Recensioni per
Mi chiamavano Scricciolo
di Beatrix Bonnie

Questa storia ha ottenuto 28 recensioni.
Positive : 28
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
26/03/14, ore 15:00
Cap. 11:

Io sto piangendo.
Ho appena letto questa storia tutta di filata e mi ha fatto commuovere.
Ti avverto che non è facile farmi arrivare alle lacrime, ma tu ci sei riuscita. Ovviamente in senso buono!
Ho ADORATO questa storia, e il modo in cui l'hai resa è spettacolare.

Adesso mi presento. Mi chiamo DNL e sono molto patriottica.
Cercavo da tempo una storia di amore partigiano e finalmente ho trovato la tua!

Adesso lo so che non ci starai capendo nulla, ma sono esaltata che non riesco a esprimerti cosa mi hai suscitato!
Il fatto che chiami l'Italia Patria con la "P" maiuscola mi ha fatto riempire di orgoglio. Senza fronzoli o giri di parole inutili hai reso l'amore e il rispetto per il nostro stato.
O almeno io ci ho visto questo, poi correggimi se sbaglio.
E' una mia impressione o molte date che hai riportato hanno il 25 come numero?

Allora. Adesso mi metto le idee a posto e inizio seriamente la recensione:
Nei primi capitoli quando hai reso questa storia un grande ricordo mi hai subito presa nella trama, come in un vortice. Poi quando Scricciolo (mi piacciono un sacco i loro soppranomi) diceva che della politica non le importava molto, e che anzi, le bastava seguire e ripetere ciò che diceva la massa mi ha fatto stare male.
Perchè mi ha fatto venire in mente come un po' ci comportiamo noi oggi. Uno critica e gli altri seguono.
Mi dispiace per il fatto che abbia dovuto cambiare idea con un evento così drammatico come l'uccisione davanti a sè di un bambino, o forse mi dispiace che queste cose ersno all'ordine del giorno e nessuno interveniva.
Mi ha fatto sorridere quando ha tirato fuori i cosiddetti ed'è andata nella brigata di Zenit che l'ha accettata anche se donna.
La storia d'amore e quelle di amicizia che impregnano la fic sono stupende, perchè hanno in sottofondo la guerra e la sopravvivenza.

Gli articoli di giornale che ogni tanto leggevano sono veri?
Perchè quelle frasi mi hanno fatto venire i brividi (in senso buono) per come erano espresse. E COSA era espresso.

Alla fine "l'ultima battaglia" mi ha coinvolta tantissimo, ma l'ultimo capitolo...
Mi ha fatto piangere.
O forse è tutta la storia in generale, ma mi hai trasmesso delle emozioni così forti che finire in quel modo. Non posso fare altro se non stimarti.
E andiamo ad imbracciarli quei cavolo di fucili!
Spero anche io che ne siamo ancora capaci.

Mi sà che l'hai capito, ma te lo ripeto ancora. Ho adorato questa tua storia e mi hai messo così tanta ispirazione addosso che se non stessi male sarei andata a correre per sfogare l'adrenalina.
Tanti saluti da una pazza esaltata. CIAO!

Recensore Master
24/08/10, ore 00:42
Cap. 10:

