano male con quello che è il registro generale. In ogni caso, si tratta di accadimenti sporadici in un testo che, come già sottolineato, presenta un ottimo stile. Il secondo appunto riguarda l’uso del punto esclamativo, delle interiezioni primarie e dei punti sospensivi nei discorsi diretti, infatti ho riscontrato un uso massiccio di tutti e tre; per quanto riguarda le interiezioni primarie, un loro ampio utilizzo dà l’idea di uno stile più “fumettistico”, che non si addice molto bene all’atmosfera generale della tua storia: avresti potuto sostituire alcune di queste interiezioni, esplicitandole in una parola o una breve frase che descrivesse la reazione e lo stato d’animo del personaggio nel pronunciare la frase, piuttosto che lasciarlo intendere appunto con l’interiezione primaria. Per quanto riguarda punti esclamativi e puntini sospensivi, essi potevano, nella maggior parte dei casi, essere sostituiti da altro segno d’interpunzione; un loro abuso nei discorsi diretti, infatti, oltre a rendere la lettura frammentata nel caso dei punti sospensivi, danno anche l’idea di dialoghi poco realistici e artificiosi. Ho anche riscontrato un piccolo head hopping nella parte in cui Daisy si suicida: nella stessa scena, passi infatti a descrivere la vicenda prima dal punto di vista della ragazza, e poi di Ian. Tolte queste osservazioni, che non rappresentano comunque nulla di grave, hai fatto un ottimo lavoro.

Uso dei prompt: 8/10

I prompt che hai scelto di utilizzare sono lacrima, gelido e annegare. In generale, trovo che tu ne abbia fatto un buon utilizzo.
Le lacrime sono ampiamente presenti nella tua storia e fanno da filo conduttore di tutta la vicenda, perché è proprio a causa del pianto di Daisy che Ian le può parlare la prima volta ed è da quell’episodio che scaturisce il pretesto (il fiocco rosa perduto) che permette al ragazzo di avvicinarsi a lei e conoscerla meglio. Inoltre, le lacrime di Daisy sono un elemento ricorrente in tutta la narrazione, un elemento che vuole suggerire la verità, che la palesa silenziosamente, ma che Ian non riesce a cogliere, seppur quelle lacrime lo tormentino e, più o meno inconsciamente, comprenda che qualcosa non va. Infine, ci sono anche le lacrime di Ian stesso, che si lascia andare al pianto sulla spiaggia, alla fine del racconto. Hai quindi utilizzato in maniera ottimale quest’elemento, dandogli rilevanza e peso all’interno della vicenda.
Per quanto riguarda il gelo, esso è un elemento atmosferico ricorrente, data la stagione in cui hai deciso di ambientare la storia. Essendo inverno, e un inverno particolarmente rigido, l’aria è gelida, le giornate lo sono e anche l’acqua del mare che i gelidi e tristi occhi di Daisy osserva lo è. Esso è certamente un elemento ricorrente lungo la narrazione, che rimarchi spesso: nonostante ciò, ho trovato che non abbia avuto la stessa rilevanza degli altri due, nel senso che la storia avrebbe funzionato benissimo anche se fosse stata ambientata, ad esempio, in estate, e questo fa sì che gelido non sia un elemento portante della vicenda. Se avessi insistito di più sull’aggettivo come stato d’animo interiore di Daisy, allora avrebbe acquisito una rilevanza maggiore. Questo è il motivo per cui il punteggio nella voce non è pieno.
Anche il terzo elemento (annegare) è stato utilizzato in maniera ottimale. È il modo il cui Daisy decide di togliersi la vita, il grido con cui esplicita al mondo tutto il dolore che ha sempre taciuto, il mezzo con cui esterna il suo tormento e, al contempo, se ne libera per sempre, togliendosi la vita. È il gesto terribile e disperato di Daisy, un gesto che segnerà per sempre anche Ian. Ho apprezzato molto l’utilizzo che ne hai fatto, complimenti!

