Recensioni per
Un'estate pericolosa
di Ariadne Oliver
Non volevo commentare capitolo per capitolo, ma questa scena la devo commentare: |
Dunque... indovina chi mi ha trascinato su questa storia? Kaite! Praticamente sto leggendo solo cose passate da lei X° |
Ciao. ^^ |
(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte) |
Sinceramente quando sono approdata su questo romanzo(permettimi di chiamarlo così, in quanto trovo che una caratterizzazione dei personaggi e l' introspezione sia paragonabile al migliore Hemingway) non pensavo di trovare QUESTO. La maniera in cui delinei i personaggi e descrivi i luoghi della loro anima è magistrale, impressionante. Inoltre il tagio che dai alla scena fa si che, soprattutto nelle scene dell' arena, il lettore viva la corrida, sembra di vedere il balugioio del sole sulla lama nell' ultimo atto, avverti tutto ad un tratto l'odore della polvere e del sangue. Naturalmente poi la presenza viva di presonaggi magnifici come Juan o come Felipe toglie il fiato. Io veramente non so più che aggiungere... temo di essere ormai divenuta banale. Veramente complimenti. Vale. |
C iao ! Ho letto la tua storia tutta dun colpo e devo dire che mi ha incuriosito molto ! :D mi sono appassionata xD e per fortuna che l'hai consigliata su facebook passa da me se hai voglia e magari lascia anche un commentino ciaooo :D |
Credo che questo capitolo sia uno dei più belli della storia. è emozionante tanto da far percepire le sensazioni sotto pelle e delinea un po' di più i personaggi, gli fa prendere contorni un poco più nitidi (forse). |
Credo che nell'ostinazione di Manuel nel voler essere *approvato* da Marcos ci sia qualcosa che mi assomiglia. O forse no, sono io che vedo ombre di me stessa ovunque, chissà. |
Questo capitolo sembra un vortice. |
-Perché il tuo animo è nudo, e io posso vestirlo. Perché hai voglia di nascere in un mondo nuovo, e io possono offrirtene uno. Perché tu sei un toro, e io un torero, e il nostro compito è di educarci entrambi alla morte.- |
Don Javier mi ricorda in nonsochemodoenonsoperché Manuel. E boh, lo so, in fondo lui stesso credo che non lo trovi molto simpatico, però nel suo sarcasmo ho visto qualcosa di quello che è stato Manuel con Marcos. |
Oh, eccola la smossa che aspettavo. |
Piano piano, ma arrivo anche io ^^ |
Beh, da dove iniziare? |
Ti giuro che la prima parte, quella che descrive la "religione dell'arena" mi ha fatto venire i brividi. E quella sensazione di Marcos, il nastro di seta che sfiora l'addome per segnare la linea di passaggio, è semplicemente meravigliosa. Sì, in effetti si avverte che Marcos, proiettato in un mondo estraneo e in "balia" di personaggi di un altro tempo e del capriccioso e istintivo Manuel, sta esplorando qualcosa di nuovo, ma in se stesso. Come nel capitolo precedente, nel corso del capitolo si respira tensione, che però non si mantiene uguale a se stessa, cambia come cambiano le percezioni di Marcos. Lo capisco, perché credo di aver vissuto qualcosa di simile, il contatto con "gli abissi", con tutte le sue conseguenze su una persona al tempo stesso sensibile e controllata. |