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Autore: curlymakesmesmile    27/03/2012    6 recensioni
Ambientato nel 1870. Zayn, un giovane pakistano, viene deportato in America Latina come schiavo per errore, ma lì conoscerà una donna speciale. Quando lo deporteranno negli Stati Uniti, lei lo cercherà ovunque e lì, lui, conoscerà due fratelli speciali che lo aiuteranno a fuggire. Il suo amore finirà o resterà saldo, capace e solido di sorpassare l'Oceano e i continenti? [La Spiaggia degli incontri infiniti]
Genere: Avventura, Fluff, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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This is America, dude.

Ormai è il 15 Luglio, sono passati otto lunghi giorni di lavoro, su quella maledetta barca.
Sono arrivato a un punto della mia esistenza nel quale nulla ha più senso, nel quale la mia vita pare non avere più sbocchi e vie d'uscita, nella quale arrivare a sera è un miracolo, perchè sai che il giorno dopo ti chiameranno alle cinque del mattino e ti urleranno parole pesanti in inglese e se le capisci, ahimè, dovrai alzarti e affrontarli guardandoli, tacendo muto. E se non le comprendi, ti devi lo stesso destare dalla brandina, che tu sia un generale o un poveraccio, tu devi alzarti al suono della loro squillante voce. Perchè loro sono gli Inglesi, e tu sei solo una nullità. Sto passeggiando a prua, quando scorgo, usando un cannocchiale, un'isola, o forse una terra ferma. Non so cosa sia, ma ne sono certo: sbarcheremo lì e quell'ammasso di verde si chiama America.
- Attenti! Marinai, capitani, generali, sergenti, passeggeri! Siamo arrivati in america latina e qui condurrete la vostra vita, fino a quando...- l'Inglese con una folta barba si blocca.
Evidentemente avrebbe voluto dire 'fino a quando non morirete di fame o crepati in un campo', ma si rimangia tutto cambiando discorso e ordinando al capitano della nave di abbordare sulla spiaggia bianca. Mi chiedo come possa essere un luogo così tanto infernale, constatando che quello che ho dinnanzi non può essere altro che un paradiso terrestre.
Sono incantato a guardare la spiaggia selvaggia, racchiusa dietro di sè da una folta foresta.
A pochi metri dal mare si intravede qualche capanna, un villaggio! Questo significa uomini e popolazione, infatti riesco a scorgere una figura, mi pare femminile, portare un vaso colmo d'acqua e poggiarlo a terra, per poi addentrarsi nel verde. Ci sono molte donne, ma non vedo neanche un uomo e non mi capacito di questa cosa.
- Amico, devi scendere, se non vuoi essere ucciso.- è il vecchio uomo che mi aveva parlato qualche settimana fa, la sa lunga e decido di ascoltarlo, così, passo il ponte teso fra la terra e la nave, facendo un piccolo salto per evitare di bagnarmi gli stracci che indosso.
Sono il figlio di un ricco Pakistano, non un semplice uomo eppure nessuno sembra darmi il Benvenuto, nessuna di quelle ragazze che all'incirca avranno la mia età sembra degnarmi di uno sguardo, nessuna pare essere interessata a me. Forse sono sfigurato, non ne ho idea.
Prendo a camminare avanti e indietro perdendomi in quel luogo straniero.
Sto osservando una palma rigogliosa, quando una ragazza mi si avvicina.
- Da dove vieni, ragazzo?- Parla uno spagnolo che riesco a comprendere.
- Pakistan, è opposto a qui.-
- L'altro mondo, tesoro. Dai, su, guardati, sembri un naufrago, vieni, ti offro qualcosa. Hai sete?- è gentilissima, ha dei tratti brasiliani.
Mi prende per l'indice della mano sinistra, quando vengo richiamato da uno in divisa.
Maledetti inglesi!
- Scusa, gli Inglesi mi hanno rapito in Africa, finchè ero in viaggio scambiandomi per un africano. Spero di rivederti, bellezza.- Le sorrido e con sguardo preoccupato, stringo la sua mano, per poi rilasciarla.
- Chi non muore si rivede!- Sorride e velocemente mi porge una bottiglia d'acqua presa dal suo vaso, che metto nella mia borsa con il flauto di Pan.
- Dicono sia difficile sopravvivere, per come possa andare, spero di rivederti!-
A piedi nudi, cammino sulla sabbia rovente, dirigendomi verso l'Inglese che mi richiama ripetutamente. Ci conducono in un campo di mais sotto il sole che picchia forte,
e fa pulsare le tempie.
- Qui, uomini, lavorerete per l'Inghilterra, la nostra patria. I vostri luoghi di provenienza non sono altro che le nostre colonie e voi, quindi, lavorerete anche per le vostre famiglie! E ne andrete fieri, ne sarete orgogliosi, perchè porterete il cibo a casa vostra, oh sì, gente!- L'ufficiale strizza l'occhio al sergente, è ovvio. Qualsiasi sano di mente sa che tutte queste parole sono buttate ai muri e al vento, e che, moriremo; ma mi sottovalutano.
Ci porgono delle falci in mano e ci ordinano di falciare il grano, e così, su due piedi, ci ritroviamo malconci e malmessi a tagliare cereali per gli Inglesi e non per i nostri Paesi.