Mi è piaciuta molto la scena di Irma e Sam che passeggiano spaesati per le strade della città che si appresta all’insurrezione finale contro i nazifascisti, come anche l’incontro tra la protagonista e sua madre, oltre che per la descrizione dello stupore di vedere la figlia già sposata, per la cronaca di quello che è avvenuto alla sua famiglia dopo la partenza per i monti, e di come il padre abbia capito, sebbene tardi che il regime nel quale pure s’era identificato era in realtà un’entità oppressiva (mi sembra sia stata davvero una buona idea, se il padre fosse rimasto delle sue convinzioni, qualcuno avrebbe potuto pensare ad una sorta di mossa gattopardesca, come se Irma fosse stata una sorta di versione bresciana di Tancredi Falconieri, che assicurava con il suo passaggio alle brigate partigiane lo stesso potere e l’influenza che la sua famiglia aveva nell’epoca fascista) e di come la sua reazione rabbiosa si sia scatenata, portandolo via in un luogo senza nome.
Ho trovato molto interessante la descrizione di quella che è stata l’ultima battaglia per Scricciolo, ovvero l’ultima con il fucile in mano, conclusasi con la vittoria della sua parte (mi sono sembrati molto umani i momenti in cui la ragazza non vede il marito temendo il peggio per lui, rasserenandosi quando vede i suoi dubbi fugati), che era la parte di chi voleva la libertà contro la dittatura, una battaglia che credo sia doveroso combattere.
Oltre al cambiamento del regime dell’Italia, s’è verificato anche un cambiamento interiore nella protagonista, la ragazzina viziata che credeva che tutto le fosse dovuto è diventata una persona adulta, forgiata dalla difficile e precaria esperienza della guerra (combattuta tra l’altro come irregolare), quella ragazza che prendeva nel Natale ’43 la via dei monti con l’unica certezza di voler fare qualcosa per il proprio paese scende ora a valle nella primavera della Liberazione conscia del suo piccolo ma importante contributo alla causa, ora però spetta (a lei e agli altri) un compito se possibile ancora più importante, la ricostruzione post-bellica di un paese distrutto nelle cose e dilaniato negli spiriti.
In breve: altro capitolo davvero molto bello, complimenti davvero.

Recensore Master
24/08/10, ore 00:40

Toccante e ben scritta, nella sua drammaticità, la scena della cattura e della morte (che ha i connotati del martirio) di Emi, e di come la sua tragica scomparsa lasci in Irma un dolore cocente, ormai era sui monti da più di un anno, aveva visto morire molti suoi compagni e lei stessa era stata più volte in pericolo di vita, ma la perdita del suo migliore amico l’ha lasciata davvero sconvolta.
Credo poi che sia stata particolarmente appropriata la scelta di inserire nella storia le citazioni da Il Ribelle, in effetti il tema dell’articolo era quanto mai adatto, le guerre ben o male si possono vincere, ma estremamente difficile è vincere la pace, superando gli odi e la sete di vendetta che una guerra civile comporta, anche più di quella tra due stati, il compito che attendeva gli attuali combattenti non era meno difficile della lotta armata, forse lo era ancora di più perché non si trattava di eliminare fisicamente il nemico o comunque rendergli complicata la guerra contro il nemico esterno, si trattava invece di lavorare sulle coscienze, di costruire un futuro comune di pace e prosperità, ricordando sì la guerra ed il valore dei caduti, ma non usandoli come arma contro la parte sconfitta, belle parole, ma sembrano di difficile attuazione, ed anche Irma ne è cosciente.
In realtà, analizzando la storia repubblicana, si noterà come queste ottime intenzioni non siano state sempre rispettate, e spesso si è parlato di un tradimento degli ideali su cui era sorta la Repubblica, e di come la sua storia risulti punteggiata da episodi oscuri. Inoltre, credo che una parte del paese non si sia mai davvero riconosciuta negli ideali della Resistenza, o meglio, riconoscendoli esteriormente per convenienza, ma non condividendoli davvero.
Ho letto con piacere la scena dell’aiuto offerto ai prigionieri slavi, come anche la liberazione del partigiano detenuto a Salò, e penso sia davvero lodevole l’inserimento dell’episodio di don Guido, sia per il suo ruolo nell’aiutare la brigata di Irma sia per il suo contegno in chiesa.
In breve: ti rinnovo i complimenti, anche se può sembrare superfluo.

