Film > L'Ultimo Dei Mohicani
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Autore: Eilan21    24/03/2012    1 recensioni
Una ri-narrazione del film dal punto di vista di Alice, con delle scene aggiunte. Centrato sulla storia d'amore tra Alice e Uncas, e con una piccola sorpresa nel prologo. Adoro il film e volevo contribuire... Enjoy!
NOTA: In fase di revisione. A breve ne pubblicherò una versione ampliata e riveduta!
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Alice cavalcava dietro Cora su uno dei pochi cavalli disponibili. Il Colonnello Munro si era arreso quella mattina al Marchese di Montcalm, cedendogli Fort William Henry. La lunga colonna di persone che avevano lasciato il forte quella mattina – tra cui soldati, coloni, donne e bambini – stava marciando verso Fort Edward.

 Col sole che le batteva sulle spalle che il vestito lasciava scoperto, Alice cominciò a sentire la sonnolenza che si impadroniva di lei. Dopotutto, pensò senza riuscire a evitare di arrossire, quella notte non aveva dormito più di tre ore. Lei e Uncas avevano fatto l'amore due volte, ed entrambe le volte Uncas era stato attento e gentile. Alice sorrise pensando al fatto che quando aveva immaginato come sarebbe stata la sua prima volta, l'aveva sempre associata alla prima notte di nozze, ad un letto lussuoso e ad un marito scelto per lei dal padre. Non avrebbe mai pensato che sarebbe successo nel mezzo di un forte assediato dai francesi, sul pavimento di una casupola di legno, con un guerriero indiano. Alice sapeva che quello che aveva fatto avrebbe avuto delle conseguenze - non era ingenua fino al punto di non rendersene conto. Aveva messo il suo destino nelle mani di Uncas, perché come avrebbe potuto tornare in Inghilterra e sposarsi ora? Ma poi voleva davvero tornare in Inghilterra? Esisteva forse un'altra scelta?

 Strappata ai suoi pensieri, Alice si accorse che erano entrati in una stretta valle circondata da alberi. I capelli che Cora le aveva intrecciato quella mattina in vista della partenza stavano cedendo e le ricadevano quasi sciolti sulle spalle. Cora aveva trascorso tutta la notte da Nathaniel ed era tornata dopo di lei. Alice ne era stata grata; non sapeva se era pronta a spiegare a Cora di Uncas. In ogni caso non credeva che la sorella la sarebbe stata ad ascoltare: era euforica perché la resa degli inglesi significava che Nathaniel non sarebbe stato impiccato immediatamente e che, forse, avrebbe avuto la possibilità di scappare.

 Improvviso come un colpo di fucile Alice udì un grido, al quale ne seguì subito un altro. Né lei né Cora riuscirono a capire da che parte provenisse, né sembrarono capirlo i soldati che stavano loro intorno.

 Uncas invece vide senza difficoltà le ombre che strisciavano minacciose dietro gli alberi, confondendosi con il bosco stesso. Erano guerrieri, molti guerrieri. E attendevano solo il momento più opportuno per attaccarli. Improvvisamente si udì un grido di guerra, che lacerò l'aria e a cui ne fecero eco centinaia di altri. Gli inglesi si guardavano attorno atterriti, e le madri stringevano al petto i loro bambini. Uncas provò pietà per tutti loro, perché sapeva che difficilmente sarebbero sopravvissuti. Ma non poteva fare nulla per loro; Alice era lì fuori da qualche parte e lui doveva trovarla.

 Cora aiutò Alice a scendere da cavallo, mentre l'orda di Huroni si abbatteva sui soldati inglesi. Gli spari provenienti da entrambe le parti riempirono l'aria di fumo denso e acre. Le due sorella corsero al riparo di un albero, seguite da un soldato che tentava di proteggerle. A loro si unì il Capitano Beams – lo stesso, ricordò Alice, che li aveva accolti al loro arrivo al forte.

