Molto particolare e ricercata l’ambientazione in epoca medievale e la descrizione di un capodanno pagano di più di mille anni fa. Tutta la narrazione è avvolta da una suggestiva oscurità: anche il lettore, insieme ai protagonisti, ha una percezione limitata e attutita dal buio, nonostante il chiarore dei fuochi e dalle torce, e in alcuni momenti ci si sente spaesati e spaventati.
I personaggi sono delineati magistralmente, per arrivare a far passare quello che è un legame tra fratelli talmente forte che supera l’umana comprensione.
Emerge il carattere di Klaus esattamente per quello che è, marchiato da quella follia che trasuda anche solo attraverso lo sguardo, disposto a tutto per salvare il suo amore. Nel momento del massimo pericolo in cui occorre salvare se stessi e quell’unione tra fratelli destinata, come si erano promessi, per l’eternità, il gesto di Rebekah ed Elija è quasi scontato; assume addirittura un significato più alto, se possibile, in quanto è al tempo stesso la salvezza di Klaus e della donna che ama.
Veramente commoventi le ultime battute, in cui Klaus viene risucchiato dall’oblio con quell’amore che, senza l'aiuto dei fratelli, l’avrebbe condotto probabilmente verso la morte.
I personaggi sono caratterizzati in maniera perfetta, la narrazione è fluida e avvincente. |