Recensore Master
24/08/10, ore 00:39

In effetti molti all’epoca non approvarono la decisione del comando alleato di sospendere gli aiuti alle forze partigiane (che non essendo forze regolari non avevano certo caserme o acquartieramenti dove svernare), ma purtroppo dovendo dipendere da quel tipo di aiuti non doveva concedere molta autonomia decisionale, il freddo e il gelo sono nemici non meno temibili degli uomini, ai componenti della brigata non resta quindi che sparpagliarsi in attesa di tempi migliori.
Ho trovato ben inserita la parte in cui la protagonista vuole andare a trovare i suoi genitori, scoprendo la sconcertante verità che la loro casa è abbandonata da mesi, la guerra quindi non ha toccato solo lei, ma anche i suoi, ovviamente alla costernata ragazza non resta che fare una ridda di ipotesi, che al momento però non sembrano esserle d’aiuto per chiarire questo mistero.
Mi è piaciuta molto la parte dialogica tra Irma e Don Giuliano sulla guerra e su quello che comporta (come anche il riferimento alla battaglia di Gandhi, pur con l’ammissione amara che il suo modello di lotta non era esportabile), purtroppo la conclusione è piuttosto amara, anche se probabilmente non poteva essere tale, sebbene i nemici siano fratelli dal punto di vista della religione professata da entrambi, e nonostante che uccidere sia un atto che la divinità condanna, e che anche i partigiani hanno commesso i loro errori e non sono esenti da colpe, è impossibile non combatterli nel nome del bene supremo della libertà.
In breve: non posso fare altro (e ne sono davvero felice) che rinnovare i complimenti per la storia.

Recensore Master
24/08/10, ore 00:38

Pure in una situazione così particolare e precaria come la guerra (o in questo caso la guerriglia) non si riesce a dimenticare che c’è stato un periodo in cui c’era la pace, qualcosa del genere m’è venuta alla mente leggendo la prima parte di questo capitolo, che verde Irma, nonostante il suo ruolo di combattente, conscia dell’essere sposata e di aver formato una nuova famiglia, sia pure nelle condizioni avverse del momento.
Mi sembra che sia stata un’ottima idea l’incontro tra la protagonista e il suo ex ragazzo, anche se quelli che s’incontrano in quel momento dei fidanzati di qualche mese prima hanno solo i nomi, la guerra non scava solo trincee nel terreno, non mette solo fili spinati e cavalli di Frisia, non dilania solo i corpi, fa altrettanto anche con lo spirito, credo che per Hans sia stato davvero un brutto colpo vedere la sua ex fidanzata passata al nemico, e che solo un estremo lembo di umanità ed il ricordo dei bei momenti passati insieme gli impedisca di porre fine a quell’incontro fortuito con l’aiuto del fucile, e di eliminare così un appartenente a chi si sta opponendo alla realizzazione della sua visione del mondo, però ritengo che non avrebbe pacato il suo odio verso quella ragazza, meglio limitarsi a gridarglielo, e lasciarla andare.
Quanto alla parte dedicata alla fine del buon e valoroso Tita, devo dire che sei stata davvero brava ad amalgamare le vicende dei personaggi di tua invenzione con quelli storicamente esistiti, e mi pare che tu abbia ben descritto non solo il coraggio del prigioniero che rifiuta di veder salva la propria vita a scapito degli altri, ma anche della sua compagna di lotta che cerca di arrivare in città per poter dare un ultimo saluto, sebbene da lontano, a chi sta pagando con l’estremo sacrificio il suo desiderio di vedere il proprio paese libero dagli occupanti e dai loro alleati/servi, una missione rischiosa, di nessun valore tattico o strategico, ma se la si pensa dal lato spirituale allora ne aveva e immenso, dimostrando come anche in quel momento tragico i suoi compagni che avevano diviso gioie e dolori con lui non lo dimenticavano.
In breve: credo non ci sia bisogno, ma ti faccio i complimenti per questo capitolo

