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Autore: veronic90    26/03/2012    2 recensioni
Mia personalissima visione della prossima rigenerazione del caro Dottore! Non condivisibile, lo ammetto, ma a me piace immaginarlo così...Buona lettura!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - Altro
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Venere, il Pianeta dell’Amore

 

 

 

Veronica non sapeva ancora in che guaio di proporzioni cosmiche si fosse cacciata a causa del suo maledetto vizio di fissare le persone più strane. Ma l’avrebbe capito fin troppo presto, a sue spese.

Il Dottore la stava baciando sul collo: era ripartito all’attacco dopo un’ora buona di frasi tra i denti scontrose, sarcastiche e spesso incomprensibili. Ma poi la voglia dell’uomo aveva avuto la meglio sul suo ego ferito, e vista la ragazza troppo vicina a lui e alla sua bocca, non aveva resistito.

Aveva dovuto stringerla tra le braccia e iniziare a baciarla ovunque i suoi vestiti glielo consentissero. Purtroppo per lui la giovane non sembrava abbastanza ricettiva e partecipa: stava giusto pensando che forse aveva fatto salire a bordo una donna frigida, quando un gemito piuttosto eloquente e sfuggito alle labbra tumide di baci della ragazza, smentì l’opinione che il Dottore si era fatto di lei. Faceva la ritrosa ma forse lei lo voleva quanto lui. Twelve sorrise, passandosi una mano sui capelli ingellati. Veronica avrebbe trovato pane per i suoi denti. Sarebbe stata lei a supplicarlo per un bacio, la prossima volta, decise all’istante, guardandola.

 

Il Tardis si fermò di colpo: un rumore assordante li costrinse a tapparsi le orecchie con le mani.

“Indossa questo” le ordinò porgendole una tuta spaziale e infilandosene un’altra lui stesso.

 

Tutto quello che Veronica vide, appena mise piede su un suolo decisamente diverso da quella sul quale lei era sempre vissuta, le rimase impresso nella memoria, come se avesse scattato un’istantanea di quel preciso momento.

“Venere” disse il Dottore con le mani in tasca, guardando con compiacimento le espressioni continuamente cangianti che passavano sul volto dell’italiana.

“Spettacolare” disse Veronica, a bocca aperta per l’emozione e la sorpresa.

“Sembri un pesciolino” scherzò lui, continuandola a fissare e non dedicando Venere nemmeno di uno sguardo.

“Vorrei ben vedere! Sono su Venere: nessuno riuscirebbe a credermi!” disse camminando, con tutta l’intenzione di visitare in lungo e in largo il Pianeta.

Il Dottore sbuffò, incrociando le mani dietro il collo: “Umani” disse solo allungando il passo per starle vicino.

La ragazza, nonostante il Pianeta fosse piuttosto banale rispetto a quelli che in novecento anni di viaggi aveva visto, era visibilmente contenta dell’esperienza che lui le stava facendo vivere.

“Perché mi hai portata proprio qui? Insomma tra tanti posti …” gli disse emozionata avvicinandosi a lui talmente tanto che lui poté cogliere il profumo dello shampoo che usava.

Il Dottore allargò le braccia come a volerle indicare ogni singolo angolo di quel mondo, dopodicchè le sussurrò all’orecchio: “Venere è la Dea dell’Amore secondo alcune popolazioni umane, ed io volevo portarti nell’unico Pianeta in tutto il Cosmo che porta il suo nome…”.

Veronica commossa da un regalo così bello, piena negli occhi dalla visione di Venere e della terra rosa corallo su cui poggiava i piedi, gettò le braccia al collo del ragazzo.

Il Dottore rimase paralizzato e completamente spiazzato da quella dimostrazione d’affetto della giovane: da quando era in questo nuovo corpo mai nessuno lo aveva abbracciato, e non sapeva come reagire e comportarsi.

 

Scioccato da un gesto che ogni bambino umano riterrebbe facile come bere un bicchiere d’acqua.

Patetico. Davvero patetico. Si giudicò.

 

Confuso, e con i battiti di uno dei due cuori che acceleravano esponenzialmente, l’uomo non ricambiò l’abbraccio, ma rimase inerte con le braccia inutili a penzolare goffe.

“Dobb … dobbiamo tornare al Tardis” le disse imbarazzato, distogliendo lo sguardo da quello di Veronica.

 

Perfetto. Ora anche lo scolaretto che arrossisce! Pietoso. Stai diventando davvero pietoso Twelve! Ma non dovevi, invece, farla cadere ai tuoi piedi? Stupendo. Ci vorrebbe un applauso.

 

Imbronciato, il Dottore si avviò verso la cabina blu, che spiccava come luce nel buio in quel mondo rosato. Veronica faticò a tenere il suo passo: non capiva cosa gli fosse preso. Sembrava quasi che il suo abbraccio gli avesse dato fastidio.

Si tolse la tuta spaziale con molta difficoltà, e si sedette su una poltrona di pelle nera, sbuffando.

“Ehy! Togliti subito da lì” le ordinò arrabbiato vedendola spaparanzata sulla sua poltrona preferita.

“Co… cosa?” domandò confusa, risvegliandosi dal colpo di sonno che gli era preso, improvviso.

“La poltrona è mia. Sloggia!” le disse cattivo, tirandola da un braccio con violenza.

“Ma che modi” disse lei, rischiando di cadere, e massaggiandosi il braccio dolorante.

Lui la guardò dispiaciuto. Ma la sensazione di panico che aveva provato vedendola appropriarsi di un oggetto che era sempre stato solo suo l’aveva spinto a comportarsi male con lei.

“Scusa” disse tormentando il berretto dei Sex Pistols, con cui aveva sostituito quello dei Giants.

Veronica lo guardò a lungo per capire se fosse davvero pentito, poi scrollò le spalle come a dire che non importava, e gli disse sedendosi da un’altra parte: “Dove si va, ora?”

  
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