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Autore: curlymakesmesmile    20/03/2012    11 recensioni
Ambientato nel 1870. Zayn, un giovane pakistano, viene deportato in America Latina come schiavo per errore, ma lì conoscerà una donna speciale. Quando lo deporteranno negli Stati Uniti, lei lo cercherà ovunque e lì, lui, conoscerà due fratelli speciali che lo aiuteranno a fuggire. Il suo amore finirà o resterà saldo, capace e solido di sorpassare l'Oceano e i continenti? [La Spiaggia degli incontri infiniti]
Genere: Avventura, Fluff, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The men's market.

ZAYN. Qui in Marocco il soqh è parecchio vasto, le città sono affascinanti, ma devo ammettere che se mio cugino Adil non si fosse trasferito qui, non sarei mai venuto a visitare questo Paese, provo una certa mancanza nei confronti del Pakistan, casa mia.
Ormai oggi è il 1 Luglio 1870 e devo ammettere che fa davvero caldo.
A cinque metri, o forse quattro da me, scorgo una bancarella del mercato, che qui chiamano soqh, abbastanza interessante. È fuorviante per me, perchè non mi permette di concentrarmi sugli ordini che mi aveva dato Sasha, la madre di Adil. In realtà userò una scusa qualunque inventando che il cuscus e che la cannella rossa erano esauriti, così avrò un po più di tempo per osservare quel suonatore di uno strumento straniero, che non ho mai visto.
Mi avvicino curioso al suo banco, osservando i movimenti delle dita sinuose e affusolate dell'uomo, che producono un suono armonioso all'alternarsi dell'una all'altra.
Ascolto provando un senso piacevole, addentrandomi nella melodia e quando l'esecutore termina il suo brano, gli porgo una domanda: - Signore, da dove proviene quello strumento?-
L'uomo mi risponde dopo un tiro di pipa che disegna nell'aria cerchi concentrici bianchi e grigiastri. - Dall'America Latina, giovanotto. Dalle Ande. Si chiama Flauto di Pan. Proviene da catene montuose lontane da qui, oltre l'Oceano, in America. Se un giorno ci andrai, sarei orgoglioso di sapere quanto ti possa avere affascinato quel luogo speciale, così tanto da non potersene più andare. Per me è stato così, giovane. -
- Se fosse stato così, adesso non sarebbe qui.- Sono codardo e vigliacco, sono secco, lo so.
- Giovane mio, hai ancora tanto da imparare. Se non amassi l'America Latina ora non sarei dall'altra parte del mondo a farne testimonianza, rappresentarla e parlarne bene.-
Sorrido e l'uomo delle Ande ricomincia con una nuova esecuzione piena di allegria.
Sto per voltarmi, ma vengo bloccato ferocemente da due soldati vestiti da Europei, temo che siano due Inglesi. Indietreggio lentamente andando a sbattere contro il banco, ma ormai mi assalgono da tutte le parti. Tento di fuggire, ma inciampo in un nonnulla.
L'uomo dell'America continua a suonare il suo ritmo, non curante della folla che urla e schiamazza, senza pensare alle madri che stanno vedendo i loro figli picchiati senza motivazione sotto quelle devastanti botte sulla schiena e sugli stinchi.
Due soldati in divisa mi afferrano saldamente dalle braccia, conducendomi su un cavallo di razza Araba, lo riconosco benissimo. Mi obbligano a tacere, lo comprendo grazie alle mie capacità linguistiche, so anche l'inglese e lo spagnolo.
Finchè mi allontano osservo il mercato e le case, non facendomi una ragione di tutto questo, quando sarei potuto starmene in Pakistan. Ahimè, è fatta, sono in panico ma non lo dò a vedere, resto impassibile a fissare con occhi vitrei e fermi l'uomo Andino trascinato con forza dalle guardie britanniche dalla parte opposta della città. Sospiro, lentamente, lasciando aprire e chiudere le mie costole.
- Come on! Let's go, let's go, horse! Horse! Idiot!- Urlano come dei forsennati.
Non so affatto cosa stia succedendo, forse mi hanno scambiato per un marocchino, vorrei spiegare loro che c'è stato un malinteso, ma non mi prestano attenzione.
Giungiamo sulla costa che dà sull'Atlantico e quello che pare un paradiso non è altro che un mare di sangue. Mi caricano su una nave ricolma di uomini e scorte, capisco che fra loro parlano di me e del fatto che il mio corpo potrebbe reggere.
Sotto le mie stesse pupille, gettano da una scogliera una famiglia legata in un solo nodo, affogandoli nelle profondità dell'Oceano. Un uomo è a terra sanguinante e lo riconosco in volto, è il suonatore del Flauto di Pan. L'hanno appena ucciso e il suo strumento sta rotolando in acqua, scivolando giù dal ponte. I miei abiti candidi ormai non sono altro che luridi stracci, ma non ci faccio caso, perchè uso i miei riflessi, cercando di afferrare in pugno quel Flauto.
Lo nascondo nella mia borsa di pelle di cammello, portandolo con me.
Ecco, sta arrivando un uomo in blu, che mi ordina di salire sulla scialuppa.
Eseguo i suoi ordini, pensando un momento a Sasha e Adil, e alla loro fine.
Cammino a zonzo su e giù per la nave carica, accucciandomi in un angolo bagnato dal rifrangersi delle onde, osservando il tramonto rosso infuocato, quel sole che non mi aveva mai tradito, ma che ora pare essere anch'esso nient'altro che una palla di sangue.
- Tu, uomo, sbarcherai a destinazione fra due settimane, questa nave va veloce e in poco tempo sarai deportato in America del Sud, lì potrai lavorare sodo e non potrai far altro che guadagnarti il minimo per sopravvivere. Nulla lì ha più senso che la propria vita e se tu, caro mio, avrai l'energia per dare la tua vita a un'altra persona, se tu avrai la forza di amare qualcun altro, allora, per tutti i sette mari! Allora sì, Dio mio, parole di cristiano, sarai un eroe.-
Un anziano signore pronuncia a tratti con voce roca delle frasi strane,
dev'essere qualche malcapitato. Qui ci sono africani, marocchini, italiani e... pakistani.
Si, quelle parole sono rimaste impresse in me.
Mi addormento al suon di culla, come quando la madre addormenta il suo figliolo,
al dondolare delle onde e della Luna, che ha preso il posto della palla di sangue e ora, a dirla tutta, quella Luna, non mi pare altro che una falce bianca, pronta a sbranarmi il collo fino a farmi sbiancare e dissanguare. E' un mercato di uomini, non di merci.
E' la morte, questa e non posso far altro che accettarla.


-Spazio autrice-
Buongiorno, gente! Sono soddisfatta di questo mio primo capitolo, è una storia sulla quale mi sono documentata addirittura su libri
e siti di Storia, quindi ho cercato di conciliare i tempi e i luoghi vari con la vicenda. Sono presenti quindi molte tradizioni dell'America Latina
e in questo primo capitolo, anche dell'Africa. Vi prego di dirmi se questa lunghezza di capitolo può bastare o se preferireste
capitoli più lunghi e succosi, così da non farvi restare col fiato in sospeso. La pubblicazione non sarà MAI veloce,
dato che ci tengo e voglio scrivere solo quando ne ho veramente voglia! Ditemi se sbaglio qualcosa,
se sbaglio la lunghezza, il carattere, se la trama è VECCHIA o scontata, anche se a me pare originale;D
Vi prego, ho bisogno dei vostri pareri!
Chiudo qui, un bacio.
@_ClaPayne

 

  
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