A/N: … descrivere una parvenza di combattimento. Non pensavo fosse così difficile. Spero di non aver fatto troppo schifo XD [Indica Incipit di oggi.] Mi ha fatto dannare, e non è neanche nulla di che.
---- Inizio dello sproloquiare ----
Beh, dire
che Sakura non sembra maturata, mi sembra un pochino ingiusto XD Il mio
pensiero mentre scrivevo era più o meno questo: il rapporto fra Sakura e Naruto
è maturato, perché Naruto e Sakura questi tre anni sono stati sempre insieme. Il
rapporto tra Ino e Sakura è maturato, perché Sakura ed Ino sono state sempre
insieme.
Il rapporto fra Sakura e Sasuke non ha avuto modo di maturare, per via della
lontananza. Forse dalla parte di Sasuke c’è un po’ più di “rassegnazione” alle
presenza di lei. Ma i sentimenti sono rimasti a tre anni prima, grosso modo.
[es. è il litigio con Ino, completamente fuori luogo. Quei litigi privi di senso
di tre anni prima.] Sakura mi sembra un pochino maturata, prendere decisioni a
quel modo per diventare finalmente “utile”.
Per quel che riguarda Sasuke, ti do tutta la ragione del mondo XD : non è
maturato per niente. L’ho detto, per me è il personaggio più infantile della
serie, in certi atteggiamenti da vittimista. [Non dimenticherò mai quella scena
in cui Kakashi gli fa la paternale: S: Come ti sentiresti se uccidessi tutte le
persone a te più care? K: Non puoi, son già morte tutte~ S: ehm. D’oh. ] E’ un
vittimista nato, ha la patente! A parer mio, maturerà solo dopo essersi tolto
dalla testa l’idea di uccidere Itachi. E’ un’idea che fa viaggiare la sua testa
a senso unico, ecco. Non ha tempo per maturare, ma solo per fare scelte
discutibilissime XD [Va a regalare corpi a maniaci di mezza età… tsk.]
Miii,
Helen Lance… Che bello, mi fai scrivere i papiri *_*
Un pochino di pazienza. Diciamo che il mio intento non è di scrivere di loro due
insieme, ma prima di tutto di farli finire insieme. Comunque, dato che la terza
parte è anche l’ultima della fic… Direi che ormai è arrivata, no? Uhm.
[Dio sa quanto ero tentata di mettere un bacio nello scorso capitolo… Ma le mie
mani si rifiutavano di scriverla, e la mia mente era divisa a metà. Nyah XD]
--- Fine dello sproloquio ---
Canzone : Stand my Ground – Within Temptation.
Posso affermare che
probabilmente la reazione di Sasuke sarà un po’... diversa all’inizio. Di quella
che potreste aver pensato.
Comunque, per farmi perdonare… eheh.
Come ci si sentiva, a poter
combattere con Itachi ad armi pari?
Doveva essere qualcosa del genere.
Sasuke sapeva di star giocando sporco, di star utilizzando un potere non suo
[ho scelto la strada più facile.]
L’elettricità statica l’unico
rumore, unito a quello dei due respiri affannati.
Rumore di ali che battono, che prendono il volo.
[Via, via. Vai via.]
La lama della Kusanagi mancò
ancora una volta il suo obiettivo, sfiorando appena la spalla di Itachi.
Il Chidori Nagashi non fu altrettanto magnanimo.
La tecnica fece il suo dovere: nell’aria il primo odore di pelle bruciata.
Sasuke sgranò gli occhi, labbra semiaperte in un’inebetita sorpresa.
Bruciata. Era bruciata. In quell’unico attimo, per la prima volta, sollevò lo
sguardo negli occhi del fratello.
[… Semplicemente… così? Bruci così, Itachi?]
Nel momento in cui si accorse
dell’errore commesso…
[Non guardarlo negli occhi…]
… non successe assolutamente nulla.
[Perché?]
L’elettricità emanata dal corpo scomparve, si spense in un unico guizzo.
Itachi aveva quello sguardo tranquillo, come se in quel momento la sua spalla
non stesse sanguinando.
Poi, un fantasma di un sorriso aleggiò su quelle labbra.
Prima che Sasuke potesse realmente comprendere cosa stava accadendo, suo
fratello gli aveva stretto il polso della mano che ancora stringeva la Kusanagi.
Il polso della mano coperta da quelle lacrime nere.
Sentiva l’osso che, sotto quella stretta, reclamava pace e, possibilmente,
pietà.
”… è tutto quello… che sai fare… ogni volta?”
Ansimò il ragazzo, lievi occhiaie sotto gli occhi scuri ed un coraggio,
un’audacia che mai avrebbe pensato di provare in una situazione come quella.
Senza distogliere lo sguardo dal volto del fratello.
Lo vide accennare un barlume di divertimento amaro nello sguardo.
”E’ tutto quello che basta, per fermarti. No?”
Strinse.
La Kusanagi cadde a terra.
Sasuke serrò i denti [dolore], e sorrise.
La mano sinistra, libera da ogni costrizione, estrasse agilmente il kunai dalla
tasca sulla gamba sinistra.
E con uno scatto
[Non sono stato senza far nulla!]
la piantò nella spalla bruciata di Itachi.
La stretta sul polso aumentò.
L’osso si spezzò, in un rumore sordo.
Un lieve gemito di dolore sfuggì dalle labbra di Sasuke, e la maschera composta
di Itachi s’incrinò appena.
Con occhi non più timorosi, Sasuke vide suo fratello portare la mano verso
l’elsa del kunai piantato nella ferita.
Semplicemente sorpreso.
Lasciò andare il polso rotto di Sasuke, con uno strattone. Il ragazzino si piegò
sulle ginocchia, in un attimo di esitazione, prima di prendere le distanze da
quell’uomo [mostro].
Sangue e pelle bruciata.
[ Non sei umano, tu. Vero? Non dovresti… sanguinare.]
”Hai trovato un po’ di coraggio, allora?”
”Sanguini, Itachi Uchiha.”
