Ragionando sull’insieme del capitolo, verrebbe da pensare che se uno si dimentica del passato, esso non si dimentica di lui, specie se non si tratta di semplici riflessioni ma di qualcuno che pretende di essere risarcito dei torti subiti (apparenti o reali che siano) e che per farlo non ha esitato a ricorrere all’inganno prima ed al tentato omicidio poi (in questo caso lodevole la prudenza e il puro buon senso di Edmund che decide di tenere per sé commenti sulla vicenda), anche se stavolta si è trattato del rateo di una questione privata persa nelle pieghe del tempo e non di un nuovo piano dei terroristi magici, per la povera Mairead s’è trattato del terzo pericolo occorso in tre anni, e credo che se non ci fossero stati i suoi amici e l’intervento del docente avrebbe seriamente rischiato di andare a raggiungere sua madre in altro modo che non con il Pensatoio).
Passando al capitolo in oggetto, m’è parso molto piacevole da leggere, soprattutto sulla carrellata di episodi, situazioni e immagini (come le formalità di rito che accompagnano la fine dell’anno scolastico, il viaggio in treno, il ritrovare le proprie famiglie per Laughlin e Mairead e dei funzionari dell’orfanotrofio per Edmund, o il richiamo ad un evento che con buona pace di Burke attira molto gli astanti come il pensiero della Coppa del Mondo di Quidditch, per non parlare poi dell’incontro tra Reammon e Septimius dopo tanti anni di lontananza non solo geografica, per fortuna il primo ha avuto l’intelligenza di non trasformare quel momento in una specie di Canossa gaelica, anche perché penso che l’altro pur con tutto il sincero rincrescimento che poteva provare per quanto avvenuto difficilmente sarebbe riuscito a sopportarla).
Interessante il viaggio nei ricordi e nei cimeli presenti in casa di Mairead, con relativa sorpresa nello scoprire la presenza di un legame di parentela con i Deamundi, soprattutto con l’altezzoso Eibhean, se lui ed Ailionora convoleranno a giuste (?) nozze, rischia di ritrovarsi imparentata proprio con una delle persone che più la vorrebbe morta o quasi.
Emblematico poi il colloquio con il padre, che credo nelle sue condizioni non avesse davvero altra scelta che quella di tacere (non penso che Mairead avrebbe reagito positivamente sapendo che il padre era un presunto omicida, anche se per sua fortuna non perseguibile).
Quanto alla galleria di stemmi allegata, sarà che l’araldica è uno dei miei interessi principali, per qual che può valere la mia opinione mi sembrano tutti ben fatti, è stato piuttosto difficile scegliere quello che m’è piaciuto di più, ma credo che potrebbe essere definito tale quello dei Maleficium (sia per scelta cromatica che per il soggetto in sé) e quello degli Allen, che mi sembra molto simile a quello dei Llapac, evidentemente vi deve essere una sorta di affinità tra quella Casa e il carattere della famiglia. (quanto a Cecelia, in effetti ha con sé purezza di sangue, avvenenza d’aspetto e ottimo carattere, per fortuna che c’è almeno il contrappeso di dover mandare avanti una squadra senza grandi prospettive, ma si sa che gli dei o chi per essi non danno mai tutti i loro doni ai mortali), quello più cupo a parer mio è quello dei Deamundi, forse proprio per l’uso ostentato della croce celtica (simbolo che al di fuori dell’isola verde apprezzo poco, ma questa è un’altra storia).
Concludendo: anche questo capitolo è stato molto interessante da leggere e non ha affatto davvero rimpiangere il tempo trascorso nella sua lettura, sei stata davvero molto brava, complimenti, o per dirla in gaelico Bhí tú an-mhaith mar is gnách, comhghairdeas.
PS: grazie mille per la (gentilissima come al solito) risposta alla domanda. |