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Autore: ellemalfoy    27/03/2012    2 recensioni
una storia che si svolge a Lucca, una città secondo me piena di magia, piena di misteri mai scoperti e di leggende mai raccontate ai futili turisti.
In questa storia si intrecciano sentimenti e problemi, problemi di ogni semplice adolesciente con quelli di un custode...leggete per scoprire altro, e se volete recensite(speroc he lo facciate in tanti)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fino a venerdì il patto venne rispettato. Io non parlavo a lui e lui non parlava con me, ci ignoravamo sempre e comunque.

Tutto questo fu regolare fino a venerdì all'ultima ora, quando la professoressa di greco diede da fare una versione in gruppi di tre come compito, avremmo dovuto tradurre un capitolo intero di un libro in greco, e il capitolo era di circa venti pagine.

Ovviamente non poteva andarmi bene con al solito, finii in gruppo con Daniel e Alec...maledetto il giorno in cui sono arrivai.

Al suono della campanella misi le mie cose nella borsa con tanta forza che sembrava avessero la colpa del mio destino, peggio per loro, dovevano nascondersi prima che le beccassi.

-Per la versione, vieni a casa nostra domani pomeriggio?-

Non lo guardai nemmeno, non mi andava di sapere quanto si stesse divertendo a vedermi così arrabbiata.

-Non potremmo fare in biblioteca? Magari casa tua è molto lontana dalla mia.-

-Non credo, ho saputo che abiti nella Lucca vecchia dalle parti di porta S. Maria, anche io.-

Chiusi la cartella e mi diressi alla porta seguita da lui.

-Dove?-

Se ci fossimo incontrati in biblioteca non avrei avuto bisogno di andare fino a casa loro, quindi non avrei dovuto arrabbiarmi se ci passavo davanti spesso.

-Villa Pfanner, hai presente?-

Strabuzzai gli occhi a mi aggrappai alla ringhiera, ci mancò poco che non cadessi a terra mezza morta.

-Non è vero.-

Non era possibile, ero sicura che appartenesse a dei tizzi che avevano aperto la prima birreria italiana e che ora la stavano aprendo al pubblico, o comunque qualche cosa di molto simile.

-Invece sì. Perché credi che l'abbiano ristrutturata? Comunque va bene per te?-

Non era considerabile che l'avessero comprata, doveva valere un patrimonio!

Annuii ebete e lo fissai mentre scendeva le scale come un angelo...un angelo odioso, ovvio...o forse no...basta, Lia, riprenditi stupida!

Molti mi dicevano che i due erano molto simpatici, dolci e socievoli, ma io non mi lasciavo andare.

Non volevo diventare loro amica perché Daniel era il tipo di ragazzo che avrebbe potuto piacermi: era solare, simpatico, sorridente, carino e intelligente, con un ottimo senso dell'umorismo e molto agile...ma il mio essere scorbutica era come uno scudo.

Quando i miei avevano divorziato era stato per volere di mio padre, mia madre era ancora innamorata di lui.

Avevo sempre pensato a mia madre come a una persona forte, molto forte, come una di quelle persone che non si abbattono davanti a nulla, che trovano sempre il modo di andare avanti. Durante e dopo il divorzio avevo visto tutte quelle mie certezze crollare come uno stupidissimo castello di carte.

Ogni volta che la vedevo piangere, si rafforzava in me la convinzione che l'amore fosse solo uno stupido errore necessario per l'evoluzione della specie.

Era per quello che ero sempre così scorbutica con tutti, perché avevo paura di diventare come mia madre, se qualcuno a cui tenevo molto mi avesse ferita o delusa, per quello non avevo nemmeno amici, e non era facile.

Dovevo sempre tenermi tutto dentro, sopprimere ogni istinto umano che avevo quando vedevo una persona che sembrava simpatica cercare di interagire con me...avevo sempre allontanato tutti.

Quando mio padre arrivò sotto la scuola con la macchina vidi che con lui c'era anche il preside...benissimo.

-Ciao Lia, come stai tesoro?-

Sorrisi e papà e gli diedi assente un bacio sulla guancia.

