Recensioni per
Un'estate pericolosa
di Ariadne Oliver

Questa storia ha ottenuto 40 recensioni.
Positive : 40
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
17/05/10, ore 22:24

Bello questo dialogo, tirato, come se da un momento all'altro rischiassero di rompere il bicchiere nella mano. Sempre affascinanti le immagini sparse qua e là, a partire da questa: "Don Javier ride, ed è come se gli zoccoli di un cavallo scalpitassero sui suoi denti."

Recensore Veterano
13/05/10, ore 20:54

Finora il mio personaggio preferito è Juàn, sarà per l'esordio del 2° capitolo, con quel magico fruscio di stoffa, oppure perché hai scritto che con lui Dio non ha deciso il suo aspetto quando lo ha creato. Forse, però, è stata l'atmosfera del capitolo, che calava in un mondo arcaico, un po' selvaggio, quello dei toreri, rispetto all'eleganza moderna e chic del primo capitolo. Riguardo all'incontro tra Manuel e Marcos, ovviamente trasuda erotismo - cioè, Manuel trasuda erotismo, povera me!

Recensore Veterano
10/05/10, ore 21:25

Per adesso ho letto solo il primo capitolo e già so che questa storia mi piacerà moltissimo. Hai stile, si capisce dall'incipit, da come cali subito il lettore dentro il personaggio, dalla sintassi piacevole, coi passaggi giusti, coi nessi giusti, col ritmo narrativo scandito alla perfezione, come in un romanzo "pubblicato". Amo quando l'introspezione non assale il lettore dall'inizio ma è come un lento infiltrarsi, c'è ma non si vede, si respira.
Dovrei dire anche che i personaggi finora (intra)visti sono pazzescamente affascinanti, ma preferisco non farlo, perché poi passo per maniaca sessuale (che sono XD), ma meglio non farlo capire subito. E per affascinanti voglio dire non che sono belli, ma che sono un "mondo" interessante, che hanno qualcosa da dire.

Recensore Junior
06/04/10, ore 00:22

(Preferenza espressa per il concorso 'Storia coi migliori personaggi originali')
Ci sono personaggi che ti entrano dentro.
Che ti raccontano la loro storia con l'onestà di parole vere, che non sbucano dal nulla ma che sono radicalmente formati dalla cultura e dall'anima della loro stessa terra.
E che sono studiati così tanto profondamente da apparire del tutto spontanei. Da saperti prendere per mano e condurti in altre realtà.
Aprirti la mente.
Ed educarti ad ascoltare ogni voce. Ad amare ogni voce.
Io non ringrazierò mai abbastanza Kuso per Marcos e Manuel e Juan.
Per me, sono stati una crescita importante.

