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Autore: BigghLuv    25/03/2012    1 recensioni
Si massaggiò le tempie e sospirò svariate volte. Era davvero così debole e fragile? Non lo avrebbe mai pensato, ma era la verità e non poteva farci niente, senza sapere neanche il perché non voleva crescere in quel modo, nell’oscurità, ma ora era tardi per tirarsi indietro e mai avrebbe avuto il coraggio di dire a suo padre quello che provava, anche perché non lo avrebbe ascoltato.
When I’m lying in my bed at night
I don’t wanna grow up
Nothing ever seems to turn out right
I don’t wanna grow up
How do you move in a world of fog thats
Always changing things?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Eccomi qui con il secondo capitolo della storia :)
Prometto che aggiornerò una volta ogni due giorni e, se ci saranno molte visualizzazioni, potrei anche decidere di farlo quotidianamente. Dipende tutto da voi xD
Una volta scandito il punto di vista di Draco, passiamo ad Harry. Come se la passa il maghetto dopo la caduta del suo peggior nemico?
Spero sia di vostro gradimento. Buona lettura! :D



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                                                                       Una serenità non priva di problemi
 
 
Intanto, nella tana c’era aria di festa per il ritorno ad Hogwarts dei ragazzi dopo la sconfitta di Voldemort. La partenza era imminente e alle 7.00 del mattino erano già tutti in piedi. Tutti tranne Harry Potter, un ragazzo moro, con i capelli tutti spettinati, fisico abbastanza tonico, occhiali e cicatrice a forma di saetta sulla fronte. Stava dormendo profondamente tormentato da delle immagini sfocate, invece di sognare, il ragazzo stava assistendo ad una scena vera, reale. Si girò dall’altro lato lamentandosi delle strane visioni, da quando aveva ucciso Voldemort non faceva più quei terribili sogni premonitori; e allora cos’erano quelle immagini? Non riusciva a spiegarselo. Ma ad un tratto tutto divenne più chiaro ed Harry vide abbastanza nitidamente un ragazzo biondo con i capelli corti e lisci, gli occhi penetranti, uno sguardo assorto e intimorito: era Draco Malfoye di fronte a lui c’era suo padre Lucius. Cercò di vederli meglio e di sentire le loro parole, ma qualcuno gli afferrò il braccio svegliandolo.
Aprì gli occhi di colpo, davanti a lui il suo amico Ron Weasley stava ridendo sinceramente divertito, imitando gli strani movimenti di Harry nel sonno. Il moro si accarezzò i capelli, inforcò gli occhiali e rivide nella sua mente lo sguardo del giovane Malfoy, era così strano e diverso, Harry non l’aveva mai visto così spaventato. Scacciò l’immagine dalla mente e guardò nuovamente Ron, poi prese il cuscino e glielo sbatté in faccia. L’amico cadde all’indietro, si rialzò e rilanciò il cuscino ad Harry, così continuarono per qualche minuto. Poi, esausti, scoppiarono a ridere. Ormai dopo la fine dell’incubo con Voldemort si divertivano di più ed erano felici e sereni come appena risvegliati da una realtà tremenda che sembrava non avrebbe avuto fine.
- Dimenticavo, ben alzato! Stavi russando alla grande poco fa e imitavi anche Grop alle prese con qualche mosca per cacciarla via! -
Rise di gusto e lo imitò ancora.
- Ron, non credo sia possibile che a diciassette anni tu sia ancora così imbecille! Comunque, non ti scandalizzare tanto, perché mentre russavo stavo imitando te! -
Cominciò lui a ridere. Era così contento di potersi divertire come un normale ragazzo che sembrava essere tornato indietro nel tempo per godersi quella infanzia che si era perso.
Il rosso mostrò la lingua e si accarezzò i capelli mossi, poi si stiracchiò mettendo in mostra tutti i muscoli fatti durante l’estate.
