Purtroppo questo scritto mi ha deluso dalla prima riga. Tanto per cominciare, non c’è una È scritta giusta; in secondo luogo, il primo paragrafo finisce con un punto e virgola anziché un punto fermo. Per terminare la parte ortografica di questa recensione, il che va senza accento, perché ricalca la costruzione latina del nesso relativo.
Ciò che davvero non mi è piaciuto arriva adesso. In sostanza, il testo non scorre per niente: ci sono troppi incisi, i sintagmi si accavallano e abbondano gli avverbi di modo inutili, tipici di un (cattivo) italiano parlato. Questa condizione del testo lo rende illeggibile, al netto di feticci nei confronti della coppia in questione. Per di piú la terza persona amplifica questo senso di straniamento, perché alla terza persona sul piano formale si contrappongono espressioni tipiche di una prima persona, che in situazioni narrative come questa è centomila piú facile da scrivere e da apprezzare quando la si legge. La punteggiatura naif fa un uso smodato dei puntini di sospensione, pure sbagliati in numero perché due anziché tre. La citazione seguente contiene tutto ciò che ho esposto in questo paragrafo.
«Harry arriva a pensare, basandosi sui ricordi che ha della notte precedente su tutto quell'arrossire, su tutto quello strusciarsi contro, il ricercarsi, il mordersi.. il baciarsi languidamente e senza staccare mai le labbra le une dalle altre, che forse, in realtà quello non è stato che solo un sogno..»
I personaggi paiono del tutto diversi rispetto a come sono nelle rappresentazioni canoniche; del loro corrispettivo canonico, sembra, condividono a malapena il nome. L’Harry qui descritto non è l’eroe per ragazzi del 2000, ma una sorta di stereotipo omosessuale sessualizzato, di gran lunga piú piatto e meno interessante dell’originale.