Recensore Junior
06/11/09, ore 13:46

Ho esitato un po’, al momento di iniziare la lettura.
E questa volta non l'ho fatto per paura di non avere la disposizione d'animo adatta ad affrontare questa storia – non si trattava di decidere *se* leggere o rimandare. Ma semplicemente di abbozzare un piano di approccio.
Detto così in effetti sembra assurdo. *rolling-eyes*
In pratica, ero incerta se fosse meglio leggere capitolo per capitolo e ogni volta commentare – come avrei fatto se avessi letto fin da subito – o se al contrario fosse preferibile leggere tutti i capitoli che hai già postato per mettermi in pari, e poi fermarmi a ragionare.
Ho deciso per una via di mezzo, infine. Ho letto i cinque capitoli che hai pubblicato su EFP, come se costituissero il primo traguardo. Un punto in cui sostare, e riflettere.
Credo che questo primo commento sarà molto generale.
Mi piacerebbe tornare indietro, in seguito – analizzarli più nel particolare, sviscerarne le suggestioni – ma al momento penso che tutto ciò sarebbe inutile. L'impressione che ho è complessiva, ed è difficile scinderla in parti distinte.
Innanzitutto, prima ancora dei complimenti o dei discorsi relativi al *materiale* che hai rielaborato, credo sia necessario parlare dei personaggi.
Perché, come ti ho detto, in questi mesi ho seguito l'evolversi della storia sbirciando i diversi commenti, gli innamoramenti di Fata, i post sul tuo lj. Senza andare davvero oltre il primo capitolo – perché già la prima riga del secondo mi aveva chiuso la gola. E così facendo mi ero fatta un'idea molto inesatta della trama, o per meglio dire dei personaggi che la costituivano.
Per dirla chiaramente: non ero minimamente a conoscenza dell'esistenza di Juan.
Credo sia stato questo il leit-motiv della lettura, perché delle dinamiche tra Marcos e Manuel qualche idea me l'ero fatta, così come di Diego e Alejandro. E in fondo, vagamente, anche di don Javier. Ma Juan me l'ero perso per strada, davvero – forse l'avevo relegato a quella riga iniziale di presentazione, forse mi ero convinta che avrebbe assunto semplicemente il ruolo di antagonista. Sicuramente non mi aspettavo che fosse legata a lui, la voce che mi aveva costretto ad interrompere la lettura.
Non so quale sia stato l'elemento che ha influenzato maggiormente il mio incontro con lui. Se si sia trattato della tua scelta di servirti di una narrazione in seconda persona (e ricordo qualcosa che aveva scritto Fata in proposito, all'inizio, sottolineando la perfezione *assoluta* di questa decisione) o se sia altro – qualcosa di più ineffabile. Forse è stata la densità lirica del primo paragrafo. L'odore degli oleandri che in qualche modo ha dato al personaggio un *profumo*. Ma fin da subito l'ho percepito in una maniera diversa dagli altri – nello stesso modo in cui percepisco certe poesie, forse. Con lo stesso canale.
E non so neanche quanto tutto ciò sia pertinente con la caratterizzazione che tu hai voluto dargli, e quanto sia ricamo mio. Perché l'impressione iniziale – che si è protratta nel capitolo successivo – è stata soprattutto languida. Suadente. Sensuale e al tempo stesso dura, sì – maschile. Ma con toni più riflessivi: quasi stanchi.
La nostalgia del passato – di suo padre – mi è sembrata palpabile in ogni frase, come se in un certo senso fosse la forza che muove la sua vita: il suo leggere il mondo, il suo scegliere i passi. Guardarsi intorno. Parlare.
E credo che sia questo, il fattore che più smorza la sua durezza. Perché la sua vita è violenta, ma quella violenza ha eleganza. E la carezza in qualche modo non taglia – la lama si addolcisce. Si fa quasi rotonda.
Mi è sembrato il personaggio più contemplativo di tutti. Più ancora di Marcos, che in realtà più che contemplare *analizza*. È come se Juan, invece, fosse anche in questo il depositario dell'essenza andalusa: ne conserva la poesia. O forse, quella poesia la riesce semplicemente a respirare.
A parte lui, comunque – che oltre ad essere il personaggio che tra tutti mi ha toccato maggiormente è stato anche quello che maggiormente mi ha sorpresa^^ - è necessario dire qualcosa anche su Manuel e Marcos.
Vediamo di mettere in ordine le idee.
