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Autore: Bake di Cera    27/03/2012    1 recensioni
Marina ha venti anni, frequenta l'università e coltiva il sogno di diventare una cantante di musical; i suoi amici l'accompagnano sempre ai provini, facendo il tifo per lei. Laura, compagna di studi di Marina, è innamorata di Daniele, nonostante Ludovico cerchi di farle capire che per lui non è altro che un'amica.
Un pomeriggio, l'ennesimo provino. Una svolta? Sicuramente porterà alla conoscenza di nuove persone: la dolce inglese Eleanor, l'apparentemente ingenua Angelica e quell'uomo dall'aspetto così rude...
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dolce straniero, portami via

- Ragazzi!

- Io torno a casa, - dichiarò Laura, voltandosi per uscire dal locale non appena ebbe avvistato Angelica.

- Aspetta -. Marina le afferrò un braccio costringendola a fermarsi. – Non ricordi? Dobbiamo farla morire d’invidia: ora ho anch’io una parte!

- Ah, già… Vabbè, cercherò di sopportarla se poi avrò l’immensa soddisfazione di vedere la sua facciaccia delusa, - sospirò Laura,  sorridendo controvoglia in direzione di Angelica.

Daniele le passò accanto scoccandole uno sguardo glaciale.

Ops, pensò Laura: doveva averla sentita. Sospirò di nuovo e si avvicinò con Marina e Ludovico al tavolo di Angelica, che continuava a muovere il braccio per mostrare dove fosse seduta nonostante loro se ne fossero accorti da un pezzo.

- Come state? - squittì Angelica, baciando leggermente Daniele sulle labbra. – Avevo una tale voglia di vedervi…

- Dio, se ne va uno e ne arriva un’altra, - sussurrò infastidita Laura a Ludovico, che alzò un sopracciglio contrariato.

- Sai, tesoro, - esordì Daniele, prendendo le mani di Angelica. – Anche Marina ha ottenuto una parte nel musical: sarà Trilli!

La ragazza sgranò gli occhi, sorpresa. – Veramente?

Marina annuì. – Mi hanno chiamato poco dopo che mi avevi mandato il messaggio. L’interprete di Trilli ha deciso di tirarsi indietro per altri impegni lavorativi e visto che alle selezioni di Wendy ho perso di pochissimo… Mi hanno chiesto se fossi disposta a fare un’altra audizione.

- Ma è stupendo! Anche se, effettivamente, devi ancora fare l’audizione…

- Beh, sì, però…

- E Luca come l’ha presa? Come mai non è venuto?

- Luca… Io e lui non stiamo più insieme, - si limitò a rispondere Marina, presa in contropiede.

- Oh, mi dispiace così tanto… E come mai?

- Diciamo che non andavamo più molto d’accordo. Succede a tantissime coppie.

- Per fortuna io e Daniele siamo ancora agli inizi e va tutto alla perfezione! Non è vero, amore? - concluse Angelica, abbracciando il ragazzo e lasciandogli l’impronta del rossetto sulla guancia.

Ludovico guardò le sue amiche ed ebbe la curiosa impressione che del fumo uscisse dalle narici di entrambe.

 

- Devo andare al bagno - annunciò Laura dopo che Angelica ebbe arruffato affettuosamente i capelli di Daniele per la terza volta.

- Ehi, prima che me ne dimentichi, - esclamò Daniele, – va bene a tutti che Angelica prenda il posto di Luca nel gioco di ruolo?

Laura si immobilizzò a metà strada.

- Oh, ma io non sono molto brava, - farfugliò timidamente Angelica. – E poi fra poco avrò le prove del musical…

- Anch’io, - precisò Marina, fulminandola con lo sguardo.

- Beh, ma per te ancora non è sicuro, - le fece notare l’altra. – Però potrei pensarci, amore. E’ una bella idea.