Caratterizzazione personaggi: 8/10

I protagonisti di questa vicenda sono Ian e Daisy, la nostra fragile ballerina di cristallo. In generale, ho trovato che tu abbia ben caratterizzato entrambi, fornendoci le informazioni che servivano per figurarceli e comprenderne i tratti salienti.
Il personaggio meglio caratterizzato tra i due è senza dubbio Ian, poiché la vicenda viene narrata attraverso i suoi occhi e il suo punto di vista. Entriamo subito, fin dalle prime righe, nella sua mente e veniamo a conoscenza dei suoi pensieri e del suo amore per Daisy, la ragazza che ha sempre guardato da lontano, immaginandosela e fantasticando sulla sua vita e i suoi gusti. Di Ian scopriamo che è una persona sola, senza amici ed emarginata, una persona che vive rifugiata nei suoi libri, come lui stesso ci dice. Ian è anche insicuro e molto timido, tanto che non riesce ad avvicinarsi a Daisy per parlarle, benché lo desideri fortemente. Tutta la storia è un viaggio introspettivo nella mente di Ian e nei suoi pensieri, in ciò che vede e in come lo vede. La vicenda è vissuta attraverso le sue sensazioni e le sue conoscenze, e il lettore percepisce chiaramente la confusione del protagonista, e ne diviene parte, poiché il punto di vista interno non permette neppure a chi leggere di conoscere i segreti di Daisy e la natura delle sue lacrime e questo crea suspance e angoscia, nonché il desiderio di conoscere che cosa stia accadendo a questa ragazza. L’irrequietezza di Ian diviene l’inquietudine del lettore, grazie all’ottima analisi introspettiva che hai svolto. Ciò che conosciamo di questo ragazzo non è il suo modo di essere e di pensare in generale, ma funzionalmente alle vicende che ruotano intorno a Daisy e alla ragazza stessa e trovo che questo espediente sia molto ben riuscito: ti sei concentrata sui pensieri e sulle sensazioni di Ian relativamente a quanto si svolge nel racconto, senza perderti in digressioni inutili e senza dare informazioni aggiuntive, che avrebbero fatto perdere il focus sugli eventi davvero importanti. Hai trovato un ottimo equilibrio su cosa dire e sul come, restituendoci un’immagine essenziale ma chiara di questo personaggio.
Daisy rimane più sullo sfondo rispetto a Ian, un po’ perché è questo il modo in cui appare e deve essere, e un po’ perché, guardandola sempre indirettamente attraverso gli occhi del ragazzo, non riesce mai a emergere completamente dall’ombra, tranne in quel passaggio in cui descrivi il suo malessere interiore dal suo punto di vista. Daisy rimane come una figura avvolta nel mistero, sempre sfuggente e dall’aspetto delicato e fragile, come se dovesse rompersi e spezzarsi da un momento all’altro: in tal senso, il suo aspetto esteriore coincide perfettamente con ciò che è e sente dentro e che spesso emerge attraverso le sue lacrime. Daisy appare quasi evanescente, come un fantasma, o una creatura ultraterrena di tal genere - un angelo, a guardarla con gli occhi di Ian. Ella è una creatura bellissima, con anche i suoi difetti, come Ian ha modo di scoprire conoscendola, ma che rimane comunque avvolta in un’aura di mistero che la rende incomprensibile, indecifrabile e, in qualche modo, inquietante. Ha i suoi segreti, che la fanno soffrire, e il lettore si chiede continuamente, insieme al ragazzo, quale sia la natura del suo malessere, che cosa la tormenti. Volevi dare di lei l’idea di un personaggio trasparente, invisibile e sempre sul punto di rottura, e ci sei riuscita benissimo, perché è proprio così che Ian la vede. Tuttavia, mi sarebbe piaciuto leggere qualcosa di più della sua vicenda, quando alla fine emerge: mi sarebbe piaciuto conoscere maggiori dettagli sul suo rapporto con i genitori e sulla sua malattia in generale, perché questo avrebbe contribuito a darle più spicco e a renderla più tridimensionale, perché avremmo conosciuto anche aspetti di lei che esulano dalla visione soggettiva che ne ha Ian. Tolto questo, hai fatto un ottimo lavoro.