”Già. Bel trucco, davvero. Ma se è tutto quello che fai, con un trucco..”
Lo vide serrare le labbra, serrare il pugno su quel kunai, per estrarlo dalla
carne con un movimento secco.
”… non te ne basterà solo uno, suppongo.”
VIII – Stand my Ground.
I can see.
When you stay low nothing happens...
... does it feel right?
Era
al caldo.
Sentiva il tessuto
della coperta proteggere il suo corpo. Sentiva anche un leggero dolore alla
spalla, ed una tempia sembrava pulsare di vita propria.
Dormito male?
Nell’immobilità del silenzio nella stanza, tentò di girarsi col busto dall’altro
lato, per evitare quel dolore fastidioso.
Sentì il suo braccio sfiorarne un altro, sotto le coperte. Sentì un lieve
respiro solleticarli la guancia che non era premuta contro il cuscino.
Nell’immobilità del silenzio nella stanza, vagamente perplesso da quel calore
umano ed ancora sospeso tra mondo reale e sogno, aprì gli occhi scuri.
Un viso sereno, dai lineamenti delicati, a qualche centimetro dal suo.
Il cuore saltò un battito, ma lui non batté ciglio. Nella misericordiosa
benedizione del sonno, le labbra socchiuse in una lieve “oh” assorta. Lei
respirava tranquilla, le ciglia curvate leggermente sulle guance pallide,
incorniciate da qualche ciocca chiara, di colore indefinito nella penombra,
troppo corta.
Per un determinato lasso di tempo, rimase in quella silenziosa contemplazione, a
dire il vero troppo stanco
-… perché sono così stanco, poi?-
per poter
fare altro.
Poi, chiuse gli occhi. All’immagine di quel viso rimasta impressa negli occhi
scuri, si sovrappose quella di un altro viso, altrettanto dolce.
Aveva dimenticato quanto sereno poteva apparire nel sonno un volto così
femminile, che sembrava dissipare dolcezza nel semplicissimo fatto di esistere.
Ha gli stessi lineamenti di lei, non ti pare?
Tranne la fronte, ecco. La riconoscerei tra mille.
Socchiuse gli occhi, assorto; istintivo il gesto della mano sinistra che,
libera dall’ingombro del corpo, voleva scostare qualche ciocca da quel viso
tranquillo…
… La sua mano sinistra era sporca di sangue.
Di
scatto, si alzò seduto sul letto, con un reclamo doloroso da parte della gamba
fasciata, occhi sbarrati su quella che avrebbe dovuto essere la sua mano.
Sembrava che, fatta di vetro, fosse stata rotta e poi rimessa insieme nella foga
di un bambino pieno di sensi di colpa.
Dio, non la dovrei neanche avere più, una mano sinistra.
Il sangue ricopriva tutto il braccio, in segni assurdi, simili a quelle
lacrime nere.
Tentò di strofinarlo via, grattarlo via, senza alcun successo.
Di chi… perché?
Sentiva il suo respiro accelerare, il cuore accelerare, e sapeva di essere
vicino ad un attacco di panico.
Che
novità.
Datti una calmata, Uchiha.
Quella era camera sua, e quella era Sakura, perché non aveva i capelli neri e
poteva essere solo Sakura.
Nel suo letto, Sakura stava dormendo, ed era pallida. E su quel pallore, sotto
gli occhi chiusi, macchie di sangue.
Due piccole strisce di sangue, come diluite da acqua.
Lacrime?
Cosa diavolo ci fa qui, poi…
Seduto, mantenendosi quel braccio sporco di sangue seccato, il labbro
tremava appena.
Seduto, osservava la ragazza dormire, così tranquillamente che avrebbe potuto
essere morta.
Indietreggiò appena fra le lenzuola, più con l’aiuto delle braccia che con
quello delle gambe.
Le lenzuola erano sporche di sangue.
Il suo cervello decretò che, sinceramente, tutto questo era troppo.
Di prima mattina, appena svegliato, tutto questo era veramente troppo.
Indietreggiò, forse un po’ troppo velocemente.
Tanto che le mani non trovarono più il supporto del materasso, e cadde
all’indietro sul pavimento di legno, tirando con sé gran parte delle lenzuola
dipinte di rosso.
Batté la testa e la schiena contro il pavimento, un rumore sordo, e si ritrovò a
guardare il soffitto e a tentare di richiamare un po’ di buonsenso.
Non posso essere stato io. Semplicemente non ha senso…
Quel sangue ovunque, nella sua camera. Sul suo braccio. Su di
lei.
No, no. Non ha senso.
Chiuse gli occhi e strinse a pugno la mano sinistra, sentendo la pelle
tirare appena.
Corrugò le sopracciglia, senza muoversi di un millimetro, a metà fra il
pavimento ed il letto. La gamba dolorante.
Schiuse, lentamente, le palpebre. Sollevando quell’imitazione di braccio che,
nonostante tutto, era vivo.
”Ti guarirò io.”
Sentiva
la testa girare.
Sentiva il lieve respiro di Sakura.
Sentiva dei passi pesanti avvicinarsi alla porta.
“Sakura-chan? Cos’è stato quel...”
Dal suo mondo capovolto, il ragazzo osservò assentemente la faccia di Naruto
affacciarsi alla porta.
Ecco si. Questo dovrebbe essere il motivo per cui mi fa male la testa.
”… Naruto?” un mormorio distratto, di una voce roca per il sonno.
L’ espressione sul volto di Naruto passò da preoccupata a prettamente
terrorizzata.
”No, no, no! Tu ora non ti fai venire un amnesia. Ci
mancherebbe altro! Non con me qui! Alzati da terra, alzati da terra!
Immediatamente!”
Si sentì ancora una volta strattonato, ma questa volta non era assolutamente
dell’umore giusto.
Che dejà-vu.
Qualcuno… Sakura, il letto, i muri, la tv, magari Dio, potrei arrivare ad
accettare persino Naruto… qualcuno…
mi spiega cosa sta succedendo?
Mi fa male la testa. Il mio braccio è sporco di sangue che non va via.
Sembra che qui ci sia stato un massacro.
