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Autore: Breathinfire_    25/03/2012    4 recensioni
- A volte devi solo farlo vincere. - le disse - Perché perdere una discussione è più facile che perdere lui. -
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Bella casa. - commentò lui, pochi istanti dopo aver messo piede in casa della ragazza.
Continuava a guardarsi intorno per scoprire qualcosa in più su di lei, d'altronde si sapeva che la casa, gli occhi e la scrittura, sono lo specchio dell'anima.
- Grazie. - sorrise gentile.
Anche se tremendamente imbarazzante, lei trovava la presenza del ragazzo molto piacevole.
Infondo, pensò, era quello che aveva sempre sognato: lei, lui ed il mondo fuori.
Nathan non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
Era così bella, elegante, apparentemente timida ma decisa. E quell'accento straniero, gli faceva andare in tilt il cervello. Aveva ipotizzato che fosse tedesca, ed i suoi tratti lo confermavano, se non fosse stato per quei capelli corvini, con dei riflessi rossi, e quegli occhi verdi intensissimi.
Leyleen, intanto, stava cercando il più possibile di non arrossire, di non sembrare nervosa e soprattutto di non fare pessime figure irreparabili.
- Metto sul fuoco il bollitore, tu accomodati dove preferisci. - sparì in cucina, lasciandolo da solo in sala per poi ricomparire mezzo secondo dopo.
Notò che era seduto sul divano, composto e serio. Dubitava fortemente che quello fosse il vero Nathan. Sembrava abbastanza agitato ed irrequieto.
- So a cosa stai pensando. - disse all'improvviso, facendola sobbalzare.
Lo guardò alquanto accigliata, cercando di capire a cosa si riferisse.
- Mh, sentiamo. - sorrise lei, iniziando pian piano a sciogliersi.
- I decided you look well on me, well on me. - canticchiò, muovendo a ritmo la testa.
Lei scoppiò a ridere, pensando a quanto potesse essere idiota – In realtà stavo pensando a quanto sia bello Zayn Malik. - lo prese in giro, cercando di mantenere un'espressione abbastanza seria.
Prima che potesse scappare, lui le lanciò un cuscino dritto in faccia.
- Questa me la pagherai, stanne certo. - gli intimò prima di alzarsi per prendere il tè.
- Non ci proverei, se fossi in te. - l'avvisò il ragazzo, facendola girare.
- Ah, sì? -
- Sì. - mosse la testa su e giù, con fare solenne.
- Ti metterò il latte nel tè. - disse, dileguandosi in cucina per la seconda volta.
Lui inorridì al sol pensiero, pregando qualsiasi Dio affinché l'avessero protetto dalla pazzia di quella ragazza.

- Okay, non l'ho fatto. Non ne ho avuto il coraggio. Mi faceva schifo, e hai un faccino troppo dolce. -
Lui sorrise, mentre lei gli porgeva una tazza con due zollette di zucchero.
- Sei un angelo. - la ragazza pensò che fosse il suo modo di ringraziarla.
- Credi che non lo sappia? - rispose, sedendosi.
- Vivi da sola, qui? - cercò di iniziare una conversazione, che non fosse solo di prese in giro.
- No. Ci sono altri due idioti, con me. - sorrise, non riuscendosi a spiegare il motivo per il quale si stava lasciando andare. In un'altra circostanza, con un'altra persona al posto di Nathan, sicuramente non avrebbe risposto o, se l'avesse fatto, l'avrebbe invitata a pensare ai proprio business.
- Non mi chiedi qualcosa tipo 'e tu?' -
- E farti sprecare fiato, che potresti usare per fare altro – sorrise maliziosamente - solo per dirmi cose che già so? -
- Da quanto ci segui? - avvicinò la tazza alle labbra, sorseggiando piano e guardandola di sottecchi.
Le vide cambiare repentinamente espressione, quasi come se stesse obbligando la sua mente a non farla arrossire.
Non voleva che la loro conoscenza, se così la poteva definire, si fosse basata soltanto sul fatto che lui era un cantante famoso che le piaceva, ma voleva sapere da quanto tempo lei lo conosceva, e quanto tempo aveva perso lui prima di incontrarla.
- Due anni, più o meno. - rispose girando con il cucchiaino lo zucchero quasi sciolto completamente nel tè.
- Quante cose sai su di me? - chiese ancora.
- Una ventina? - sparò, sapendo già dove sarebbe andato a parare.
- Venti domande, ci stai? - tentò, sapendo benissime che lei sapeva molte più cose.
- Però non vale che vai a casa, te le prepari, e poi me le fai! - disse sforzandosi di non ridere.
- Sì che vale. -
- No! - rise , bevendo.
- Ma quanto puoi essere rompicoglioni? - rise lui, togliendosi il cappello e smuovendo i capelli.
- Tanto. E ringrazia il cielo che non mi conosci ancora bene. -
- Dio, solo tu puoi salvarmi! - guardò il soffitto, a mò di cielo.
Gli diede un colpetto sul braccio e lui subito l'abbracciò, ridendo ancora.
Lei si trovò tra le sue braccia, improvvisamente, e non riusciva a catalogare le emozioni, aveva soltanto qualcosa di pesante nello stomaco e la testa tra le nuvole.
Butterflies, butterflies, we were meant to fly. You and I, you and I, colours in the sky.
- Non svenire. - le sussurrò all'orecchio.
- Mica sei Zayn Malik! - tenne a precisare ancora. Sapeva che lui andava su tutte le furie, a sentir quel nome.

 

 

- Carne o pesce? -
- Carne. -
- Germania o Inghilterra? -
- Questa era bastarda. - ci pensò un attimo, mentre lui sorrideva – Germania. -
- Se potessi passare una giornata con una persona a tua scelta, chi sarebbe? -
- Zayn Malik. - rise ancora, mentre lui sbuffava rumorosamente incrociando le braccia al petto. Gli dava un fastidio tremendo che le potesse davvero piacere Zayn Malik. Non che avesse qualcosa contro, ma la sola idea che lei avesse scelto qualcun altro al suo posto, lo faceva andare su tutte le furie.
- Davvero? - le chiese.
- Sì, perché una giornata con te la sto passando adesso. - cercò di addolcirlo. Infondo era anche la verità.
Lui subito le si catapultò addosso, riempiendola di baci sulla guancia e sui capelli.
Entrambi, potevano giurare di essere in paradiso.
Nathan, che non era mai stato così sfacciato e diretto da fare uno dei primi passi con una ragazza, ce l'aveva fatta.
E lei, che mai avrebbe pensato di lasciarsi sbaciucchiare da qualcuno, l'aveva appena fatto.
- Chi sei tu, e cosa ne hai fatto del timido Nathan Sykes? -
- Chi sei tu, e cosa mi hai fatto? - rispose di rimando lui, posandole un ultimo bacio sulla fronte.
- Ti ho rubato il té. - rise lei, stringendosi a lui.
Per alcuni minuti, restarono in quella posizione, fin quando lui si staccò prendendo il cellulare dalla tasca.
- Ho un problema con il mio cellulare. -
- Credi che io sia uno dell'assistenza? -
Lui continuò come se non avesse sentito – Non ha il tuo numero. -
Lei rise, spingendolo piano – Sei un idiota. -
- Che ti piace. - continuò lui.

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scusate per la banalità di questo capitolo çwwwwç
non capisco Nath come faccia ad essere così dolce e scemo allo stesso tempo, aahhaha!
vi lascio, sperando in una recensioncina. (anche una tipo 'fai schifo, datti all'ippica' e.e )
cieus :3

  
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