Ci osserviamo tutti a vicenda, fra un colpo di mais e l'altro, sudati, con il tramonto del giorno negli occhi, che brucia la pelle e quella luce trapassa fra le foglie degli arbusti e degli alberi verdognoli, colpendoci in pieno la vista. Ormai la mia mano è rossa, infuocata e il mio braccio compie gli stessi soliti meccanici movimenti, come una macchina che non si ferma mai. Per un attimo, però, sospendiamo il lavoro per osservare, (di già, così presto! Ahimè!) la prima vittima di questa strage. Barcolla con la mano rossa sangue, è in preda a una crisi epilettica, e cade accasciata in mezzo al grano. Gli Inglesi sorridono continuando la loro partita a carte, per poi entrare in casa quando avvertono freddo o vento.
A tratti escono e rientrano, mangiando davanti ai nostri occhi una coscia di pollo o un pò di carne, che preferiremmo avere noi sotto i denti. Alcuni sono affamati, è da giorni che sulla stiva della nave non toccano cibo e quindi cadono a terra.
A fine serata, saranno all'incirca dieci i morti. Così, due compagni forzuti, portano via i corpi inanimati, con tanta tristezza, con il viso di chi ha perso un amico caro, un familiare, capendo che quelli potrebbero essere loro in futuro.
Il sole è calato e la luna sta brillando in tutta la sua panciuta falce, e si, tutto quello che mi sta attorno è una falce. Verrò falciato anche io, probabilmente.
- Basta così- un militare. - Uomo, tu farai strada!-
Dà un colpo di lingua e la fa schioccare, come un cavallo, per poi espirare e inalare del fumo di pipa. Che ti si fermasse in gola, quel maledetto fumo! Uomo che non merita di vivere!
Mi dà una pacca sulla spalla, come se fosse il mio migliore amica, ma per me non può essere altro che il mio peggior nemico. Mi accompagna agli alloggi dei detenuti, sono solo delle capanne di paglia, che probabilmente si sfascerebbero in caso di pioggia.
Dentro, almeno, la mia sembra comoda, a differenza di altre, nelle quali alloggiano i più magri e ossuti. - Va tutto a tuo favore.- fa un tiro. - Lavori tanto? Ecco la tua casa! Non ti dai da fare? Mare, affogato. O un colpo di falce quando meno te l'aspetti. Sul tuo collo.-
Sorride malizioso e mi prende il collo stringendolo con la mano rugosa.
Mi lascia solo, concedendomi poche ore di riposo.
La stanza è comunque completa di un'amaca e qualcosa da mangiare, che finisco immediatamente. Mi siedo per terra, chiudendo con un telo le 'finestre' e respirando l'aria dell'america. Sto per addormentarmi lentamente, quando bussano alla porta.
- Entra.- Sussurro. Temo che sia un gendarme o qualcosa del genere, ma realizzo immediatamente che è l'unica cosa, anzi, persona, che avrei voluto vedere davanti a me: la ragazza della spiaggia. Mi sorride e si siede vicino a me, sull'amaca.
- E così, sei ancora vivo.- sorride. I suoi denti sono bianchissimi e la sua voce argentina produce in me sensazioni particolari.
- Già.- Ricambio il suo sorriso, non so quanto possa gradire il mio, ma se non altro, ho qualcuno con cui parlare.
- Parla piano, shh...- sussurra. - Non ci devono sentire. Senti, ti ho portato qualcosa da mangiare che ti può essere utile nei giorni a venire. Io abito a pochi metri da qui e quando potrò verrò a cercarti. Il mio nome è Flora. Questo è il Brasile, caro. -
Sorride di nuovo.
- Zayn, piacere. - appoggio il Flauto a terra, nascondendolo dietro un mobile di bambù. -Grazie davvero, non so che altro dire, sei unica.
- Di niente, tesoro.- scosta i suoi capelli mossi e lunghi sulla spalla sinistra.- Adesso devo andare, ci rivediamo presto, spero.
Sta per alzarsi dall'amaca, ma afferro il suo braccio esile.
- Ti prego, non lasciarmi, ho bisogno di qualcuno che si prenda cura di me.-
- Non ti sto lasciando, tesoro.- abbassa lo sguardo, per poi fissarmi negli occhi.- Me ne sto solo andando, ma non per sempre.
- Ti prego. - Guardo i suoi occhi verdi misti all'arancio. - Ti prego.
Lei si siede accanto a me, guardandomi.
Mi stendo sulla brandina, abbracciandola accanto a me, attorcigliando le mie dita fra i suoi capelli bruni, che brillano al sole. È perfetta, ha un corpo perfetto.
È sbagliata in questo paese di guerra, meriterebbe di stare sopra di tutti.
Ad un certo punto, mi passa la sua mano fra i capelli, stringendosi a me e addormentadosi subito dopo. La seguo con piacere, forse con un sorriso stampato in faccia.
Sono certo di una cosa: questa è la miglior notte della mia vita.

-author's note-
Buongiorno ragazze! Spero che questo capitolo vi piaccia e vi
possa far rendere l'idea di sofferenza e amore vicini,
comparati. Non pensate che tutti i capitoli saranno AMORE E PAPPA E CICCIA,
perchè nei prossimi Zayn sarà messo a dura prova e verrà trasferito,
lontano da Flora che ormai si sarà innamorata di lui.
Però, in un altro luogo, Zayn conoscerà due fratelli speciali,
e solo alla fine della storia, succederà una cosa con Flora!
Quindi, spero la trama vi intrighi, perchè sennò non continuo LOL
In quanto alle recensioni, grazie mille, sono state 8 e mi vanno bene, però almeno 7 per capitolo le voglio, sennò
non vado avanti:D Le visualizzazioni sono abbastanza buone e ne sono soddisfatta!
In quanto al capitolo non so se mi è uscito bene ... lascio a voi i commenti!
Bene, un bacio.
xx
@_ClaPayne

  
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