 “Qui non è sicuro!”, gridò l'ufficiale inglese per sovrastare il rumore della battaglia. “Dobbiamo raggiungere gli alberi!”

 Cora e Alice corsero con tutte le loro forze nella direzione che gli veniva indicata, seguite dai due soldati inglesi. Ma ben presto si resero conto che era un'impresa disperata; non sarebbero mai riuscite a passare indenni in mezzo a quella carneficina. Uno degli indiani sparò contro il soldato che le seguiva, il quale barcollò per alcuni passi con la faccia ridotta ad una maschera di sangue, poi crollò a terra. Alice lo vide ma, nonostante l'orrore che provava, continuò a correre, seguita da Cora. Gli indiani si abbatterono anche sul Capitano Beams, finendolo a colpi di tomahawk. Ma fu quando lo sguardo le cadde su una donna massacrata, che Alice sentì di aver raggiunto il limite. Era troppo: era la classica goccia che fa traboccare il vaso. Alice Munro, di appena diciotto anni, aveva visto cose che nessuno avrebbe mai dovuto vedere nell'arco di una vita intera, e per lei era veramente troppo. Troppi orrori, troppa morte, troppa violenza... Alice rimase impietrita ad osservare la scena davanti a sé, e nemmeno le braccia familiari di Cora riuscirono a riportarla al presente.

 Con sguardo vacuo, osservò la sorella allontanarsi di pochi passi per raccogliere un'arma da terra. Ancora in stato di shock, non si accorse del grosso Hurone che si avvicinò lentamente a lei finché non le afferrò il viso in una morsa brutale, costringendola a guardarlo. L'indiano sollevò il suo tomahawk, e Alice lo vide chiaramente, e avrebbe voluto gridare, scappare, reagire... ma la lingua sembrava esserle diventata di pietra, i piedi parevano incatenati a terra. Il terrore l'attanagliò come un legaccio, impedendole qualsiasi iniziativa. Ma questo non valeva per Cora, che si scagliò addosso all'Hurone con l'arma che aveva raccolto da terra, mentre gli gridava di lasciar stare la sorella.

 Nella lotta Alice fu scagliata a terra, e lì rimase, incapace di muoversi, ancora preda dello shock e del terrore. Qualcuno le afferrò un braccio, ed Alice sembrò risvegliarsi da un sogno. Trasalì spaventata, ma perlomeno ebbe una reazione vitale. Si tranquillizzò quando vide che si trattava di Chingachgook, e ancor più quando vide che Uncas li aveva raggiunti, insieme a Nathaniel che ora stava abbracciando Cora. Chingachgook l'aiutò gentilmente ad alzarsi e lei lo seguì, finalmente tornata padrona delle proprie azioni. Uncas sollevò il fucile e sparò ad un indiano che li stava per attaccare, poi si fermò brevemente per assicurarsi che suo padre ed Alice lo stessero seguendo. Il gruppo si fece strada in mezzo al campo di battaglia fino a giungere sulle rive di un immenso lago. Alice non ebbe tempo di riflettere sulla situazione, limitandosi a seguire Nathaniel che guidava il gruppo. Quest'ultimo pronunciò una frase in Mohicano, facendo segno al padre di dirigersi verso alcune canoe abbandonate sulla riva.

 Alice e Cora corsero verso le imbarcazioni senza fare domande, mentre gli uomini le seguivano mettendo occasionalmente mano ai fucili per difenderle. Uncas tenne ferma la canoa per aiutare Alice a salire, poi salì egli stesso, imitato da Chingachgook, Nathaniel, Cora e da un soldato inglese ferito che Uncas aveva aiutato. Presto si trovarono al centro del lago, in fuga, con gli uomini che remavano con tutte le loro forze. Subito dietro la loro canoa, veniva la canoa di Duncan – che incredibilmente era riuscito a sfuggire al massacro – e di altri due soldati inglesi.