- Ehm… Vado al bagno anch’io, – annunciò Ludovico, notando l’espressione cupa sul volto di Laura. La raggiunse rapidamente, seguendola fuori dal locale. – Ehi…

- La odio! - sbottò lei. – Ma come si permette? Per te non è ancora sicuro… Quello che non è sicuro è come faccia a vivere senza cervello! Sarà come quella gallina, quel gallo o quello che cavolo era… Quella roba che ha continuato a vivere anche con la testa mozzata!

- Così da oca è diventata gallina… Lo si può considerare un passaggio di grado?

- Aaargh! -. Tirò un calcio al palo della luce con tanta forza da farlo oscillare.

- La vuoi smettere?

- NO! Io la detesto, non posso vederla, non… Sta prendendo il posto di tutti!

- Ok, analizziamo la situazione. Quali “tutti” intendi?

Laura camminava avanti e indietro, scuotendo con forza le braccia per sfogare la rabbia.

- Ha cominciato con Daniele! Amore, tesoro… Ma la senti? Mi fa venire il voltastomaco! Poi ha preso il posto di Marina e, ora che lei è felice per la seconda opportunità che ha avuto, cerca di demolire ogni sua speranza! E adesso? Adesso anche il posto di Luca prende! Voglio proprio vedere cosa farà con te…

- Non credevo che Luca ti piacesse, - le fece notare Ludovico.

- No, infatti, sono felice che se ne sia andato, era solo per enfatizzare…

- E Daniele? - la interruppe.

- Daniele cosa?

- Precisamente cosa vorresti dire con “sta prendendo il posto di tutti”?

- Beh, per quando riguarda Marina Wendy, per Luca il gioco di ruolo…

- … e per Daniele te?

Laura si fermò di colpo.

- Credi davvero che abbia preso il tuo posto? - continuò Ludovico. – Io credo invece che tu non abbia mai avuto quel posto.

- Piantala - gli ordinò Laura mentre gli occhi cominciavano a inumidirsi.

- Daniele ti ha già rifiutata, lo devi accettare. Avete avuto una breve storia, va bene, ma poi… Com’è che ha detto? “La fiamma si è spenta”.

- Per lui, forse.

- E questo non basta?

Laura tirò su col naso e incrociò le braccia al petto. – Siamo stati bene insieme.

- Ne sei sicura?

Sentirsi addosso lo sguardo di Ludovico le faceva male; si voltò, dandogli le spalle per nascondere le lacrime.

Maledizione, non doveva andare così.

Aveva perso la testa per Daniele un anno prima e, sebbene il mese che avevano trascorso insieme non fosse stato tutto rose e fiori, era convinta che avessero solamente cominciato con il piede sbagliato, che avrebbero potuto riprovarci un’altra volta… ma l’arrivo di Angelica aveva distrutto ogni possibilità.

- Cosa ci trova in quella… - borbottò.

Ludovico le passò un braccio intorno alla spalla e la costrinse a girarsi.

- Ci trova una ragazza con cui divertirsi, - spiegò.

- E perché non posso essere io? Cos’ho in meno di lei? – singhiozzò Laura, affondando il viso nel suo petto.

- Beh, sei infantile, capricciosa, testarda, a volte sembri un camionista… Il punto è che potresti avere mille cose più di lei, che certo non è la ragazza più simpatica che abbia conosciuto, ma lui non vorrebbe che ci fossi tu al suo posto.

- Grazie, sei davvero d’aiuto…

- Può giocare con lei, divertirsi per un po’ e poi lasciarla, ma non potrebbe fare lo stesso con te e restare comunque tuo amico: ci tiene troppo per rischiare di nuovo.