- Ma guarda un po’! Ronnuccio! Ti sei tenuto in forma a portare a spasso Fuffy, vero?-
Gli tastò il muscolo del braccio, poi iniziò a ridere. Il rosso iniziò ad atteggiarsi come un lanciatore di pesi, ma si fermò quando sentì salire le scale e vide Hermione apparire sulla soglia.
- Lo sapevo che eravate ancora qui voi due sfaticati. Muovetevi a scendere di sotto, così dopo colazione ci prepariamo con calma per la partenza.-
Si girò per uscire, poi si voltò di nuovo e disse:
- Dimenticavo, Ben alzato Harry. -
- Tranquilla, tanto oggi se lo dimenticano tutti di salutarmi. –
Rispose lui alludendo a Ron.
Dopo essersi messo una felpa nera, jeans e delle scarpe comode da ginnastica, Harry scese a fare colazione. Tutti erano già seduti e Molly Weasley aspettava solo lui per dare inizio alla scorpacciata di frittelle.
Lo salutarono tutti amichevolmente. I gemelli Fred e George gli fecero segno di pettinarsi i capelli. Harry se li sfiorò e li sentì gonfissimi, così se li aggiustò un po’ senza dare nell’occhio e li ringraziò mostrandogli un pollice alzato, loro risposero ridendo. L’atmosfera era sicuramente migliore.
Harry si sedette tra Ron ed Hermione e subito la signora Weasley gli porse un piatto con due frittelle. Mangiarono e chiacchierarono animatamente ed Harry si sentì davvero felice di aver messo fine a tutte le sofferenze causate da Voldemort e dal suo ritorno. Fissò tutti con aria diversa e notò che tutti avevano un’aria diversa. C’era un immenso calore nell’aria e una grande gioia. Sperava non finisse mai, ma qualcosa gli diceva che il pericolo si stava avvicinando e, per quanto ci provasse, non riusciva a togliersi quella brutta sensazione di dosso.
Li fissò tutti uno per uno e si sentì felice nel vederli sorridere, felice come non lo era da tanto, troppo tempo. Il signor Weasley stava discutendo con Fred e George di alcuni scherzi e detti babbani, Molly Weasley era intenta nel versare a tutti del succo di zucca, Hermione e Ron stavano parlando animatamente riguardo i m.a.g.o ed, essendo in mezzo a loro, Harry si dovette accasciare sulla sedia per permettere loro di guardarsi; in quel momento notò che Hermione era particolarmente radiosa con i capelli crespi e lunghi che le ricadevano sulle spalle, mentre era sempre stata solita dare poca importanza all’apparenza esteriore. Poi volse lo sguardo dritto davanti a lui e vide Ginny che fissava con aria distaccata i suoi fratelli parlare col padre; era molto carina con i capelli raccolti in una lunga treccia e la spruzzo di lentiggini che le dipingeva il volto. Harry si ricordò della sua storia con Ginny, era durata poco ed era finita male, per colpa di Voldemort era stato costretto a lasciarla per evitarle dei pericoli; poi alla fine di tutto l’aveva continuata ad evitare, come un vigliacco, scappando da lei che invece sembrava cercare disperatamente un contatto; forse voleva tornare con lui. Harry pensò che in effetti era comprensibile che Ginny volesse ricominciare da dove si erano lasciati ora che la situazione era cambiata in meglio, era vedeva che non l’aveva dimenticato e all’inizio per lui era stato lo stesso, ma poi il suo sentimento si era affievolito e ciò che lo legava a Ginny Weasley era tornata ad essere solo una forte amicizia. Più scappava da quel discorso con lei, più continuava a ferirla e a voler scappare ancora. Ora basta, Ginny non poteva soffrire per causa sua, non doveva. In quel momento, si accorse che si era perso a guardarla per troppo tempo, la stava osservando da un bel po’, ma proprio mentre stava per spostare lo sguardo sul suo piatto, lei lo guardò con aria triste e rassegnata, ma con ancora quella scintilla di ardore che Harry tanto aveva amato in lei. Era molto determinata, lo era sempre stata. Finse di guardare la bottiglia di burrobirra per qualche secondo, poi continuò a mangiare. Stava scappando da quegli occhi penetranti e assetati di verità ancora una volta. Non poteva continuare in eterno, fin quando avrebbe resistito?
