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Autore: TooLateForU    26/03/2012    25 recensioni
'Quando ti vedo mi viene voglia di gettarmi dalla finestra.'
'Non frenare le tue voglie, Malik.'
Il talebano pronto a farci saltare tutti in aria – meglio conosciuto come Zayn Malik - era il capitano di pallanuoto più stronzo che la Lincoln High School di Londra avesse mai conosciuto. Oltre questo era anche fastidioso, insulso, patetico e più stupido di un Lama.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Oggi avrei parecchi motivi per essere incazzata nera, tutttttttavia voglio mantere il mio umore allegro.
Tanto per cominciare vi ringrazio sempre per le numerose recensioni. Forse pensate che io non dia peso a quello che scrivete, ma fidatevi NON è così. Le recensioni che mi fate sono le cose più belle che qualcuno potrebbe mai scrivere sulle mie storie, sul serio #muchlove
Detto questo vi informo che ieri pomeriggio alle 15.59 ho finito di scrivere questa fan fiction AHAHA. Se i calcoli non mi ingannano (e potrebbero) saranno all’incirca una trentina di capitoli.
Cercherò di postare il più regolarmente possibile, lasciando comunque passare due o tre giorni da un capitolo all’altro, per mantenere il ritmo (?)
Adesso mi levo dalle balle, e vi saluto! Baaaci!
p.s. per tutti coloro che chiedono di Hoping for the sun..Ci sto lavorando, ragazze :)

 
 
 
 
 
 Hey I just met you, and this is crazy
but here’s my number..So call me maybe!

 
Come tutte le mattine da una settimana a quella parte mi avviavo per la metro, assonnata.
Quella giornata era iniziata davvero molto male..
 
“Voglio i Cheerios, voglio i Cheerios, voglio i Cheerios!” piagnucolò Charlie, come se avesse ancora due anni.
“Non me ne frega niente. I Cheerios li prendo io.” Ribattei brusca, versando tutto ciò che era rimasto nella scatola nella mia tazza.
Il piccolo mostro mi lanciò un calcio sotto al tavolo, e feci un verso strozzato dal dolore.
“Ma che cazzo, Charlie!” urlai, prima di lanciarle la scatola vuota in faccia, con forza.
“Liz, che diavolo stai facendo? Lascia in pace tua sorella!” mi sgridò Il Santo Patrono delle sorelle minori, ovvero mio padre, che chiaramente era entrato nello stesso istante in cui lanciavo la scatola a Charlie.
“Mi ha dato un calcio!”
“Non è vero, lei fa la prepotente!”
“Zitta mocciosa!”
Mia madre fece il suo trionfale ingresso, e sbattè una mano sul piano cottura “Non urlate!” cominciò, urlando ovviamente “Liz, non mi piace come ti comporti con tua sorella. Cambia atteggiamento.”
E certo, tanto era sempre colpa mia.