Laura spalancò gli occhi e strinse con forza la felpa grigia di Ludovico. Ricordò le parole di Daniele quando l’aveva lasciata: “Ti prego, non facciamolo di nuovo. Non voglio rovinare tutto”. In quel momento si era chiesta quale fosse il “tutto” che avrebbero rischiato di rovinare: il gruppo? Il gioco di ruolo? L’amicizia? Aveva sbuffato, arrabbiata, ma ora capiva cosa aveva voluto dire; senza rendersene realmente conto, l’aveva capito quando, solo un’ora prima, lui le aveva scoccato quello sguardo ostile. Non voleva che la guardasse in quel modo. Il prezzo di ciò era rinunciare a lui per mantenere un’amicizia? Va bene, se doveva andare così l’avrebbe fatto; avrebbe fatto qualunque cosa pur di averlo semplicemente accanto.

Alzò la testa e si allontanò da Ludovico, sfregandosi con forza gli occhi con il dorso della mano. Il suo amico sorrise e le diede una leggere spinta per spronarla a tornare dagli altri.

- Grazie, - mormorò Laura, appoggiandosi alla sua spalla.

- Di niente. E poi sii sincera: avresti sopportato di essere chiamata tesoro?

Laura scoppiò a ridere, ma fu interrotta dalla vista di Marina che correva senza fiato verso di loro.

- Scusami, ti abbiamo lasciato sola con loro!

Marina aggrottò la fronte. – Chi? Ah, Daniele e l’oca-Wendy! No, c’è altro che… dovete venire assolutamente con me!

- Andate, a me adesso scappa veramente! - esclamò Ludovico allontanandosi verso il bagno.

- Che succede? – chiese Laura, accorgendosi dello sguardo ardente di Marina.

- Stefano, - rispose la sua amica. – E’ qui.

 

- Beh, in altre parole non ti fai più scrupoli ora che con Luca è finita!

- Scherzi? Perché dovrei farmeli?

- Meglio così. Non spingere, voglio vedere anch’io!

Laura e Marina si erano nascoste dietro un cespuglio per poter osservare di nascosto i clienti del pub seduti ai tavoli all’esterno. Marina aveva giurato alla sua amica di avere visto il ragazzo che le ossessionava la mente da settimane, Stefano, seduto in compagnia di Alessandro. E infatti erano lì, immersi in una fitta conversazione su chissà quale argomento.

- Se solo riuscissi a spostare queste foglie: mi coprono la visuale, non riesco a vedere bene…

- Che altro vuoi vedere? Dai, hai soddisfatto abbastanza il tuo desiderio…

- No, non ancora! Ti prego, guardiamolo un altro po’, è talmente… talmente…

- Chi sarebbe “talmente talmente”?

Le due ragazze sussultarono.

Conosco questa voce, pensò Laura.

Marina si voltò lentamente per vedere chi fosse la persona che le aveva scoperte in una situazione tanto ridicola e rimase a bocca aperta.

- Chi…? - cominciò Laura, ma anche lei perse l’uso della parola non appena vide chi le stava osservando: “Uncino” era lì, in piedi dietro di loro, e le scrutava con divertito interesse.

 

- Ehm… ci siete?

Le due ragazze si scambiarono uno sguardo che implorava aiuto prima di rispondere.

- Sì… Sì, credo di esserci - mormorò infine Laura fissandosi i piedi, completamente rossa in volto come la sua amica.

- Ehi, ma guarda un po’ chi si rivede! - esclamò Gabriele, osservandola meglio. – Peter Pan!

Sentendosi chiamare così, Laura alzò la testa e aggrottò la fronte, confusa. – Che?

- Non eri tu la ragazza seduta sui gradini del locale l’altra volta? Quella con cui ho parlato prima di salire sul palco?

Laura apprezzò moltissimo che avesse evitato di dire: “Quella che stava piangendo come una fontana”. – Sì…

- Beh, hai visto che non ero Wendy? - rise Gabriele. – “Questa è più una frase da Wendy”… Mi hanno fatto fare Capitan Uncino, però se vuoi puoi provare a chiedere di cambiarmi ruolo!

- Ah, no… Va bene così.

Ma che diavolo stai dicendo, cretina?

Il ragazzo si voltò verso Marina, che stava cercando di tenersi il più possibile nell’ombra aspettando il momento migliore per scappare via.