Ne è bastato uno, davvero. Uno solo, qui.
”Ti guarirò io. Fidati.”
”Potrei anche provarci.”
Perché?
Late at
night...
Things I thought I put behind me
haunt my mind.
”Smettila!” sbottò
verso Naruto, liberandosi da quella stretta che lo sosteneva su due piedi, e
poggiandosi piuttosto sul letto. Lo sguardo tornò su Sakura che, apparentemente
ignara di tutto, continuava a tenere gli occhi chiusi: pallida in quel sangue,
tranquilla nel suo sonno.
”Sakura…?” esordì, poco più d’un sussurro. “Sakura sve…”
”Oy, Sasuke, calmati. Davvero, a volte mi entri nel panico così…”
[gira il coltello nella piaga, eh?]
“…
Lasciala stare. Sta dormendo, no?” commentò il biondo, con un accenno di broncio
risentito sul volto.
L’altro ragazzo poteva ora affermare che il suo cuore era tornato a battere
normalmente, e che il rischio di iperventilazione era, momentaneamente,
scampato.
Si voltò piano verso Naruto, assottigliando lo sguardo.
Poi, serrando le labbra, si poggiò contro il materasso, rilasciando un sospiro
di sollievo.
”Cosa è…?”
”Il tuo braccio era davvero ridotto così male? Eh, Sas’ke?”
”Mh?”
”Si è ridotta così per curartelo. Merda, credevo sarebbe morta sul posto.”
Silenzio. Poi, ancora una volta quel tono distratto.
”… E’ suo, allora.”
”Cosa?”
”Il sangue.”
”Si è fatta un taglio indicibile sul braccio. Il sangue l’ho fermato io,
mentre qualcuno se la dormiva alla grande.”
“Perché non va via?”
”Beh, sta dormendo, no? Vuoi che cammini nel sonno? Che razza di domande fai?
Stai dormendo anche tu, per caso? Eppure hai gli occhi aperti.”
”Il sangue. Di Sakura. Non va’ via.”
”Beh, dovrai fare un po’ di pulizie, penso. Con un po’ di fortuna… in caso
contrario, brucia tutto con quella fantastica tecnica, ed il gioco è fatto. No?”
”Dal braccio, non va’ via.”
Non voglio il sangue di lei sulle mie mani. Non ce lo voglio.
“… non va
via?”
”No.”
Calò di nuovo quel silenzio pesante, mentre entrambi spostavano lo sguardo sulla ragazza.
…
perché l’hai mantenuta, la promessa?
Svegliati almeno. Svegliati.
Sakura?
Svegliati.
Il
biondo, dopo qualche attimo, spostò l’attenzione su di lui.
E fu proprio lui che, come sempre, interruppe quel silenzio.
”Oy, Sas’ke…? Lei sta bene, eh. Non c’è bisogno di fare il melodramma, anche se
so che ci provi dannatamente gusto a deprimerti. Sta bene, dorme.”
”… si, lo so.”
”No che non lo sai, idiota.” Mugugnò Naruto, crucciando le sopracciglia, lieve
stizza. Prima di sbuffare. “Sas’ke…?”
”Mh?”
”Hai fame? Ti va un po’ di Ramen per colazione, eh?”
L’altro
ragazzo non rispose, si limitò a sbuffare e scuotere il capo.
Naruto vide un sopracciglio tremare, gesto di stizza.
Lo vide, con espressione vagamente risentita, mentre indugiava nel sollevarsi in
piedi.
Lo vide muovere qualche passo traballante su quei due piedi spaiati.
Lo vide fermarsi di fronte a lui.
Vide arrivare anche il pugno, un pugno affatto convinto, un pugno stanco.
Naruto avrebbe potuto anche evitarlo facilmente, ma non si mosse di un
millimetro.
E quella mano indebolita dalla degenza in ospedale lo colpì dritto sulla
mandibola, abbastanza forte da fagli voltare il capo dall’altra parte.
”Si. Un po’ di Ramen. Mi andrebbe.” Mormorò Sasuke, sorpassandolo in uno
zoppicare instabile, senza degnarlo di uno sguardo. Piuttosto, sbirciò con la
coda dell’occhio la ragazza, che dormiva.
Non mi va per niente. Per niente davvero.
Ho bisogno di parlare con lei. Perché dorme?
Lasciandosi alle spalle un Naruto che, massaggiandosi distrattamente la guancia,
mormorò un semplice.
”Si, va bene. Suppongo di essermelo meritato.”
Voltò le spalle al letto, con un sospiro sconsolato.
Fra le lenzuola, Sakura si girò su un fianco, continuando a respirare sommessa.
I just know
there's no escape now
once it sets its eyes on you.
Sasuke Uchiha non mangiava ramen di prima mattina. Era una cosa improponibile,
davvero.
Ma c’è una prima volta per tutto.
Ed ora, eccolo lì, nella sua cucina, con una ciotola di ramen ormai freddo
davanti al naso. Con le bacchette punzecchiava il cibo, lo rigirava da una parte
all’altra, senza riuscire a convincersi a mandarlo giù.
Seriamente…
Nonostante la fame, non si sentiva ancora così disperato. Credeva di essere più
coraggioso al riguardo.
Naruto, seduto dall’altra parte del tavolo, lo fissava.
”Allora, tu e Sakura avrete mai intenzione di dirmi nulla di quello che
sta succedendo?”
”… Non sono comunque affari tuoi.”
”Certo, ma quando mai. Anche agli esami avete pensato bene di non dirmi nulla di
Orochimaru, certo. Tanto che mi importa? Fate pure, eh.”
Con uno sbuffo distratto, Sasuke sollevò qualche spaghetto all’uovo dalla
ciotola, raccogliendolo con le bacchette. Per poi farlo ricadere, altrettanto
distrattamente, nel brodo.
Lo so
che hai ragione, idiota.
E’ che mi secca dartela. Non voglio sentirti più sproloquiare.
Sta’ zitto…
… per favore?
Spostò lo
sguardo verso la porta, battendo ciglio.
