Questa storia mi ha lasciata, semplicemente... senza parole. Sono tante, tantissime le cose che voglio dire, e sono certa che ne verrà fuori una recensione tutt'altro che comprensibile, eppure sento che devo lasciarla adesso, appena terminata la lettura, ancora col peso sul cuore per la shot appena terminata. Non mi piace lasciare recensioni a "mente fredda", mi piace lasciare su carte le sensazioni e le emozioni che la storia mi ha trasmesso, e che non è la stessa cosa "ricordare". Indi per cui, anche se ho mille altre recensioni di scrivere, lascio ora il commento.
Questa è una storia che ho trovato per caso che più caso non si può: sto scrivendo una storia in cui era nominato Gilderoy Allock, ho cercato su google il titolo di un suo libro e, in seguito, la pagina di wikipedia su di lui, e mi è apparsa la tua storia, che mi ha subito incuriosita. Oltre che dal titolo, sono stata attirata anche dal tuo nickname, che mi ricorda "Medea", e io sono fissata con la Mitologia Greca da quando ricordi. So che è una cosa stupida, ma l'ho scritta per la cronaca xD almeno, potranno usarla contro di me in futuro (?)
Amo alla follia tutti i personaggi secondari, bistrattati e ignorati dal fandom, tanto che in qualche occasione sono stata soprannominata "la paladina dei personaggi secondari", perché penso che offrano molti più spunti di personaggi, invece, prinicipali, per il semplice motivo che i protagonisti ormai sono stati usati e stra-usati in migliaia di occasioni, e quindi è più difficile essere originali.
Gilderoy, lo ammetto, non è un personaggio che amo particolarmente, eppure leggere su di lui mi piace da morire: può essere interessante ripercorrere la sua vita (io ho scritto una raccolta di drabble su di lui proprio in base a questo) e la sua introspezione, in quanto è un personaggio differente dagli altri, particolare, ma che, tuttavia, ricorda molte persone - purtroppo - reali.
La tua scelta di rendere protagonista una OC è stata alquanto audace: siamo tutti ben consapevoli che un personaggio originale è un'arma a doppio taglio, che si può facilmente cadere nel banale o nell'irrealistico e che si può creare una Mary Sue (o un Gary Stu) con tantissima facilità. Eppure, ti rassicuro: non è questo il tuo caso.
Mi è piaciuto da morire leggere della lenta crescita di Gladys, seppur le sue scelte non siano affini a quelle che avrei fatto io. L'amore è imprevedibile, questo lo sappiamo tutti, e ognuno lo affronta in maniera differente: Gladys ne è stata completamente divorata, giungendo quasi alla pazzia. Ha perso tutto ciò che era, si è sottomessa al pensiero di sua madre, solo perché coincideva con quello del suo Nontiscordardimé. È stata trasportata - e si è lasciata trasportare, diciamocelo - in un abisso talmente profondo che risalirne è impossibile, ormai. Gildetoy è diventato qualcosa di più della semplice cotta adolscenziale, del semplice amore: è diventato una droga, un'ossessione talmente malsana da spaventarmi persino. Gladys si è lasciata plagiare, ha perso tutto il suo essere: ha finto di interessarsi a qualsiasi cosa interessasse Gilderoy per farsi notare, per guadagnare anche un solo minuto assieme a lui. È completamente impazzita.
Hai descritto un tema molto delicato e, te lo dico, molto arduo: potevi cadere nella banalità e dire qualcosa di stupido, ma grazie a Godric sei riuscita a scrivere una storia bellissima. Non ti conosco e non ho mai letto niente di tuo, ma appena posso farò un salto da te, perché questa storia mi ha incuriosita da morire, e non vedo l'ora di rileggerti ancora.
L'ho letteralmente divorata, abbandonando quella che stavo scrivendo: sentivo di dover terminare la lettura.
