‘Kate svegliati!E' tardissimo! Sono le 8 meno un quarto!’. Mi svegliai di soprassalto,consapevole che la tortura era iniziata, il primo giorno di scuola era arrivato. Quella mattina non volevo davvero andare a scuola, forse per il brusco risveglio o probabilmente per l'inizio di un martorio che sarebbe durato nove dannatissimi mesi. Volevo rimanere a dormire e sognare perché solo nei sogni ogni tuo desiderio può diventare realtà, o perlomeno questo era quello che credevo.’Si mamma,mi sveglio!’ le risposi con la bocca impastata dal sonno.
‘Svegliati Julia!E' tardi anche per
te!’urlò mia madre. Dopo
poco vidi Julia alzarsi dal letto e infilarsi le ciabatte ancora con
gli occhi
chiusi, era evidente che non ero la sola a non voler accettare l'idea
di
tornare a scuola. Intanto mi ero già avviata verso il bagno
per prepararmi,
Julia, uno dei miei tesori più grandi, la mia meravigliosa
sorella di 15 anni,
era ferma sullo stipite della porta del bagno,mi fissava e sorrideva.
‘Ah sì? Allora racconta!’ le dissi uscendo dal bagno, ‘beh...eravamo io e te su un palco, circondate da milioni di persone e cantavamo’.
‘Scherzi? Ho fatto lo stesso identico sogno anche io poi mamma lo ha interrotto svegliandomi.’
Concludemmo così il discorso, aprii l’armadio e mi vestii con un paio di jeans chiari e una maglietta di Abercrombie grigia ed infilai le Hogan dello stesso colore. Mi pettinai i miei lunghi capelli castani e mi truccai non troppo pesantemente,dato che avevo degli occhi scuri e delle labbra carnose. Mia sorella Julia invece,decise di optare per una camicia a righe blu e bianca con dei leggins jeans e delle ballerine blu. Lei come sempre aveva dei bellissimi capelli lisci tendenti al castano chiaro per via delle ultime meches e un viso perfetto anche con un lieve tocco di matita,che metteva in risalto i suoi occhi verdi e del mascara.
Scendemmo a fare colazione e mentre bevevo il caffè chiesi a mia sorella se voleva un passaggio fino a scuole e lei accettò volentieri . Avevamo scelto due scuole diverse: io l’artistico,per via del mio carattere creativo e un po’ pazzo,ero una ragazza dalla battuta pronta e decisamente alla mano,avevo sempre odiato quelle materie noiose e pesanti quali il latino e il greco per cui avevo optato per una scuola a mio parere più “divertente”; lei invece aveva scelto il classico e ne era davvero portata, inoltre aveva un’indole molto più riflessiva della mia e una determinatezza invidiabile.
Uscimmo di casa e salite in macchina ci dirigemmo nei rispettivi licei. Come sempre il traffico della capitale non mancava soprattutto con l’inizio delle scuole. Lasciai mia sorella davanti la sua scuola, per poi andare verso la mia,dove appena parcheggiato incontrai Claudia,anche lei in ritardo come sempre!
‘Hei Clà! Cosa fai ? Non dovevi entrare alle 8.05?Già il primo giorno sei in ritardo?Sei un caso perso!’ le dissi scherzosamente, ‘ Ahahaha hai visto sì?!’ mi rispose raggiungendomi, ci avviammo verso l’entrata. Al suono della campanella della seconda ora entrammo in classe e ci sedemmo.
La mattinata passò veloce tra introduzioni sul programma scolastico che avremmo dovuto affrontare quell’anno nelle varie materie. All’uscita salii in macchina diretta verso il centro, il giorno prima mi ero sentita con Vanessa ed Elena ed eravamo d’accordo per vederci a Piazza Del Popolo alle due e mezza; ricevetti però un messaggio da mia sorella in cui mi chiedeva di passarla a prendere e portarla in centro.
Arrivai da lei, salì e in 20 minuti arrivammo in centro, ci mettemmo d’accordo di rivederci a Piazzale Flaminio per le sei. La vidi allontanarsi quando sentii delle urla dietro di me, mi voltai e fui travolta dalle mie amiche.
Julia’s pov
Eccole
lì:
Sara, Carlotta e Clarissa mi aspettavano sulle scale di Piazza di
Spagna, le
raggiunsi e ci salutammo tra calorosi abbracci, era da un bel
po’ di tempo che
non le vedevo e finalmente ci incontravamo.’Forza, alzatevi!
Ho un bel po’ di
giri da fare care!’. Non si fecero pregare troppo,
attraversammo Piazza di
Spagna e imboccammo Via del Babuino per entrare da Tiffany&Co:
ero riuscita
a mettermi da parte dei soldi per potermi comprare il secondo
braccialetto.
Appena di fronte all’ingresso notai la calca di gente che si
appressava intorno
ai banconi e pregai quindi le mie amiche di non aspettare con me, ma
che avrei
fatto uno squillo ad una di loro appena finito.