Il braccio sinistro immobile, mentre tentava di far finta che non esistesse.
”Oh, insomma, te lo devi mangiare o no?”sbottò Naruto, poggiando i gomiti sul
tavolo,
”No, credo proprio di no.” Borbottò di tutta replica lui, posando le bacchette e
spingendo via la ciotola.
“Va bene,
va bene.”
Senza farsi troppi problemi, Naruto tirò la ciotola verso di sé, raccogliendo
ancora le sue bacchette dal tavolo.
Sasuke si limitò ad uno sbuffo, prendendo a battere con le bacchette sul tavolo.
”Mi fai venire i nervi.” Commentò il suo compagno di squadra, con la bocca
piena. “Ti ho detto che se la dorme alla grande, e deve riposare. Se fai così,
mi fai venire i nervi.”
”Di cosa stai parlando, mh?”
”Si vede lontano un miglio. E, appunto, mi innervosisce. Sta’ calmo. Sei
preoccupato per lei, no?”
No. Non è vero.
Voglio solo parlarle, voglio solo chiederle spiegazioni, voglio solo…
[Spiegatemelo]
Non lo so.
Però…
Però il pensiero tornava a lei, sdraiata tranquilla su quel letto, a tutte
quelle promesse,
[mantenute, per la prima volta]
a quel viso tranquillo.
Di tutta risposta a quella domanda, Sasuke si alzò dal tavolo, facendo perno su
entrambe le mani. Barcollò, prima di trovare il sostegno del muro. Lo sguardo
incrociò la mano sinistra e battè ciglio, prima di crucciare le sopracciglia.
Seguendo il muro, oltrepassò la soglia della cucina e voltò le spalle a Naruto,
che lo fissava a bocca piena di spaghetti e brodo di pesce.
”Merda se lo odio, quando fa così.” Mugugnò appunto il suddetto, arricciando il
naso. Gli occhi azzurri si posarono sul coprifronte del suo compagno di squadra,
posato la sera prima sul mobile accanto al lavello.
Inghiottì, e si lasciò sfuggire un sospiro.
But I won't
run,
have to stare it in the eye.
Inciampò un paio
di volte, e lo stress applicato sulla gamba non fece altro che aumentarne il
dolore.
E il dolore non fece che aumentare la frustrazione.
E la frustrazione…
… dannazione, è un ciclo senza fine.
La vita fa schifo, ufficialmente.
Svegliati. Stai bene no? Allora dovresti svegliarti.
Dieci minuti prima, si era seduto sul letto. Per dieci minuti, aveva atteso.
Lei ha atteso per tre anni.
Non deve essere così difficile, no?
A quanto
pare, era peggio di quanto non si fosse aspettato. Dopo soli dieci minuti, erano
entrate in azione l’ansia e la paranoia. E, soprattutto, la noia.
Stai bene. No?
Ti pare il momento per dormire? Io…
Dannazione, Sakura, sei insopportabile!
Le tende erano tirate, e nonostante il sole fosse ormai alto, la stanza era in penombra. Solo qualche raggio filtrava dalle tende, illuminando il pulviscolo che si aggirava, invisibile, nell’aria. Filtrava fino al letto, fino alla porta. Sulla foto che era ancora capovolta.
Aveva
provato a distrarsi in qualche modo, ma la fitta alla gamba fungeva da
repellente per ogni tentativo di alzarsi. E di prendere la stampella – Sasuke
Uchiha con la stampella, ancora? Assolutamente no! – non se ne
parlava neanche.
Alla fine, era rimasto a guardarla respirare, mentre dormiva.
Inspira, espira.
Inspira, espira.
Inspira. Espira.
Ben presto però, si era seccato anche di quel passatempo, e aveva scostato lo
sguardo. Sul braccio che gli era stato donato di nuovo. Da lei.
E’ stata colpa mia, averlo ridotto a quel modo.
Più di un determinato numero di volte, il Chidori non va usato. Lo sapevo, io.
Me l’aveva detto, quell’altro tipo lì.
Ho tirato troppo la corda, perché non volevo ammettere davanti a lui di
avere dei limiti.
E alla fine… non è servito a nulla comunque.
E lei
arriva, e mi tratta come se non me la fossi cercata.
Ma cos’ha nella testa? Tutto quel sangue.
Non dovrebbe fare certe promesse, non ne vale la pena.
”Si è ridotta così per curartelo. Merda, credevo sarebbe morta sul posto.”
Non provarci mai più, razza di stupida.
Insopportabile, davvero.
Con la
mano destra, dal polso fasciato, seguì quelle iscrizioni sul braccio,
sfiorandole con l’indice. Era orribile, al tatto, quel braccio. Secco, le
cicatrici si potevano sentire sotto pelle.
Ed il sangue non andava via, e restava lì.
Vedi a cosa è arrivata, per colpa tua? Non hai proprio considerazione per gli
altri.
E’ sempre “Sasuke, Sasuke, Sasuke, Sasuke”.
Non esisti solo tu, al mondo, Uchiha.
”Non c’è bisogno di fare il melodramma, anche se so che ci provi
dannatamente gusto a deprimerti.”
Non aveva
più voglia di pensare, a dire il vero. Ben presto, anche quel passatempo lo
aveva stancato. In un momento di ardita esplorazione dell’ignoto, si domandò
vagamente se Orochimaru lo stesse cercando, o se lo avesse dato per morto,
ormai.
Sicuramente quel Kaito lo era. Morto, insomma.
Non potè fare a meno di abbozzare una parvenza di ghigno sulle labbra pallide.
Non è
tutta questa gran perdita. Era fastidioso, dopotutto.
Dannatamente fastidioso.
In fondo era colpa sua, no? Se non gli avesse detto di Itachi…
… non sarebbe tornato a Konoha.
Quel
pensiero lo colse alla sprovvista, e riportò lo sguardo sulla ragazza che,
ignara di tutta quell’attenzione, dormiva.
Non sarei tornato a Konoha.
… a casa.
Un tipo così
fastidioso…
… merito
suo?
Che lei…
Stand my
ground, I won't give in.