- Ciao, - la salutò tendendole il braccio. – Io sono Gabriele, piacere.

Marina gli strinse la mano, titubante. – P-piacere.

- Anche tu mi sembri un viso conosciuto, - notò Gabriele, socchiudendo gli occhi. – Per caso potrei averti visto ai provini?

- Sì, per Wendy…

- Uh, allora sei tu che mi hai rubato la parte! Cosa stavate guardando?

Le due ragazze, che avevano ormai abbassato la guardia, si lanciarono immediatamente davanti al cespuglio, ma Gabriele riuscì a guardare lo stesso affacciandosi sopra le foglie. Un sorriso divertito gli attraversò il volto.

- Ti prego, non dirglielo! - esclamò Marina, senza riuscire a trattenersi.

- Va bene, - rispose il ragazzo. – Tornate dentro?

Laura e Marina annuirono, incapaci di fare altro, e si diressero dietro di lui verso l’entrata del locale. All’improvviso, però, Gabriele urlò.

- Ehi, ragazzi! Voglio presentarvi due persone! -. Si voltò con aria innocente verso le ragazze, che lo fissavano a bocca aperta. – Che c’è? Non avete mica specificato a chi non dovessi dirlo!

Non poterono fare altro che seguirlo, pur tremando dalla testa ai piedi; arrivarono fino al tavolo a cui erano seduti Stefano e Alessandro, poi indietreggiarono nascondendosi dietro Gabriele.

- Su, non siate timide! - esclamò il ragazzo, sospingendole avanti a sé.

- Di chi…? Oh -. Stefano scrutò il viso di Marina, che cercava, senza successo, di non arrossire dall’imbarazzo. – Ma tu sei Trilli.

Perché qui usano tutti nomignoli?, si chiese Laura. Finirò a contendermi il soprannome di Peter con questo qui!

- Mi avevi detto che avevi partecipato per Wendy… Mi hai mentito, marrana! - si finse offeso Gabriele.

- Ha partecipato per Wendy, - spiegò Stefano, stringendo con forza la mano della ragazza, che si sentì avvampare ancora di più. – Non è stata presa, ma ho chiesto ad Alessandro di contattarla per chiederle se volesse provare per Trilli.

- Mi ricordo di te, - disse Alessandro, stringendole anche lui la mano. – E lei è…?

Gabriele intercettò il suo sguardo e mise una mano sulla spalla di Laura, che si sentì ancora più bassa del solito a quella vicinanza. – Lei è Peter Pan!

Lo sapevo, sospirò mentalmente la ragazza.

- Pensavo che Peter fosse Stefano! – rise Alessandro.

- Ma lei non è la vera Peter…

- E perché la chiami così?

Gabriele abbassò lo sguardo su Laura, che cercava di comunicargli telepaticamente: “Non dire che piangevo!”.

- Aveva perso la sua ombra, - rispose infine il ragazzo. – In realtà lei si chiama… A proposito, com’è che ti chiami?

- Laura, - rispose lei mentre Alessandro scoppiava a ridere.

- Laura, - ripeté Gabriele. – Che nome banale.

- Senti chi parla, - borbottò la ragazza prima di riuscire a trattenersi.

Gabriele sorrise di nuovo. – Perché non vi sedete con noi?

- Veramente… Saremmo con altre persone, - si scusò Marina.

- Potete chiamare anche loro.

La prima immagine che venne in mente a Marina fu Angelica che si lanciava tra le braccia di Stefano con un’espressione da finta ingenua. – Non importa, sono in tanti, li raggiungeremo dopo.

 

Restarono con il gruppo di Gabriele per un po’, perlopiù ascoltando i discorsi tra i tre amici senza pronunciare parola; ogni tanto le due ragazze si lanciavano uno sguardo complice, ma non osavano dire niente riguardo la situazione.