Innanzitutto, credo che nella mia visione siano fin da subito fortemente intrecciati. Mentre Juan è solo – perfettamente definito dalla dialettica con la voce narrante – Marcos e Manuel si definiscono soprattutto grazie alla loro contrapposizione. È come se fossero per certi versi l'uno il riflesso dell'altro – con tutta la scomposizione di riferimenti che uno specchio comporta. Il loro incontro è uno *scontro*: di persone troppo diverse che per qualche ragione finiscono per completarsi.
Per educarsi alla morte, come dice Manuel. In uno scoprirsi/vestirsi reciproco.
In questo senso, mi ha colpito molto l'incipit di questo quinto capitolo. Perché la voce di Marcos mi è sembrata diversa – più intensa, più *fisica*. Come se il contatto che avverrà tra i due mondi già si lasciasse intuire nella stessa scelta lessicale. La commistione delle diverse suggestioni: il nuovo equilibrio raggiunto. L'atmosfera meno nitida, meno moderna – evocata forse dal corridoio di mattoni umidi, e dall'uso di un passato remoto che suona in qualche modo più intenso – che nasce da un confronto con l'essenza di quella tradizione, più che con i suoi orpelli esteriori: la morte. Che, in fondo, è la grande protagonista di quel sacrificio rituale.
È interessante anche la maniera in cui hai costruito i tre personaggi. Marcos si presenta da solo, raccontandosi lucidamente. Juan ci viene disegnato da una voce esterna, che gli parla e quasi lo avvolge. La percezione di Manuel, invece, è filtrata da Marcos: è la sua bellezza irritante, la sua arroganza. Il fastidio comportato dalla sua invadenza. È il senso del pericolo, più che tutto: come se davvero fosse costituito soprattutto di ambizione sfrenata. Un fuoco trattenuto a stento, che minaccia davvero di aprirsi un varco in ogni momento e di trasformare il mondo intero – il mondo di Marcos, quel mondo moderno di *vetro e acciaio* - in incendio.
È il fascino ipnotico delle fiamme, anche. Il ritrovarsi a guardarle affascinato anche se sai che ti uccideranno.
Penso che Marcos, proprio per il suo vivere così protetto, sia particolarmente sensibile a questo tipo di forza. Perché non è abituato a controllarla, non conosce i passi, non riesce a gestirla. Tiene sotto controllo qualcosa e dimentica di difendersi su un altro fronte. Mentre Manuel è abituato a studiare il nemico, a prevedere le sue mosse e anticiparle. Da questo punto di vista l'esito finale è abbastanza segnato.
Eppure, al tempo stesso, l'influenza deve essere reciproca. Perché niente si lascia trasformare senza trasformare a sua volta, nel mondo, e perché Manuel dà l'impressione di stare in fondo cercando qualcosa anche lui. Un elemento capace in qualche modo di stabilizzarlo.
O almeno, credo.
Ultima cosa, prima di chiudere questo commento. (Non sono più abituata a scriverne, e ho paura di perdermi nel mio stesso discorso).
Mi ha colpito molto la maniera in cui il mestiere di Marcos influenza il suo modo di guardare – e anche di vivere e di *esprimersi*. L'uso che fai, scrivendo di lui, di dettagli propri dell'architettura – il riferirti alla struttura degli edifici, ma soprattutto alle linee che compongono la vita quasi si trattasse davvero del progetto di un disegno – è perfetto per dare ancor di più l'idea della sua forma mentis. E crea un altro contrasto, nettissimo, tra l'immagine precisissima e perfetta di un progetto disteso su un tavolo e quella più confusa, e palpitante e viva, del mondo reale. Della vita che trova spazio dentro le linee di costruzione dell'edificio.
E boh. Ci sarebbero altre mille cose da dire – da chiedere. Sui personaggi, sulla Spagna, sui riferimenti. Su questo mondo.
Credo verrà il mondo di farle, queste domande.
Per ora, sono solo felice di aver superato il blocco ed essere entrata nella storia. Di aver cominciato ad assaggiarla.
E forse quando rileggerò il tutto con la mente un po’ più lucida – che stanotte, chiaramente, non ho di nuovo dormito *rolling-eyes* - alcune delle impressioni saranno corrette, ma mi sembrava giusto cominciare a scrivere la prima reazione. A questi primi cinque capitoli, almeno. A questo inizio.
In ogni caso, stai facendo un lavoro meraviglioso.
E ti ringrazio davvero, per averne trovato la voglia. E forse, in fondo, anche il coraggio.
Un bacio, e a presto.^^

