Ciao, finalmente giunto pure io per lo scambio del Giardino.
Ho impiegato più del previsto, ma non è stato facile ritagliarmi un'oretta per recensire, nonostante la storia l'avevo letta praticamente subito, appena hai accettato. Ma preferisco sempre recensire con cura e attenzione, al massimo delle mie, seppure limitate, capacità.
Allora il titolo mi piace, è semplice, nella sua formula soggetto+complemento banale ma sinceramente è la formula che mi piace di più e che anche io prediligo (quindi quel banale non è una critica, assolutamente), perché è quella che nell'accostamento più breve riesce anche a essere non soltanto diretta ma piena di sfaccettature, che a volte si comprendono, e forse mai tutte, soltanto a fine storia. Mi rassicura in un certo sempre e mi conquista sempre. In questo caso poi, mi è piaciuto molto il gioco di parole tra "viaggio" e "viandante", la ripetizione della stessa radice dona una musicalità che sembra contrarre il titolo, abbreviarlo ancora di più.
Ho notato poi che sei stata brava anche con l'introduzione. Sul sito mi è capitato più spesso di imbattermi in introduzioni poco curate o prive di un tono; la tua invece mi è parsa non solo accattivante ma professionale. Non manca di nulla. Hai presentato il tipo di raccolta e hai aggiunto anche un'anticipazione del testo (mi par di capire che lo sia la parte in corsivo) per dare anche prova della tua scrittura. Ed è da questo che ho notato cura, attenzione, e anche bravura. Mi è piaciuto ciò che ho letto, a primo acchito posso affermare che padroneggi molto bene la scrittura, che il tuo stile sembra vario, ricco e ben strutturato, con un'impronta decisa.
Ma tornando un attimino a titolo e introduzione, ciò che mi hanno presentato in maniera chiara mi ha attratto tantissimo. Si presenta un lavoro che vuole trascendere il solo racconto, ma più che un viaggio fisico, sembra molto introspettivo, sensoriale, esistenziale. Questo doppio viaggio mi affascina per la sua profondità - adoro lavori di questo tipo - e mi ha catturato subito per la metafora del campo di grano.
Come ti preannunciavo, mi è piaciuto il tuo stile, o comunque quello che hai attuato in questa drabble. Aiuta il fatto che non ho trovato il minimo errore, motivo per il quale faccio sempre complimenti (invidio gli autori che riescono a trovare tutti i propri refusi, i miei si moltiplicano).
A piacermi, innanzitutto, è stato il doppio significato del sottotitolo e il doppio senso in cui usi la parola "miglio": non solo per la distanza, ma anche come particolare tipo di spiga. Ho trovato lo stile molto metaforico, quasi ermetico in alcune passaggi, ma è anche uno stile fluido, sfaccettato, che usa una forma sintattica varia e mai uguale a se stessa, quindi risulta piena e matura. Il tono è un miscuglio di introspezione, ponderazione e malinconia. Mi ha trasmetto emozioni, cosa importantissima e non scontata visto la brevità del testo. In questo ti ha aiutato una struttura sintattica distesa, l'uso di periodi lunghi ma ricchi di pause, che mai appesantiscono a rallentano, ma scandiscono e accompagnano il flusso di pensieri.
Ho adorato il fatto che la drabble sembra iniziare in media res, quando il personaggio sembra già a metà del suo cammino o a un buon punto(e intendo di vita). Non so perché, ma leggendo ho avuto l'impressione di leggere i pensieri di una voce narrante di 28-30 anni di età. Il fatto di riuscire a dare, seppure solo nella mia testa, un'identità anagrafica al personaggio POV, mi ha aiutato a immedesimarmi in lui, a percepire con una certa prospettiva ciò che si prestava a raccontarmi.
Il testo - mi ripeto - è pieno di metafore, a cui io ho dato un mio personale senso. Spero non si sia allontanato troppo dal tuo, ma spero anche che qualora non sia perfettamente uguale, tu possa apprezzare la personalità con cui il tuo lavoro è stato percepito da me/lettore, perché penso sia un grande traguardo quando una storia riesca a essere interiorizza e si arricchisca delle sfumature degli altri: in qualche modo, sembra crescere.
Il campo pieno di spighe colpisce per la sua simbologia con il senso di casa. Credo che tutti noi abbiamo un luogo che finisce per rappresentare un po' la nostra vita. Facendo un esempio banale e usando qualcosa di molto famoso, direi che il campo per il tuo protagonista rappresenta quello che per Harry Potter simboleggia la stazione di King's Cross soprattutto nel settimo libro, nel finale. E' il posto a cui tutti torniamo, fisicamente ma anche spiritualmente e che diventa un po' la forma della nostra anima.
Mi è piaciuto il fatto che tu dia quasi un'anima alla natura, tanto che sole e vento diventano elementi di qualcosa di più grande che impersona l'aspetto materno (il vento culla le spighe). E' un natura benigna, amorevole, ma anche ciclica. Ho avuto l'impressione che l'aspetto naturale sia visto e concepito e compreso soprattutto nel suo aspetto più "istintivo": qualcosa di fievole, selvaggio e amorevole allo stesso tempo. Un luogo che non va incolpato per il bene o il male che fa, ma che va accettato per quello che è.
Un insegnamento, questo, che può essere impartito solo dalla saggezza e dall'esperienza; ed ecco che la figura del nonno diventa importantissima. Legata a essa ho colto diverse metafore, soprattutto quando dici:
Un lungo viaggio di cui non scorgo il termine, sebbene ne conosca, nella memoria, la sua destinazione ultima -> Un viaggio che copre una vita intera e la cui destinazione si raggiunge soltanto una volta e alla fine. Il nonno, forse, l'ha già raggiunta, ed è per questo che la sua ultima destinazione lui può soltanto ripercorrerla nella mente, perché forse ha già perso tante persone amate. Questo mi ha trasmetto molto malinconia, struggimento. Così come il fatto che lui, mentre lo percorre, vuole sempre sfiorare le spighe mi fa capire come sia un personaggio che ha saputo cogliere ciò che la vita aveva da offrire, ha vissuto, ha apprezzato, ha goduto, con uno sguardo pieno, consapevole, desideroso di riempirsi, di espandersi.
La parte che ho più preferito, comunque, è stata l'ultima frase, manco a dirlo:
- nel miglio che con mano percorro. -> Mi piace perché quel "miglio" non si capisce se sia quello della strada o quello della spiga. Le due definizioni si uniscono, si mischiano, si confondono e così facendo potenziano questa bellissima immagine. Qui mi hai saputo dare i brividi.
Forse c'è ancora qualcosa da dire - sicuramente - ma voglio fermarmi qui perché a volte è davvero difficile esprimere a parole quello che una storia trasmette. Questa non è soltanto scritta bene, ha qualcosa da dare. Ha un potere che vuole colpire, e con me ci è riuscita molto bene. Aggiungo intanto questa raccolta tra le seguite spero di poterla continuare con calma. Se lo farò, lascerò un segno del mio passaggio, come sempre faccio.
Intanto ti faccio i miei complimenti.
A presto! |