H^o^la Lacus!
Forse non ti aspettavi di vedermi apparire anche qui, avevo già aggiunto nei giorni scorsi la tua storia tra le seguite e, mentre sedimentavo i vari capitoli e diventavo sempre più desiderosa di leggere il seguito, mi sono resa conto che avevo bisogno di esprimere le mio opinioni al riguardo. Ricordo che mi avevi scritto di come in questa sezione si tenda a recensire in modo non esattamente disinteressato, per cui voglio prevenire un tuo possibile sospetto e credimi, non è il mio caso: se mi metto dietro e dedico del tempo a scrivere a un commento è perché voglio innanzitutto contraccambiare quello che la lettura mi ha trasmesso, non altro. E se mi sono spinta a leggere proprio la tua storia, è stato perché nei vari scambi che abbiamo avuto ho potuto intuire come nutriamo in buona parte degli interessi simili e, cosa non scontata, che hai un'abilità non comune di espressione e di pensiero. In più, questa storia è esattamente del genere che più amo o che almeno più sto andando a divorare nell'ultimo periodo, per cui che ne leggessi a capofitto tutti i primi capitoli è stato più che naturale.
Prima di entrare nel merito, vorrei dire due parole sul titolo stesso. L'avevo trovato già molto appropriato e suggestivo, sin da quando ho letto questo primo capitolo con il richiamo al manifesto del circo prima, e poi con la grottesca apparizione del Mago. Capisco il punto di vista disgustato di Katie al riguardo, di solito nell'immaginario horror-thriller si predilige il luna park come tema/ambientazione, eppure in questo caso quello del circo è molto più appropriato, perché suggerisce come il modus operandi del nostro serial killer sia finalizzato più alla spettacolarizzazione del suo operato, che all'omicidio in quanto tale. In questo senso, il fatto che voglia appositamente attirare l'attenzione di qualcuno nel compierlo, è piuttosto sensato. E' abbastanza tipica degli omicidi seriali una tendenza narcisistica che li spinge ad essere sempre più spregiudicati e a voler esibire il più possibile la propria opera, per cui ci sta. Le domande che mi restano sono piuttosto 1. perché scelga proprio le bambine come vittime e secondo quali criteri – di solito, dietro ad una selezione metodica e alla ricerca di determinati requisiti si nasconde anche una perversione di tipo sessuale, sia che si traduca in una violenza vera e propria, sia in un semplice appagamento frutto del senso di dominio sulla preda nonché dello sfogo dei propri istinti più brutali e perversi -, 2. se Kate sia stata selezionata o meno per caso quale sua prima spettatrice.
Sempre per concludere gli spunti del titolo, finisco dicendo che se già l'avevo apprezzata da subito, mi hai letteralmente conquistata quando, nel prosieguo, si capisce come il vero circo oscuro sia un altro, e coinvolga più o meno indirettamente tutti i protagonisti. A questo riguardo, volevo chiederti se la congrega studentesca che poi menzioni sia esistita davvero o rappresenti una tua invenzione, perché se così è appare comunque credibilissima.
Forse per questa scelta del titolo così azzeccata sono rimasta un po' delusa dal fatto che, invece, i singoli capitoli non ne abbiano uno. Sei una scrittrice attenta ai dettagli, per cui non penso sia stato per superficialità o per difficoltà a trovarne di appropriati, quindi immagino che ci sia comunque una motivazione ben precisa dietro anche a questa scelta. Di certo enfatizza molto il titolo che capeggia come un'insegna, come a ricordare che dall'inizio alla fine siamo sempre e soltanto dentro al Dark Circus, qualunque sia il numero in scena in questo momento...
Cribbio, ho scritto così tanto eppure mi sembra di aver detto così poco. Ma per fortuna ci sono anche altri capitoli, per cui avrò modo di sfogarmi a dovere. Mi permetto solo di aggiungere una cosa non trascurabile, ossia i miei complimenti per il tuo stile di scrittura. L'ho trovato fluido, corretto, non banale nelle descrizioni. Forse, se mi posso permettere, ho notato solo una collocazione non del tutto esatta, dal punto di vista ortografico, delle virgole negli incisi, ma per il resto nulla da ridire. Per quanto sia difficile scrivere di un genere che abbonda di cliché, inoltre, ho amato la scena iniziale, dei tre amici che si godono ignari l'ultimo attimo di spensieratezza al pub, ubriacandosi e dicendo scemenze. Una situazione perfettamente normale, in cui chiunque può immedesimarsi, che ti inserisce sin da subito nel racconto e tra di loro. Ti senti invitato a prender posto al loro tavolo, fai subito la loro conoscenza. Brava davvero.
Concludo rinnovando i miei complimenti, e alla prossima,
XOXO
- Evee |