…No more denying, I got to face it.
“…
Sasuke-kun?”
A quel filo di voce, il
ragazzo sobbalzò appena, battendo ciglio un paio di volte. I due occhi verdi
erano socchiusi, velati dal telo del sonno. Lui non disse nulla, si limitò a
crucciare la fronte, mentre lei tentava di alzarsi sui gomiti.
”Ah!” un lieve gemito le sfuggì dalle labbra, nel piegare il braccio destro, e
ricadde stesa sul letto.
Sasuke sbuffò, sollevando gli occhi al soffitto.
”Stupida.” Commentò, scuotendo il capo.
Lei sorrise. “Ti sei svegliato, allora.” Mormorò, con voce assonnata.
”Se questo non è un tuo sogno, direi proprio di sì.” Replicò lui, secco.
Ma Sakura si lasciò sfuggire una risata sommessa, stanca. “Te l’ho chiesto,
perché credevo appunto che fosse un sogno. Dovresti saperlo che ti sogno sempre,
no?”
Ancora una volta, Sasuke decise di non risponderle. Ma si limitò a ricambiare il
suo sguardo.
”Come va il braccio? Riesci… a muoverlo, vero?” riprese lei, con tono quasi
timoroso.
Hai paura di non aver mantenuto la promessa?
“… si.”
”Grazie al cielo.” Ma non aggiunse altro. Sakura continuò a guardarlo, con
quella strana luce stanca negli occhi. Quasi si aspettasse qualcosa. Da lui.
Già.
“No… non
grazie al cielo. Grazie a te, Sakura.” Mormorò il ragazzo con tono
piatto, di tutta risposta.
Lei sorrise,e quel sorriso si estese a tutti i lineamenti del viso.
… come negarlo? Quel sorriso.
Come negarlo?
“Ma non
fare più una cosa del genere.” Concluse lui, scostando lo sguardo da quel
sorriso.
Sorriso che in quello stesso istante, a quelle parole, si spense. Lasciando
spazio ad un’espressione confusa.
”Sasuke-kun?”
”Cosa ti passava per la testa? Sei una tale stupida. Se tu non ce l’avessi
fatta? Non voglio il tuo sangue sulla mia coscienza, Sakura…
[ Né tantomeno sul mio braccio ]
… Quando non pensi, sei insopportabile.”
Lei si limitò a battere ciglio, labbra socchiuse, sopracciglia appena crucciate.
”Non ne valeva la pena, rischiare tanto. Dovresti pensare a te stessa.”
”Ma io non sono come te, Sasuke-kun.” Replicò quasi infantilmente lei,
accennando un sorriso.
”E smettila di sorridere così. Sono serio.”
”Anche io.”
Silenzio.
”Io… Non farò vedere a nessuno questo braccio. Non lo sapranno, comunque.”
”Scusami se non è perfetto. Ce la farai?”
”Ti ho già ringraziata.”
Non me lo far ripetere, eh?
Ritornò quel silenzio tranquillo, quasi rassegnato. Lei tentò di rialzarsi a
sedere sul materasso, guardando basita il sangue sulle lenzuola, come se non
fosse il suo. Sembrò ricordarlo qualche attimo dopo, perché scosto lo sguardo
sul braccio fasciato. Fece per aprire le labbra, ma Sasuke la battè sul tempo.
”Non sono stato io. Naruto.”
”Oh.”
Da quel
momento, la ragazza prese a fissarlo. Ma lui non disse nulla, fissando a sua
volta il braccio. Ci sarebbe voluto tempo, per abituarcisi. Davvero.
Sentiva gli occhi di lei fissi sulla nuca. Con un sospiro, si girò ancora.
”Spiegami perché.”
”Come scusa?”
”Perché hai promesso. Perché ti fidi ancora. Perché sei qui. Spiegamelo. Ci ho
pensato, ma non riesco a capirlo.”
Lei fece spallucce. “… Ti amo e lo sai, Sasuke-kun. L’hai sempre saputo.”
Lui scostò lo sguardo sul pavimento, e schioccò la lingua, gesto di stizza. “Ti
ho già detto che sono serio.”
”Anche io.”
Sasuke scosse il capo, prima di voltarsi verso di lei. Sguardo vagamente
esasperato.
Si che lo so. Come non saperlo?
Sei sempre stata qui, anche quando non ti conoscevo.
Anche quando eri una delle tante facce in una classe di mocciose.
Ma non hai risposto alla mia domanda, tu.
“… perché?”
”Perché sono felice quando mi sorridi.” Rispose lei, tranquillamente, senza
abbassare lo sguardo.
Dov’è la ragazzina che ho lasciato a casa? Quand’è diventata una donna?
Lentamente, un sorriso accennato si fece strada sulle labbra di Sasuke, che
non aggiunse altro.
Won't close my
eyes
and hide the truth inside.
“Esattamente, così.” Mormorò lei, con un fil di voce, seduta ed accucciata fra
le coperte macchiate. Nonostante lui, ancora una volta, non avesse risposto
all’ennesima dichiarazione d’affetto, lei continuava a sorridere.
Attese, in silenzio, una parvenza di risposta. Ma il ragazzo rimase in silenzio.
Alla fine, Sakura sospirò. “… eri preoccupato per me?”
”Si.”
”Mi dispiace.”
”… scusami. Se ho dubitato.”
Sakura sapeva che, quando parlava a monosillabi, era imbarazzato di ciò che
stava dicendo. Sono cose che, con gli anni, si imparano. Quindi si limitò ad
annuire e a sporgersi appena in avanti. Gattonando fino ad arrivare accanto a
lui, sul bordo del letto, e sedersi lì.
Tranquilla, lo fissava. “Non importa, davvero.”
”Lo so. Con te non importa mai.”
”Pensi che qualsiasi cosa cattiva tu mi dica, non importi?”
”Si.”
”… forse hai ragione.”
Commentò la ragazza, prima di soffocare uno sbadiglio e poggiare la testa sulla
sua spalla. Di tutta risposta, il ragazzo passò la mano buona fra i capelli di
lei, in una carezza quasi rassegnata.
