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Autore: Balla sulle nuvole    26/03/2012    7 recensioni
Undici ragazze con una grande passione per il calcio.
Una squadra ma anche un gruppo d'amiche.
Una lettera.
Un viaggio per un raduno.
Un' Isola.
Uno sbaglio.
Fra amore, amicizia, risate, equivoci e cospirazioni.
Ecco le Amazzoni.
E la loro storia.
Dal capitolo 13:
.....“Sia chiaro rosso fissami ancora con quello sguardo da maniaco e ti sotterro nella sabbia” lo minacciò Miele lanciandogli un occhiata penetrante, abbastanza simile a quella che Teddy aveva ricevuto al mattino.
Hiroto deglutì “farò del mio meglio” convenne, prima d’affiancarle nelle ricerche......
....Quel pomeriggio Kiyama imparò due cose molto importanti su Miele, la prima era che la ragazza manteneva sempre le proprie intimidazioni, la sabbia nei suoi vestiti quando era tornato al suo dormitorio ne era la prova lampante.
La seconda fu che lei resisteva ai suoi splendidi occhi acquamarina e a tutto l’amplesso, forse non era poi così irresistibile......
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spazio Me:
Scusate, davvero scusatemi per questo immondo ritardo.
È che sono arrivata ad un certo punto ed ho avuto un blocco, l’ispirazione è volata via
e tutto quello che scrivevo mi inorridiva più del solito.
Comunque vi chiedo scusa, le arriva una quarantina di scarpe e padelle in testa,
d’accordo prometto che non passerà nuovamente un mese prima del mio prossimo aggiornamento.
Bene, come al solito ringrazio tutte le meravigliose ragazze che seguono e recensiscono questa specie di long, grazie, vi voglio bene.
 

 
PASTICCHE SOSPETTE, TI DIVERTIRAI, MELE E CHIOME TURCHINE, PRIMO APPUNTAMENTO, O SI O NO, ISTINTO:
 

Una piccola pastiglia rossa, questo era il soggetto delle continue occhiate di Diana,
una pillola dalle sfumature violacee e sanguigne, al centro una semplice incisione, 3B.
Quella però non poteva essere una semplice vitamina, la ragazza lo sapeva bene,  mentre se la rigirava tra le dita, quelle lettere erano una squallida bugia, non c’erano sali minerali  al suo interno, ma molto altro.
Cercando di controllare la sua furia omicida, e la voce che, insistente, le suggeriva di prendere il loro allenatore a calci dove non batteva mai il sole, la Pavesi lanciò un’occhiata d’intesa al suo capitano, alla ricerca di istruzioni, al suo fianco Miele deglutiva nervosa, tamburellando con la mano sul ginocchio scoperto, anche lei in attesa, così come tutta la squadra.
Gioia sorrise loro incoraggiante, prima di piazzarsi a meno di  cinquanta cm da Teddy, le mani sui fianchi e le gote arrossate per la rabbia.
 
“Cosa c’è qui dentro?” domandò serafica, facendo tintinnare, sotto il suo naso, il tubetto arancione dei medicinali.
I suoi occhi trapassavano quelli imperscrutabili del ragazzo, cercando in quel grigio quella risposta che già sapeva lui non le avrebbe dato.
Un’accusa che Teddy sostenne con un discreto autocontrollo, nonostante quel verde lo trafiggesse nel profondo.
Si era preparato, per tutta la notte aveva cercato una scusa plausibile da dirle, girandosi e rigirandosi tra le coperte.
Aveva imparato a conoscerle durante quei giorni,  e sapeva che lui per loro non contava nulla, non lo riconoscevano come il loro allenatore e non l’avrebbero mai fatto, lui era un nemico, uno scomodo inconveniente.
Non che la cosa gli importasse, lui stesso aveva una bassa stima della squadra, però, tutta quella ostilità gli complicava le cose, in continuazione.
E per un attimo, uno solo, mentre le osservava,  il pensiero di dir loro la verità, su quell’isola, sull’organizzazione, sulla 3b e soprattutto su di lui, l’attraversò, scomparendo in un battito di ciglia.
 
