Per la Seblaine Week
7th day – Future! Seblaine
Premessa: E con
questa finisce la Seblaine Week *piango*. Boh,
ragazzi, che dire? Io ce l’ho messa tutta, sia per questa fic
che per tutte le altre (per questa particolarmente), scrivendo dovunque pur di
rispettare i tempi – in macchina, in aula, sulle panchine, in autobus, in bagno
(?) e in camera ovviamente xD. Spero comunque che quest’ultimo
lavoro vi piaccia perché davvero ci voleva una “scena” del genere. Vi consiglio
di leggere ascoltando questa
quando giungete alla parte cantata, perché le emozioni che può trasmetterti una
canzone sono vivide solo se ascoltate. *__*
Dunque
vi lascio alla lettura. Grazie a tutti quelli che hanno recensito le fic di questa week. Non sapete quanto sono stata felice di
leggere i vostri pareri. Ma soprattutto un grazie grande grande grande alla mia twintwin, Thalia, che mi
ha sopportata (ci siamo sopportate) in tutti gli scleri possibili ed
immaginabili che questa settimana ha comportato. I adore
you! ♥
Vale
~
Back
to you
Era
ormai troppo tempo che si sentiva vuoto dentro, che tutto aveva smesso di avere
un senso.
“Il mio cuore appartiene al
McKinley” si era ritrovato a dire una volta, eppure adesso quella
scuola non gli diceva più niente.
Lui non c’era
più, lo aveva abbandonato come in quegli stupidi film d’amore dove il protagonista
dice: “Se lo amo, devo lasciarlo andare”.
Il
problema era che Blaine ora era perduto, fuori fase,
senza un punto di riferimento…
Senza
qualcuno a cui aggrapparsi.
Quella
mattina era più triste del solito. Primo giorno di scuola, prime lezioni, delle
quali non avrebbe ascoltato neanche una parola, primo incontro al Glee Club.
Ma
tra una cosa e l’altra, non c’era nessuno ad avvicinarsi a lui e a sorridergli con
fare radioso, perché era la persona che più riteneva importante.
Era
tutto piatto e privo di vita.
Quando
arrivò al Glee Club, c’era solo Tina nella sala
canto, tutta affaccendata nel raccogliere un paio di violini per portarli
chissà dove. Per la prima volta in tutta la giornata, Blaine
si incuriosì nel vederla correre da una parte all’altra della stanza, tutta trafelata.
‹‹Che
succede?›› chiese.
Tina
gli rivolse un’occhiata frettolosa, mentre usciva dalla sala, dicendo: ‹‹Il
professor Shue ci vuole tutti in auditorium››.
E
Blaine avrebbe voluto saperne di più, ma la ragazza
orientale era già sparita nel corridoio.
Dunque
la seguì. Del resto, non aveva molta scelta.
Poco
dopo, oltrepassò l’ingresso dell’auditorium e notò che tutti erano seduti sulle
poltrone, come se stessero aspettando l’inizio di un’esibizione.
‹‹Come
mai siamo qui?›› domandò, sperando stavolta di ricevere una risposta
soddisfacente.
Il
professor Shuester gli fece cenno di andarsi a sedere
al posto libero accanto al suo ed il moro obbedì.
‹‹C’è…
Uhm, un ragazzo che vuole fare subito il provino per entrare nel Glee›› farfugliò, una volta che Blaine
si fu seduto.
‹‹Uno
nuovo?›› continuò a chiedere Blaine, non molto
interessato.
Shuester si accomodò meglio
sulla sua poltrona e rispose, evitando di guardare il moro negli occhi e senza
indugiare molto sui dettagli: ‹‹Si è appena trasferito››.
‹‹Capisco››
fece Blaine, non molto convinto dal tono di voce dell’insegnante,
‹‹E dov’è?››.
‹‹Tra
un po’ dovrebbe iniziare… Oh, ecco!››.
Il
palcoscenico, illuminato dalla luce fioca dei riflettori, fu inondato da una
musica dolce e che man mano cresceva, e successivamente dal suono del
pianoforte di Brad.
Una
figura slanciata apparve da dietro le quinte e dischiuse le labbra per cantare.
‹‹Six
on the second hand, two new years resolutions
and there’s just no question… what this man should
do?
Take all the time lost, all the days that I
cost,
take what I took and give it back to you.
All
this time we were waiting for each other,
all this time I was waiting for you
we got all these words, can’t waste them on
another,
so I’m straight in a straight line running
back to you.››
Quella
voce risultò inconfondibile per Blaine, ma non poteva
credere alle sue orecchie e così, quando le luci divennero più forti ed illuminarono
il volto del giovane da cui essa proveniva, il suo cuore gli si fermò in petto
e non poté non ascoltarlo, perché gli diceva esattamente cosa aveva percepito
poco prima.
Era
proprio lui, Sebastian, e gli stava sorridendo… e sembrava felice… felice di
essere lì per lui.
‹‹I don’t know what day it is, I had to check the paper,
I don’t know the city but it isn’t home,
but you say I’m lucky to love something that
loves me,
but I’m torn as I could be wherever I roam.››
Blaine si ritrovò a sorridere,
perché era chiaro che mentre Sebastian pronunciava quelle parole, si stesse
riferendo a lui. L’espressione che aveva in volto non aveva nulla di
strafottente, come soleva essere normalmente, bensì era dolce, talmente dolce
da riuscire a farlo innamorare, e la sua voce era così bella da farlo
commuovere.
‹‹Hear me say…
All this time we were waiting for each other,
all this time I was waiting for you,
we got all these words, can’t waste them on
another,
so I’m straight in a straight line running
back to you.