Lei, con gli occhi chiuse, sorrise, prima di abbracciarlo piano. Non con
timidezza, piuttosto con timore che lui la cacciasse via. Ma non accadde.
Sei
terribile, Sakura. Non dovresti esistere.
Cosa te ne dà il diritto?
Non volevo chiamarlo amore, io.
Perchè devi dare un nome a tutto? C’era davvero bisogno di dargli un nome?
Non lo voglio il nome, per ciò che mi ha fatto sognare di te, in questi anni.
Non lo voglio un nome, per il mio cuore che è rimasto qui da te.
Mi fa sentire terribilmente idiota, e non lo sono.
… Non credo di esserlo.
Non lo sono.
“Non è
giusto però, così.” Mormorò invece, con un sospiro.
Lei si lasciò sfuggire un suono divertito dalle labbra chiuse. “Lo è mai stato?”
Allora…
… tu questo lo chiami amore.
Dopotutto.
Per quanto rimasero così, a sentire l’uno il respiro dell’altro, Sasuke non seppe dirlo.
If I don't
make it…
… someone else will
stand my ground.
It's all
around.
Getting stronger, coming closer
into my world.
“Fa male
se faccio così?”
”Non proprio.”
”O è un si, o è un no, Sasuke-kun.”
Per una settimana, era rimasto chiuso nella casa degli Uchiha. Per una settimana
aveva visto soltanto Naruto e Sakura, ed una sporadica visita da parte di
Kakashi, che gli aveva arditamente proposto di dedicarsi alla lettura per
vincere la noia [gli aveva persino proposto di prestargli “Il Paradiso della
Pomiciata, volume 1”, cosa che aveva – non tanto gentilmente –
rifiutato.]
Figuriamoci.
Ora, con
il sole sorto da poco, Sakura gli stava controllando la gamba: una montagnola di
bende era ammucchiata sulle lenzuola pulite del letto.
”Quindi, te lo chiedo di nuovo. Ti fa male, se faccio così?”
”No.”
”Stai mentendo.”
Sasuke sbuffò, sollevando lo sguardo al soffitto. Già il semplice fatto che le
tende non fossero tirate, e che la piena luce del giorno entrasse nella sua
camera, non predisponeva al meglio l’umore.
Quella notte, inoltre, aveva dormito poco.
Evviva la vita.
“Sto
bene, Sakura. Smettila di essere così noiosa.”
”Non si mente al proprio medico.”
”Sakura-chan, che noia!” Naruto, poggiato allo stipite della porta, sbuffò.
Espressione crucciata sul viso. “Daai, io e il bastardo lì abbiamo allenamento
da fare!”
Sakura crucciò appena le sopracciglia, voltandosi verso Naruto con cipiglio
severo. “Allora è per questo che insiste nel dire che sta bene?”
”Ma se dice che sta bene, sta bene no? Dai, tesoro, non essere paranoica. Non
vedi che mi sta dimagrendo tutto? Sta perdendo l’allenamento. Il pugno che mi ha
dato una settimana fa non mi ha fatto neanche il livido! Ha bisogno di fare un
po’ di movimento, no?”
Sasuke, di tutta risposta, sbuffò. Probabilmente infastidito da quel commento.
”Ma se va in giro, gli vedono il braccio, Naruto. Possibile che non le capisci,
certe cose?”
”Ma smettila, mica andiamo in piazza a fare allenamento! Ce ne stiamo tranquilli
e buoni. E poi, porta le maniche lunghe. E come se non bastasse, nel gruppo di
case degli Uchiha c’è anche un dojo, ne Sas’ke?”
”Non vorrai andare lì, idiota. E’ pieno di polvere e ragnatele ovunque.”
Borbottò l’altro ragazzo, aggrottando la fronte.
”Come se fosse una questione vitale! Dai, Sakura-chan, la sua gamba sta benone!
E’ una settimana che cammina senza stampelle.”
”E che, puntualmente, cade.”
”E’ perché lo tieni chiuso qui nella teca di vetro. Manco fosse un trofeo.
Mo-vi-men-to! Esercizio! Ecco cosa ci vuole!”
“Non è
che stai parlando troppo con Lee, Naruto?” la ragazza sospirò e scosse il capo,
riportando lo sguardo sul ragazzo seduto sul letto. Sasuke si limitò a guardarla
dal basso, con espressione seccata.
Infine, alzò le mani, in gesto di resa. “Ah, fate come volete! Che mi preoccupo
a fare? Anzi, che parlo a fare? Quando vi mettete, tutti e due, siete così…”
”… bambini?” offrì il suo sostegno Naruto, con un ghigno a trentadue denti.
”Esattamente. Allora, io vado all’ospedale da Shizune. Naruto, se gli rompi solo
un mignolo, sei morto.”
”Ed ovviamente, se Sasuke mi spezza la schiena o mi causa un trauma cranico, non
succede nulla.”
Sakura non rispose, ma si limitò a schioccare la lingua e dirigersi verso la
porta, con aria esasperata. L’Uchiha la seguì con lo sguardo, lieve sorriso di
sollievo sulle labbra.
La ragazzina… non è scomparsa del tutto.
Sakura chiuse la porta alle sue spalle, con un sospiro. Che presto si
trasformò in un sorriso.
I can feel
that it's time for me to face it
can I take it?
”Quando ci si mette, Sakura-chan è terribile, davvero. Su, tu: alza quel culo e
muoviti.” Incitò Naruto, battendo le mani e facendo qualche passo in avanti. Con
un sospiro, Sasuke si alzò dal letto, passando una mano fra le ciocche disuguali
che coprivano appena la ferita sulla fronte, quasi rimarginata: ormai solo un
segno, di cui forse sarebbe rimasta la cicatrice. Ciocche tagliate alla meno
peggio proprio a causa di quella ferita.
Orochimaru non l’avrebbe presa bene, tutta questa faccenda.
Naruto non aveva esitato a ricordargli che sembrava assolutamente ridicolo,
conciato a quel modo. Sasuke gli aveva risposto di farsi una dose di affari
suoi, ed il discorso era caduto lì.