Originalità e trama: 7/10

La trama è ben costruita e ben strutturata, coerente e senza “buchi”. La vicenda si presenta nella normalità di un ragazzo innamorato di una sua coetanea con la quale non riesce a parlare a causa della sua timidezza. Ben presto, però, la vicenda prende connotazioni più fosche e il lettore comincia a percepire che qualcosa non va, anche se non riesce a capire cosa, per via del fatto che non sa nulla di Daisy, esattamente come non lo sa Ian. L’espediente di aver adottato il punto di vista interno del ragazzo ha sicuramente aiutato nel creare suspance e attesa nel lettore, e nel mantenere viva la sua attenzione, facendo sì che si ponesse domande insieme a Ian e che formulasse ipotesi intorno alla figura di Daisy. Questo ha reso la lettura davvero avvincente e interessante a ha spinto a voler terminare la storia, per conoscerne i risvolti. Il fatto che Daisy fosse idealizzata da ian, inoltre, l’ha resa quasi un essere soprannaturale, tanto che a un certo punto della storia mi sono domandata se non lo fosse davvero. Anche il mistero intorno alle lacrime della ragazza e quel suo trattenersi sempre a stento dal dire la verità hanno contribuito a far crescere la curiosità, cher hai saputo stuzzicare in molti modi, pur senza far perdere fluidità e coerenza alla storia, e rendendo accattivante una vicenda di per sé lineare e priva d’intrecci.
Per quanto riguarda l’originalità, la tua storia non è delle più innovative, per via della tematica da te presentata, che è trattata molto spesso, soprattutto collegata alla fascia d’età adolescenziale. Tuttavia, il modo in cui hai strutturato la storia ha contribuito a farti aumentare il punteggio: innanzitutto, hai deciso di descrivere la vicenda dagli occhi di chi è esterno alla situazione e non del personaggio depresso: hai mostrato il suo punto di vista, la sua ignoranza (nel senso di non sapere) e i sensi di colpa che subentrano dopo, quando si dice che avrebbe potuto fare di più, se solo avesse capito. Hai mostrato il vuoto che una morte che si crede si sarebbe potuto evitare lascia, un vuoto incolmabile e doloroso, pieno di rimorsi e rimpianti, per ciò che sarebbe potuto essere e non è stato, per ciò che si sarebbe potuto fare e non si è fatto. Inoltre, hai costruito la vicenda in modo che non si comprendesse bene fino alla fine quale fosse il problema di Daisy, rimarcando appunto quell’incapacità di non capire che poi porterà alla morte della ragazza. Il lettore è come Ian: non comprende cos’abbia Daisy e dunque non può prevedere cosa succederà. Ho apprezzato moltissimo il modo in cui hai costruito questa storia, che l’ha resa una lettura piacevole e più interessante rispetto alle altre dello stesso genere. Inoltre, hai trattato l’argomento con delicatezza e maturità, cosa assolutamente non scontata o semplice da fare.

Gradimento personale: 7/10

La tua storia mi è piaciuta. Adoro storie con tematiche delicate e introspettive, e soprattutto storie che trattano di malattie psichiatriche. Tu sei stata molto abile nel parlare della depressione, che è una malattia così diffusa che si tende a credere di conoscerla a fondo, anche se non vi si ha mai avuto a che fare: questo porta a creare storie grottesche e irreali, o a non indagare correttamente l’interiorità di chi vive la situazione. Non è stato questo il tuo caso: come già detto, hai trattato questa tematica non semplice in maniera puntuale, realistica, ma soprattutto con delicatezza e maturità, dimostrando una grande sensibilità che ha reso il tuo racconto piacevole da leggere, nonostante la drammaticità dell’accaduto. Hai parlato di una problematica attuale, e lo hai fatto in maniera per nulla scontata, andando a focalizzarti sul punto di vista delle persone che sono intorno al malato, molto spesso dimenticate e lasciate nell’ombra. Hai descritto la sofferenza che questa malattia porta, non solo in chi ne soffre, ma anche in chi gli sta accanto. Inoltre, hai reso interessante il racconto, strutturandolo in modo che la vicenda non fosse chiara fino alla fine e che tutto fosse disvelato solo nelle ultime battute, cosa che l’ha resa davvero accattivante.
Avrei, come già detto, preferito leggere qualcosa di più riguardo Daisy e la sua malattia, ma a parte questo hai presentato una storia davvero ben fatta, che ho molto apprezzato. Complimenti!