Un uomo
dall’interno aprì la porta e mi accolse con un
“buongiorno”. Ero entrata molte
volte lì ma ogni volta rimanevo incantata dalla pace e dalla
tranquillità che
vi regnavano, ricordavo sempre la frase tratta da “Colazione
da Tiffany”
pronunciata da Holly :
“Ecco
perché mi piace venire da Tiffany per
l'atmosfera tranquilla e serena che si respira non per i gioielli,
sinceramente
a me non piacciono i gioielli, ma solo i diamanti!”. Quella
era la stessa
identica sensazione che provavo io ogni volta che vi mettevo piede.
Comprai
il braccialetto ed uscii soddisfatta, lo infilai in
borsa e mi incamminai in un vicolo decisamente angusto, presi
l’I-phone
dalla borsa e
composi il numero di Sara,
mi disse che erano andate a prendersi un gelato lungo Via del Corso e
le
risposi che le avrei raggiunte. Non feci però in tempo ad
attaccare che
svoltando a destra mi scontrai con qualcuno. Alzai gli occhi per
scusarmi e
vidi chi mai mi sarei aspettata di incontrare. Davanti a me
c’era un ragazzo
meraviglioso, ma non uno qualunque: Zayn Malik. “Dal vivo era
ancora più
dannatamente bello” pensai.
**Avevo
conosciuto gli One Direction così per caso, molte mie
amiche li adoravano ed io non potevo fare a meno di assecondarle quando
parlavano della loro bellezza. Erano davvero dei gran fighi ed avevo
avuto modo
di riscontrare che erano dotati anche di gran belle voci. Certo avevo
sempre
avuto dei gusti particolari in ambito musicale ed ascoltavo cantanti di
altri
tempi, ma qualche volta sentivo le loro canzoni e non mi dispiacevano.
Contestavo chi li disprezzava e li criticava amaramente. Non so dove ma una volta
mi era capitato di
sentire che i giovani ogni qualvolta un loro coetaneo raggiunge un
grande
successo iniziano a criticarlo e a smontarlo letteralmente: gelosia;
chiunque
avesse detto questo, beh ero d’accordo con lui. La
società ci abitua tutti sin
da piccoli a sognare il lusso e la popolarità e quindi ci
sentiamo gelosi di
chi magari arriva dove noi, forse per mancato talento o
forse per altro, non riusciamo ad arrivare.
Ecco io però non ero gelosa dei ragazzi famosi, anzi sognavo
di trovarmi nelle
loro circostanze.**
Rimanemmo istanti, forse minuti a fissarci, mi persi nei suoi occhi, colorati di marrone intenso, erano profondi e misteriosi. Quando mi ripresi da quello stato di shock momentaneo, scossi la testa, ci scusammo a vicenda e ripresi a camminare con l’immagine dei suoi occhi ancora impressa nella mente. Mi voltai e notai che mi stava ancora guardando, poi distolse imbarazzato lo sguardo e prese la direzione opposta.
Kate’s pov.
Passammo
il pomeriggio
tra i negozi di Via del Corso. Comprammo tonnellate di
vestiti,terminando così
i nostri risparmi,ci raccontammo dell’estate trascorsa fino a
quando non mi
squillò il telefono. Era un numero sconosciuto. Risposi con
un’enorme curiosità
sulla pelle: ‘Pronto? ‘
‘Ciao
Kate,sono Alexander il maestro di canto,ti ho chiamato per prendere
appuntamento per la prima lezione,per te quando andrebbe
bene?’
‘Ciao
Alexander,io preferirei domani alle 16.30,per te è un
problema?’
‘No,per
me va
benissimo,allora ci vediamo domani a casa mia!Ciao!’
‘A
domani,un
bacio.’
‘Kate,chi
era?’ mi chiese Elena. ‘Era l’insegnante
di canto,mi ha chiamata per la lezione
di domani’ le risposi.
Guardai
l’orologio,erano
le sei meno un quarto e tra quindici minuti mi sarei dovuta vedere con
mia
sorella,per cui decisi di salutare le mie amiche per andarla a prendere.
Camminai
per
una mezzora quando incontrai mia sorella davanti al Burger King di
Piazzale
Flaminio,insieme salimmo in macchina e dopo una ventina di minuti
tornammo a
casa.
Mi feci
una
doccia veloce,asciugai e pettinai i miei lunghi capelli e mi infilai
una
tuta;mentre mia sorella si dilettava nel cantare “I Have
nothing” di Whitney
Houston,la sua cantante preferita.
Andò
avanti
così fino a quando mamma non ci chiamò per la
cena. Seduti a tavola,mio padre
ci chiese come era andata a scuola e mentre rispondevamo mia sorella
cominciò a
scherzare con mio fratello. Terminata la cena ero troppo stanca per
vedere un
po’ di tv,per cui decisi di andare a letto.
Mi infilai sotto le coperte e mi addormentai in poco tempo.