-Andiamo a casa per favore...-

Lui mi aprì la portiera e poi la richiuse.

-Tutto bene Lia? Mi sembri un tantino pallida...-

Io annuii guardando Daniel e Alec salire sulla limousine. Per un attimo mi parve anche che mi guardassero, ma probabilmente era solo una mia impressione, chi vorrebbe guardare una persona scontrosa come me?

-Sarà per i nuovi ragazzi che fa così, non te ne ha parlato? I due nuovi arrivati sono i ragazzi che verranno oggi a cena, e...-

-Che cosa?!-

Mio padre frenò bruscamente e si girò a guardarmi preoccupato.

-Cosa è successo?-

-Loro non possono arrivare e rovinarmi così la vita!-

-Loro chi?-

-Alec e...e quell'altro, quello che odio con tutto il cuore!-

Da lì partì un predicozzo di mio padre sul fatto che mi fermassi alle apparenze, che non li conoscevo ancora e che era sicura che se ci avessi passato insieme un po' di tempo di sicuro saremmo diventati ottimi amici e così via.

 

Quella sera rimasi imbronciata mentre mi preparavo.

Indossai dei pantaloni azzurro chiaro, una camicia bianca con le maniche corte a sbuffo e i volant, delle ballerine blu, mi ero truccata leggermente e avevo messo un cerchietto blu con un enorme fiocco, lasciando i capelli sciolti con la fine a boccolo, come li avevo sempre avuti.

Quando scesi in salotto gli ospiti erano già tutti lì e molti mi osservavano mentre scendevo la scalinata leggermente a chiocciola contro la parete.

-Ed ecco la mia piccola principessa.-

Scesi l'ultimo gradino e sorrisi solare.

Mi piaceva fare quelle entrate, non capivo perché ma mi sentivo sempre a mio agio in quella enorme villa che mio padre aveva e quella scalinata era come...un dejà-vu, come se l'avessi già percorsa molte volte in molte epoche diverse, a volte di notte mi sognavo con addosso chissà quali vestiti straordinari di antica foggia.

-Lia, che bello vederti...non avevo idea che fosse tuo padre.-

Mi trattenni dal mettermi ad urlare contro Alec, fortunatamente non c'era Daniel.

-Che cosa ci fate voi qui? Non avevo idea che conosceste mio padre.-

Lui sollevò le spalle noncurante.

-Mio padre e il padre di Daniel lavorano con il tuo attualmente, per quello si conoscono, e questa è una specie di cena di lavoro se non sbaglio.-

Annuii rigida e feci un passo indietro, andando a sbattere con la schiena contro un tavolino di chissà quanto valore.

-Fa spesso le cene di lavoro il venerdì sera o durante il week-end, quando sono qui da lui...gli piace far vedere quanto sia brava a mantenere un comportamento degno delle cariche più alte.-

Rimasi lì a parlare con lui con un bicchiere di acqua naturale in mano, ancora non mi concedeva di bere alcolici mio padre, se non durante i brindisi.

-Molto bene, mi ha avvisato che la cena è pronta...quindi direi che possiamo dirigerci in sala da pranzo con la verve degna degli affamati.-

Tutti risero alla sua battuta e andarono nella stanza indicata, lasciando i bicchieri vuoti o mezzi vuoti sui vassoi dei due camerieri che papà prendeva durante le cene, erano sempre gli stessi.

Mi sedetti al mio solito posto, accanto a mio padre che era a capotavola.

Affianco avevo il padre di Daniel e davanti proprio Daniel...che sfiga, solo io ce la potevo avere.

Durante l'antipasto riuscii ad evitare una conversazione con lui, ma poi mi venne impossibile, se mi fossi rifiutata papà sarebbe stato reputato un cattivo genitore.

-Allora, mio figlio mi ha detto che tu e lui siete in classe assieme.-

Il padre di Daniel e Daniel non si assomigliavano per nulla, così come Alec e suo padre non erano nemmeno lontanamente simili.