Punteggio totale: 33,8/45

Recensore Junior
24/03/20, ore 10:10

Eccomi qui per lo scambio! Sono contenta di aver scelto questa storia alla fine perché rispecchia proprio il mio gusto, nutre la mia fame di dramma e irrimediabilità.
Anche se il tema magari non è super originale, mi è piaciuto come non hai scelto di focalizzare la terza persona sulla ragazza vittima di questi pensieri ma del ragazzo che la guardava da lontano e che non ha mia saputo nulla sulla sua condizione. Chi sta dall'altra parte, appunto.
Leggendo, non avevo minimamente immaginato che potesse fare questa fine, ma credo sia coerente con il resto della storia e credibile così, nonostante sia un gesto disperatamente sconsigliato.
Mi sono molto immedesimata in lei, più di quanto mi aspettassi ahah ma ha scelto di tenere tutto per sé stessa, senza dare la possibilità a qualcuno di aiutarla o consigliarla, alleggerirle quel peso che la stava divorando. Ecco perché Ian alla fine sente di odiarla, ma un odio disperato e straziato dalle circostanze, perché lui voleva sapere cosa le succedesse, voleva aiutarla e si chiede se non sia stata colpa sua in fondo. Ma no, ovvio. Alla fine credo che non ci sia colpa, è questione di scelte e a volte si sbaglia senza che sia colpa propria. 
Giustamente il fatto che le abbia dato un bacio prima che la situazione degenerasse, lo ha sconvolto di più perché man mano i suoi sentimenti si sono accesi. Da che prima pareva la ballerina di cristallo irraggiungibile, fredda e lontana, ha potuto conoscerla (seppur non completamente) e affezionarsi. Non capisco perché Daisy abbia deciso così, avrebbe avuto la possibilità di avere un amico o qualcosa di più, se solo avesse parlato. Ecco credo che questo sia il messaggio che hai trasmesso: bisogna sempre parlare, per sé stessi ma anche per gli altri, perché si lascerebbe un vuoto, domande e confusione alle persone dall'altra parte della situazione.
È una storia davvero scritta benissimo, nei minimi dettagli e che ho adorato dalla prima all'ultima parola; termini ricercati, sintassi e grammatica ben usata.
Che dire, ti faccio i miei complimenti! Alla prossima :)

Recensore Master
23/03/20, ore 13:50

Ciao Giorgia! Eccomi qui!
Non seguendo Good Omens, ho curiosato tra le originali e questa mi ha attirata subito. I tuoi titoli mi piacciono in generale, li trovo sempre interessanti (beata te che sei brava a trovarli t-t), ma questo in particolare mi ha affascinata.

