Recensioni per
Che ne pensate voi della vita?
di Needless Emotion

Questa storia ha ottenuto 7 recensioni.
Positive : 6
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Junior
14/01/12, ore 23:18
Cap. 1:

Maslow non me ne voglia, ma mi trovo a citarlo o parafrasarlo spesso - ultimamente. Sebbene sia stato criticato, in passato, io credo sia sempre ottimo utilizzarlo come esempio in questo genere di discussioni.
Perché non ci accontentiamo? Sarà paradossale, ma credo sia semplicemente perché - appunto - abbiamo tutto.
Abbiamo soddisfatto i bisogni primari, quelli fisici e di sicurezza: abbiamo, cioé, un tetto sopra la testa; abbiamo un pasto caldo, ogni giorno, dalla colazione alla cena; abbiamo diversi modi per svagarci-divertirci, a partire dall'infanzia sino al raggiungimento della terza età (penso alle bocciofile ecc). Questo ci permette di lamentarci. Ci tpermette di pensare che "l'erba del vicino sia sempre più verde".
Bisogna ritornare a chiedersi se l'umanità sia naturalmente "buona" o "cattiva", dalla nascita. Io ho sempre supposto fosse cattiva, e con questo aggettivo intendo dire, per lo più, "egoista". É un egoismo innato che pian piano va modificandosi, crescendo. C'è chi lo lascia da parte - a volte viene fuori quando ci sentiamo trascurati -, c'è chi, invece, tenderà ad alimentarlo sempre più, finendo come quelle persone che citi tu nel tuo sfogo.
Possiamo cambiare? Sì. Volendo, sì. Ognuno di noi crea la sua identità a partire da informazioni genetiche, passando per l'imprinting dei genitori, finendo nel confronto con l'altro-l'esterno. L'Io è un continuo scambio di informazioni fra l'ambiente circostante e l'ambiente interno, per così dire. Sta a noi plasmarci, pian piano. É un processo infinito.
L'adolescenza è, indubbiamente, lo stadio più duro di questa formazione. Qual è il problema che attraversiamo, probabilmente, in questo momento? Il fatto che la nostra generazione non ha mai avuto, realmente, qualcosa di tangibile per cui combattere; non c'è, quindi, una coesione, ma nemmeno una reale differenza. Adesso c'è la crisi che grava sulle nostre spalle (e c'è sempre stata, il punto è che nessuno ne ha mai parlato concretamente), ma dov'è? La percepiamo? Relativamente. É una crisi finanziaria, "astratta", fatta di paroloni che pochi di noi capiscono e fatta di numeri, di votazioni ecc. Quindi credo che seriamente nessuno di noi la senta realmente. Perciò ci focalizziamo sui piccoli (grandi) problemi della nostra vita, cercando di tirarci fuori da un grosso pentolone che è la "massa", l'"italiano medio", per finire in quell'altro fatto da quelli che dicono "io-non-faccio-parte-di". E, inevitabilmente, volendolo o meno, si finisce in un gruppo, in un sottogruppo, in un sottogruppo del sottogruppo e così via. Perché abbiamo bisogno di "definirci".
IO leggo. IO scrivo. IO ascolto x. IO guardo y film. IO voglio diventare w. E così via. É una cosa insita nell'uomo, secondo me. Il bisogno di sentirsi diverso, ma - al tempo stesso - sentirsi parte di un tutto coeso per combattere la solitudine che, infondo, dobbiamo combattere tutti, ogni giorno :)
Non so più che ho scritto! Quando mi perdo nei papiri è la fine. Comunque il succo è: la tua è una buona riflessione. L'appoggio, sebbene con qualche critica (sarà trapelata dal papirone? mah!) e ha portato anche me - come hai notato - a pensare e quindi scrivere (in questo piccolo spazio) la mia opinione.
Non abbatterti se non capisci il mondo. Come direbbe Snoopy: "Ho rinunciato a cercare di capire le persone molto tempo fa, ora semplicemente lascio che siano loro a cercare di capire me".