Recensore Master
24/08/10, ore 00:37

Credo sia stata un’ottima scelta l’inserimento degli stralci del processo a Lunardi con le parti che riportano le frasi del pubblico ministero, che tenta con volgari facezie di screditare l’opera dei suoi nemici, mi sembrano il segnale di un potere tanto più feroce quanto sa che ormai è dalla parte perdente, nonostante manifesti idee opposte (quello che però doveva essere una battuta si ritorce contro di lui, dato che l’accusato si sente onorato del paragone con l’eroe delle dieci giornate).
Come se non bastasse il dolore per quel che avveniva in città , i rastrellamenti nazifascisti non danno requie al gruppo (credo che sia da ammirare la decisione della protagonista di non sparare per uccidere, anche se credo che difficilmente i militi repubblichini e i soldati del Reich le avrebbero ricambiato la cortesia), mi sembra ben descritto lo sgomento che prende il gruppo quando scopre che l’offensiva nemica è terminata perché hanno fatto prigionieri i comandanti ribelli, e di come all’iniziale sconforto venga presa la decisione non solo di non arrendersi, ma anzi di continuarla nel nome del loro comandante, intitolandogli la brigata.
A mio modesto avviso, credo che l’episodio del matrimonio sia uno dei più belli di tutto il racconto, in quell’atmosfera da “si sta come sugli alberi le foglie” l’amore è riuscito comunque a sbocciare tra due individui (molto bella la parte in cui Irma sente l’affermazione di un sentimento d’amore verso il suo compagno di lotta, in antitesi a quello che era stato il suo ragazzo nel periodo precedente) che sentono di voler dividere il resto della loro vita insieme (nel loro caso il loro matrimonio è durato diversi decenni e si è concluso per naturale estinzione di uno dei coniugi, ma in quelle circostanze non era affatto certo, ammesso che in altre lo possa essere), certo, è una cerimonia un po’ particolare, come detto nel capitolo, la protagonista non si sarebbe mai aspettato che il suo matrimonio fosse così (e credo che pensiero similare alberghi nella mente del marito) però credo che non sarebbero stati più felici se avessero avuto una cerimonia più tradizionale,
In breve: confermo ampiamente il mio giudizio positivo su questa storia.

Recensore Master
24/08/10, ore 00:37

Anche questo capitolo mi sembra molto ben scritto, prima nella descrizione della fase di scoramento per la notizia della cattura di due partigiani,poi nella decisione della protagonista di tentare da sola la cattura di un tedesco da usare come moneta di scambio per la vita dei due prigionieri; ho trovato molto ben descritto il processo che porta la protagonista a convincersi che deve fare qualcosa ed il sistema che usa per avvicinarsi prima e per catturare poi il graduato della Wehrmacht. devo dire che m’è sembrata ottima l’idea della tagliola per catturare il caporale Schinner, credo sia stato un ottimo contrappasso per uno abituato a comportarsi da fiera feroce essere trattato da tale, e per uno come lui, che credo piuttosto convinto della superiorità sua e della sua causa (nonché della sua “razza”) essere sconfitto dall’astuzia di una ragazza appartenente a quelli che per lui erano traditori deve essere stato un duro colpo, gli va almeno riconosciuta l’intelligenza (o la codardia) di non aver voluto fare l’eroe a tutti i costi, lasciandosi morire per dimostrare il suo preteso valore da titano uscito dalle saghe nibelungiche; probabilmente ha capito che era meglio restare vivo, dato che i suoi carcerieri non avevano interesse ad eliminarlo se non come eventuale rappresaglia in seguito al fallimento dello scambio. Nonostante quindi i dubbi che l’accompagnano, e pur con le incertezze ed i timori che una missione così difficile comportava, Irma ha potuto così dimostrare di non essere solo un gregario ma di essere capace di dare il suo contributo alla causa, anche se, come il suo comandante le fa saggiamente notare, ha corso un rischio davvero grande a voler agire di testa sua, per fortuna l’esito della sua sortita è stato coronato dal successo, ma il suo contrario poteva essere rovinoso a sé e agli altri.
Per farla breve: capitolo davvero molto bello da leggere nell’articolarsi delle varie fasi.