- Ti dispiace interpretare Trilli? - chiese improvvisamente Stefano a Marina; Laura finse di ascoltare Gabriele e Alessandro che ricordavano divertenti aneddoti risalenti al liceo.

- Eh? No, è un piacere avere questa opportunità, – rispose Marina, fissandosi le mani.

- Come mai non hai provato per lei?

- Non mi sentivo adatta, Wendy sembrava più simile a me.

Stefano bevve un sorso di birra prima di replicare. – Gabriele ora ti domanderebbe se vuol dire che vai spesso in giro in camicia da notte -. Storse le labbra in quello che doveva essere un sorriso.

In quel momento Alessandro fece cadere la sua birra e la loro attenzione fu attirata dal rumore del vetro in pezzi; quando si voltarono di nuovo – mentre Alessandro, evidentemente ubriaco, chiedeva scusa a tutti coloro che erano seduti ai tavoli vicini – Marina si trovò faccia a faccia con lui: l’emozione che provò nel guardarlo negli occhi per la seconda volta le fece palpitare rumorosamente il cuore. Non era come contemplare la fotografia che Laura aveva fatto al ragazzo di nascosto, questa volta le sue iridi castane pulsavano di vivo, di reale. I capelli non restavano fermi, incollati alla pellicola, ma si lasciavano spostare leggermente dal soffio del vento. Non era affatto come guardare una fotografia… E in quel momento si rese conto che, a differenza di una fotografia, lui poteva osservare le sue reazioni.

Sussultò e tornò a fissare il tavolo, apparentemente interessata alle scritte che qualcuno aveva inciso con un coltello.

- Spero che interpreterai bene Trilli, - disse Stefano senza aggiungere osservazioni sul modo curioso in cui le chiazze rosse si stagliavano sul volto della ragazza.

- Prima bisognerà vedere se passerò il provino.

- Lo passerai, sei stata chiamata solo tu. E’ solo una formalità.

 

- Cosa?

Marina non era sicura di poter credere alle proprie orecchie: Stefano aveva davvero detto di aver fatto chiamare solo lei?

Il ragazzo bevve un sorso di birra, senza accorgersi di ciò che le ultime parole avevano provocato nella sua interlocutrice.

- Eri arrivata seconda per poco ai provini per Wendy, - spiegò. – Ci eri piaciuta, ma abbiamo preferito un’altra candidata.

- Angelica, - mormorò Marina a denti stretti.

Stefano la guardò, sorpreso. – La conosci?

- Eravamo state convocate lo stesso giorno, ci siamo conosciute ai provini.

- Capisco -. Bevve un altro sorso, poi riprese a parlare. – Ad ogni modo, è stata scelta lei perché, nonostante avessi una buona voce, non ci sembravi adatta; è stato solo quando l’interprete di Trilli ci ha mollati che ho capito a chi fossi più adatta.

Marina ringraziò mentalmente la cantante, chiunque fosse.

- Perciò ho detto ad Alessandro di chiamarti, tutto qua, - concluse Stefano.

“Ma la verità è che ti amo”. Marina scosse la testa, allontanando immediatamente, ma con dispiacere, quel pensiero assurdo.

 

Il cellulare di Laura vibrò, avvertendola dell’arrivo di un messaggio.

Controllò il nome sul display: Ludovico.

 

Ma dove diavolo siete finite?

 

Cavolo.

Si girò verso Marina per dirle che si erano dimenticate di avvertire i loro amici, ma trovò la ragazza intenta a contemplare il cielo con un sorriso ebete in faccia. Inarcò un sopracciglio, sospettosa.

- Che hai?

- Eh? Oh? -. Marina parve riscuotersi da un sogno bellissimo. – Le stelle… Come sono belle!

Laura alzò lo sguardo, ma non vide altro che sottili nuvole grigie. – Sarà… Senti, Ludovico mi ha appena mandato un messaggio.

Improvvisamente la sua amica sussultò, tornando alla realtà.

