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Autore: Lily White Matricide    25/03/2012    11 recensioni
Tutto ha inizio durante un viaggio in Irlanda, verde come gli occhi di Lily. Un viaggio per allontanarsi da Spinner's End per Severus, per averla ancora più vicina ... Per capire, tra uno sprazzo di sole ed uno scroscio di pioggia, che cosa sia averla vicina ogni giorno. La pioggia purifica e salva, il sole asciuga il senso di colpa .... E in tutti quegli anni e mesi e giorni, la pioggia irlandese accompagnerà sempre Lily e Severus. Un lungo viaggio nella loro adolescenza, che andrà ad incupirsi per l'ascesa di Lord Voldemort e dei suoi Mangiamorte, ma che li spingerà a prendere una posizione ben precisa in questa guerra all'orizzonte. Riusciranno i due ragazzi a sopravvivere alla guerra?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Lily Evans, Severus Piton, Voldemort | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Irish Rain Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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32.
Dancing With Demons On The Shoulders

 

“In every century, in every country, they'll call us something different. They'll say we're ghosts, angels, demons, elemental spirits, and giving us a name doesn't help anybody. When did a name change what someone is?”

Brenna Yovanoff

 

Spia? Serpeverde? Doppiogiochista? Uno dei migliori studenti che Hogwarts avesse mai avuto? Un abile pozionista? Un Mezzosangue?

Che cosa importavano tutte quelle sfaccettature, quei nomi, quelle etichette - si disse Severus - se non riusciva ancora a dire a Lily in cosa si stesse trasformando, in cosa consistesse il proprio avvenire con chiarezza?

Quell’incertezza, quel doversi tenere tutto dentro lo stava rendendo molto irritabile, più suscettibile del solito. Si domandò perché a volte le persone si fossilizzassero sulle parole, dando loro più consistenza di quanto fosse necessaria, spesso non vedendo la realtà dei fatti, o ancora peggio, rifiutandosi di andare oltre quella parola che si era trasformata in pomo della discordia. 

Vedeva Lily ogni giorno, per studiare assieme come facevano da cinque anni a quella parte, quando si trovavano ad Hogwarts, per passare i pomeriggi sempre più freddi con lei, ed ogni volta la lingua pareva bloccarsi, attaccandosi al palato, sfiorando i denti, non riuscendo a tramutare in parole quello che nella sua mente turbinava da troppo tempo. Tutto quell’esitare non faceva bene alla sua concentrazione nello studio, tant’è che negli ultimi giorni, Severus veniva richiamato sovente dalla giovane Grifondoro, stupita di quei cali di attenzione da parte del Serpeverde. Il fatto era che Severus voleva confessarle la pura e semplice verità, ma essa era pesante come un’incudine. Se lanciata fuori con violenza, poteva fare molto più danno del silenzio.

Ma in quella quiete densa e forzata si poteva sentire un lieve scalpiccio di tanti piccoli demoni che si rincorrevano sulle spalle di Sev, passandogli tra i capelli, il colletto della camicia e scivolavano giù, aggrappandosi alla cravatta verde ed argento. Severus non si era accorto che quei mostriciattoli saltavano anche sulle spalle di Lily, usavano le lunghe ciocche di capelli rossi come liane, le correvano su e giù per le braccia. E non la facevano dormire di notte, spingendola a leggere e a rileggere quell’enorme libro dal quale non pareva proprio volersi separare.

Talvolta, una scoperta, per quanto sconvolgente e grandiosa fosse, liberava dei piccoli esserini oscuri, figli del dubbio - dire o non dire a qualcuno di quella rivelazione?, figli della paura di essere presi per folli e dell’angoscia che ci si isoli, che non si venga visti più come le stesse persone di prima. E quei piccoli demoni si nutrivano del rimuginare preoccupato delle persone, diventando sempre più difficili da gestire, date le dimensioni non più ridotte. Era nato così il drago del ragazzo, non c’erano altre spiegazioni. Anni di furia repressa contro il proprio padre, che non aveva fatto altro che umiliarlo ogni giorno, che non aveva fatto altro che sminuire le capacità sue e di sua madre, arrivando a far diventare quella bestia troppo grande per il giovane. Quello stesso mostro era sempre in agguato, cercando di nutrirsi di altri piccole creature oscure che lo angosciavano. 

Non poteva più portare tutto dentro, accollarsi un ulteriore carico sulle sue spalle già affollate e comunque ancora sottili e fragili come quelle di un’adolescente che ha bisogno di fortificarsi e di crescere passo dopo passo. Severus si era reso conto di essere cresciuto tutto d’un colpo: l’ascesa dei Maghi Oscuri, gli episodi inquietanti ad Hogwarts ad opera di Mulciber ed Avery - sapientemente orchestrati da Lucius Malfoy - la morte di suo padre... Per il suo corpo era decisamente troppo da sopportare. Poteva cedere di schianto, si ammoniva di tanto in tanto; le sue ossa potevano rompersi, sfaldarsi, cadere a terra, provate da tanto peso, spinte da uno spirito da giovane uomo che ruggiva e spingeva: a volte poteva sentirlo premere sulla cassa toracica.