”Terribile, si.” Rispose comunque, forse un po’ troppo in ritardo. Naruto inarcò
un sopracciglio.
”Sakura? Certo che lo è. E’ una despota, mi fa paura, eccetera, eccetera … Ora
muoviti, o qui facciamo la muffa.
Cioè, fai la
muffa. Sono in forma, io.”
”Dacci un taglio.”
Sbottò il moro, massaggiandosi la tempia, e sorpassandolo verso la porta. Naruto
alzò gli occhi al soffitto, prima di seguirlo nel corridoio in penombra. Sasuke,
per puro riflesso, volse lo sguardo verso la camera poco più in là, la cui porta
era chiusa. Come sempre.
”Siete entrati anche lì, voi?” domandò soltanto, senza voltarsi, riprendendo a
camminare.
Naruto battè ciglio una, due volte, prima di capire di cosa stesse parlando.
”Ah, lì lì? Ho solo aperto la porta, ho visto lo stato in cui era
ridotta, e ho pensato che ti piacesse tenerla così. Strani gusti, tu. Anche se
Sakura voleva organizzare una spedizione per disinfestarla.
Perché?”
”Nulla, nulla. Muoviti.”
”Senti chi parla.” Sbuffò Naruto, giungendo le mani dietro la nuca. Sulla soglia
attese che Sasuke si infilasse i sandali.
Ad operazione compiuta,
lo sorpassò, aprendo la porta e guardandosi attorno. Sasuke arricciò il naso,
tirando la manica lunga a coprire il braccio, marchiato dal sangue di Sakura.
Maglietta, effettivamente, due volte più grande del necessario, che gli ricadeva
sulle spalle.
”Vedi di non romperti nulla prima di arrivare al dojo, eh Sas’ke?”
commentò Naruto, con quel sorriso infantile.
”Ti piacerebbe, idiota.”
”A dire il vero, no. Chi la sente Sakura, poi?”
Tuttavia, nonostante la prospettiva di un po’ di movimento, il suo umore non
accennò a migliorare.
[ Though this
might just be the ending
of the life I held so dear:
but I won't run, there's no turning back from here. ]
Si comportano come prima. E’ un bene, no?
In realtà, a Sakura
dava fastidio. Che non fosse più l’unica a tenere a lui. Ma ignorò quel
sentimento infantile.
Lui non lo vuole dire. Ma si preoccupa per me, e mi vuole bene. Ed io lo so.
Potrebbe anche dimostrarlo più apertamente, certo.
Ma non sarebbe più Sasuke-kun, no?
Lui sa
che io so. Ha solo…
… bisogno di tempo, tutto qui.
Non è mai stato bravo con le persone, lui.
Avanzò
sulla strada acciottolata, mani giunte dietro la schiena, occhi verdi rivolti
verso l’alto. Il sole non era caldo, essendo ormai autunno inoltrato. Ma era
luminoso, e c’era un bel vento.
Era una giornata tranquilla, eppure lei non lo era affatto.
Non riusciva a sentirsi in pace con sé stessa, e a dire il vero… era sicura che
Sasuke e Naruto non avrebbero dovuto allenarsi, quel giorno. Era troppo presto
per Sasuke.
Potrebbe farsi di nuovo male.
Ma non è fatto di vetro, Sakura. L’hai visto debole, ma lui non lo è.
Dovresti saperlo.
Deglutì.
Arrestò il passo, e si guardò alle spalle. Ansiosa, stranamente agitata.
Ma Naruto e Sasuke non erano ancora usciti di casa. Con un sospiro rassegnato,
oltrepassò i cancelli del Clan Uchiha, inoltrandosi per le strade di Konoha,
verso l’ospedale.
Il Clan Uchiha si trovava in una zona periferica del Villaggio della Foglia, e
sapeva di dover camminare un bel po’.
Volendo,
avrebbe anche potuto correre.
Ma…
[… ricordi la favola della tartaruga?]
… non si
affrettò affatto, intonando piuttosto qualche nota, in una melodia messa insieme
sul momento. Ancora una volta, i suoi piedi presero inconsciamente il percorso
che, attraverso il parco, passava da casa di Ino, fino all’ospedale.
… non le ho ancora detto nulla…
”Faccio il tifo per te, comunque sia.”
Ed io ancora non le dico nulla. Mah.
Forse dovrei fermarmi da lei… dovrei?
Ma non era
tranquilla. Non era affatto tranquilla.
Attribuendo la colpa a Sasuke
[… e a Naruto che gli mette strane idee in testa, quel deficiente…]
deglutì, e continuò a camminare.
Ignara di
due paia di occhi che, con interessato distacco, avevano iniziato a seguirla in
ogni suo movimento.
All I know for sure is I'm
trying…
I will always stand my
ground.
Naruto
parò il primo pugno sinistro [troppo debole], il secondo destro, ma non
fu abbastanza concentrato da evitare anche il calcio che il suo ex-compagno di
squadra mirò al fianco. Spostato dall’urto, frenò la caduta appoggiando la
destra a terra, e ricambiando la cortesia con un altro calcio, questa volta
mirato al petto di Sasuke.
Quest’ultimo lo schivò di un pelo, ma si sbilanciò troppo, esitando
nell’equilibrio.
Il dojo era nelle condizioni previste da Sasuke. Strati su strati di polvere,
sangue che si poteva scorgere fra le fessure di un tassello di legno e l’altro,
ragnatele, una finestra dall’imposta rotta. Una parete, a destra, sembrava
essere stata bruciata, ed aveva intravisto un paio di scarafaggi zampettare
indisturbati nelle loro tane. Ma Naruto aveva fatto spallucce, con la solita
espressione da “Meglio di niente.”
Sasuke si
era adeguato, e l’aveva attaccato.
Ora, si poteva dire stessero più o meno in parità – e l’Uchiha era sicuro che il
compagno di squadra si stesse trattenendo, per via delle minacce di Sakura.