-Si, siamo anche vicini di banco.-

-Mi ha anche detto della tua leggera ostilità nei suoi confronti, c'è un motivo preciso?-

Ma bene, cos'era Daniel, forse un ragazzo mammone che non sapeva sopportare senza andare a piagnucolare dal papino?

-Mia figlia ha qualche difficoltà a fare amicizia, è una ragazzina molto timida.-

Sbuffai piano e mi ficcai in bocca un boccone enorme di pasta al pomodoro.

-Lia...-

Quando mio padre mi rimproverò mangiai meglio che potei quel boccone davvero troppo grande.

Mentre stavamo parlando del più e del meno il telefono di qualcuno squillò, il telefono di Daniel squillò.

Lui si guardò imbarazzato intorno.

-Scusate, vorrei potermi alzare, è una chiamata molto urgente.-

Mio padre fece un cenno e lui uscì dalla stanza molto velocemente, rispondendo al cellulare con urgenza.

-Dev'essere la sua ragazza, si sentono ogni dieci minuti, fa fuori una ricarica ogni due giorni per quella ragazza.-

Sentii un male al petto che non avevo mai sentito, chissà che cos'era...oh, sapevo che cos'era...doveva essere il mio cuore che si spezzava...la possibilità di un amore con lui si era spenta ancora prima che mi accorgessi della sua esistenza.

-Lui ha la ragazza?-

Il padre, Martin, annuì mentre mangiava.

-Penso proprio di sì. Quando parla con quella ragazza sta ore al telefono, a volte li vedo in giro insieme. Non lì ho mai visti tenersi per mano o baciarsi, è vero, ma so che ogni tanto discutono...ma sono praticamente sicuro che stiano insieme.-

Improvvisamente sentii la testa girarmi, le gambe mi tremavano e non sapevo che cosa fare.

-Scusatemi, avrei bisogno di prendere una boccata d'aria...con permesso.-

Mi alzai sulle gambe inferme e uscii dalla sala da pranzo, decisa ad andare in camera mia.

Quando però fui a pochi gradini dal piano superiore sentii le forze mancarmi, le gambe mi cedettero e la vista mi si appannò prima per oscurarmisi del tutto poi...ero appena svenuta per la prima volta in vita mia, e non mi piaceva come sensazione.

 

-Lia...Lia, svegliati.-

Quando aprii di nuovo gli occhi trovai due cose davanti a me, una in primo piano e una un po' più dietro.

Un po' più dietro c'era la mia camera, in primo piano c'era lui...Daniel.

-Finalmente ti sei svegliata, è da dieci minuti che sei così e stavo per andare a chiamare qualcuno.-

Mi sedetti velocemente, per poi capire che avevo fatto una cosa stupidissima, così la testa aveva preso a girarmi fortissimo, tanto che non riuscivo nemmeno a mettere ordine nei miei pensieri.

-Non hai chiamato nessuno?-

Quella fu l'unica cosa che dissi, non grazie mille, sei un idiota o altro, gli chiesi solo se non aveva chiamato gli altri.

-Non penso gioverebbe a nessuno l'interruzione della cena, soprattutto a tuo padre ed ai suoi affari, e mi sembra che tu ci tenga molto.-

-Anche tu devi tenere molto a quelli di tuo padre se rinunci a vedere la tua ragazza o starci insieme tutta la sera.-

All'improvviso mi era tornato in mente perché mi ero allontanata dalla sala da pranzo e perché volessi restare da sola, anche se dell'improvviso malore non ne capivo la causa.

-Io non ho una fidanzata, papà continua a dire che Matilda è la mia fidanzata ma non è vero, siamo solo...nulla in realtà, lavoriamo insieme a basta, ma lui dice anche che c'è dell'altro.-

Arrossi lievemente...se quella era la verità avevo appena fatto una figuraccia che sarebbe rimasta nella storia per anni, altro che Carlo Magno!

-Ti sei sentita male precisamente quando? Che ore erano?-

Lo guardai scioccata, io ero appena svenuta e lui mi chiedeva a che ora avevo iniziato a sentirmi male? Che idiota, adesso ne ero sicura, era un completo idiota.