Severus stava crescendo e Lily non era da meno: ma come sempre, data la sua natura premurosa e generosa, era più preoccupata per il ragazzo che aveva accanto ogni giorno. Lily aveva riflettuto molto, dopo le sue scoperte, e si era detta che il suo ragazzo aveva avuto molti più problemi in vita sua, rispetto a lei, che aveva una famiglia più o meno felice e serena, che non le faceva mancare mai nulla. L’essere strega e soprattutto Evocatrice l’avevano fatta sentire ancora più ricca di quanto non lo fosse già. In qualche modo, avrebbe tanto voluto mettere a disposizione di Severus quella ricchezza, ereditata da lontanissimi antenati. In qualche modo, era risoluta a dirgli della sua natura, per dimostrargli che lei era altrettanto forte come lui, che era una maga potente sulla quale poter fare affidamento. Poi, quella nuova forza che sentiva dentro di sé avrebbe dovuto dare pure una decisa scrollata a quei fastidiosi demoni che le annodavano i capelli e si agitavano, mentre lei s’addentrava nella storia della Confraternita degli Evocatori.

 

Lily conosceva troppo bene Sev e sapeva che doveva distenderlo. I suoi pensieri lo stavano portando troppo lontano da lei, dallo studio, da qualsiasi piccolo rituale quotidiano. 

Un pomeriggio piovoso e piuttosto freddo, la ragazza non andò con Sev in biblioteca, ma cambiò destinazione, senza dirgli niente, dato che voleva che fosse una sorpresa. Era un venerdì, potevano concedersi un pomeriggio di riposo, lontano dai libri. Per di più, la Grifondoro aveva una voglia impellente di suonare un po’ il pianoforte, per continuare a studiare un brano che le stava piacendo molto di Bach.

Si trovarono fuori dalla Sala Grande e Lily gli andò incontro raggiante. Il ragazzo si accorse che non aveva la borsa colma di libri, ma stringeva sotto un braccio dei piccoli fascicoli, o meglio degli spartiti.

“Niente biblioteca?” chiese lui sorpreso “Io non...”. 

La giovane lo prese per mano, portandolo con entusiasmo verso la Stanza delle Necessità.

“Un po’ di relax non ci farà di certo male... Penso che ne abbiamo bisogno, tutti e due” osservò lei e Severus capì che Lily aveva visto giusto, andando oltre quei silenzi un po’ più lunghi ed i suoi occhi neri persi nel vuoto, cosa insolita per lui.

Il Serpeverde si fece trascinare piuttosto contento fino alla Stanza delle Necessità, sentendosi già più rinfrancato rispetto a prima. Oltretutto, gli piaceva rimanere vicino a Lily mentre si metteva a suonare il pianoforte, anche se, esagerata com’era, ne faceva comparire di ogni tipo: dal clavicembalo, alla celesta, al fortepiano. Una volta, aveva persino fatto comparire una tastiera risalente al 1500, il virginale, che veniva considerato uno strumento portatile, chiuso in assi rettangolari di legno, decorate perlopiù con fregi di foglie. A Sev, però, non piacevano i suoni pizzicati, preferiva i martelletti del pianoforte che percuotevano dolcemente le corde. 

I due entrarono nella Stanza delle Necessità, dopo essersi assicurati che il custode Gazza non fosse nei paraggi con la sua insopportabile gatta. 

Severus si trovò davanti al solito trionfo di tastiere e vide il solito grande pianoforte a coda nero che Lily usava ogni volta, dopo aver saltellato da una tastiera all’altra.

“Merlino, Lily, non potevi prendere un pianoforte come quello che hai a Cokeworth?”  le aveva chiesto, una delle prime volte che si erano trovati in quella stanza.

“Non avrò mai un pianoforte a coda, a casa” rispose lei, mentre si sedeva sul seggiolino, e lo regolava, ruotando le piccole manopole a lato “E poi, non sarò mai una pianista di professione, quindi, almeno qua, mi concedo di sognare con un gran pianoforte da concerto”. Lo sguardo di Lily si era fatto lievemente più malinconico, come se provasse amarezza per quel sogno mancato.

“Tu per me rimarrai sempre una brava pianista” aveva osservato gentile Severus, strappandole un grande sorriso. 

Quel giorno, Lily andò decisa verso il suo pianoforte e si accomodò. A volte non sapeva spiegarsi quell’urgenza di mettersi subito a suonare. Quello stato d’animo le faceva scivolare le dita sui tasti neri e bianchi, a volte la faceva sbagliare, presa dalla foga di suonare, e la costringeva a ricominciare dalla battuta precedente. A volte la faceva sentire molto rigida sulla tastiera, dando vita a suoni duri e taglienti, poco gradevoli e carezzevoli.

