Buonasera, carissima,
scusa la domanda, ma il titolo della storia è cambiato? In orrendo ritardo, come sono sempre, mi accingevo a recensire il terzo capitolo di "Once upon a time in Paris" e non ti dico la mia costernazione quando non l'ho più trovato.
Che dire? Parto dall'incontro/scontro di Joelle col suo datore di lavoro, che, come tu ti sei premurata di precisare, è molto forte, con quella scena di violenza da cui la tua protagonista riesce appena appena a fuggire. Sai, inizialmente, avevo pensato che, essendo i due protagonisti gemelli, e di caratteri così particolari e anticonvenzionali, avrebbe finito per arruolarsi Joelle, mentre il fratello, in vesti femminili sarebbe andato a servizio nella dimora nobiliare (del resto, lui l'esperienza necessaria allo svolgimento dei lavori domestici l'aveva!): e allora mi sarei davvero divertita di fronte alla reazione del vecchio prepotente e lussurioso, alle prese con una giovane timida e indifesa che è tutt'altro che timida e indifesa! Ma trovo, invece, che la declinazione che hai dato alla tua storia sia molto drammatica, e, in fondo, molto realistica: questa delle molestie sul posto di lavoro, mutatis mutandis, è purtroppo una triste storia che i secoli non hanno cambiato!
E mentre mi domando come potranno le vicende dei tuoi eroi intrecciarsi con quelle di Oscar e André, con la speranza di leggerti presto, e cercando di limitare i film mentali che mi sto facendo immaginando il prosieguo della storia, ti saluto caramente.
Aggiorna presto!
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