 
Passai l’abbonamento mensile alla metro sul display, e non alzai neanche gli occhi alla ricerca di Jude. Sapevo che oggi non sarebbe venuta a scuola, dato che aveva una visita medica o qualcosa del genere..
Bhè, non ci sarebbe stata ed io mi sarei impiccata dalla noia.
Mi misi ad aspettare la metro, e lanciai un’occhiata pigra al fiume di persone vicino a me. Come mai avevano tutti quelle facce scocciate?
Ah certo, probabilmente perché erano le sette e mezza di mattina. Le sette di mattina non dovrebbero proprio esistere, dovrebbero essere cancellate dagli orari.
A chi mancherebbero?
A qualcuno mancano le ore?
Ma che sto dicendo?
L’arrivo rumoroso della metro mi distolse dai miei vaneggiamenti, e mi sbrigai a salire e a cercare un posto a sedere. Che ovviamente non trovai.
La giornata stava precipitando.
Appoggiai la fronte al palo freddo a cui mi reggevo, e chiusi gli occhi. Probabilmente avrei dovuto smetterla di andare a dormire alle due di notte, se volevo avere un aspetto decente il giorno dopo. Ma infondo, ne vale la pena?
Ne vale la pena cosa? Oddio, a cosa stavo pensando? Cazzo, sto diventando vecchia e pazza. Magari mi erano pure venuti i capelli bianchi nel sonno, e ora me ne andavo in giro come un’ottantenne patentata.
No scherzo, io non avevo la patente.
Il treno fece una brusca frenata, e sarei finita a terra se non mi fossi ricordata di stringere la presa sul palo. Che riflessi pronti.
Le porte si aprirono, e vidi subito entrare Mr Sexy. Il cervello mi diceva di mettermi apposto quella specie di marmotta morta che avevo in testa, altresì detta capelli, ma i miei arti non sembravano rispondere all’impulso.
Avevo troppo sonno. Mi avrebbe vista al naturale.
Povero lui.
“Buongiorno!” esclamò, piazzandosi con un sorriso davanti a me. Naturalmente lui sembrava appena uscito dalla copertina di Vogue, e le luci al neon che illuminavano il treno erano niente in confronto al suo sorriso.
“Buongiorno..” risposi, mentre sulle mie labbra si dipingeva l’aborto di sorriso.
Aggrottò la fronte, squadrandomi “Hai la faccia di una che non ha dormito.”
“Infatti è così.”
“Sveglia tutta la notte a fare festa?”
“Oh sì..” assicurai, con un sorriso divertito “Festa con mia sorella di dieci anni e la sua nuova Barbie Malibù. E’ stato epico.”
Fece una smorfia, come se fosse dispiaciuto di essersi perso la festa dell’anno “Cazzo, l’ho persa..Non potevi invitare anche me?”
“E come facevo? Mandavo un piccione viaggiatore?”
“Che schifo i piccioni!”
“Poverini!” protestai, in loro difesa “Come ti sentiresti a mangiare gli avanzi degli avanzi di qualcun altro?”
“Guarda che io sono un homeless. Vivo sotto il London Eye, sui cartoni.” Continuò, fingendosi serio “Bevo l’acqua piovana.”
“Io sono praticamente orfana. Vivere con i miei o vivere con un gatto è la stessa cosa.”
Scoppiò a ridere, tenendosi saldo al mio stesso palo. Condividevamo un palo.
Che grande emozione!
“Sei davvero fuori, Liz.” Commentò divertito.
“Ti ricordi il mio nome?” chiesi, sinceramente stupita.
“Difficile dimenticarsi di una come te.”
Avrei voluto chiederli cosa intendeva con ‘una come te’, ma avevo paura rispondesse qualcosa del tipo ‘una povera psicolabile come te’, e quindi non chiesi nulla.
“Senti..” cominciò, puntando i suoi occhioni verdi nei miei “La prossima volta che organizzi un party con tua sorella e una barbie, invece di mandarmi un piccione viaggiatore prova a chiamarmi.” Tirò fuori il cellulare da una tasca, e me lo lanciò.
Lo presi al volo, e lo guardai con un sopracciglio alzato “Come faccio a chiamarti se ho io il tuo telefono?”
Harry alzò gli occhi al cielo, con un sorriso “Ma scema, devi memorizzare il tuo numero! Dai, dammi il tuo cellulare così ti scrivo il mio…”
Calma, calma Liz. Prenderai a saltare ed urlare come un’idiota quando sarai sola soletta nella tua camera.
Gli porsi il mio telefono, mentre digitavo il mio numero sul suo e lo salvavo con ‘Liz.’
Glielo restituii, mentre lui finiva di salvare il suo “Volevo salvarmi come ‘quella fuori del treno’, ma poi ho pensato che Liz fosse più adatto.” Gli dissi.
Lui sorrise, porgendomi il mio telefono. Poi la metro frenò, e con un’occhiata si accorse che era arrivata la sua fermata.
“Io vado, ci vediamo Liz.” Mi posò un bacio sulla guancia, prima di scendere in fretta.
Appena toccò terra e le porte si chiusero si voltò di nuovo verso di me, fece il segno del telefono con le mani e mimò con le labbra un: “Chiamami!”
Eccome se ti avrei chiamato, Mr Sexy!
 