- Ah, bene! – commentò Laura. – Era ora! Cosa devo rispondergli?

- Sono qui, - mormorò Marina, sgranando gli occhi.

- Chi? -. Laura si voltò e notò Ludovico, Daniele e Angelica avvicinarsi. Lanciò un’occhiata stupita a Marina. – E a te sorprendono loro?

- Non voglio che Angelica rovini tutto!

E Laura capì: la ragazza stava trotterellando verso il loro tavolo con il sorriso più largo che le avesse mai visto.

- Che succede? - chiese improvvisamente Gabriele, seguendo i loro sguardi.

Le due ragazze non ebbero il tempo di rispondere, perché Angelica si era appena fermata davanti a loro, raggiante più che mai.

- Eccovi! - esclamò, fingendo di non avere visto con chi erano. – Ci stavamo chiedendo dove vi foste cacciate!

- Ehi, io ho visto anche te - esclamò Alessandro, ubriaco, aggrappandosi a Stefano per non cadere. – Sei Wendy, vero?

- Uh, una riunione di famiglia, - commentò Gabriele. – Angelica, non è vero?

- Sì, è un piacere conoscervi, - disse la ragazza stringendogli la mano. Si voltò verso Stefano per fare lo stesso, ma lui era concentrato su Alessandro, che aveva appena avvistato Daniele.

- Amico mio! - urlò andandogli incontro barcollante. Lo strinse in un abbraccio mozzafiato come se avesse appena rincontrato il compagno di banco di un tempo.

- Ehi! - esclamò Daniele ricambiando la stretta, per niente imbarazzato. – Che piacere vederti!

Nel frattempo Ludovico aveva salutato gentilmente Stefano e Gabriele e si era seduto sulle ginocchia di Laura.

- Pesi! - si lamentò lei.

- Ma sta’ zitta, – replicò il ragazzo. – Possibile che non vi posso lasciare sole un attimo?

- Basta poco per ritrovarsi all’Isola che non c’è, - sospirò la sua amica.

Dopo qualche minuto, mentre Angelica – con grande disappunto di Marina – si era lanciata in una fitta conversazione con Stefano, Ludovico sussultò, attirando l’attenzione di Laura.

- Che c’è? - gli chiese.

- L’hai vista?

- Chi? Marina che strappa tutti i tovagliolini che ci sono?

- No, no… Parlo di quella ragazza! - rispose Ludovico con crescente agitazione.

- Quale?

- Come “quale”? La donna della mia vita!

- Fammi indovinare: bianchiccia, vestita da maschiaccio e… Com’era fatta poi?

- No, tutt’altro! Una ragazza bellissima, con lunghi capelli castani, sui tacchi… Labbra carnose, borsa di Gucci…

- Ah, hai cambiato genere?

- Mi ha guardato!

- E che c’è di strano?

- Mi ha sorriso!

Laura inarcò un sopracciglio. – Una del genere ti avrebbe sorriso?

- Ehi! - si indignò Ludovico. – Che vorresti dire?

- Che con questo qua intorno è difficile vedere altro, - concluse lei, indicando Gabriele.

- Ragazzi! - esclamò in quel momento Alessandro, alzando l’ennesimo bicchiere di Mojito. – Che ne dite di fare un brindisi al nostro gruppo? Brindiamo alla musica, alla poesia!

- A una caduta dolorosa di Angelica dal palco, - aggiunse Marina sottovoce.

- Ehi, Alessandro, hai ragione, - intervenne Gabriele. – Siamo un bel po’ stasera, no? Tu hai le chiavi dello studio di registrazione, Marina ha la voce: facciamo questo “provino” e non se ne parla più.

Stefano si voltò verso Marina, che sbiancò, presa alla sprovvista da quelle parole. – Te la senti?

- Non ho… Non ho ripassato le canzoni…

- Non importa, puoi leggere i testi, tanto te ne facciamo fare solo un paio. L’importante è averle qualche volta.