Ma quel giorno, voleva trasformare quell’energia in dolcezza e delicatezza, dato che il brano che si apprestava a suonare era stato pensato per essere tale. Non solo, però: voleva che quella tenerezza arrivasse a Severus, in modo che potesse sentirsi meglio, anche solo per qualche minuto.

Quel Siciliano, tratto dalla Sonata per Flauto No.2 di Bach, per lei era diventato la massima espressione della dolcezza, che la faceva sfiorare i tasti, come se i suoi polpastrelli si fossero fatti morbidi come petali e tasti fossero una pelle delicata da toccare appena. Sperò di poterlo suonare al meglio, mettendoci l’intenzione giusta. 

Aprì lo spartito, che aveva letto e che si era studiata per qualche tempo rigorosamente a mani separate, e lo appoggiò sul leggio. Severus si era seduto poco distante, sul seggiolino appartenente ad un fortepiano e stava per tirare fuori qualcosa dalla borsa, ma Lily lo fermò con decisione.

“Niente libri! Ascolta e basta” esclamò la ragazza, intanto che appoggiava le mani sulla tastiera e le scaldava un poco, articolando bene le dita.

Di fronte ad un ordine simile, Severus lasciò i libri lì dov’erano e si concentrò sulla musica proveniente da quello strumento, capace di zittire il ticchettio della pioggia così persistente. Era come se persino le gocce diventassero silenziose, per rispettare quella melodia così cullante.

Il ragazzo osservò la ragazza che s’impegnava nel suonare a due mani, nel mettere assieme quelle battute che aveva imparato con profitto, dando loro coerenza ed armonia. Ad un certo punto, si sentì totalmente ghermito da quella melodia, si sentì più sereno e sollevato. Per qualche breve istante, ciò che gli pareva prima complicato, ora gli sembrava più semplice da affrontare.

Spinto dal ritmo andantino del brano, si disse che poteva spiegare tutto a Lily e per quanto odiasse interromperla, si fece più vicino a lei ed era intenzionato a non attendere un minuto di più. 

Eppure, quella canzone procedeva leggera e sognante, ed esitò ancora un po’, prima di interromperla, dato che Lily riusciva a suonare con una certa scioltezza. Ma non sapeva che la ragazza lo stava tenendo d’occhio e stava sentendo il tumulto dei demoni di Severus, nonché i suoi. E con la musica li stava tenendo a debita distanza, provando una volta di più che la musica fosse veramente la magia più potente di tutte.

Sapeva di poterlo aiutare, di poterlo rincuorare, farlo stare meglio. Non attraverso le parole, almeno non subito, ma era in grado di distrarlo con leggerezza.

Lily s’interruppe e appoggiò le mani in grembo, voltandosi sorridente verso Severus.

“Ti piace?” gli chiese.

“E’ b-bello” rispose lui, con gli occhi scintillanti, preso un po’ in contropiede. Era bellissimo, e lo era ancora di più dal momento in cui lo stava suonando lei, con i capelli raccolti e fermati da una piuma per scrivere, per evitare che le cascassero in avanti.

Lily si alzò dal seggiolino e gli fece segno di sedersi.

“Siediti qua e suona con me” gli propose.

Severus sobbalzò.

“Ma non so suonare il pianoforte!” obiettò un po’ nervoso. Che aveva in mente, quella ragazza sorprendente?

“Puoi sempre imparare!” disse lei, prendendolo per un braccio ed invitandolo a sedersi dove era stata lei fino a qualche attimo prima. 

Severus avvertì tutti i suoi demoni ruzzolare giù dalla schiena, per quanto qualcuno poco graziosamente rimanesse aggrappato al lungo mantello nero, dai bordi delle maniche verde scuro. Perché non provare a rilassarsi?

Si sedette, un po’ teso: vedere le persone suonare era un conto, trovarsi di fronte una tastiera che attendeva il tuo tocco, era decisamente un’altra cosa. Lily era dietro di lui, con le mani appoggiate sulle sue spalle.

“Come sei teso!” disse, stringendole forte tra le se dita “Rilassa le braccia, falle cadere lungo il tuo corpo - Severus obbedì - ottimo, così”.

Lily con la mano destra afferrò il braccio destro di Severus.

“Lascia che ti guidi io” gli spiegò, mentre sollevava il suo braccio - “Merlino, Sev, sei un pezzo di legno! Distenditi!” gli diceva ridendo - e gli appoggiava la mano sulla tastiera. Ripeté l’operazione con il braccio sinistro, e Severus si sentì un po’ spaesato, ma allo stesso tempo deliziato di poter provare un’esperienza unica in vita sua.