“ E’ solamente un minerale, nulla di cui preoccuparsi. Secondo i test svolti siete carenti di calcio oltre che di talento, quindi con questa dovreste raggiungere i livelli corretti” rispose infine, sviolinando la scusa migliore di una notte d’insonnia, e un sorriso che sapeva vivamente di fasullo.
 
Gioia serrò le palpebre, cercando sul suo viso la prova di quella menzogna.
Oramai non aveva più dubbi, qualcosa bolliva in pentola e il racconto di Debora, sugli strani traffici di Mister Smoking, ne erano la conferma, erano finite in un covo di serpi.
 
“Vuoi doparci per caso allenatore?” ringhiò improvvisamente Dì, calcando con evidente disgusto sull’ultima parola, finalmente aveva esaurito tutte le sue scorte di pazienza.
Melinda e Penelope annuirono all’unisono,  entrambe d’accordo per la prima volta in vita loro con la compagna.
 
Il ragazzo sospirò amaramente, smettendo di sorridere all’istante.
Avrebbe voluto urlarle  contro che lui era un allenatore di fama internazionale e che mai, mai avrebbe dopato un suo giocatore, che il calcio non era solo uno sport per lui, era la sua vita e non l’avrebbe mai macchiato di una simile vergogna.
Rimase in silenzio, un ipocrita, ecco cos’era, solamente un ipocrita, perché quella non era una semplice pastiglia e lui lo sapeva benissimo, era una delle menti dietro tutto ciò, purtroppo non poteva mentire a se stesso.
 
“Ciò che stai insinuando è ridicolo ragazzina. Io prendo seriamente il mio lavoro, anche quando è degradante come questo, inoltre  non ho nessuna intenzione di aiutarvi, se arriverete da qualche parte, e di questo ne dubito, ci arriverete con le vostre misere forze, io non regalo niente a nessuno” esclamò alzando il tono della voce, mentre le sue reali emozioni lo dilaniavano internamente.
Perché  anche lui era stato imbrogliato, si era lasciato abbindolare dalle suadenti parole del suo signore, ed ora,  messo con le spalle al muro, stava bleffando a sua volta, doveva farlo.
 
Gin scoppiò in una risata amara, fredda, passandosi istintivamente una mano tra i  corti capelli corvini, quel giorno privi di gel  “ quindi, sei inutile proprio come pensavo” disse sarcastica, dando bella mostra del suo carattere da scavezzacollo.
Siena annuì, non aveva la minima intenzione di fermarla questa volta, anzi, avrebbe sbraitato al suo fianco.
 
“E se tu sei il migliore, come ti vanti di essere ogni minuto della giornata, spero proprio di non dover mai conoscere chi sta in basso alla classifica” continuò la mora, dandosi il cinque con Miele, che aggiunse tagliente “tutto fumo e niente arrosto, non è vero Teddy?”.
 
Il biondo  gonfiò il petto,  i lineamenti del volto tesi, mentre i suoi nervi rischiavano di cedere per l’ennesima volta.
Stava cambiando, non c’era più traccia del ragazzo sfrontato in grado di mettere i piedi in testa a chiunque, ora tutto quello che vedeva era solo un coniglio in trappola, l’ombra di ciò che era in realtà.
 
