Mi è difficile spiegare l'effetto che mi ha fatto leggere questo scritto- ed assicuro che raramente mi trovo in condizioni di alessitimia.
Confusione, ma in maniera lucida -e pur non volendomi perdere in giochetti del tutto e del nulla, mi ci trovo sepolta fino al collo.
Cadere, cadere, ma non farsi male -mai- perché è solo plastica.
Terribile. Inesplicabile.
Sinceri complimenti,
Magda.

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Ho letto molte delle tue storie ed ognuna di esse mi sembra un lungo sfogo, una valvola di sfiato del tuo cervello. Questo non è un male, affatto, perchè può dar vita a frasi tanto belle e veritiere da mozzare il fiato e da dover essere rilette cinque o sei volte per poter essere credute: E' la voglia di violenza, quel dovere di recidere. La perfezione da mutilare, l'angoscia del mutevole. Una frase le cui parole corrono l'una dietro l'altra, come se per essere pronunciare dovessero essere necessariamente disposte in quell'ordine. E' questo che mi è piaciuto di questa storia. Parole che si rincorrono, pensieri che si rincorrono, che richiamano altri pensieri, che vengono scritti sulla carta e così via, a creare una storia che, lo ammetto, è confusionaria, ma, proprio per questo, vicina al lettore. Le storie lineari e perfette, spesso ingannano, tradiscono il contenuto, lo storpiano. Questa no. Questa storia è fedele al suo contenuto: una critica, una sofferenza, un rimorso, un "gettare in faccia a qualcuno quello che non va bene e non importa se quel qualcuno non leggerà mai, perchè questa storia è abbastanza forte da sopravvivere anche senza la tua lettura, stronzo mondo in cui vivo". E perdonami per lo "stronzo", ma la storia è così forte da entrarti dentro e spingerti a scrivere e scrivere fiumi di parole sulla scia di quello che tu hai detto.
Non è una delle tue prove migliori, ma vedi quanto mi ha coinvolta? Brava. Brava davvero.

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