Gli venne da schiacciare qualche tasto a caso e Lily parve leggerlo nel pensiero.

“Schiaccia pure i tasti, mica ti mangia!” disse la ragazza, guidando le sue dita nella pressione dei tasti color avorio. Il ragazzo provò una strana emozione nel sentire quel suono, prodotto dalla sua mano su quel tasto - che nota era, peraltro? Lui non le sapeva leggere - e si godette quella vibrazione nell’aria, così fragile e tenera. Lily era ancora dietro di lui, ma era sicuro che stesse sorridendo contenta. Avvertì le labbra di lei appoggiarsi sui suoi capelli, schioccandogli un bacio. 

“Era un sol! Bravo!” disse lei, mentre si sedeva accanto a lui e mentre sistemava un altro spartito, ad una rapida occhiata molto più semplice di quello di Bach. Lily gli spiegò che era un semplice valzer a quattro mani, e che lui aveva da suonare solo tre note, con una mano sola, ma doveva tenere bene il tempo.

Lasciò che suonasse e provasse a lungo, e lentamente il polso del ragazzo si fece più morbido, così come il suono. Lily, senza dirgli nulla, iniziò a suonare con lui. 

Era difficile stare concentrati sulla propria melodia, quando c’era un’altra persona a suonare al proprio fianco, pensò Severus, ma ce la mise tutta. 

Il ragazzo si sentiva molto più leggero, provava quella pace - armonia, forse? - che Lily doveva avvertire ogni volta che si metteva a suonare. Era un sentimento sublime, che calmava qualsiasi turbamento o ansia. Era paragonabile a quella sensazione soave che sentiva esplodere nel cuore quando si trovava tra le braccia della ragazza accanto a lui. 

Era più disteso, più calmo, stava bene e sentiva di poter affrontare tutto e tutti. 

Le ultime note riecheggiarono per qualche secondo, per poi spegnersi nell’aria, che si era caricata di tenerezza e di affetto. La pioggia non cadeva più, dato che qualche pallido raggio di sole filtrava dalle alte finestre della Stanza delle Necessità. 

Lily aveva ancora le mani sulla tastiera e Sev ne allungò una verso i capelli mossi della ragazza, prendendoli tra le mani, attorcigliandoli tra le sue dita, come se fosse una grande matassa di lana soffice. Con dolcezza, attrasse la ragazza a sé e le diede un bacio, mentre Lily scoppiò a ridere perché non aveva ancora tolto le mani dal pianoforte e si stava sbilanciando verso di lui, con il rischio di cadergli addosso. Con una mano si aggrappò alla spalla di Sev, mentre con l’altra si appoggiò alla mano del ragazzo ancora sulla tastiera. Un piccolo accordo stonato uscì dalla cassa dello strumento, ma poco importava quel sovrapporsi di diesis, bemolli e note naturali, perché erano concentrati su quel bacio lento e dolce. Avevano trovato la loro armonia in quel movimento di labbra, noncuranti del fatto che le loro dita continuassero a toccare e sfiorare i tasti, lasciando che stonassero liberamente. 

Sev si staccò di scatto dalle labbra di Lily e le sistemò i capelli dietro l’orecchio, per poi avvicinarvisi e mordicchiare il lobo affettuosamente. La ragazza si agitò e si lasciò sfuggire una risata divertita. Si era accorto che quello era uno dei suoi punti deboli, e quando era di buonumore, si divertiva a stuzzicarla. Lily agitò le gambe e portò le mani sui fianchi del ragazzo, e prese a pizzicarli e a solleticarli con forza.

“Basta! Basta!” implorò lei, ma lui non sembrava darle molta retta, continuando ad appoggiare le labbra dietro l’orecchio di lei. 

Dov’erano quei pestiferi e fastidiosi demoni? Erano stati scrollati via, dalle note, dalla certezza di non essere più davvero soli. Perché a Severus non importava chi fosse veramente Lily. Le importava averla lì, in quel preciso istante di tempo, al suo fianco, come persona da proteggere, ma anche come colei che l’avrebbe sempre sostenuto ed ascoltato. Ed era giunto il momento di dirle qualcosa di molto serio ed importante.

 

“Lily, ascoltami, per favore”.

Il momento del gioco, dello svago, si era dissolto nell’aria, le note non riecheggiavano più, lasciando il posto ad un silenzio carico di tensione e di attesa.

Anche la luce pareva essere mutata: non era più quella luce dorata e delicata che fa la sua comparsa mentre piove con meno insistenza, ma si era fatta via via più plumbea e meno vivace.

Lily avrebbe voluto giocare d’anticipo e avrebbe voluto fermarlo, per dirgli che pure lei aveva da dirgli qualcosa di urgente da dirgli.