“Non è certamente colpa mia se la squadra che guido è il fondo del barile, non ci posso fare niente” rispose duro, con la stessa freddezza nella voce, “ però sinceramente la cosa non mi tocca più di tanto, perché da oggi tutto cambierà, a partire da questo momento  voi mi porterete rispetto ed eseguirete i  miei ordini senza fiatare, altrimenti, lo giuro sul mio onore, che domani tornerete in Italia senza avere il tempo di ribattere , neanche una parola.
Sprecando così la vostra unica possibilità, nessuno potrà vedervi giocare contro le migliori squadre maschili del mondo, nessuno saprà mai quanto valete, se valete, e tutto per colpa del vostro stupido ed ostinato orgoglio.
Mentre io, tranquillamente, sorriderò soddisfatto, comodamente seduto sulla panchina della Unicorn, i vostri nomi già completamente dimenticati”
 
Le ragazze lo fissarono disgustate, le parole di quel terribile discorso ben impresse nelle loro menti, poi lentamente, soprafatte dalla verità, chinarono il capo all’unisono, sconfitte.
Un gesto amaro, che durò un secondo, dopo di che  i loro occhi lo  inchiodarono nuovamente al suolo con determinazione.
Si, le cose sarebbero cambiate, da quel momento lo avrebbero seguito in silenzio, lo avrebbero  fatto solamente per loro stesse, senza mai piegarsi, avrebbero lottato fino alla fine.
 
Improvvisamente Mel ruppe il silenzio avanzando con apparente tranquillità, un ghigno sadico e le mani in tasca “ Ora noi prenderemo questa cosa da brave bambine, e se non è quello che dici che sia”.
“Se ci accorgiamo che non è uguale alle carote” l’appoggio Penny, fischiettando.
“Sarai tu a risponderne di persona e fidati non sarà piacevole” concluse la rossa, mentre Dì e Debby  scrocchiavano i pugni minacciose.
 
Gioia sorrise, mostrando il suo proverbiale cipiglio autoritario, la pastiglia tra le mani “ Hai vinto Teddy, da ora  in poi noi ti seguiremo, avrai una squadra che non si lamenta ma che non ti stima, che non ti vedrà mai come il suo allenatore e che al minimo sbaglio sarà pronta ad aggredirti, da oggi noi ti staremo alle costole, pronte a mordere” esclamò senza esitazione, prima di portarsi la 3B alla bocca, seguita da tutta la squadra.
 
Teddy deglutì sfinito, mentre una semplice domanda nasceva spontanea tra i suoi pensieri,  valeva la pena subire tutto ciò per la setta? Era davvero questa la strada giusta?
Scoraggiato diede loro le spalle, scappando ancora una volta dalla verità, inghiottito da quel castello di bugie.
 

 

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“Quindi oggi andiamo alla ricerca di onde?” domandò Tsunami, contemplando con trasporto  le piante ed in fiore che ornavano il viale, colorandolo,  le mani a pochi centimetri da quelle della ragazza al suo fianco.
 
Touko annuì, arrossendo lievemente “ certo, dopo tutto devi ancora insegnarmi come rimanere in piedi sulla tavola” rispose, spostandosi una ciocca di capelli dal viso.
Si sentiva terribilmente impacciata in  compagnia del ragazzo, maldestra e goffa, e ciò non era da lei, solitamente così decisa e battagliera.
 
Il compagno  scoppiò in una fragorosa risata, portando le braccia dietro la testa “ immagino che sarai bravissima” disse ottimista come al solito, facendola avvampare ulteriormente.
Era risaputo che i due, nonostante la differenze sociale e di carattere, si piacessero, eppure la loro timidezza e la poca dimestichezza con le faccende di cuore  avevano fatto si che,  nonostante tutto e dopo tanto tempo,  ancora tentennavano alla deriva.
Borbottando il lupo di mare le prese la mano “ vedrai ci divertiremo”.
Touko sorrise “ Ne sono sicura” disse sincera, perdendosi nei suo occhi e nel battito del suo cuore.
 

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Genda  addentò una mela, masticandola lentamente, la mascella che  si muoveva su e giù nella confusione della stanza, un’accozzaglia di schiamazzi che lo infastidivano  visibilmente.
E non erano solo le risate provenienti dagli altri tavoli ad innervosirlo, ma persino quella fin troppo allegra del suo nuovo capitano, Endo Mamuro.
Dopotutto Kojiro era sempre stato un ragazzo riservato, fin troppo austero e diffidente, certo non era freddo e distaccato come Suzuno, ma gli si avvicinava molto.
Un carattere di copertura che nascondeva la timidezza, perché in realtà il moro, una volta che si lasciava andare, era completamente diverso, un ragazzo solare e genuino.
Questo lo sapevano bene i suoi migliori amici, Sakuma e Kido, seduti comodamente al suo fianco, tra le mani una fetta di torta ai mirtilli.
 