Dopo la colazione Hermione e Ginny diedero una mano alla signora Weasley a sparecchiare, poi i gemelli cominciarono a lavare i piatti mentre Grattastinchi, il gatto rosso di Hermione, continuava a fissare Leotordo cercando di escogitare il modo migliore per mangiarlo e Arthur si era recato al ministero. Harry aveva intenzione di andare a lavare la macchina volante per stare lontano il più possibile da Ginny, ma anche, in parte, perché la povera auto aveva davvero bisogno di una lavata. Si alzò le maniche e iniziò ad azionare il tubo dal quale usciva l’acqua; aveva deciso di farlo alla maniera gabbana, così avrebbe perso ancora più tempo e avrebbe impegnato la mente. Ron lo fissava appoggiato al muretto del viale d’ingresso, sorrideva appena.
- Spero che quest’anno non avremo i soliti problemi con i compiti e, soprattutto con le regole! -
Disse Harry per rompere il silenzio, non sapeva perché ma quando Ron lo fissava immobile voleva dire che stava per dirgli qualcosa di serio.
- Già. Ma credo che con la nostra fama non avremo problemi. Soprattutto tu, Mr Prescelto. -
Gli rispose tranquillo.
Harry rise, ma continuò a fissare la macchina mentre vi passava sopra il getto d’acqua.
- Mi giri la manopola verso destra, Ron? -
Il rosso annuì ed eseguì, poi disse:
- Sai, dovrei dirti due cose. La prima riguarda te, la seconda riguarda me. -
Era piuttosto serio. Harry si asciugò la fronte da uno schizzo d’acqua e lo guardò rispondendo ironico:
- Vuoi dirmi cosa ti affligge? -
Ron sorrise e disse:
- Ok, spiacente ma partiamo dalla cosa che riguarda te, allora. Hai chiarito con Ginny?-
Harry sospirò, si aspettava quella domanda dato che Ron aveva capito da tempo che lui non amava più la ragazza.
- No, non c’è stato tempo e modo. Mi dispiace, conto di parlarle il prima possibile. -
Cercò di sembrare naturale, ma si vedeva che si stava arrampicando sugli specchi e che quelle parole non erano sincere.
Ron s’incupì e disse:
- Mi dispiace per entrambi, per lei soprattutto visto che soffre; per te in parte visto che sei poco credibile e non imparerai mai a mentire. Ti conosco bene Harry. Non voglio farti una ramanzina o impicciarmi, ma ti consiglio di parlarle prima di partire. Le occasioni ci sono state, lo sai. Ma se andiamo ad Hogwarts non ci sarà davvero tempo e modo probabilmente e sarebbe comunque troppo tardi. In bocca al lupo, se rimandi e lei soffre ancora di più il lupo sarò io. -
Lo salutò con un cenno della mano e si allontanò.
Harry fermò l’acqua, si asciugò un po’ e rientrò per parlare con Ginny. Sapeva già di doverlo fare, ma Ron gli aveva dato la spinta decisiva, si era comportato da vero amico mantenendo la calma e aveva ragione: Ginny non doveva soffrire ancora, doveva sapere la verità da Harry.
Incrociò Hermione per le scale con il gatto in braccio e le chiese:
- Hey, Herm. Hai visto Ginny? -
Gli sorrise con l’aria di chi la sapeva lunga e rispose:
- E’ di sopra, nella sua camera. Buona fortuna.-
Lui annuì, se l’aveva capito Ron figuriamoci Hermione!
Arrivato davanti alla camera della ragazza sospirò, chiuse gli occhi e poi bussò.
Ginny aprì, gli permise di entrare e chiuse la porta alle sue spalle. Era l’ora della verità. Harry deglutì.
   
 
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