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Autore: somochu    24/03/2012    1 recensioni
“Qualcuno, in questo rapporto, dovrà pur essere divertente. È sinonimo d’intelligenza, dovresti saperlo.”
Blaine sbuffò, e Sebastian capì che stava riuscendo nel suo intento – per quanto contorto: lo stava distogliendo dalla paura e sembrava andare più tranquillo, ora.

Per la Seblaine Week/Raccolta/Flash.
1st day – The firsts
2nd day – Genderbent!Seblaine
3th day – I know you
4th day – Crossover
5th day – AU!Seblaine
6th day – Family Day
7th day – Future! Seblaine
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU, Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: Gender Bender
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Day Five: AU!Seblaine

 

 

 

Ritornerai?

 

 

 

 

 

Lo avevo conosciuto all’ospedale.

Avevo conosciuto Sebastian Smythe in un giorno di pioggia – da tutti bene accolta, così che l’afa dentro l’edificio svanisse un minimo – mentre giravo a vuoto in cerca di qualche amico.

Mi annoiavo, mi annoiavo da morire e fui felicissimo di trovare finalmente un compagno di sfogo.

Ero superficiale, probabilmente, ma non avrei mai fatto del male a nessuno. Sono sempre stato un pezzo di pane – come diceva mia madre – e agivo come la testa mi diceva: coglievo le opportunità e a volte mi comportavo da bambino, lo riconosco, ma senza quel lato infantile della mia personalità non avrei mai incontrato Sebastian.

All’epoca non sapevo cosa mi avrebbe aspettato, forse è per questo motivo che adesso non so più raffigurarmi le mie sensazioni di allora.

 

Sebastian aveva un sorriso mozzafiato e uno sguardo incantatore: fui catturato subito dalla sua tela.

Se ne stava lì sdraiato sul mio lettino, mentre io mi lamentavo di questo e di quello, bramando la libertà che era al di fuori di quell’ospedale.

Parlavamo, ridevamo e lui aveva un ascendente su di me di cui non sapevo l’esistenza: lui rideva e io ridevo, lui mi induceva a parlare e io aprivo bocca, lui provocava per gioco le infermiere e anche io imparai a farlo.

A diciassette anni è facile essere soggetti a queste cose, soprattutto con un ragazzo speciale come Sebastian.

La verità è che io mi stavo innamorando di lui.

 

 

 

Sebastian sapeva tutto di me: della mia vita, dell’incidente con la moto per cui ero finito lì all’ospedale…

Mi accorsi di non sapere nulla di lui dopo quasi due settimane di pomeriggi passati insieme.

Sapevo del suo carattere particolare: malizioso, cinico e un po’ provocatorio. Ma sapevo anche dei suoi lati buoni e soprattutto conoscevo a menadito il suo sorriso.

Sapevo a memoria il numero dei nei presenti sul suo viso e anche ogni singola sfumatura che i suoi occhi prendevano.

Quando tutto ciò non mi bastò più fu a causa delle sue sempre più frequenti sparizioni: ogni volta tornava e sembrava sempre più stanco e abbattuto.

Lo conoscevo da poco eppure già mi sembrava impossibile vedere un Sebastian così… Malato.

Non seppi mai di cosa soffriva, non da lui. Non lo so ancora tutt’oggi.

 

 

 

 

Sebastian ritornava sempre da me.

Io lo stringevo più che potevo, perché ormai totalmente dipendente da quel ragazzo.

Sebastian ridacchiava, dicendo che ero un ‘pappamolla’, eppure ricambiava ogni singolo mio abbraccio.

E ormai i nostri pomeriggi si passavano così, stretti l’uno con l’altro, il respiro di Sebastian nel mio orecchio che mi cullava.

 

 

 

 

 

 

 

“Noi due ci vedremo ancora, vero Sebastian?”

Cercavo conferma da lui, ovviamente.

Lui annuiva, come a sottolineare che ero banale e scontato; per lui era davvero logico che ci saremmo rivisti?

Non lo so, ma allora avevo un sorriso tutto denti solo per lui e per il pensiero di rivederlo.

“Allora ti aspetto,” mi aveva detto, mentre mi guardava finire di preparare la borsa per uscire dall’Ospedale.

Il suo sorriso era il solito sorriso provocatorio, ma avrei dovuto accorgermi di cosa si celava dietro.

Davvero, avrei dovuto.

 

 

Gli sorrisi di nuovo, prima di seguire mia madre fuori dalla stanza.

Da quel giorno io non rividi più Sebastian Smythe. Lui non tornò mai più da me.

 

 

 

   
 
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