Yeah, all, running back to you…
Yeah, all, running back to you…
Yeah…››
I
violini proseguirono in una musica coinvolgente, mentre Sebastian chiudeva gli
occhi, concentrato, in sintonia col crescendo degli strumenti, e Blaine deglutiva per scacciare via quell’ammasso di
bellissime sensazioni e di lacrime.
‹‹Oh, every time is
so far… It’s just so far to get back to where you are.
All this time we were waiting for each other,
all this time I was waiting for you,
we got all these words, can’t waste them on
another,
so I’m straight in a straight line running
back to you.››
Le
luci si affievolirono ed era strano come Blaine fosse
in pace con sé stesso, in quel preciso momento.
Sebastian
si avvicinò a Blaine, in piedi davanti al suo
armadietto, e gli sorrise in maniera avvenente.
‹‹Salve.
Sa che è proprio un bel ragazzo? Le andrebbe di prendere un caffè con me?››.
Il
moro nascose una smorfia divertita dietro una mano.
‹‹Che
ci fai al McKinley?›› gli chiese.
Il
ragazzo dagli occhi verdi distolse lo sguardo da Blaine,
ora serio, ed appoggiò la schiena alla superficie di metallo degli armadietti.
‹‹Mi
mancavi››.
Il
moro inarcò le sopracciglia, stupito da quella rivelazione, e arrossì leggermente.
‹‹Volevi
che ti dicessi questo, eh?›› continuò poi Sebastian sornione, al che Blaine aggrottò le sopracciglia offeso.
‹‹Non
sono stupido. Non puoi prenderti gioco di me ogni volta›› protestò.
‹‹Un
po’ stupidotto lo sei, invece›› ribatté Sebastian,
ridendo.
Blaine chiuse l’armadietto, gli
voltò le spalle e fece per andarsene, ma l’altro lo seguì e gli si parò
davanti.
‹‹Sul
serio. Nemmeno un caffè?›› insistette.
‹‹Scordatelo››
rispose il moro, sorpassandolo.
‹‹Che
palle, Blaine. Mica il tuo ragazzo è un veggente,
avanti! Non lo verrà mai a sapere!››.
Blaine arrestò il passo e
strinse i pugni.
No,
quella era una ferita che gli faceva ancora troppo male. Non poteva giocarci
così…
‹‹Kurt
mi ha lasciato››.
Il
ghigno sul volto di Sebastian si spense ed i suoi occhi ricaddero sulle spalle
tremanti di Blaine. Un moto di rabbia si fece strada
nella sua mente.
‹‹Blaine…››
‹‹Lascia
perdere… Sto bene››.
Riprese
a camminare, ma Sebastian lo seguì, gli afferrò un braccio e lo costrinse a
voltarsi.
I
suoi occhi color caramello erano lucidi e il suo petto andava su e giù, mentre
respirava faticosamente per riuscire a calmarsi.
‹‹Non
stai bene!›› esclamò Sebastian.
Blaine fissò il pavimento,
mentre le lacrime cominciavano a scorrere sulle sue guance. Iniziò a
singhiozzare e si coprì gli occhi con una mano, vergognandosi di essersi
lasciato andare all’angoscia.
‹‹Cavolo…››
imprecò il castano e dopo si guardò attorno. Parecchi ragazzi presenti in
corridoio li stavano fissando curiosi.
‹‹Che
si fottano, gli omofobi!›› aggiunse, poi tirò a sé il ragazzo e lo abbracciò
così forte che quasi avrebbe potuto togliergli il respiro.
‹‹Piangi
quanto vuoi, okay? Io sono qui›› gli sussurrò e Blaine
lo strinse forte, aggrappandosi a lui con tutto sé stesso.
Sebastian
gli accarezzò la testa incerto e a disagio per quella situazione. Insomma, Blaine era così vicino a lui ed il cuore di entrambi
batteva inspiegabilmente forte. Sentiva il calore farsi vivo sulle sue gote ed
una stretta allo stomaco rendere più concreta la sua ansia.
‹‹Non
ho mentito… Mi sei mancato veramente›› fece, dettato da tutte quelle emozioni,
ed il ragazzo che stava tra le sue braccia si allontanò da lui, per poter
riconoscere la sincerità sul suo viso.
Sebastian
lo guardava serio.
Blaine abbozzò una smorfia
che somigliava ad un sorriso e poi si sporse verso di lui, per baciarlo.
Le
loro labbra si toccarono in maniera estremamente delicata, sotto gli sguardi
attoniti dei ragazzi del McKinley. Il vociare degli stessi crebbe, mentre i due
si scambiavano quella tenera effusione.
Il
moro avvicinò di più Sebastian a sé e quest’ultimo lasciò che il ragazzo
approfondisse il bacio, ma dopo pochi secondi si allontanò da lui. Il brusio
degli studenti era diventato troppo fastidioso per poter essere ignorato.
Gli
rivolse un sorriso.
‹‹E
dunque, questo caffè me lo concedi?›› gli soffiò sulle labbra e Blaine temette di stare per svenire, nel sentire il suo
respiro caldo sulla pelle.
Si
asciugò gli occhi col dorso della mano e si costrinse a sorridergli, nonostante
la sua espressione apparisse ugualmente malinconica, poi annuì.
Sebastian
sciolse l’abbraccio e gli prese la mano, iniziando a camminare a passo lesto e
a trascinarselo dietro.
‹‹Stavolta
non mi faccio fregare dalle checche, sappilo›› mugugnò e fu allora che ogni
traccia di infelicità scomparve dal volto di Blaine, mentre
serrava le dita sulle nocche dell’altro.
Fine.