 Duncan puntò la pistola verso Nathaniel, indeciso se premere il grilletto. Alice, che sedeva subito dietro Nathaniel, guardò Duncan con un'espressione a metà tra lo sbalordito e il disgustato. Come poteva Duncan, il loro amico d'infanzia, pensare di uccidere un uomo a sangue freddo, un uomo che gli aveva salvato la vita e che, in fondo, non aveva commesso alcun crimine?

 “Niente di meglio da fare oggi, Maggiore?”, chiese Nathaniel col suo solito tono beffardo, per nulla intimorito dalla minaccia del rivale.

 Fortunatamente il senso dell'onore che la vita militare gli aveva inculcato prevalse su Duncan che, dopo un attimo di indecisione, abbassò l'arma. “Quando cadrai di nuovo in mano inglese ti farò impiccare!”, gridò come ultimo atto prima di ricominciare a remare.

 “Più veloci!”, urlò Nathaniel poco dopo, vedendo che i loro nemici stavano per raggiungerli. Improvvisamente si udì un tonfo e alcuni spruzzi si sollevarono dalla superficie dell'acqua. Mantenendo la presa ben salda sui bordi della canoa, Alice voltò la testa e si accorse che Uncas, che fino a poco prima era seduto dietro di lei, era scomparso in acqua. Per una manciata di secondi il panico l'afferrò; ma poi lo vide salire sulla canoa di Duncan, agile come un gatto, e, dopo essersi tolto i capelli bagnati dal viso, riprendere a remare come se niente fosse.

 Le due canoe continuarono la loro fuga sul lago, imboccando il fiume che da esso si biforcava. A quel punto sembrò che fossero riusciti a seminare i loro inseguitori. Superarono una cascata, e poi un'altra molto più alta della prima. Quando atterrarono indenni – anche se fu quasi spedita addosso a Nathaniel dall'urto – Alice non poté fare a meno di guardarsi più volte indietro per assicurarsi che anche Uncas stesse bene. E, grazie al cielo, stava bene.

 L'ultima cascata che si trovarono di fronte era immensa, e per un attimo Alice temette che Nathaniel avesse intenzione di portarli tutti a morire. Ma fu solo un attimo: poi Nathaniel e Chingachgook fermarono la canoa sulla riva rocciosa, imitati da Uncas e Duncan. Il gruppo abbandonò le canoe al loro destino, spingendole verso la cascata; poi si incamminò sulle rocce, verso una grotta nascosta sotto la cascata.

 Dentro la grotta c'era una perenne penombra, spezzata qua e là dallo scintillio della cascata che si tuffava fragorosa nel fiume sottostante.

 Alice si apprestò a scendere lungo una piccola pendenza scivolosa, e Chingachgook allungò la mano per aiutarla. Ma dopo pochi passi, Alice dovette lasciare la presa perché l'indiano non sembrava avere intenzione di accompagnarla fino in fondo. E proprio quando pensò che avrebbe dovuto affrontare l'ultima parte della discesa da sola con le ingombranti gonne, ecco che Uncas comparve in fretta ai piedi della discesa e le porse premurosamente la mano.

 Quando Uncas le lasciò la mano, Alice si diresse verso il grande muro d'acqua che si parava davanti a lei e l'osservò affascinata. Una parte di lei non era presente; sembrava quasi apatica, passiva... si era chiusa in se stessa per non essere continuamente costretta rivedere davanti agli occhi le immagini del massacro a cui aveva assistito. Non voleva pensare a niente, avrebbe voluto chiudere gli occhi e dormire...

 Non si accorse che, dopo aver controllato la polvere da sparo del suo corno, Uncas voltò brevemente il capo nella sua direzione per controllare che stesse bene e che non si fosse avvicinata troppo al bordo delle rocce.

 Il rumore che la cascata produceva era assordante, e Duncan, quando era entrato nella caverna insieme al soldato ferito, aveva dovuto alzare di molto la voce per farsi sentire da Nathaniel.

 “Dove siamo diretti?”