Recensore Master
24/08/10, ore 00:35

Purtroppo per la protagonista l’arruolamento non è stato facile (anche se non si può dire che sia stata per lei una sorpresa), in effetti dalle parole del comandante della Matteotti sembra trasparire un certo qual pregiudizio verso l’aspirante recluta, eppure faceva parte di un gruppo che fin dal secolo scorso propugnava l’assoluto egualitarismo tra le varie componenti della società, quindi anche tra i sessi, evidentemente non aveva ancora recepito tali nozioni, oppure preso dalla sua funzione di capo militare, si era convinto che la guerra (specie una guerra che oggi si definirebbe asimmetrica, ovvero bande guerrigliere contro un esercito regolare) non fosse consona al tipo di persona che aveva davanti (comunque ha avuto il merito di suggerire alla protagonista il suo nome da battaglia). Quanto all’altro comandante, fa parte di un gruppo che tendenzialmente dovrebbe essere più conservatore, eppure decide di arruolare quella che al momento null’altro è che una ragazzina volenterosa che vuole rendere il suo servizio alla patria senza che qualcun altro lo faccia per lei. Ho trovato molto interessante ed acuto il momento dell’interrogatorio del comandante, il suo ruolo gli impone di capire le reali motivazioni di chi vuole entrare nel suo gruppo, per questo possono sembrare dure (per una come la protagonista poi lo debbono essere sembrate particolarmente tali), Irma non può offrire seria resistenza all’acume del comandante, forse non ci riuscirebbe nemmeno volendo, inoltre, in quel momento sa solo che vuole combattere, anche se non riuscirebbe ad articolare questo sue desiderio in parole; alla fine con sua somma gioia viene accettata, questo per lei già deve essere stata una piccola vittoria rispetto allo smacco precedente. Molto bella (e affascinante) la scena del giuramento della recluta, sembra qualcosa di simile alla cerimonia per l’entrata in un ordine cavalleresco o qualcosa di simile, nel quale chi entra nella brigata lo fa per null’altro motivo se non il bene comune.
In breve: per quel che può valere trovo davvero bello questo capitolo.

Recensore Master
24/08/10, ore 00:34

Leggendo questo capitolo ho trovato ben inserito la scena dell’arrivo della protagonista, come l’accenno al sorriso come unica forma di ringraziamento verso quel contadino che l’ha aiutata, come anche il momento di pace (relativo) che la protagonista trova quando passeggia per le strade di quel paesino di montagna vedendo delle tranquille scene di vita familiare chiedendosi se anche lei potrà viverle o se immatura morte non verrà prima a ghermirla, eppure nonostante quest’apprensione continua a credere che quella che ha preso sia la decisione giusta, e nemmeno il pensiero di una fine precoce può farla desistere. Mi sembra ben delineato il personaggio di don Giuliano, che accoglie benevolmente la ragazza e non sembra avere dubbi sulla scelta di quella sua ospite (forse preferisce demandare il compito ai comandanti delle varie brigate, non vuole essere lui a smorzare l’entusiasmo di chi gli si presenta animato da sì nobile intenzione), mi sembra che sia stata una buona idea introdurre il personaggio di Cecco, a cominciare dalla sua descrizione esterna, in un periodo in cui i motivi per sorridere non erano certo molti, questo giovane che sembra voler sempre trovare il lato buffo della vita deve essere stato il necessario contraltare dei sentimenti della protagonista (anche se poi a fine capitolo dimostrerà che non è certo avventatezza o il non capire la realtà circostante che lo rende pronto al gioco e allo scherzo), godibile anche la descrizione del viaggio in bicicletta dei due ragazzi, come anche la scena del controllo da parte dei tedeschi, come anche la scena finale che li vede abbracciati, in effetti il pericolo corso non era da poco, sarebbe bastato un controllo sul loro veicolo per rendere i suoi occupanti passibili di pesanti sanzioni, tra le quali probabilmente la pena capitale.
In breve: per quel che può valere la mia idea, capitolo di gradevole lettura.