Ti faccio i miei complimenti per lo stile narrativo: assolutamente adatto alle situazioni, azzeccate le frasi che hai scelto. La prima persona è una scelta molto coraggiosa, poiché non vivendo cose sulla nostra pelle (credo) non è per nulla semplice immedesimarci, ma tu l'hai resa molto sentita, molto... vera. Hai usato un lessico variegato e particolare: ti sei adattata alle situazioni ed al punto di vista della protagonista; quando doveva prendere il giro Nontiscordardimé hai usato parole pompose, quando hai descritto la sua adolescenza hai utilizzato parole più "gergali" (tipo "secchiona") e via dicendo.
Apro una piccola parentesi su Amelia Brown: è stata nominata solo due volte in tutta la one-shot, eppure io l'ho amata alla follia. Mi ci riconosco tantissimo: considerata la secchiona (e sfigata) della situazione, che non si lascia prendere dai ragazzi su cui tutte sbavano e che, soprattutto, non riesce a non "compatire" coloro che lo fanno. Non significa che passi la mia vita sui libri, o che non mi piacciano i ragazzi. Semplicemente, detesto coloro considerati i fighetti della situazione, dato che sono tutt'altro che tali. E il più delle volte sono pure brutti. Parentesi chiusa xD
La madre di Gladys è a dir poco... désagréable. Una madre che, anziché accettare la propria figlia per quel che è la costringe a rinnegarsi, ad essere come lei desidera. È una cosa tristissima, che io mi auguro di non vedere mai; fortunatamente, mia madre è l'esatto opposto: ci accetta per come siamo e anzi ci sprona a dichiarci al mondo. Ciò non vuol dire che se sbagliamo non ce lo dice, semplicemente non si può tenere la sabbia stretta nel pugno, no?
Gilderoy ha scelto il modo sbagliato di affrontare la vita, ma anche la strada più semplice e breve: ha represso se stesso, lasciando che il suo carattere si modellasse ad immagine e somiglianza dei desideri di sua madre e del mondo in generale. È diventato perfetto, è stato ammirato ed amato da tutti. Eppure, tutti si sono dimenticati presto di lui, mi pare. Tant'è che nessuno, a parte Gladys, è andato a fargli visita.
Finisce sempre così: puoi essere perfetto quanto vuoi, ma le persone non si ricordano di un complimento, ma di una critica. Se trovi il coraggio di mostrarti per come sei, verrai ricordato. Gilderoy non l'ha mai capito, questo.
Il finale mi ha lasciata spiazzata: certo, Gladys era diventata talmente succube di Gilderoy che orai era scontato che non riuscisse più a liberarsene, eppure... eppure per un attimo avevo sperato che tornasse in sé. Invece, qualche giorno dopo la delusione è tornata di nuovo dal suo amico, amore, ossessione. Dall'uomo che le ha mentito ma che, ormai, le permette di respirare: senza di lui non avrebbe più senso alcuno, vivere.
Una one-shot che dà da pensare su quanto le persone, a volte, diventino schiave delle illusioni, su quanto l'amore e l'adorazione ci rendino cieche, su quanto non sia giusto vivere per accontentare gli altri. Su quanto l'amore non debba essere ossessione o dolore; l'ammirazione dev'essere moderata, l'adorazione non è contemplata: porta solo ad una lenta distruzione. Gladys si è persa, è diventata la sabbia che sua madre non doveva cercare di tenere stretta in pugno, eppure era quel granellino che ti rimane sempre attaccato alla mano dopo che il resto della sabbia è scivolato via, quel granellino non abbastanza forte da affrontare il mondo, quel granellino che poteva essere grande, diventare la punta di un castello maestoso, eppure si è limitato ad essere solo solo la base di un altro castello, rimanendo alla fine della torre, in disparte, ad aspettare.
Avevo trovato un unico errore e una frase che non mi convinceva che volevo segnalarti, ma ho copiato un'altra parola e la frase si è cancellata; in caso dovessi ritrovarla, ti farò sapere xD
Spero di rileggerti presto, questa è stata proprio una bella esperienza, complimenti!
Baci,
Mari ♥ |