La musica era svanita, ma era rimasta una certa pacifica apertura verso l’altro. Una predisposizione all’ascolto, alla comprensione reciproca e attorno a loro regnava un’assenza di timore verso il confronto. 

La ragazza si fece di colpo seria, attenta e appoggiò le proprie mani sulle ginocchia di Severus. Creò quel contatto visivo che era solita cercare nel suo ragazzo ed annuì, permettendogli di parlare.

“Vedi... Alla prossima cena del Lumaclub, ci sarà Lucius Malfoy” esordì, con quella solita immancabile certezza di non essere un bravo oratore. 

“Lo so, non so quante volte l’abbia già ripetuto il professore” osservò Lily.

“No ecco, c’è dell’altro e non so quanto ti possa far piacere quello che sto per dirti”.

Lily si fece più attenta e raddrizzò la schiena, come se qualcosa l’avesse punta. Quando Sev diceva così, c’era effettivamente da preoccuparsi.

“Mulciber ed Avery hanno chiesto di partecipare anche loro alla cena...”.

“COME SCUSA?!” la ragazza strinse le mani sulle ginocchia del ragazzo con molta forza, quasi volesse staccargli via gli arti con una semplice stretta. Severus evitò accuratamente di dirle che avevano pregato lui affinché potesse convincere l’insegnante ad ammetterli alla cena.

Evitò accuratamente di confessarle che non solo Lumacorno aveva acconsentito a farli partecipare all’incontro con Malfoy, ma che Sev stesso era stato spinto da Silente a tirare in mezzo i suoi due compagni di casa, in modo tale che potesse avere qualche prova in più dei loro legami con quell’uomo viscido e molto sospetto. Le doveva bastare l’avvertimento di stare molto attenta a quei tre.

“Lumacorno si sarà opposto, spero” osservò indignata Lily, con una gran voglia di Pietrificare i due Serpeverde.

Sev trattenne il fiato e rimase senza parole, non sapendo come risponderle.

“...Vuoi dire che verranno?” chiese la ragazza, lanciando uno sguardo fosco al giovane, che per tutta risposta annuì, facendo in modo di non guardare altrove, ma di mostrarsi sicuro.

La Grifondoro voleva sbattere il coperchio dello strumento con rabbia e nervosismo, ma il proprio ragazzo la fermò, afferrandole il polso ed inchiodandola con lo sguardo. Quella sfuriata irrazionale e dettata dall’impulsività non avrebbe giovato a nessuno e non avrebbe risolto la situazione. Non era più il momento di lasciarsi andare a moti di stizza gratuiti.

“Ascoltami” riprese il ragazzo, bloccandole saldamente il polso “Quello che ti chiedo è di stare alla larga da Mulciber ed Avery”. Dove aveva trovato quella calma, quella determinazione? Si era domandato Sev, in un lampo di consapevolezza di non essere più così cronicamente insicuro. Lily lo guardava come se avesse davanti un adulto che la stava rimproverando e che la stava facendo tornare in sé.

Le stava per scappare un “Sono loro che devono stare alla larga da me”, ma quello sguardo così determinato la fece tacere.

“E soprattutto, non rivolgere la parola a Lucius Malfoy, non dare informazioni su di te a quell’uomo… Non ci…” si bloccò per un attimo, pensando che si sarebbe tradito, e si corresse “Non mi fido di lui. Lascia che Lumacorno dica quanto sei brava in Pozioni ed è sufficiente”.

Lily annuì, con gli occhi verdi sinceramente preoccupati. Sev mollò la presa sul polso della ragazza, che se lo massaggiò delicatamente. Al ragazzo dispiacque di essere stato così duro.

“Ma che ha di tanto particolare questo Lucius Malfoy?” osò chiedere lei, immaginando di essere rimasta all’oscuro di qualcosa. Qualcosa che i Serpeverde non divulgavano molto volentieri.

“Si dice” e mai formula impersonale fu più efficace “che abbia qualche legame sospetto con…”.

“Con?” lo incalzò lei, trattenendo il fiato.

“Il Signore Oscuro” rispose secco lui, guardandola con aria grave e seria.

Lily rimase senza parole. Non aveva altro da fare che dirgli quello che aveva scoperto negli ultimi giorni circa le sue origini e gli Evocatori. Essere discendente da tali maghi e potenziale membro di una delle Confraternite più antiche del mondo magico era un’informazione da tenere accuratamente alla larga da un individuo sospettato di avere legami con Lord Voldemort.

Protetti da quell’aura di serenità ancora persistente attorno a loro, sentivano di poter affrontare più argomenti spinosi e delicati, fondamentali per il loro futuro, e in parte per l’avvenire di coloro che avevano attorno.

“Severus” esordì lei, rompendo quel silenzio persistente “Ho qualcosa da dirti anche io”.