Recensore Master
24/08/10, ore 00:33

Pensando a questo capitolo, mi è venuta spesso in mente quella massima che recita “certe cose sono belle da lontano ma non da vicino”, in effetti Irma, pronta a tuonare contro i nemici del suo paese e del fascismo (che ella probabilmente intendeva essere la stessa cosa) se avesse saputo che in qualche plaga lontana da lei la repressione stava dando i suoi frutti, probabilmente avrebbe gioito, invece vedendo da vicino come avvengono tali atti (nella sua drammaticità ho trovato molto bella la scena della fucilazione, per lei quei colpi di mitra, oltre a privare della vita quel poveretto, hanno anche spezzato la casa di specchi in cui viveva, quegli specchi che davano ad Irma l’immagine di una fervente fascista ed ora invece danno ai suoi occhi l’immagine di un essere deforme e mostruoso, se permette che avvengano atti del genere senza che faccia nulla, lei non si definisce coraggiosa, ma è stata capace di darselo, commovente il momento in cui dimentica del momento, del luogo e della compagnia decide di correre verso quel corpo crivellato di colpi e di abbracciarlo, come se in qualche modo chiedesse al morente di essere perdonata per aver permesso quell’atto)
si convince che non fanno per lei e decide che quello non può essere il paese in cui desidera vivere, e allora prende una decisione che molti considererebbero estremamente coraggiosa (o folle) o entrambe le cose, lascia quindi pasto caldo e visi amici (perdipiù nel periodo natalizio, solitamente indicato per stare in famiglia) e decide di prendere la via dei monti dove già operavano i primi nuclei di quelli che poi diventeranno le formazioni partigiane (davvero ben descritta la scena della protagonista che si prepara, in modo invero piuttosto approssimativo, a quello che potrebbe essere benissimo un viaggio senza ritorno, e di come voglia farlo sapere almeno a sua madre, mentre elude la presenza del padre e del fidanzato. Molto bella anche la descrizione della prima parte del viaggio, che s’interromperebbe anzitempo se non fosse per la carità del parroco.
In sintesi: capitolo che non m’è dispiaciuto affatto leggere, complimenti davvero.

Recensore Master
24/08/10, ore 00:32

Questa storia mi ha fatto pensare molto, sia per la bravura intrinseca del tuo stile che per l’poca piuttosto particolare della storia patria in cui è stata ambientata, ma non avevo pensato ancora a dei commenti per ogni capitolo, credo sia d’uopo ovviare.
Ho trovato molto interessante la caratterizzazione psicologica della protagonista, che pur vivendo nell’anno che alcuni definiscono quello della morte della patria, riesce a vivere una vita tutto sommato tranquilla, da sfollata, ha trovato grazie al peculio di famiglia una sistemazione più che dignitosa, che fa sembrare la permanenza là più una vacanza che non un rifugio, inoltre ha trovato anche persone che non trovano inutile l’osservarla (forse anche grazie ai lineamenti che avrebbero fattola gioia degli incaricati alla difesa della razza), e tra questa un ragazzo che sembra avere per lei più di un debole, da questo cantuccio di felicità, la guerra sembra una cosa lontana (al massimo si può parlare dello sbarco in Sicilia o criticare chi ascolta Radio Londra, con Irma che si stupisce della reazione del padre a tale notizia), nella famiglia della protagonista di politica si parla poco (anche se c’è da supporre che non abbiano mai criticato il regime, del quale possono aver apprezzato vari aspetti, non ultimo una certa pace sociale che proteggeva gli imprenditori da scioperi e vertenze sindacali) e Irma all’epoca non poteva che vedere l’aspetto positivo del regime, che aveva dato all’Italia un’aura di potenza con la conquista dell’impero, oltre che un “ordine” che lei e la sua classe sociale non potevano che considerare favorevolmente; a dire il vero la ragazza almeno all’inizio della vicenda non pone la politica tra le sue priorità, al massimo è contenta di poter uscire la sera a divertirsi con il suo ragazzo, e constatare che farsi vedere in sua compagnia suscita l’interesse/invidia degli astanti, ma quando nasce in lei l’interesse verso quella che nonostante tutto è una nobile attività, chiaramente la sua preferenza va al regime (forse perché non è nemmeno a conoscenza dell’esistenza di altre forme di governo o di ideologie, e se le conosce sono ovviamente deformate dalla propaganda che presenta il fascismo come la forma di governo migliore. Nemmeno i fatti del 25 luglio e dell’8 settembre riescono a far cambiare idea alle certezza che la ragazza ha, anzi, è contenta di poter sentire la voce di Mussolini alla radio liberato dalla sua prigionia dalle SS di Skorzeny, ed è felice che la Repubblica Sociale Italiana ponga la sua sede non lontano da dove vive, come un sogno che diventa realtà..
In breve: capitolo davvero molto bello, è stato un piacere leggerlo.