“Dio, hai un aspetto orribile oggi!”
Chiusi con più forza del normale lo sportello dell’armadietto, trovando Malik alla mia destra che mi squadrava con disapprovazione.
“Sei un tesoro, Malik.” Gli risposi, acida.
“Di questo passo non vincerai mai la scommessa, lo sai?”
“Pensala come ti pare.” Conclusi, con un’alzata di spalle, prima di allontanarmi con una certa aura di mistero.
Avevo un piano geniale, che non avrebbe fallito.
 
Respira.
Feci una smorfia, mentre giravo su me stessa davanti allo specchio dello spogliatoio.
Respira.
Chiunque abbia inventato i mini shorts è un grande pervertito. E soprattutto non ne ha mai provato uno.
Respira.
Devo calmarmi, devo decisamente calmarmi.
Respira.
O la va o la spacca. È già tanto che sia riuscita a mettere in piedi una cosa del genere.
Grazie a Dio nella mia scuola ci sono abbastanza puttanelle da prestarsi ad una cosa simile.
Respira.
Feci un ultimo, profondo respiro prima di aggiustarmi il reggiseno viola del costume, ed uscire dallo spogliatoio.
Appena fui fuori venni investita da un forte odore di cloro, tipico delle piscine, e da una serie infinita di schiamazzi, trombette e cori da stadio.
Certo, come potevo sottovalutare un’interessantissima e decisiva gara di pallanuoto?
“Allora, si comincia?”
Adrienne Clarks e tutti i suoi due metri di gambe mi si avvicinarono, eccitati. Ovviamente anche lei era in mini shorts, reggiseno del costume e converse basse. Solo che a differenza mia sembrava una modella uscita da un servizio fotografico.
“Certo, tra due minuti iniziamo. Cosa c’era dopo il passo incrociato?” chiesi velocemente, nel panico.
Adrienne ruotò gli occhi scuri al cielo “Gamba sinistra in alto! Concentrati!” mi rimproverò, prima di tornare dalle sue amichette.
Oh, che si fotta. Ero stata io ad organizzare all’ultimo minuto una specie di performance, con una dozzina di ragazze semi-svestite come me, a bordo della piscina poco prima dell’inizio della gara. Come se fossimo delle vere cheer-leaders americane.
Malik era il capitano della squadra, doveva notarmi mentre ballavo come una una battona.
In quel momento entrò la squadra della nostra scuola, e tutta la fauna femminile della scuola trattenne il respiro.
Sbattei le palpebre, sorpresa. I ragazzi erano tutti in…mmmm, come dire, costume.
E non erano messi affatto male, come dire.
Come dire?
Malik entrò per ultimo con un sorriso beffardo, sotto una pioggia di applausi e cori, e per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva.
Non pensavo che fosse così abbronzato e così muscoloso. Aveva davvero molti, molti, molti, molti, molti, molti, molti, molti addominali..
Scossi la testa, distogliendomi da quei pensieri poco adatti. Mi avvicinai velocemente alle ragazze con cui avrei dovuto ballare, che stavano accostate sotto le tribune.
Dovevamo essere una specie di sorpresa.
“Caitlin vai a prendere il megafono, dobbiamo cominciare.” Dissi, concisa. Quella scattò velocemente, ed io mi rivolsi al resto della squadra.
“Allora, ehm..Praticamente adesso andiamo là in mezzo e balliamo..” cominciai, leggermente a disagio.
“Sì, questo lo sapevamo.” Mi interruppe quella troia della Peters. Io le lanciai un’occhiata di fuoco.
“Ho detto che dobbiamo ballare, non ascoltare le tue opinioni.” Ribattei acida, e lei ruotò gli occhi al cielo.
“Dicevo, andiamo lì, balliamo e poi ce ne andiamo svelte, chiaro? Ci sono domande?”
Kim alzò la mano, con entusiasmo. Sbuffai.
“Dimmi Kim.”
“Possiamo comprare dello zucchero filato dopo?”
“Dopo puoi comprare anche un cucciolo di iguana, non mi interessa.”
Sentimmo Caitlin schiarirsi la voce, attraverso il megafono, e tutta la platea si azzittì.
Lanciai uno sguardo a Zayn, che ridacchiava incurante insieme ai suoi amici.