“Non so nemmeno da che parte iniziare, quindi cercherò chiara: sono un’Evocatrice. No, aspetta…” Lily si tormentò le mani, mordicchiandosi un labbro.

“I miei antenati sono degli Evocatori, delle mie antenate, molto più probabilmente”.

“E pensi di esserlo anche tu?” le chiese incoraggiante il ragazzo.

“Sì” rispose diretta e senza esitazioni la giovane, che estrasse il ciondolo con l’albero inscritto dentro un cerchio di nodi celtici, al quale Severus oramai aveva fatto l’abitudine.

“Miranda Lynch, la tua amica, evidentemente lo sapeva prima che tu potessi scoprirlo” attestò il ragazzo, allungando le dita verso il ciondolo, per sfiorarlo ed accarezzarlo.

Lily sospirò e per qualche breve istante le ripassò davanti Miranda che la guardava con curiosità sull’Hogwarts Express e che diceva quel “Tu sei come me” che aveva avuto il medesimo effetto di una valanga con la neve soffice e acquosa di fine inverno.

“Già. Ma non ho finito” aggiunse la ragazza, aggiustandosi i capelli rossi in una coda, questa volta fermandoli con un elastico che aveva trovato in una tasca della borsa.

“Gli Evocatori, da quello che ho letto nel libro, sono sempre stati perseguitati, che fossero rifugiati in Scozia o che fossero in Irlanda, dal Dearg Slèabua…”.

Sev si appoggiò con un gomito al pianoforte, al quale aveva coperto i tasti con il coperchio nero e laccato. Aveva un’aria pensierosa, dato che la sua mente cercava di rimettere assieme in maniera coerente tutti gli indizi e le informazioni che aveva raccolto in quelle frenetiche settimane.

“Mi avevi scritto qualcosa al riguardo sul diario. Hai trovato altro su quella setta?” chiese il ragazzo, dispiaciuto di non aver potuto aiutare di più la propria ragazza.

“E’ proprio questo il punto. Il Dearg Slèabua è stato fondato da Salazar Serpeverde, una volta fuggito da Hogwarts, al fine di poter eliminare i maghi dalle origini non Purosangue non solo dalla Scozia, ma da tutta l’Inghilterra e dall’Irlanda. E aveva stabilito che, in caso di fallimento, il Dearg Slèabua si sarebbe sciolto…”

“Lily, fermati! Come Salazar Serpeverde ha fondato il Dearg..?” chiese Sev, che iniziava a non trovarsi più nella matassa intricata di informazioni che gli stava dando la Grifondoro.

La ragazza si batté la fronte con una mano.

“Certo, non te l’ho detto! Nathair in gaelico irlandese vuol dire serpente!”. Il fondatore di Hogwarts fuggiasco aveva cambiato nome, pur lasciando intendere, a chi capisse l’irlandese, la sua origine.

“E questo movimento ora non esiste più?”. Al Serpeverde stava venendo un grosso, grossissimo dubbio, o meglio, sospetto.

Lily aprì la borsa e riversò sulla cassa armonica ben chiusa, tutte le pergamene che aveva con sé. Molte di esse contenevano appunti preziosi presi dal volume – il provvidenziale volume – di Morinn Asnavor. La ragazza ne esaminò alcune prima di parlare nuovamente.

“Nel libro dice che il Dearg Slèabua sarebbe stato riformato solo ed esclusivamente dall’Erede di Salazar Serpeverde, quando avrebbe trovato nuovi adepti desiderosi di portare a termine il compito lasciato dal fondatore”.

“Lo stesso Erede che avrebbe dovuto aprire la Camera dei Segreti” osservò Severus. Per quanto quel luogo fosse una leggenda per molti professori e studenti, i due giovani erano convinti che quel luogo esistesse, dando così peso alle voci che volevano non Rubeus Hagrid, ma qualcun altro, ad aver aperto quel luogo tetro ed oscuro qualche decennio prima. Il buon guardiacaccia di Hogwarts non avrebbe mai e poi mai fatto del male a chicchessia. Doveva essere stato qualcun altro di molto più infido, di malvagio. Qualcuno che sapeva bene come mentire e come vendere le sue menzogne, per poter agire indisturbato.

Lily e Sev si guardarono, presi da un’illuminazione e dissero in coro: “Che HA APERTO la Camera dei Segreti!”.

La Grifondoro aggiunse: “…E che ora sta cercando di riformare il Dearg Slèabua, reclutando nuove leve, come Mulciber ed Avery!”. Lucius Malfoy non era altro che uno dei tirapiedi di Lord Voldemort, e sicuramente era coinvolto nella Confraternita Oscura – così veniva chiamata in altri termini l’organizzazione di Salazar Serpeverde.

