Prima recensione premio del contest "Citazioni in cerca d'autore (Oscar edition)! – II edizione"
Ciao, Greta!
Come premio non avrei voluto optare per una storia che già seguo, ma frequentando assiduamente il tuo profilo tra le tue pubblicazioni recenti ho davvero poca scelta in tal senso, quindi eccomi qui.
Premetto che ho letto il capitolo due volte, perché una prima lettura non è stata sufficiente per coglierne ogni riferimento e comprenderne i significati – e ancora mi chiedo se sia riuscita a penetrare le tue parole, i loro fitti strati di significato, e arrivare a cogliere il senso ultimo di questo tumulto interiore che hai messo in scena.
Le sensazioni che accolgono Peter nel limbo hanno una natura ancora più criptica delle sensazioni spezzate di Leda – perdona il salto da una storia all'altra, sai che non dimentico niente e mi perdo nei particolari! –, perché qui la cripticità non è dovuta a fattori esterni che hanno stravolto una mente, bensì a fattori interni causati da un animo traditore che solo ora, nell'oltrepassare il Velo, mi è parso fare i conti con se stesso.
È interessante il senso di colpa che sembra pulsare tra una riga e l'altra, stretto nell'immagine spietata di Remus e Tonks che passano oltre – oltre in un posto migliore, ma anche oltre Peter, che non riesce a sopportare la loro vicinanza, che è l'elemento di disturbo, ignorato perché non merita altro, neanche lì. Non ci sono pacche sulla spalla questa volta, né un richiamo colmo d'affetto, c'è oppressione, argento macchiato di sangue che sparito dal corpo è rimasto incastrato nella gola di Peter: non lo vede ma lo sente, il frutto più evidente del peccato e del tradimento, di scelte così sbagliate da essere state la causa stessa della sua morte.
Ho percepito la presenza di Voldemort, pur non essendo neanche citato, come quella di un'ombra che cala, pressa, schiaccia, e impedisce di muovere i passi: di vedere oltre e al tempo stesso di tornare indietro.
Non so se sia stato un richiamo voluto, ma Peter mi è parso incastrato in una sorta di limbo dantesco, come un novello ignavo, che pur facendo in apparenza delle scelte non ha fatto altro che lasciarsi trasportare dagli eventi e dal terrore, trascorrendo la propria vita in un'attesa perenne di qualcosa che non è mai arrivata – un perdono, un riconoscimento, una soddisfazione? Non saprei dirlo –, e che fatica ad arrivare anche ora che la vita è ormai cosa vecchia.
Ho riflettuto anche sull'immagine associata alla curva della strada, che sembra aprirsi per Remus e Tonks e chiudersi per Peter. Ho pensato al purgatorio, a un doversela guadagnare, la luce, perché anche se sono tutti lì non sono tutti sullo stesso piano, non a tutti tocca la stessa sorte. Tuttavia, ciò che mi ha colpito è che questa sorta di purgatorio non mi è parsa una condanna ordinata "dall'alto", ma ancora una volta un qualcosa che nasce dentro, nel personaggio stesso, che con la morte sembra avere una visione chiara e totale di ciò che è stato in vita – di tutti gli errori commessi.
E se così fosse non lo troverei fuori luogo, anzi. Peter ha pagato con la vita la sola scelta giusta compiuta: mi sono sempre chiesta se a muoverlo sia stato sul serio quel mi devi la vita di Harry oppure se si sia trattato di un momento di lucidità, di un senso di colpa opprimente, della consapevolezza di non riuscire a condannare James una seconda volta – non deve essere stato semplice, credo, ritrovarsi dinanzi un diciassettenne identico a James nell'aspetto e nel temperamento, forse sarebbe crollato chiunque sotto ai macigni della colpa.
Insomma, mi rendo conto che questa recensione è un flusso di pensieri più che un commento serio alla storia, e mi dispiace. Ma il tuo breve racconto ha suscitato proprio questo: pensieri e riflessioni, e non posso fare altro che condividerli con te, sperando di essere riuscita a cogliere almeno una sfumatura del tuo testo.
Questo progetto sarà anche ambizioso, ma personalmente mi stai regalando delle storie bellissime, quindi non posso fare altro che ringraziarti e aspettare l'aggiornamento. Nel mentre, complimenti come ogni volta, li meriti tutti!
Un abbraccio,
Rosmary |