 “Da nessuna parte”, fu l'incredibile risposta di Nathaniel.

 “Non capisco!”

 “Non andremo più lontano di qui. Se siamo fortunati penseranno che abbiamo lasciato le canoe e proseguito a piedi. Se siamo molto fortunati penseranno che siamo precipitati...”

 “E se lo fanno?”, chiese Duncan.

 “Prendiamo ad est e camminiamo lungo la cresta della montagna. Sono dodici miglia fino a Fort Edward.”

 “E se non lo fanno?” rincarò il Maggiore.

 Un sorriso sarcastico incurvò le labbra di Nathaniel. “Dovrete rinunciare al piacere di impiccarmi.” Poi aggiunse alcune parole in Mohicano, a cui Uncas diede una risposta secca, sfoderando il tomahawk.

 Alice continuava a guardare la cascata e, nonostante le sembrasse di trovarsi in un sogno, non poté fare a meno di notare con la coda dell'occhio che Uncas si allontanava verso l'ingresso della grotta, che era più in alto rispetto alla caverna principale in cui si trovavano in quel momento. E fu quasi d'istinto che prese la direzione in cui il giovane era scomparso, ignorando tutti gli altri e i loro discorsi. Senza rifletterci, sapeva che doveva trovarlo, doveva andare dove andava lui... era come se una calamita la attirasse inesorabilmente verso Uncas.

 L'ultima frase che distrattamente udì fu quella pronunciata da Cora e diretta a Nathaniel. “Non dire niente ad Alice.”

 Ed Alice comprese, con inattesa lucidità, che suo padre era morto; ma non provò dolore, non riuscì a provare nulla. In circostanze normali avrebbe anche provato rabbia verso Cora, per averle mentito ancora una volta, ma in quel momento le sembrava di avere il cuore vuoto.

 Imboccò il corridoio scavato nella roccia e giunse nella piccola caverna soprastante; ma nella semioscurità non vide Uncas che era seduto contro la parete. Il resto del gruppo era scomparso dalla sua vista già parecchi metri più indietro, e Alice si diresse verso la cascata, senza sapere bene cosa stesse facendo. Ma prima che potesse avvicinarsi troppo, una mano le afferrò la spalla, tirandola indietro.

 “Sta' indietro!”, esclamò Uncas, mentre Alice si ritrovava improvvisamente seduta accanto a lui.

 Uncas allungò il collo per vedere oltre la cascata, ma non sembrava che Alice avesse rivelato la loro posizione quando si era avvicinata al velo d'acqua. Il giovane guerriero teneva ancora le mani strette sulle spalle di Alice, quando si accorse che la ragazza tremava e aveva il respiro corto. Sentendosi in colpa per averla spaventata, e desiderando confortarla con tutte le sue forze, Uncas la strinse a sé, accarezzandole i capelli e baciandole la fronte. Lei rispose stringendolo a sua volta.

 Alice si sentiva al sicuro ora, protetta tra le sue braccia; ma allo stesso tempo avvertì anche una sensazione dolorosa afferrarle la bocca dello stomaco. Improvvise immagini di tutto quello che aveva visto - della battaglia, dei morti - che aveva cercato di negare a se stessa fino a quel momento, riaffiorarono più vivide che mai. E finalmente le lacrime vennero, e copiose le rigarono le guance. Alice pianse per tutto ciò che aveva visto e vissuto, per la propria innocenza perduta, per suo padre, che non avrebbe mai più rivisto... ed Uncas comprese tutto questo senza chiederle niente, la strinse e basta. Quando ebbe sfogato il suo dolore Alice si sentì meglio, sentì di aver riacquistato il controllo di sé. Una cosa era certa: era cambiata per sempre. La ragazza spensierata che girava in carrozza per le strade di Londra e che prendeva il té con le amiche era svanita. Al suo posto c'era una giovane donna matura, consapevole che nel mondo esistevano altre realtà oltre quella che aveva sempre vissuto.