È una storia che purtroppo di fantasia ha molto poco, perché cose del genere accadono continuamente nel mondo. La depressione miete vittime di cui raramente si sente parlare.
Non è un tema semplice da trattare, non sempre uno psicologo basta e certo genitori che invece di aiutare fanno peggio non sono proprio un buon terreno per star meglio.
"Sapeva vedere la bellezza dove gli altri vedevano solo diversità."
Questa frase mi ha molto colpita, sai? Avrei tanta voglia di stringere Ian in un abbraccio, povero.
Mi dispiace per Daisy, mi dispiace e non la biasimo per quel che ha fatto, è anche lei una vittima. Però mentirei se non dicessi che tutta la mia simpatia va a Ian, che per me in questa storia è vittima anche maggiore.
"No, anzi, sentì di odiarla. Pensò che fosse stata egoista e per qualche secondo gli venne effettivamente da piangere.
La colpa di chi era? Sua, per non avere insistito? O di Daisy per non aver parlato e sofferto in silenzio?"
Una frase del genere io la sento fin troppo chiaramente, è veramente facile empatizzarci e complimenti perché hai descritto molto bene questo stato d'animo.
La cosa peggiore di queste situazioni è che si finisce per sentirsi in colpa, per chiedersi se forse non si sarebbe potuto fare di più. Se non avrebbe potuto aiutarla, impedirle di compiere questo gesto.
Per quanto mi riguarda, mi dispiace ma la risposta è no: non avrebbe potuto aiutarla. In queste situazioni l'unica possibilità è aiutarsi da soli, ci sono (molti) limiti a ciò che un esterno può fare.
Certo, il supporto che ci viene da fuori può essere un aiuto prezioso, ma io non credo che arrivati a questo punto Ian avrebbe potuto fare niente – sicuramente non ha senso perdersi a rimuginare sugli "e se", per quanto venga istintivo e sia praticamente impossibile non farlo.
Hai utilizzato molto bene le parole da te scelte per creare questa trama, direi. In particolare, tutto inizia e tutto finisce con le lacrime.
Bravissima, alla prossima :)

Mari

Recensore Master
18/03/20, ore 16:44

Ciao cara, eccomi qua per lo scambio. :3
Io amo queste storie, amo i diversi, amo quelle persone che osservano in silenzio, dal dietro le quinte (ecco perchè adoro visceralmente Severus, per esempio, che è il personaggio di secondo piano per eccellenza).
Ian non fa, quindi, eccezione e si ritaglia subito uno spazio nel mio cuore. Inoltre è un ragazzino goffo e anche in questo mi riconosco, io che davvero da sempre inciampo nei miei stessi piedi e cado quindi sì, capisco Ian più di quanto mi piaccia ammettere.
Daisy ha un'evoluzione nella storia sconvolgente e dolorosa che la rende, nella brevità della tua storia, un personaggio che colpisce al cuore. Una ragazzina bella e gentile, una di quelle che a vederle ti viene quasi da dire "La vita le ha davvero voluto bene", ma che nasconde tanto, forse troppo per le spalle fragili di un'adolescente.
Lo scenario, l'ambiente che descrivi mi fa venire in mente le Cliffs of Moher, in Irlanda, uno dei posti più emozionanti che io abbia mai visitato, un posto che ti fa dire "io qui ci voglio rimanere per sempre" e che porto nel cuore ormai da 9 anni.
Il suicidio di Daisy è terribilmente simile a una canzone, anche questa che mi porto nel cuore: Dafne sa contare, di Murubutu (ti lascio il link e se ti va ascoltala <3 https://www.youtube.com/watch?v=qKw5NW-uZ2w )
Meraviglioso il tuo, nonostante tutto, raccontare di Ian, di come prende la cosa, di come la affronta, di come prova a reagire, di come si arrabbia e si colpevolizza.
Personalmente mi sento solo di farti un applauso perchè hai trattato un tema così delicato in modo magistrale.
Oltre i toni allegri e leggeri delle storie con Beatrix e Alexandra ti sei rivelata capace, nelle originali, di destreggiarti tra argomenti rognosi dove è facile scivolare e mettere il piede in fallo.
Molto molto bello, davvero.
A presto e un bacio, L.