- Sì… Sì, l’ho fatto.

- Perfetto, allora, - decretò Stefano. – Dammi le chiavi, Ale.

- Posso venire anch’io? Ho la macchina! – esclamò Alessandro.

- La tua macchina rimane qui stanotte, ti riporto a casa io, - disse Gabriele.

- Uffa, - si lamentò Alessandro, ma lasciò andare le chiavi della sala di registrazione nella mano aperta di Stefano.

- Meglio che andiate voi due, - aggiunse poi Gabriele rivolto a Stefano e Marina. – Se venissimo tutti, sarebbe un problema: non siamo certo così sobri da restare in silenzio e di certo non voglio lasciare solo Ale -. Indicò il suo amico con un cenno del capo. – Vi aspettiamo qui.

Stefano annuì. – Cercheremo di fare in fretta -. Si diresse verso il parcheggio, mentre Marina lanciava a Laura e Ludovico occhiate disperate.

- Beh, Peter Pan, che te ne pare?

Laura guardò Gabriele, confusa. – Che me ne pare di cosa?

Lui fissò la birra lasciata da Stefano con un sorriso divertito. – Di certo non stavate spiando Alessandro, no?

 

Aurora seguì Stefano verso l’auto del ragazzo senza dire una parola. Lui aprì la portiera e si sedette al posto di guida, aspettando che anche lei salisse; accese il motore e, in silenzio, uscì dal parcheggio.

Fu solo quando ebbero percorso diversi chilometri – e le mani strette tra loro di Marina si furono riempite di sudore – che Stefano decise di parlare.

- Non ricordo quanti anni hai, - esordì, cercando un argomento di conversazione.

- Ventuno, - rispose la ragazza, fissando la strada asfaltata che si stendeva davanti a loro.

- Ah, mi sembravi più piccola, - osservò tranquillamente Stefano. – Allora abbiamo solo sei anni di differenza.

Marina sussultò. – Hai ventisette anni? - chiese, sorpresa.

- Quanti me ne davi?

- Non so, una trentina…

- Sembrò così vecchio? - scherzò lui, ma non sembrava offeso.

- No, ecco… io…

- Tranquilla.

Le posò una mano sulla gamba per calmarla, ma riuscì solo ad agitarla di più. Non se ne accorse e la tolse quasi immediatamente, appoggiando l’altro braccio sul finestrino abbassato.

Viaggiarono ancora in silenzio per una decina di minuti, poi Stefano accostò davanti a un cancello di ferro.

- Siamo arrivati, - annunciò.

Scesero dall’auto e si avvicinarono al cancello. Dopo che Stefano l’ebbe aperto con le chiavi di Alessandro, si avviò verso la porta d’ingresso, per poi fermarsi di colpo e voltarsi verso Marina.

- Credi di potercela fare? - chiese per puro scrupolo.

Proprio per niente, pensò lei deglutendo e osservando le braccia nude del ragazzo.

- Sì, non c’è problema, - rispose invece accennando un sorriso.

Lui le restituì il sorriso e per poco Marina non si sentì mancare.

Le bastò varcare la soglia dello studio di registrazione per capire quanto avesse sottovalutato – seppure profondamente agitata – la portata di quello che la serata le stava ponendo davanti: rivedere quel posto le riportò tutto il nervosismo della prima volta che era stata lì.

E se avesse stonato? Se avesse fatto una brutta figura? Se avesse preso una stecca talmente evidente da procurarsi un’occhiata delusa da parte di Stefano?

Ma sapeva bene che la storia non si faceva con i “se”, quindi decise di mettersi di fronte al fatto compiuto: era sola con Stefano e nessuno sarebbe venuto a controllare cosa stesse succedendo. Lo sconforto che le crebbe in petto non era dovuto all’ansia del provino, ma alla consapevolezza di non potere fare assolutamente niente. Si vergognava, era intimidita dall’idea di essere sola con lui e sapeva di non avere il coraggio di fare un passo incoraggiante verso il ragazzo.