“Per questa partita è stato proposto da alcune ragazze di dare un caloroso buona fortuna a tutti i ragazzi della squadra…” cominciò, e alla parola ragazze cominciarono i fischi d’apprezzamento.
“Quindi diamo il benvenuto a dodici splendide ragazze della Lincoln High School!” concluse Caitlin, mentre noi uscivamo da sotto le tribune, e ci posizionavamo a bordo piscina.
Tutti i ragazzi cominciarono ad applaudirci, e a lanciarci i primi apprezzamenti poco educati.
Io però guardavo Zayn, che mi fissava ad occhi sbarrati. Aveva smesso di ridere con i suoi amici, ora tutti presi a darsi il gomito, e mi squadrava dalla testa ai piedi.
Non trattenni un sorriso soddisfatto, mentre dallo stereo partiva la voce lasciva di Britney Spears. Avevo scelto il pezzo più spinto che avesse mai scritto, ovvero Gimme More.
Ballare davanti ad una platea ma soprattutto davanti a Zayn Jawacoso Malik seminuda un pezzo come Gimme More non era esattamente al numero uno nella lista di buoni propositi per il nuovo anno scolastico, ma erano dettagli trascurabili.
Fu proprio come nei filmetti da quattro soldi americani. Le fighe ballano e tutti vanno in iperventilazione.
Ovviamente io rovinavo il quadretto, ma il pubblico non sembrava accorgersene. E neanche Zayn, che continuava semplicemente a fissarmi tra lo sconvolto e l’incredulo.
Il pezzo finì, grazie a Dio. I piedi mi facevano malissimo, anche se il ballo consisteva soprattutto nel muovere il culo a ritmo, credo. Tutti i ragazzi ci acclamarono, e potevo leggere sulla faccia della Peters che era esattamente quello ciò a cui puntava.
Riportai lo sguardo sulla squadra di pallanuoto, e vidi quel tale…Come si chiamava? Wright qualcosa..
Dean?
Tom?
John?
Bhè, vidi il tipo a cui avevo dato il numero di Carol che mi faceva il segno del telefono, e gridava un “Chiamami!”.
Malik intercettò i nostri sguardi, e diede un colpo alla spalla di Wright. Questo lo guardò infastidito, prima che Malik lo superasse e cominciasse ad avvicinarsi verso me e le altre ragazze.
“Terry guarda, arriva Zayn!” mormorò una tizia dietro di me, alla Peters.
“Dio, quanto è figo..”
“Quanto sei fortunata, Terry!”
Patetiche.
Stavo per andare incontro a Zayn, quando la Peters mi tagliò la strada, interponendosi tra me e lui.
Ma che cazz..?
“Tesoro, come sono stata? Ti sono piaciuta?” squittì subito, prima di gettarsi al collo di Malik.
Stupida puttana bionda!
Zayn sciolse la sua presa, e la guardò con una smorfia “Sì, sì fantastica..Ora spostati.”
Con un gesto brusco la spinse da un lato e vidi dipingersi sulla faccia di Terry un’espressione sconvolta, che notandomi si trasformò in assassina.
Oh, dolce vendetta…
“L’hai messo in piedi tu questo spettacolino?” mi domandò Malik, velocemente.
“Bhè, può essere che abbia avuto un’idea..” mi mantenni sul vago, giocherellando con una ciocca dei miei capelli.
“Ti faccio i miei complimenti allora, è stata una bella mossa..” si complimentò, fissandomi negli occhi.
Probabilmente gli occhi erano la cosa più decente che avesse. Già, proprio così.
“Ma dovrai essere molto più nuda di così per farmi cedere..” continuò, accennando con un sorrisetto al mio stretto costume e ai miei shorts.
“A differenza di ragazze come la Peters, riesco ad ottenere quello che voglio anche con i vestiti addosso.” Ribattei cercando di mostrarmi sicura, anche se il cuore mi batteva all’impazzata.
“Puoi provarci.”
“Posso riuscirci.”
Girai i tacchi, allontanandomi verso gli spogliatoi.
A circa metà strada però mi accorsi che mi mancava una cosa fondamentale di Zayn: il suo numero.
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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