Nuovo recensore
15/03/20, ore 01:37

BRIII, eccomi qui *^*
Dato che entrambe partecipiamo allo stesso Contest, ho pensato di passare da questa storia – e intanto che ci sono: in bocca al lupo per il Contest ~
Innanzitutto: complimenti per come hai sviluppato il pacchetto che hai scelto.
Davvero, hai sviluppato benissimo tutte e tre le parole e mi ha colpito molto il modo in cui lo hai fatto, perché le prime due sono una sorta di costante – tutte le lacrime che Daisy ha versato, il vento e il mare gelidi –, mentre l'ultima, l'azione “annegare” l'hai descritta in un modo che mi ha spezzato il cuore, è un concetto che, spero di non sbagliare visto l'orario, compare solo nel momento in cui Daisy compie quel gesto estremo, eppure è talmente d'impatto che per un attimo ho avuto l'impressione di annegare insieme a lei.
Purtroppo mi rispecchio molto in Daisy, la depressione è una bestia senza volto che se ti prende non ti lascia andare, ti trascina con sé in un baratro senza fine.
So cosa si prova e leggendo la One Shot posso affermare con certezza che non hai sminuito affatto la tematica, anzi, l'hai affrontata in maniera matura e responsabile e soprattutto con estrema verità; non a caso, mi sono rispecchiata molto anche in Ian, colui che sta “dall'altra parte”, dalla parte di chi non sa, di chi realizza tutto quanto solo all'ultimo e non può fare altro se non pensare: “se solo avessi saputo, se solo avessi capito in tempo”.
Perché è così, chi soffre di depressione spesso e volentieri non lo dice apertamente, non chiede aiuto, non ha la forza di fare le cose più semplici della vita.
Ma mai nessuno che cerca di mettersi nei panni di chi ne soffre, liquidando tutto con: “suvvia, vedi di reagire, che c'è gente che sta peggio” o cose simili.
Qui è diverso e, forse, è anche peggio: perché Ian ha provato tante volte a comprendere cosa attanagliasse Daisy, ci ha provato con tutto se stesso, ma non ce l'ha fatta.
E penso sia peggio perché Ian voleva aiutarla fin dall'inizio e il non sapere che cosa avesse lo dilaniava, per poi dargli il colpo di grazia scoprire tutta la verità in una volta sola, quando ormai era troppo tardi, quando ormai Daisy se ne era andata per sempre.
Quindi, secondo me, nonostante sia una tematica “abusata”, penso se ne parli comunque troppo poco o peggio, se ne parla nella maniera sbagliata.
Per questo ti ringrazio per averla scritta, e soprattutto per averlo fatto con maturità e consapevolezza, raccontando quella che è la realtà dei fatti in maniera sì romanzata, ma senza perdere, neanche per un istante, quella che è la cruda verità che tantissime persone vivono ogni giorno.
Una lettura davvero intensa, sei stata bravissima e non posso non rinnovarti i miei complimenti.
Alla prossima!

Harriet;

Recensore Junior
09/02/20, ore 22:10

Ciao! :)
Eccomi qui a recensire!
Dunque, inizio col dire che ho scelto questa storia perché attirata tantissimo dal titolo stupendo... mi sarebbe piaciuto che approfondissi di più il motivo della "ballerina", con qualcosa che andasse più oltre al semplice modo che aveva lui di vederla.
All'inizio non capivo dove volessi andare a parare con la storia, e ciò mi ha invogliata a leggere. Mi sono rivista un sacco in Daisy, ma purtroppo a lei è andata peggio che a me... e sicuramente non mi aspettavo la svolta che tutto a preso da metà in poi. Narrativamente però mi ha fatto piacere, perché se no sarebbe rimasto tutto un pò semplicistico. Hai dato il meglio con il colpo di scena finale, bellissimo espediente. Nella sua ingenuità hai descritto molto bene l'adolescenza e le prime cotte, così intime, incerte e pure... mi hai fatta sognare, tornando a credere che un sentimento così cristallino possa esistere... anche per chi è più in là con gli anni. Ti consiglio però di fare attenzione alla linea che separa semplice e banale... è molto sottile. Ti segnalo poi alcuni errori lessicali e alcuni modi di dire derivanti dal dialetto che non sono correttissimi: "piangere in modo sottomesso" (sarebbe SOMMESSO), e "i vestiti ti verrebbero grandi", sarebbe "ti starebbero grandi"... i vestiti non crescono.
Spero di non averti dato fastidio con la mia pignoleria, forse eccessiva, ma ho letto con attenzione.
E' stata una lettura piacevole e tu sei stata brava a trattare con delicatezza e disincanto un argomento... "di cristallo", come il suicidio in quella fascia d'età e la depressione.
A presto, se vorrai :)