 “Mio padre è morto”, mormorò improvvisamente Alice, lo sguardo fisso davanti a sé. Ora era seduta accanto ad Uncas, stretta tra le sue braccia.

 “Come fai a saperlo?”, le chiese Uncas.

 “Ho sentito Cora dirlo a Nathaniel, poco fa. Anche se in questi ultimi giorni ho visto una parte di lui che non conoscevo e che non mi è piaciuta per niente, non posso fare a meno di provare dolore per la sua morte.”

 Uncas le accarezzò i capelli. “E' normale che sia così. Potrà anche avere fatto delle scelte sbagliate, ma era sempre tuo padre.” Poi aggiunse: “Devi odiare questa terra...”

 Alice si asciugò le lacrime e, sollevando il viso su di lui, sorrise. “Non la odio. Se non fossi venuta in America non ti avrei mai incontrato.” Allungò una mano ad accarezzargli una guancia. “Questa guerra è orribile, è vero... ma anche in Europa ci sono guerre, ovunque. È solo che nella mia superficialità credevo che non mi riguardassero, che vi sarei rimasta sempre lontana.”

 Ci fu un momento di silenzio, in cui entrambi rimasero a fissare il sipario d'acqua che li separava dal mondo esterno.

 “Per la prima volta oggi ho avuto veramente paura”, disse Uncas abbassando lo sguardo su di lei.

 Alice rimase sbalordita. Lui? Paura? Le sembrava incredibile, perché Uncas era sicuramente la persona più coraggiosa che avesse mai incontrato.

 “Di che cosa?”, chiese con cautela.

 “Di perderti.” rispose Uncas semplicemente. “Di non arrivare in tempo da te.”

 Alice arrossì: nonostante avessero condiviso tutto si sentiva ancora timida e impacciata verso di lui alla luce del giorno. Ma poi Uncas le posò delicatamente una mano sulla guancia, inducendola a guardarlo. La baciò teneramente e Alice dimenticò ogni preoccupazione.

 “Cosa succederà se ci trovano?”, chiese la ragazza dopo qualche minuto di silenzio.

 “Non permetterò che ti facciano del male”, rispose Uncas, l'espressione risoluta. “Se anche ci separassero, ricordati che io tornerò sempre da te.”

 “Davvero?”

 “Te lo prometto.”

 “E come faccio a crederti?”, scherzò Alice, sforzandosi di mostrare una gaiezza che non provava. “Non ho neanche un tuo pegno...”

 Senza dire niente, Uncas le prese una ciocca di capelli tra le dita, intrecciandola velocemente. Infine si tolse una piccola striscia di cuoio dai capelli e ne legò l'estremità.

 Alice si afferrò incredula la piccola treccia che lui aveva appena fatto.

 “Non posso darti niente di quello che la tua gente considera di valore; ma per il mio popolo, questo è un pegno”, spiegò Uncas. “Così anche se dovessimo essere divisi, ricorderai la mia promessa.”

 “Non la dimenticherò mai”, disse Alice in un soffio, sapendo che era la verità.

 

 Alice non aveva idea di quanto tempo avesse trascorso con Uncas, ma sicuramente parecchio, perché quando tornò dagli altri Cora, abbracciata a Nathaniel, le lanciò un'occhiata interrogativa. Alice preferì ignorarla. Pochi attimi prima Uncas aveva visto qualcosa dalla sua postazione di sentinella e le aveva detto di tornare dagli altri; lui l'avrebbe raggiunta subito. In cuor suo, Alice sapeva già ciò che Uncas aveva visto: gli Huroni li avevano trovati. Ma non avrebbe detto nulla agli altri, non finché non ne fosse stata sicura.

