Innanzitutto vorrei complimentarmi con te per la scelta del tema, originale e toccante. Ma soprattutto difficile da trattare, cosa che tu hai fatto con una delicatezza che descrive senza insistere sugli aspetti patetici. Quindi fin qui molto brava. Anche l'italiano è corretto e fluido e il testo è coerente. Ma, e qui ammetto di meritarmi un ceffone per la pignoleria, non ho amato molto le continue ripetizioni a inizio frase, che a mio parere (ma ripeto, dal mio punto di vista, non è una verità assoluta) sono uno strumento ad effetto di cui si abusa un po' troppo e inoltre trovo la lucidità con cui il bambino descrive la propria situazione irrealistica. Ovviamente una guerra porta a maturare molto velocemente, ma non riesco ad evitare di pensare che il punto di vista, anche se attribuito all'io narrante, sembra troppo distaccato, quasi più da terza persona esterna, un punto di vista oggettivo sopraelevato insomma. Io sinceramente avrei dato un'impostazione più ingenua e infantile al racconto del bambino o avrei trasposto tutto in terza persona. Qualcosa del tipo "I grandi mi dicono sempre che sono troppo piccolo per per capire perché siamo in guerra, ma sono grande abbastanza da combatterla" oppure "Lo ritenevano grande abbastanza da prendere a parte a una guerra, di cui, probabilmente, non avrebbe mai conosciuto le motivazioni". Ora, io delle due continuo a preferire la prima persona, come l'hai impostato più: rende molto di più. Comunque, per finire il mio discorso, nel complesso mi è piaciuta, a parte questa fin eccessiva maturità nel parlato che mi ha perplesso un po'. Assolutamente mozzafiato l'ultima frase, che da sola giustificherebbe anche una storia di qualità molto inferiore alla tua (che diciamocelo, è già di qualità medio-alta). Spero che tu prenda in considerazione i miei consigli, anche se sono solo punti di vista soggettivi e impressioni, più che critiche vere e proprie.

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