Recensore Master
09/02/20, ore 13:15

Ciao, ma io ho amato letteralmente la tua storia. É meravigliosamente bella e non sto esagerando. Mi hai conquistata già dalle prime righe, quando Ian descrive Daisy, il sentimento che lo lega a lei, ciò che prova quando la vede, lui che aspetta la sua ballerina di cristallo, il suo angelo. É stato meraviglioso immergersi nell’animo di Ian e immaginarmi Daisy attraverso i suoi occhi e credimi, che ci sei riuscita perfettamente.
Andando avanti con la lettura, ho amato ancora di più la storia, perché mi sono immediatamente perfettamente in Ian, nel suo poco coraggio nell’avvicinarla, la paura di non riuscire a parlare. Io pure sono così con con i ragazzi che mi piacciono, sono veramente negata e divento rossa, balbetto, proprio come Ian. Mi sono rispecchiata molto in lui.
Ma ciò che poi mi ha colpito é stata Daisy, il suo piangere, il suo scappare quando Ian prova a dirle qualcosa, quando lui la vede piangere in quel modo... Per fortuna che le é caduto il nastro per i capelli, in questo modo Ian é riuscito finalmente a parlare con lei, a capire che anche lei ama Harry Potter e a conoscerla forse un po’ di più, a diventare suo amico, anche se non l’ha mai conosciuta del tutto, non ha mai saputo niente di lei, della sua famiglia, del suo terribile male. Il suo dolore, la sua sofferenza, il mistero che aleggia intorno a lei, fa da scenario a tutto il racconto e lo rende più bello e intrigante, perché fino alla fine sono rimasta incollata allo schermo per capire che cosa nascondesse Daisy.
E alla fine si capisce tutto, soffre di una terribile depressione, che l’ha portata al suicidio. I genitori poi non hanno aiutato per niente la ragazza e questo ha portato ancora di più in lei la consapevolezza di volerla fare finita. Ho amato il pezzo in cui porta Ian nel suo posto sicuro, la scogliera, quel posto in cui lei danza, libera per un istante libera di essere se stessa, in cui fa qualcosa a cui tiene, libera e senza paura di precipitare. E poi rivediamo quella stessa scogliera nel suo gesto estremo, quando Daisy si lancia nel vuoto, nella sua ultima danza. Ecco, é stato un pezzo davvero straziante e mi si è stretto letteralmente il cuore nel leggerlo.
E capisco anche Ian, mi rispecchio molto in lui pure in questo, probabilmente mi sarei data tutta la colpa per la morte di Daisy, credendo che avrei potuto fare molto di più, ma a volte davanti alla depressione si può fare ben poco. E penso che Ian abbia fatto molto invece per Daisy, le ha dato la sua amicizia e non l’ha fatta morire sola, le ha dedicato il suo tempo e le ha fatto capire il vero valore dell’amicizia e forse dell’amore. Non è andata via da sola, come poteva accadere se non avesse conosciuto Ian.
É stato un racconto davvero struggente, ma profondamente emozionante. Arricchito tutto dal tuo stile sempre impeccabile, sono stata davvero felice di aver letto questa storia.
A prestissimo.