Severus aveva voglia di abbracciare quella ragazza arguta, dalla mente elastica e brillante. Preso dall’entusiasmo dovuto alla scoperta, non si negò quel gesto, e la strinse con tenerezza tra le sue braccia. Aveva in mano qualcosa di veramente scottante da dare in mano a Silente: potevano eliminare i Mangiamorte del Signore Oscuro e il Dearg Slèabua in contemporanea, nelle dovute condizioni favorevoli. 

Si sentiva in una posizione di forza e doveva dire tutto a Silente, quella sera stessa; anche se, la sua apprensione nei confronti di Lily non accennò a diminuire, anzi.

“Lily non farti scappare nulla circa le tue origini davanti a Malfoy… Se fosse davvero un servitore di Lord Voldemort…” la pregò. A maggior ragione, se fosse saltato fuori davanti all’uomo che Lily era un’Evocatrice, sarebbe stato molto più semplice poterla eliminare in vista di un conflitto futuro.

“Lo so! Guarda che non sono tonta, eh!” esclamò lei, indignata, capendo comunque la preoccupazione del ragazzo, al quale non importava affatto che Lily fosse una Nata Babbana, una Grifondoro, un’Evocatrice, o semplicemente una brillante studentessa. Era Lily, la ragazza che lo aveva conquistato e che condivideva ogni cosa con lui, e quello valeva più di mille limitanti definizioni.

 

Erano usciti di corsa dalla Stanza delle Necessità, ognuno con il bisogno impellente di parlare con una persona diversa. Lily corse a cercare Miranda in biblioteca – fortunatamente, era una ragazza prevedibile nelle sue abitudini, e non che ad Hogwarts si potesse fare molto altro; mentre Sev si diresse verso lo studio del Preside Silente, al quale comunque non era intenzionato di dire che Lily Evans fosse una potenziale Evocatrice, onde evitare che potesse essere coinvolta negli affari dell’Ordine della Fenice, o peggio ancora, messa in prima fila a combattere contro i Mangiamorte. Conoscendola bene, spericolata come stava diventando, non si sarebbe meravigliato se si fosse lanciata verso i servitori di Lord Voldemort alla prima occasione utile, spinta da qualcuno che ne avrebbe esaltato le doti di maga per il proprio scopo.

Ciò che ignorava era che, prima o poi, qualcun altro avrebbe detto di Lily al potente mago, che inevitabilmente l’avrebbe messa nel suo grande scacchiere pieno di persone agguerrite pronte per combattere con lui e per lui, ma anche contro di lui.

Severus pronunciò con molto imbarazzo la parola d’accesso all’ufficio di Silente – “Come si fa ad avere in mente parole d’ordine così tanto ridicole?” pensava il Serpeverde, sentendosi un po’ superiore a quelle bambinate – e salì i gradini con una certa fretta, ma sicuro di sé. Che cosa era successo dentro quella Stanza? Che incantesimo avevano fatto per farlo sentire così, più maturo e determinato, lui che si metteva sempre in discussione, quando si trattava di dover affrontare argomenti spinosi e delicati?

I piccoli demoni non osavano più arrampicarsi sulla sua schiena, perché sarebbero finiti a terra in un colpo solo. Stavano a distanza, timorosi di essere eliminati una volta per tutte da quella nuova sicurezza che spingeva Severus.

Stava maturando, ma il diretto interessato se ne accorgeva a grandi miglioramenti, a grandi balzi, tanto grandi da spaventarlo, perché gli sembrava di essere troppo diverso da prima.

Trovò il Preside che accarezzava le piume di Fanny, appollaiata sul suo trespolo e Severus vide il Pensatoio ben in esposizione, con quella sostanza eterea scintillante e galleggiante al suo interno. Sembrava che il mago lo avesse appena utilizzato per rivedere dei ricordi e delle memorie a lui importanti.

Silente sembrava corrucciato, ma si rischiarò vedendo il ragazzo e la sua aria che preannunciava buone notizie, o perlomeno interessanti.

Lo fece accomodare e lo ascoltò, stando sempre in piedi, presso la finestra, ma lo ascoltò con curiosità ed attenzione, non interrompendolo, lasciando che potesse esporgli tutta la sua precisa ricostruzione dei fatti.

Finita la spiegazione di Severus, Albus Silente parve molto soddisfatto.

“Quindi vuoi dirmi che chi ha aperto la Camera dei Segreti trentatré anni fa, ora sta cercando di riformare il Dearg Slèabua?”.

Il Serpeverde annuì.

“Immagino a questo punto con un obiettivo molto più grande che eliminare solo le varie Confraternite, e in particolare quella degli Evocatori…” constatò Silente.

“Temo che Mulciber ed Avery abbiano intenzione di diventare Mangiamorte e membri della Confraternita Oscura, per uccidere i maghi Nati Babbani” ipotizzò il ragazzo.

“Lord Voldemort non sta lasciando nulla di intentato per realizzare il suo progetto che ha dovuto lasciare a metà, quando ha cercato di aprire la Camera dei Segreti” osservò Silente.