“Se secondo i loro test siamo carenti di calcio, perché non ci servono il latte? O del formaggio?? Invece di quelle pillole?”  Fudou  si era unito al terzetto, sfidando con lo sguardo Kido a rispondergli.
La loro rivalità  non era scomparsa nel tempo, nonostante il nuovo rapporto d’amicizia.
 
Il regista alzò gli occhi al cielo, sotto le impenetrabili lenti scure “ perché il corpo riesce ad assorbirlo più facilmente se è assimilato nelle pasticche, agisce prima” rispose saccente, dando prova della sua sagacia.
 
“Sei proprio un so tutto io” ringhiò Akio, assalendo famelico il suo dolce invitante, al suo fianco Sakuma tratteneva le risate, sotto lo sguardo indifferente del portiere, palesemente annoiato.
Una chioma turchina in lontananza attirò stranamente la sua attenzione, le Amazzoni era arrivate nella sala da pranzo.
Sbuffando il ragazzo tornò a concentrarsi sul frutto, mentre i pensieri tornavano a qualche giorno prima, quando senza dire una parola aveva superato Bianca intenta a parlargli, senza il minimo tatto.
Era stato fin troppo maleducato , un cafone.
Per questo avrebbe dovuto scusarsi, pensò lanciandole un’altra occhiata furtiva, ma non l’avrebbe fatto, non sapeva nemmeno da che parte iniziare.
“Andiamo al lago più tardi?” propose Sakuma sbadigliando.
Genda annuì,  dopo tutto ciò che è stato è stato  avrebbe detto Midorikawa.
 

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Se per la maggior parte delle ragazze la fase del  corteggiamento era una tappa fondamentale in una relazione, coi suoi   scambi di sguardi da lontano, il rossore, le frasi lasciate a metà ed il batticuore, per Ginevra tutto ciò rappresentava solamente  un inutile perdita di tempo.
Era una ragazza dedita all’azione la mora, fin troppo concreta ed impaziente.
Per questo, quella mattina, non appena aveva sentito lo sguardo dell’americano su di lei, lo aveva raggiunto al tavolo senza la minima esitazione, assaporando divertita l’espressione stupita del ragazzo.
Non aveva badato minimamente alle occhiate interrogative dei compagni di squadra del suo interlocutore e nemmeno al sorriso malizioso dell’unica ragazza presente, intenta ad imboccare con amore il suo tesorino.
Ma con determinazione e una buona dose di sfacciataggine era andata dritta al punto, piazzandosi di fronde al capitano avversario, con un sorriso leggermente  provocante.
Era ferma lì da ben cinque minuti, intenda ad osservare i riflessi d’orati nei capelli del ragazzo, quando finalmente decise di attaccare, rapida e scattante come una pantera.
 
 
“Ti va di andare a fare una passeggiata oggi pomeriggio biondo?” domandò  con dolcezza, suadente, sbattendo più volte le lunghe ciglia con finta innocenza.
Trattene un sorriso davanti alle guance tendente al rosso di lui, dopo le sue parole, era bellissimo anche mentre balbettava frasi sconnesse, osservandola scioccato, l’aveva spiazzato, mandando a quel paese la sua proverbiale calma e la razionalità.
 