Come può far paura, una ragazza. E’ qualcosa di totalmente irrazionale.
Vide con
la coda dell’occhio Naruto che eseguiva i sigilli per la Kage Bushin no Jutsu,
e poggiò il gomito sinistro a terra, pronto a darsi lo slancio per rialzarsi e
contrattaccare…
… ed era Kakashi-sensei, quello che si era appena affacciato alla porta?
Naruto si bloccò sul segno del Cane, battendo ciglio. Sasuke si bloccò con il
braccio sinistro poggiato per terra, gambe leggermente piegate.
” Yo.”
Merda.
Naruto sembrò
pensare evidentemente la stessa cosa, dato che si fiondò dal maestro, quasi
volesse ostruirli la visuale dell’altro compagno di squadra. Ma, ormai,
era troppo
tardi.
Il braccio. Merda.
Sakura non c’entra niente, niente. Negalo.
Qualunque cosa dica, negalo.
Ma certo che la vita, quando decide di…
”Bel braccio,
Sasuke-kun. Finalmente ci decidiamo a mostrarlo al mondo?” Commentò il maestro,
con la solita espressione serafica sul volto. Sasuke battè ciglio, stavolta
imitando Naruto.
E fu proprio il biondo, qualche attimo dopo, a protestare.
”Ma che, sensei, lo sapeva mica…?”
”Mh, chissà. Sono venuto a trovarti, no?” Mormorò pacato Kakashi, abbassando la
voce sulle ultime sillabe, che sfumarono nella gola. La sua attenzione sul
ragazzo che si era sistemato seduto, in una posizione più comoda, sul pavimento:
ragazzo con un’espressione tremendamente seccata sul viso.
”Ah, non fate altro che sottovalutarmi, voi tre. A me non importa quello che
state combinando, davvero. Finché non fate idiozie. Ed appunto per questo, a
quanto pare, l’Hokage ha fatto bene a mandarmi qui, eh? Quella donna è veramente
inquietante.”
Riprese il
maestro, con un sospiro.
“Dov’è Sakura? Non era con
voi, colei che muove tutte le stringhe nel buio?”
Sasuke sbuffò a quel commento, scostando lo sguardo verso la finestra rotta.
Tanto per un allenamento, eh.
”Sta andando all’ospedale da Shizune.” Replicò invece Naruto, espressione
vagamente perplessa sul volto. “Insomma, chi stai cercando?
Sakura-chan o
questo qui?”
”Tutti e tre, a dire il
vero. Sakura perchè si ritrova, suo malgrado, nella squadra sette, tu
perché in fondo riguarda te, e Sasuke perché potrebbe farsi venire la
felice idea che riguardi lui.”
”Insomma, che c’è?”
”Due individui non identificati, con la divisa dell’Akatsuki, sono stati
avvistati nei pressi di Konoha. E tu, Sasuke, hai l’ordine di non muoverti di
qui. Non ci penserai tu. Probabilmente, stanno cercando te, eh Naruto?”
Si interruppe, osservando entrambi i ragazzi. Naruto con espressione imbronciata
sul viso, Sasuke con gli occhi sbarrati. Il jounin sospirò, scuotendo il capo.
”Ora, vi devo accompagnare mano nella mano dall’Hokage, o fate da soli, cosicché
io possa andare a cercare la ragazza indifesa del gruppo?”
Naruto fece per schiudere le labbra in una risposta, probabilmente non troppo
gentile. Ma fu interrotto da Sasuke che, spingendolo da parte, oltrepassò prima
lui, poi Kakashi.
L’occhio del maestro lo seguì allontanarsi verso l’entrata, con la solita
espressione annoiata.
”Incredibile come
non mi ascolta mai fino alla fine. Questo non fa di lui il migliore degli
allievi, davvero.”
Sbuffò, prima di
corrergli dietro.
Naruto si limitò a seguire i due, più che altro perché pronto ad affrontare la
sfida.
”Devono smetterla, dannazione!”
Sapeva che, ogni giorno, Konoha era in pericolo per via dell’Akatsuki. Poteva
esserci un attacco da un momento all’altro, come al Villaggio della Sabbia. A
causa sua.
”Sarà la volta per farla finita, eh?”
Stand my ground, I won't give
in… (I won't give in!)
I won't give up… (I won't give up!)
… no more
denying, I got to face it.
Won't close my
eyes and hide the truth inside.
If I don’t make it, someone else will…
Era
ancora poco più dell’alba, ed alla voce maschile, la ragazza arrestò il passo.
”Ehy, Itachi…? Quella non è la ragazzina in squadra con la volpe a nove code?”
… stand my ground.
A/N:
ora, ci chiederemo… è una situazione principe e principessa? Eh, boh. Ripeto che
non mi piacciono, ma chissà [direi che è un "no, non lo sarà". La storia va avanti così, ormai, da sola. Per quel che riguarda le condizioni effettive di Itachi, prossimo capitolo, ne?
Prometto che non sarà clichè, fino alla fine. Spero.
Che
cavolo di capitolo lungo!
Kakashi sa, ma finchè non fanno casini, per lui va bene così. Perché? Ricordiamo
le parole di Obito, prese in prestito poi da Kakashi? “Chi non rispetta le
regole è feccia, ma chi abbandona i suoi compagni, è feccia della peggior
specie.”.
In un suo modo del tutto personale, Kakashi è fiero di Sakura, che ha applicato
perfettamente quel piccolo pensiero. E finché Sasuke non fa idiozie – e sappiamo
tutti che ha una certa tendenza al merito – va tutto bene. Spero di essere
riuscita a tenere Kakashi IC, dato che non è che sia così familiare nello
scriverlo. Sakura e Sasuke progrediscono piano, mh. Tutta colpa di Sasuke
suppongo. Sisi, colpa sua. Sempre. Mai mia >_>
Inoltre, chiedo parere sulle scene d’azione. Perché sinceramente è la prima volta che ne scrivo una, e sapete com’è >_>” Inoltre, mi scuso per il ritardo. Ma almeno è lungo il capitolo XD
Spero apprezziate! Hola! ^o^