Cara Chevalier,
in attesa del seguito delle tue “Notti agitate”, mi sono pienamente goduta questa one shot che ha come protagonista un personaggio secondario, il Colonnello D’agoult, altrimenti soprannominato Testa di Legno da qualche recluta, ma che abbiamo però imparato a stimare fin dalla sua prima apparizione.
Ho apprezzato, nel contesto in cui lo hai fatto muovere, il suo fluire di pensieri circa l’avvicendamento alla carica di comandante della guardia metropolitana di Parigi, con quel nuovo arrivo che, se fosse stato un uomo che si fermava alle apparenze e al pregiudizio di doversi confrontare, e ancorché prendere ordini da una donna, non lo avrebbe fatto guardare con una prospettiva del tutto nuova a quella giovane donna, tanto da voler avere un confronto con il suo superiore, il quale, nel frattempo, era passato attraverso le forche caudine delle varie anime che componevano il reggimento che comandava, ottenendo importanti risultati ma, cosa più importante di tutte, la stima e la fiducia dei suoi uomini. Il rigore e la determinazione che Oscar metteva in ogni azione, il suo atteggiamento aperto, pur mantenendo quella naturale riservatezza, che subito aveva notato al suo apparire, gli hanno permesso di pensare che fosse la persona giusta alla quale chiedere consiglio circa la figlia più giovane che aveva scoperto essere una appassionata di testi tecnici e matematici, non confacenti ad una ragazza che avrebbe dovuto dedicarsi a ben altro, dato che faceva parte della nobiltà e che, appena fosse stata in età da marito, avrebbe condotto la vita che tutte le donne avevano sempre portato avanti. Le parole di Oscar sono state per il colonnello davvero illuminanti e hanno messo ben in evidenza che il suo seguire i dettami del genitore ne avevano fatto la persona che era diventata, libera di essere e libera di pensare, e, anche se non era stata una scelta sua personale, nulla rimpiangeva del suo passato, anche se era stato talvolta pesante da affrontare. Se la giovane figlia del colonnello avesse perseverato in quelle che parevano essere le sue attitudini per lo studio, avrebbe dovuto, in primis, starle accanto, non tarpandole le ali, anzi sostenendola e non lasciandola sola in un mondo che non era ancora pronto per donne che volessero farsi valere in un universo pensato al maschile. Il colloquio ha rinfrancato lo spirito del colonnello che, anni dopo, si recherà sulla collina, dove ci sono due tombe, a riportare l’orgoglio con cui la figlia sta studiando con profitto, ma con il dolore nel cuore per come si erano evolute le situazioni che avevano riguardato da vicino chi è sepolto sotto quelle due croci e che certamente avrebbe meritato ben altro dalla vita: unico conforto per il suo cuore, provato dalla morte della moglie per tisi, è che Oscar non avesse dovuto sopportare quella lenta e straziante agonia data dalla malattia di cui il suo sguardo acuto aveva captato i sintomi.
Un missing moment molto intenso che ha messo in luce la profondità di un uomo altrimenti relegato ai margini della storia canonica ma che qui brilla di una luce tutta sua.
Complimenti per la tua narrazione sempre così empatica e coinvolgente.
Grazie per la condivisione nonché per l’omaggio ad una donna come Sophie Germain che, con coraggio, ha sfidato il mondo accademico maschile distinguendosi nel campo della Matematica.
Un caro saluto. |