Recensore Master
19/08/10, ore 17:36
Cap. 11:

Un epilogo degno di una storia come questa, che dà uno scorcio del futuro, che è il presente che adesso stiamo vivendo.
Nessuna storia mi aveva mai fatto riflettere così tanto, soprattutto sulla condizione in cui siamo adesso, E' vero, adesso noi giovani siamo disinteressati, non abbiamo punti di riferimento perché quelli che dovrebbero trascinarci e farsi promotori di ideali di qualsiasi tipo non ci credono nemmeno loro a quello che dicono o almeno fanno in modo di dimenticarlo quando non conviene.
E la nostra reazione ovviamente non fa che peggiorare le cose.
Insomma, è una conclusione amara che mi fa pensare.
In ogni caso, dopo aver letto questo racconto, penso che non dimenticherò tanto facilmente gli esempi di quelle persone morte per la libertà.
Hai scritto una storia veramente bellissima e mi dispiace che sia finita.
Ti saluto con il motto che ho imparato grazie a te: insistere e resistere!
Giulia

Recensore Master
19/08/10, ore 17:28
Cap. 10:

Accidenti, che capitolo commovente!
L'incontro tra Irma e sua madre è stato molto gradito da parte mia, perché ero preoccupata per lei... però i miei timori si sono rivelati in parte fondati, perché suo padre invece è stato catturato e, sicuramemte, ucciso.
E' stato fantastico da parte sua seguire l'esempio della figlia e cambiare le proprie convinzioni politiche. Sapevo che non sarebbe rimasto fascista!
Sì, la liberazione di Brescia!! Sai, in un certo senso mi tocca quasi da vicino perché ho dei parenti che vivevano a Brescia ai tempi dei bombardamenti, quindi in un certo senso mi sono sentita coinvolta nelle'entusiasmo per la liberazione!
Ora corro a leggere l'epilogo. Non posso credere che anche questa storia si già finita...

Recensore Master
19/08/10, ore 17:14

Povero Emi, povero Ferro!
Anche loro vanno ad aggiungersi alla lunga lista di persone morte per la libertà.
I pensieri di Irma sono profetici in questo capitolo, quando si chiede se in futuro gli ex partigiani riusciranno a collaborare con gli ex fascisti invece di continuare a odiarsi.
Non posso fare a meno di pensare invece cosa succederà sul serio in seguito, visto che l'odio tra Italiani stenterà a rimarginarsi (basta pensare anche agi anni di piombo e a tutto quello che ne è conseguito).
Vabbè, come al solito mi stai facendo riflettere un sacco. Quasi quasi mi sa che alla fine all'esame parlerò di questo tuo racconto!

Recensore Master
19/08/10, ore 16:59

Sono di nuovo qui, non ho resistito a lungo!
Il capitolo mi è piaciuto tantissimo, sia per il mistero che riguarda i genitori di Irma sia soprttutto per il discorso che lei ha fatto a don Giuliano e i dubbi che gli ha esposto.
Mi piace questa storia perché non traccia il bianco da una parte e il nero dall'altra, ma realisticamente ogni fazione ha le proprie sfumature. Così tra i nazisti c'è stato Hans che le ha salvato la vita e tra i partigiani cattolici si uccide comunque, anche se ovviamente gli ideali sono diversi, pur restando tutti uomini.
La risposta del prete è amaramente realistica perché tutti hanno il dovere di combattere per la propria libertà, anche se questo non si può ottenere con la non violenza che, in una situazione come quella italiana di quegli anni, sarebbe quanto meno assurda e utopistica.
Quante riflessioni che mi stai facendo fare!
Al prossimo capitolo!

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