Di questa non sapevo niente, potrei ritenermi offesa u__u ma il mio lato Watson mi spinge a sopportare le stranezze del mio Holmes e volergli molto bene lo stesso...
Già il periodo in cui hai deciso di collocare è cruciale, una mazzata. All'inizio si percepisce da subito la stanchezza di entrambi, la loro voglia di chiudere gli occhi, dimenticarsi di tutti i volti, i vicoli, le emozioni. Dedicarsi solo all'altro, alla riscoperta di un "noi" che da troppo tempo non esisteva più.
Per quanto riguarda le frasi in grassetto all'inizio non capivo bene, avevo intuito che fosse Holmes in momenti diversi, ma la tua spiegazione è stata necessaria al mio cervello fuso xD hai fatto bene a precisarlo.
Dev'essere stato terribile per Holmes vivere in incognito, in un periodo che probabilmente gli è sembrato il più interminabile della sua vita.
Watson ha bisogno di parlare, di cacciar fuori i sentimenti che ha incastrati in gola, il silenzio gli è nemico. Holmes invece non vuole parole, tutto ciò che vuole sentire è la pelle del dottore sulla sua.
"E' lui" come se ci fosse bisogno di una conferma, come quando si ha paura di avere a che fare con un sogno. E sì, la conferma arriva, è lui, sono loro, quel "noi" che era affogato tra l'acqua di cascate e lacrime bollenti.
Watson cerca l'altro, lo chiama. Holmes sente nelle orecchie ancora le urla di disperazione, deve allontanarle. Deve farle uscire da sotto la sua pelle, non può permettere che scavino gallerie e gli portino la sua già minata integrità. Perché la realtà è che Holmes è creta nelle mani di Watson.
Tre anni di parole, ora Holmes vuole solo il silenzio.
*Ecco, qui ti segnalo un errore (suppongo di battitura) e cioé "... tutto ciò di cui AI bisogno"*.
Il cuore di Holmes balbetta, che immagine *-*
Il discorso di Watson fa tenerezza, il suo non riuscire a rassegnarsi emerge nel tempo verbale che gli sfugge dalle labbra come un singhiozzo. Chissà Holmes cosa pensava mentre lo vedeva così, avvolto nel lutto e nella nebbia di un cimitero. Potrebbe essere il punto di partenza per un'altro stralcio della loro vita.
Quelle parole sono sorde nella sua testa, nel suo cuore, nella sua anima che sanguina e che si strappa e che vuole tacere.
Il crescendo di sensazioni, di nausea e sofferenza, cresce man mano che si arriva alla fine ed ecco che Holmes ha bisogno di vomitare tutto, tutto. Sono certa che Watson gli reggerà la fronte, più avanti.
Non è quello il momento di depurarsi l'anima.
Quello è il momento di godersi il silenzio. |