Recensore Junior
15/10/09, ore 16:14

Sono tutti intrecciati e intorcinati tra loro questi personaggi! Sono molto curiosa di vedere come si svilupperanno gli intrecci. Anche io adoro i romanzi spagnoli di Hemingway,fiesta in particolar modo. A malaga qualche anno fa ho visitato una mostra di Picasso interamente incentrata sulla tauromachia,come lotta dell'uomo contro le forze della natura. Insomma qui sfondi una porta aperta, sono del tutto affascinata da questa fic,continua così.

Recensore Junior
05/10/09, ore 18:34

complimenti,questa storia è molto ben curata nei particolari, e la lettura è gradevole e scorrevole. Davvero non capisco perchè sia così poco commentata,forse dipende solo dal fatto che nella categoria in cui è inserita ci bazzicano in pochi:). In questo capitolo sembrava di poter captare le scariche elettriche che si lanciavano Manuel e Marcos. Attendo con ansia l'aggiornamento, intanto se ne va dritta tra i seguiti :)

Recensore Veterano
03/10/09, ore 03:05

Prima di tutto mi scuso profondamente, fino ad ora ti credevo un uomo! (E non chiedermi perchè °_°) Questo capitolo, a metà strada tra il capitolo importante e il capitolo classico di transizione, ha un che di... non saprei nemmeno dirlo. Mi riferisco al dialogo tra Manuel e Marcus. C'era come una sottilissima corrente erotica nelle parole di Manuel, appositamente studiare per irritare il nostro architetto di fiducia, metterlo sulla difensiva. Ma forse sono solo io, da fangherlista yaoi incallita, a notarlo. E' difficile dire se Manuel mi piace o meno. E' la classica persona b/n. O la ami o la odi, non esistono vie di mezzo, non esistono grigi. E' spavaldo, sprezzante, egocentrico, ma sa sempre, in ogni situazione, cosa sta facendo. E' sicuro di quello che fa, è sicuro di quello che dice. E, secondo me, è sicura anche di essere bello e di fare un certo effetto alla gente che lo circonda. E ovviamente lo sfrutta a suo favore. L'inserzione da narratore onniscente mi è piaciuta, mi aspetto già faville da questi due (Ok, fine momento da fangherla pazza). Capitolo molto bello, corto ma molto bello. E Manuel... Vedremo nei prossimi capitoli^^

Recensore Veterano
29/09/09, ore 23:28

Questo capitolo è forse ancora più bello del primo. La figura di Juan è delineata in modo molto più completo di quanto sembra a una prima lettura; e anche la figura di Daniel (che io leggo Danièl, non so perchè, magari la pronuncia è pure sbagliata ^^'), che pare essere accennata, mi pare più delineata di quanto immagino. Vedo un uomo che vuole bene a Juan, anche se credo che il sesso sia solo un modo per dimostrargli affetto, non proprio amore. Vedendo come si comportano non vedo due amanti, due innamorati... Vedo un padre e un figlio, una coppia di amici, due fratelli. Non so, forse sbaglio, ma non credo che nessuno dei due sia innamorato dell'altro, per quanto ritengo che sia comunque importante per entrambi il fare l'amore. Juan mi piace. Mi piace come personaggio, mi piace come persona. Mi piace anche come hai deciso di descrivere il suo pensiero, la seconda persona singolare è particolarmente azzeccata. Il "tu" riesce a essere, dal mio punto di vista, più personale di un "lui" ma meno difficile da gestire di un "io". Ritengo che la prima persona sia uno dei punti di vista più difficili e bastardi che si possa adottare. Si rischia di scadere nel banale, nel "trito&ritrito" che, sinceramente, annoia. Ammetto che, probabilmente, tu saresti stato in grado di gestirlo anche bene, ma la seconda persona è meglio. Davvero azzeccata. E' un capitolo che mi ha davvero colpito molto, soprattutto il discorso sul limite che Juan "sembra" aver raggiunto. Di nuovo complimenti. E in realtà mi dispiace che una storia (mi sembra un insulto chiamarla "fic") di tale bellezza abbia così poche recensioni. Le meriteresti. Ma in un sito del genere, sarà difficile, per quanto io lo speri. Buona fortuna e, per quanto poco, io continuerò a seguirti^^

Recensore Veterano
25/09/09, ore 23:51

Il "poco" che dice questo primo capitolo mi piace un sacco. Pur essendo un capitolo che giusto introduce un paio di personaggi (tra cui il nostro architetto di fiducia), quindi giusto di descrizione, non annoia. Il tuo stile è fluido, lento e al tempo stesso calmo, placido. Senza dar fastidio, senza troppa "introspezione" da risultare palloso. La storia è bella, mi piace come l'hai introdotta e il tuo protagonista mi piace un sacco. So che può sembrare un commento banale, ma da parte di una come me che su una quarantina di fic che segue solo cinque sono originali, direi che è già qualcosa ^^ Complimenti e buon lavoro^^

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