Recensore Master
04/02/20, ore 19:37

Eccomi qui per lo scambio del giardino. Questa storia mi ha colpito parecchio. Non per le parole utilizzate quanto per il tema trattato, purtroppo ancora attuale ai giorni nostri. La gente che pensa che la depressione non sia così grave sbaglia sa morire. L'ho vista in una mia carissima amica e davvero non è stato bello, specie se si vive lontani e l'unico modo per parlare è a distanza.
La nascita di quella splendida amicizia poteva salvarla,ma come poteva quel ragazzo saperlo o immaginare se daisy non ne ha mai parlato?
L'introspezione è stata davvero stupenda e ben trattata, con i personaggi che si evolvevano a poco a poco.
Ian è stato stupendo, specie alla fine. Era davvero reale, facendo sì che provassi anche io tutto il suo dolore.
Davvero complimenti.
A presto
missredlights

Recensore Veterano
04/02/20, ore 13:06

Eccomi per lo scambio!
Ho scelto questa storia perché adoro leggere le originali e non mi hai affatto delusa. Hai scelto un tema molto delicato, forse anche "stra abusato", come hai detto tu stessa, ma l'hai azzeccato in pieno. Mi hai trasportata con la tua storia in situazioni ed esperienze che, purtroppo, tutti noi abbiamo vissuto. Daisy è un'amica che tutti noi abbiamo o abbiamo avuto, una sorella o una figlia, tutti abbiamo sotto gli occhi persone che soffrono e tutti noi facciamo lo stesso errore di Ian... Se così si può definire. Che colpa può avere lui? Lui, che poteva invece essere l'unico a darle un po' di gioia, a risanare ferite aperte da chissà quanto tempo. Ma in queste faccende le uniche cose che contano sono solo e soltanto i sentimenti e i pensieri dell'altra persona: di Daisy.
Leggendo mi sono lasciata trasportare dalle parole e ho provato anche io le sensazioni di Ian, la gioia della loro amicizia sempre crescente, il dolore della perdita e la rabbia finale.
Per me hai davvero gestito bene sia l'argomento che i personaggi. Molti non sarebbero riusciti, molto credono di sapere cosa ci sia dall'altra parte pretendendo di dare un loro giudizio o credendo che basti poco per far cambiare idea alle persone. Credono che non sia un vero "male" e pensano che si possa risolvere con pochi gesti o con poche parole, ma non è così e ho davvero apprezzato che tu abbia dato il giusto rilievo alla questione.
Ti faccio quindi i miei più sinceri complimenti, te li meriti davvero tutti. Perché anche lo stile che hai usato mi è piaciuto, semplice, diretto e che evita assurdi ghirigori di pensieri che poi alla fine perdono del loro senso iniziale. Molti quando scrivono si lasciano completamente trasportare da queste cose, ho davvero apprezzato che tu non l'abbia fatto.
Sappi che questa storia finisce dritta tra le mie preferite, probabilmente la rileggerò in futuro quando ne sentirò il bisogno, come un libro che ti è piaciuto molto.
Spero di leggere presto altri tuoi scritti, sono curiosa di vedere cos'altro sai fare.

_Freiheit_

Recensore Veterano
02/02/20, ore 15:46

Devo dire che ho apprezzato molto il tuo stile di scrittura. Incisivo e fluido, in questo testo completamente tuo hai ben saputo descrivere il tormento di queste due giovani vite che si incrociano.
E così possiamo dedurre che spesso il destino lavora in modo che due anime affini e forse fatte della medesima impalpabile sensibilità si incontrino, si avvicinino e si eleggano una a guardiana dell'altra.
Purtroppo Ian è troppo giovane e di poca esperienza per essere di vero aiuto a Daisy, colpita da uno dei più subdoli disturbi (vera e propria malattia), come la depressione. Il senso di colpa per non aver potuto fermare quel gesto estremo divora il ragazzo, forse segnandolo per sempre. Capire. Capire la sofferenza altrui è una vera impresa a volte. E se a nostra volta siamo sofferenti ....
Brava. Un buon testo davvero.
Robin

Recensore Junior
27/01/20, ore 20:58

Complimenti, veramente un ottima storia: Dai toni delicati ma comunque d'impatto, con un ottima caratterizzazione introspettiva dei due personaggi.
Per tutto il testo aleggia un sottofondo velato di malinconia che poi hai fatto esplodere nel finale in modo estremamente accurato.
Ti faccio ancora i miei complimenti e ti auguro una buona serata!

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