Severus aveva un vago sospetto che Lord Voldemort potesse essere l’Erede di Serpeverde, ma si era accontentato di pensare ad un qualsiasi Serpeverde come Lucius Malfoy.

Silente parve molto contento che i suoi decennali sospetti venissero finalmente confermati.

“Non mi sono mai fidato di Tom Riddle e delle sue accuse rivolte ad Hagrid a suo tempo. Quel ragazzo aveva l’incredibile dote di ammaliare tutti. Ammetto che fosse un ragazzo dalle facoltà portentose, ma non mi sono mai fidato fino in fondo. C’era qualcosa di troppo strano in lui e ora ne ho la conferma” tacque per qualche secondo “Il fatto che ci sia lui dietro sia i Mangiamorte, sia al Dearg Slèabua ci può rendere le cose più semplici, ma anche più difficili”.

“Lord Voldemort è a capo di tutto” tentò di dedurre il ragazzo “Ma non penso che sia così sprovveduto da affidare la gestione dei due gruppi alla stessa identica persona”.

“Ed è per questo che comunque sarà necessario dividere l’Ordine della Fenice in due gruppi d’azione” osservò il Preside con fare pratico “Tuttavia, ciò non toglie che quello mi hai detto questa sera sia molto prezioso ed io te ne sono molto grato”.

Severus non sembrò dare retta a quelle parole di Silente, e parve più curioso di vedere in quali memorie si fosse immerso il Preside poc’anzi. I suoi occhi puntavano al bacile in pietra decorato con delle rune, sapendo che in vita sua, forse, non avrebbe mai utilizzato un simile oggetto magico. Silente, ad ogni modo, sapeva molte cose sulle Confraternite, soprattutto su quella fondata da Salazar Serpeverde, e fu seriamente tentato dal fargli una domanda indiscreta, alla quale non pensava di poter ottenere una risposta tanto onesta.

“C’era qualcosa che desideravi chiedermi, Severus?” fece il Preside tutto ad un tratto avvicinandosi a lui e mettendogli una mano sulla spalla. Era passato molto tempo dall’ultima volta in cui qualcuno di diverso dalla propria ragazza o da sua madre avesse cercato un timido contatto fisico.

Il ragazzo esitò appena, ma poi si decise a porgli quella domanda.

“Quello che stava guardando là” ed indicò con un dito il Pensatoio “Ha a che fare con le Confraternite e Lord Voldemort?”.

Gli occhi azzurri di Silente si velarono di malinconia e guardarono l’oggetto magico con aria grave.

“Sei proprio sicuro di voler vedere perché so molte cose al riguardo?”.

Il giovane non aveva idea di che cosa si sarebbe trovato davanti. Segreto più o segreto meno, tanto valeva averne un altro da custodire.

Severus annuì, non privo di una certa curiosità.

“Questa memoria prima di adesso mi sembrava solo un capitolo doloroso della mia vita. Ma gli errori di gioventù non si dimenticano mai per un motivo preciso: per potersi migliorare per il resto dei propri giorni e di riparare al danno fatto”.

Silente fece segno al Serpeverde di alzarsi e di seguirlo presso il Pensatoio. Sev ebbe la certezza che anche il potente Preside di Hogwarts avesse avuto la sua piccola orda di demoni sulle spalle e sulla schiena. Con la differenza che lui non li aveva cacciati via, li aveva imbottigliati ed intrappolati nel passato, per evitare che intaccassero il suo futuro.

 

* * * 

 

 

Ahh, il fluff tra Severus e Lily al pianoforte. La musica mette armonia e coraggio nei nostri due intrepidi bambini! <3 Perché era questa la mia intenzione, di distenderli e di farli tornare alla carica! Ma Silente ha qualche segreto nel Pensatoio... E ci sarà Grindelwald in quel ricordo, oh sì. I cattivi sono tutti legati a doppio filo e hanno tutti un motivo d’esistere qua! E poi, Silente ripeto che non è perfetto e l’aura di santità e perfezione cade ad un certo punto nei sette libri. Ma comunque gli errori adolescenziali servono per migliorarsi <3 E Severus capirà anche perché Albus è così determinato - forse troppo - a sconfiggere il male, senza mezzi termini. E nel prossimo capitolo avremo il nostro simpatico Lucius a farci compagnia!

 

Ho esaurito le parole per potervi ringraziare, ed esprimere tutta la mia gioia per questo affetto nei confronti di Irish Rain! :D Mi fate scrivere con gioia :D

 

Come sempre,  eccovi la mia pagina Facebook e la canzone! A questo giro sono due.

 

Florence + The Machine.

Siciliano di Bach, facente parte della Sonata per Flauto no.2 BMW 1031.

 

Un bacione,

Ale <3

 

 

   
 
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