Mark deglutì faticosamente, nel tentativo di ricomporsi, la sua squadra lo stava guardando “S-s-si, c-certamente” balbettò senza riuscire a trattenersi, ancora intontito da lei.
Gin sorrise soddisfatta, prima di girare i tacchi ed allontanarsi con un semplice e spiccio     “ ti aspetto fuori dalla sala allora”
 

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L’odore di sigari e menta peperita rendeva l’ambiente irrespirabile, contribuendo notevolmente al nervosismo del ragazzo, la grande sala rosso sangue  non era cambiata di una virgola dalla sua ultima visita, due giorni prima, la luce era ancora lontana.
“ Dimmi semplicemente o si o no Teddy, non ho tempo da perdere con te oggi”.
La voce tagliente dell’uomo  risuonò per la stanza,  coprendo per un attimo il  sinistro ticchettio  di un bastone, urla strazianti provenivano dalla camera adiacente, dove lui non era mai stato e dove sperava con tutto il cuore di non finire mai.
“ Malcom voleva fare il furbo” spiegò  con un ghigno sadico quello che da anni era il suo Signore, la lente del monocolo luccicava  minacciosa.
Il ragazzo annuì velocemente, sperando di non tradire nessuna emozione, aveva paura e ne aveva molta.
“S-si” mugugnò, mentre stringeva i pugni, talmente forte da conficcarsi le unghie nella pelle.
Si odiava, e se avesse potuto si sarebbe sputato addosso da solo in quel preciso istante, tanto era il sentimento di ripulsione che provava verso se stesso, verso quello che era diventato, un burattino senza via di fuga.
“Eccellente” fu la secca risposta del burattinaio,poi con uno stizzito movimento della mano ingioiellata, lo congedò, senza degnarlo di altre attenzioni.
I suoi sogni si stavano avverando, doveva solo portare pazienza.
“ Quindi il vostro esercito sta per sorgere mio Signore”.
Un uomo in giacca e cravatta era spuntato dall’ombra, come un serpente strisciante.
“Si, ora non ti resta che attenerti ai piani”.
“Da dove devo iniziare My Lord?”.
L’uomo si grattò la barba con disinvoltura, prima di aprirsi in un sorriso da brividi, pieno di astio e cattiveria, il sorriso dei malvagi.
“Siamo gentiluomini amico mio, e come tali lasciamo sempre gli onori di casa alle ragazze” disse divertito, esplodendo in una fredda risata, seguito immediatamente dal suo lacchè.
 

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Mark si lasciò andare sulla riva del lago,  su un masso dalle forme arrotondate,  poco distante dalla cascata che scorreva impetuosa, schizzandolo leggermente.
Come promesso Ginevra l’aveva aspettato all’uscita, con un sorriso smagliante stampato in faccia e gli occhi blu carichi d’energia.
Così, dopo qualche convenevole,  che alla ragazza stavano visibilmente stretti, i due si erano avviati verso il lago, parlando del più e del meno.
Gin gli aveva raccontato dei suoi monti, delle giornate passate con Siena, tra risate e battibecchi, della sua passione per i libri fantasy che custodiva gelosamente in camera sua, lontano da sguardi indiscreti, ma soprattutto gli aveva racconta delle Amazzoni, da come erano nate fino all’arrivo sull’isola.
Era un vulcano la mora, trepidante d’energia e gioia di vivere.
Dal canto suo Mark aveva partecipato con molto entusiasmo  al dialogo, piacevolmente colpito, era gratificante, ed un vero sollievo, per un tipo riservato come lui che fosse lei  a parlare, gestendo la conversazione.
Così, tra aneddoti e confidenze, i due era giunti alla meta, sotto il sole cocente.
 
“E’ bellissimo non è vero?” esclamò all’improvviso Gin, rompendo il silenzio, lo sguardo perso verso la cascata cristallina, che risplendeva sotto i raggi  d’orati.
 
“Stupenda” convenne Mark, gli occhi puntati sul viso della ragazza, dove la pelle chiara e i numerosi piercing  brillavano quasi più dell’acqua, ed il vento scompigliava la corta chioma, era talmente bella da toglierli le parole e il respiro.
 
Sorridendo Gin sedette al suo fianco, intercettando il suo sguardo, al contrario di lui, la ragazza era completamente rilassata e a proprio agio vicino all’americano.
Era li che voleva essere e questo era più che sufficiente per tranquillizzarla, quello era il suo posto.
 