 Uncas arrivò pochi minuti dopo, scendendo il pendio scivoloso con un'agilità straordinaria. Guardò suo padre e poi Nathaniel, ed entrambi compresero senza bisogno di parole. I due poi si scambiarono alcune frasi concitate in Mohicano, mentre Uncas li osservava. Il giovane Mohicano attese solo il tempo necessario a capire la situazione, poi si allontanò silenziosamente verso il fondo della caverna, e verso Alice. Né Nathaniel, che ora stava parlando con Cora, né Duncan che si stava intromettendo nella discussione, se ne accorsero. Solo Chingachgook, gettando un'occhiata nella loro direzione, capì al volo la situazione. Uncas si era fermato a pochi passi da Alice, e la guardava negli occhi.

 “Uncas, che succede?”, chiese Alice, improvvisamente spaventata dal silenzio di lui.

 Lui le prese le mani fra le sue. “Non abbiamo più polvere da sparo, e se gli Huroni dovessero trovarci qui, ci ucciderebbero tutti. Ma se ora ci gettiamo nella cascata avremo una possibilità, e potremo trovarvi.”

 Alice sentì le lacrime riempirle gli occhi. In quella difficile settimana aveva sempre avuto Uncas vicino, e ora doverlo lasciare andare la faceva sentire persa. Ma se rimanere avrebbe potuto significare la sua morte, allora no... quello era un prezzo che Alice non era disposta a pagare per soddisfare il proprio egoistico desiderio di averlo accanto a sé. Gli gettò le braccia al collo, sorpresa lei stessa per la propria audacia. Uncas ricambiò circondandole la vita con le braccia e attirandola a sé. In quel momento ad Alice non importò niente che qualcuno potesse vederla, o giudicarla. Forse quella era l'ultima volta in cui avrebbe potuto abbracciarlo, e non le interessava che fosse considerato inappropriato o scandaloso. Le importò solo del bacio leggero che lui le posò sulle labbra.

 “Ricorda la mia promessa”, disse Uncas sfiorandole la piccola treccia nella sua chioma. Alice annuì, un nodo che le chiudeva la gola.

 “Tornerò da te”, aggiunse, prima di fare qualche passo indietro e infine, ad un richiamo di Chingachgook, raccogliere il fucile e la borsa, e lanciarsi nella cascata.

 Dopo che  i tre uomini furono scomparsi, Alice rimase diversi minuti ferma, immobile come una statua, con la treccia tra le dita e gli occhi pieni di lacrime, a fissare il punto in cui Uncas era scomparso.

 Quando si riscosse, si rese conto che Cora era in piedi sul ciglio delle rocce, con le spalle alla cascata, immobile come lei e altrettanto addolorata. Alice si mosse verso la sorella maggiore e, quando le fu davanti, l'abbracciò, facendola ritornare in sé.

 “Oh, Alice”, mormorò Cora, stringendo a sua volta la sorella. “In che guaio ci siamo cacciate?”

 “Sento che andrà tutto bene, Cora”, rispose Alice, senza chiedersi se ne fosse realmente convinta.

 Le luci delle torce che si riflettevano sulle pareti di roccia divennero sempre più nitide, finché il gruppo guerriero Hurone non entrò nella caverna principale, trovando le sorelle Munro così, abbracciate. Cora stringeva Alice in modo protettivo. Entrambe le donne erano spaventate - per non dire terrorizzate - , anche se Cora, con l'aiuto dei suoi anni in più, riusciva a dissimularlo meglio. Anche quando si trovarono faccia a faccia con un paio di occhi gelidi e colmi di odio, appartenenti all'uomo che aveva ucciso il loro padre.

 Magua afferrò una ciocca dei capelli di Cora con fare sprezzante, poi diede degli ordini secchi ai suoi uomini nella sua lingua. Il soldato ferito e Duncan erano stati gettati a terra e malmenati nel loro tentativo di proteggere le donne; quando Magua diede l'ordine il povero soldato, ancora a terra, venne finito, mentre Duncan venne trascinato via. Poi un guerriero Hurone legò delle corde intorno ai polsi di Alice e Cora, e le due ragazze vennero costrette a seguire i loro rapitori fuori dalla caverna.

 

 


 

   
 
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