Stefano le poggiò una mano sulla spalla, riscuotendola dai propri pensieri.

- Questi sono i testi, - disse, consegnandole alcuni fogli. – Appena sei pronta, cominciamo. Vuoi che ti faccia sentire le basi per prepararti meglio?

Marina annuì e Stefano fece partire la musica. Era più facile concentrarsi ora che le note avevano avvolto l’aria: la musica riusciva a calmarla, sapeva di essere nel suo ambiente naturale se si spandeva intorno a lei. La paura sparì; in quel momento non c’era più nemmeno Stefano: nella stanza erano rimaste solo lei e la musica.

Quando sentì per la terza volta le prime note della canzone, iniziò a cantare.

 

Laura sgranò gli occhi, guardando Gabriele sorpresa.

- Li hai mandati soli… perché…

- Perché la tua amica potesse bearsi del sorriso sghembo di Peter, - concluse per lei il ragazzo.

Sorriso sghembo?, pensò Laura sollevando un sopracciglio. Gabriele sembrò capirla.

- Beh, ok, il sorriso di Stefano non è proprio come quello di Peter Pan…

- Potevo essere io a guardarlo, prima, - gli fece notare Laura.

- Ma è stata lei a implorarmi di non dirglielo.

Lo scrutò attentamente, con diffidenza.

- Non ti fidi di me? – chiese Gabriele.

- Devo ancora deciderlo.

Lui sorrise, divertito, e Laura osservò i suoi occhi azzurri illuminarsi. C’era qualcosa che non la convinceva nel suo modo di fare, ma non sapeva bene cosa fosse: magari era davvero un Capitan Uncino che cercava di portare Wendy dalla sua parte per… Ma no, che stava pensando? Ora si metteva anche lei a ragionare come il ragazzo, appellando tutti con quei nomi! E poi Wendy non era nessuna di loro due…

Gettò un’occhiata gelida ad Angelica, che ascoltava in silenzio, interessata, la conversazione tra Daniele e Alessandro.

Laura colse una risata seguita immediatamente da: - Ale, sei sempre il solito!

Aggrottò la fronte: chiunque avrebbe giurato, sapendo che era praticamente la seconda volta che i due si vedevano, che anche Daniele fosse ubriaco, ma lei lo conosceva bene e sapeva che non c’erano speranze.

Fu riscossa da propri pensieri da Ludovico, che le aveva appena morso un braccio.

- Ehi! – scattò Laura.

- Non fissare Daniele, - mormorò lui, e la ragazza sentì le guance avvampare.

Gabriele notò con la coda dell’occhio il suo volto in fiamme e socchiuse gli occhi, pensieroso.

 

- E’ ora di tornare, - esclamò Stefano, controllando l’orologio che portava al polso. – Non vorrei fare troppo tardi, domani ho le prove per un concerto… A proposito -. Alzò gli occhi verso Marina. – Noi iniziamo a provare venerdì prossimo.

Marina avvertì un peso lasciarle finalmente lo stomaco. – Quindi… sono presa?

Stefano fece una smorfia. – Te l’avevo detto, era solo una formalità -. Prese un foglietto e una penna dalla scrivania, scrisse qualcosa e poi consegnò il biglietto a Marina. – Questo è il mio numero di telefono. Il tuo dovrebbe essere nel curriculum che ci avevi mandato.

La ragazza annuì, cercando di trattenere la felicità.

- Ti chiamo nei prossimi giorni, - continuò Stefano, – così ti faccio sapere l’orario e il luogo esatto. Preferisco chiamare che mandarti un messaggio, ho sempre paura che non arrivino; è un problema per te?

- No, - sorrise lei. – Non lo è per niente.

Stefano ricambiò il sorriso e le poggiò delicatamente una mano sulla schiena – che per lei fu come una potente scarica elettrica – per dirle di uscire dalla sala di registrazione.

   
 
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