“Hai mai mangiato una pizza decente Mark?” chiese a corto di argomenti, stiracchiandosi come un gatto, mentre alcune gocce fuggiasche le bagnavano il viso.
 
Kruger rise, scrollando il capo “ molto probabilmente abbiamo idee diverse in cucina, quindi una pizza che per me è  ottima”
“Io non la userei nemmeno come stucco” concluse lei tirandogli un colpetto sulla spalla con dolcezza.
 
“Esatto” convenne lui, lanciando un sassolino nell’acqua, la tensione stava scemando di minuto in minuto.
 
“ Quando verrai in Italia a trovarmi ti porterò nelle migliori pizzerie, inoltre Dany cucina benissimo, quindi siamo a posto”.
 
Mark sgranò gli occhi, era assurdo come quella ragazza minava in continuazione la sua compostezza, lo rendeva spontaneo, meno impostato, lo stesso effetto di Dylan.
 
“Verrai a trovarmi non è vero?” domandò lei, inarcando leggermente le sopracciglia, gli occhi ancora fissi nei suoi.
 
Mark deglutì, perché mai avrebbe dovuto farlo? Perché avrebbe dovuto  prendere un aereo per andare in Europa, alla ricerca di una ragazza che conosceva appena? Lui non era il tipo da fughe romantiche ed amori improvvisi.
Eppure, osservando quelle pozze blu, mentre le narici gli si riempivano del suo profumo, ed il cuore batteva all’impazzata, il ragazzo non poté far altro che annuire.
“Verrò” disse semplicemente, e in cuor suo sapeva che avrebbe mantenuto quell’assurda promessa, perché con Ginevra lui non era il solito prevedibile capitano della Unicorn.
 
La ragazza sorrise, poi guidata dall’istinto,  gli circondò il collo con le braccia, e in un attimo le sue labbra trovarono quelle invitanti del ragazzo.
Fu un bacio carico di passione, improvviso e travolgente,  ed uno così entrambi non l’avevano mai provato in vita loro.
 
“Scusami, ma quell’aria confusa era troppo attraente” esclamò Gin staccandosi lentamente,  Mark sorrise, prima di posare nuovamente le sue labbra su quelle rosee di lei.
 
No, Ginevra non amava i giri di parole  ed il tempo perso, in fondo aveva ragione,  quei baci erano meglio di mille parole.



Spazio Me finale:

Sinceramente questo capitolo mi piace =0), sarà perché c’è il primo vero bacio della storia, tra una delle mie coppie preferite <3 <3, ma mi piace.
Comunque ho un po’ di cose da dire oggi.
Mondo: che pal..
Gli ignora,  per primo qui si vede maggiormente il conflitto interiore di Teddy, su cui giocherò molto, mentre il lacchè ovviamente è Mister Smoking.
Ed il ragazzo che ha trattato male Bianca altro non è che Genda, che forse è ooc ma io me lo immagino così.
Poi nel prossimo capitolo assisteremo  al pomeriggio al lago, tutto quanto all’insegna delle coppie, magari ci saranno altri baci, chi lo sa? Dico solo che ci sarà un triangolo!!!
Poi da quello ancora successivo lo scenario si incupirà,  la 3B si mostrerà in tutto il suo gusto amaro e corrotto.
Ed ora un’informazione che non centra nulla:
Tra poco arriverà il secondo cap. della mia long “ 
Cosa tiene accese le stelle?”,  su cui sto lavorando, avviso che ci sto mettendo tutta me stessa e per questo non so quando aggiornerò.
Comunque spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo =0)
 
Ringrazio di cuore le meravigliose persone che sono arrivate fino a qui, ovviamente il cap. è dedicato ad Annalisa, con la speranza che il bacio le sia piaciuto.
Mentre Genda e la mela sono dedicate a R&by, lei sa il perché.
 
Un bacione
Mary
  
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