-Non lo so, di solito non guardo l'orologio prima di svenire, non è tra le mie priorità.-

Lui ridacchiò davanti al mio sorrisino sarcastico e alla mia rispostaccia...perché lo facevo ridere?

-Sei davvero strana...quando sei tu a farmi domande di questo tipo o a fare affermazioni strane è come se avessi appena dettato legge...ti ricordi comunque di che cosa stavi parlando?-

Ci pensai un attimo, ovviamente non ne avevo bisogno.

-Di te e della tua ragazza.-

Lui storse il naso e guardò l'orologio da polso della Rolex, doveva essere proprio viziato.

-Allora erano circa le nove meno un quarto...e quindi ho trovato quello che cercavo!-

Sembrava euforico, si alzò di scatto e iniziò a camminare avanti ed indietro per la stanza parlottando fra se e se.

-Se è quello che penso...ma certo che lo è...oppure è solo una coincidenza.-

Poi scosse la testa.

-No, non può esserlo...c'è solo un modo per controllare.-

Mi si avvicinò e mi prese per le spalle con forza.

-Qual'è il tuo nome intero? Dimmelo, è importante.-

Sollevai scettica un sopracciglio e mi scansai nel caos più totale, stava andando in tilt quel povero ragazzo.

-Amelia Xenia Degli Angeli...ma sei sicuro di stare bene?-

Lui iniziò a saltare mentre sorrideva, rideva e alzava le mani al cielo.

-Non ci credo, per uno sbaglio ho fatto giusto...non ci posso credere, quando gli altri lo sapranno finalmente finiremo di vagare per un bel po'.-

Sembrava veramente pazzo, mi stava leggermente spaventando, e dico leggermente perché sono una persona che ci tiene alla sua immagine. Quando si girò nuovamente verso di me notai che i suoi occhi erano diventati strani, molto strani.

Erano color dell'oro liquido, si vedevano piccolo increspature nelle iridi...come se fosse davvero oro fuso, ma non era possibile.

-Tutto è possibile Lia, tutto.-

-Non è...-

Mi fermai a metà frase, accorgendomi che aveva appena risposto ad un mio pensiero che nemmeno avevo detto, avevo solo pensato ciò che lui aveva capito.

-Mi crederesti se ti dicessi una cosa molto strana?-

Ero indecisa, perché avrei dovuto credergli? Mi spaventava, non lo conoscevo poi così bene, sembrava pazzo e soprattutto non riuscivo a capire se dovessi fidarmi di lui o meno.

Tutto quello mi sembrava un grande scherzo.

-Non è uno scherzo. Aspetta, chiamo Alec.-

In men che non si dica Alec era lì, anche lui in camera mia.

-I genitori sono felici che abbiamo fatto amicizia...cosa c'è di così importante da dirmi?-

-L'ho trovata, ti sembrerà strano ma l'ho trovata.-

Non sapevo bene di cosa stessero parlando, ma deducevo che stessero parlando di una persona, di me, questo mi era chiaro.

-Dove? Chi?-

Daniel mi indicò con un cenno della testa.

Si ripeté lo stesso teatrino, loro si misero a saltare, ridere e lanciare le mani al cielo.

Quando finirono quella sceneggiata chiamarono qualcuno dal cellulare di Daniel e ci stettero al telefono una decina di minuti, parlando tutti concitati in una lingua complicatissima che non conoscevo.

Poi si voltarono di nuovo verso di me e mi spiegarono.

Quello che mi dissero era una leggenda.

 

La leggenda narrava che milioni di anni fa, prima dell'era dei dinosauri, ci fosse sulla terra il popolo dei Custodi delle Mille Chiavi della Vita. Queste chiavi erano dei sigilli che garantivano la pace e il controllo totale dei quattro elementi e dei quattro poteri. Con questo popolo vivevano in armonia i draghi del fuoco, dell'acqua, del vento e della foreste, le quattro specie di draghi più potenti, e insieme a loro anche il popolo degli Aiutanti e dei Protettori. Un giorno era arrivato un grande gelo poiché un Custode avido di potere e sapere oscuro si era impossessato della Chiave dell'acqua, scatenandone il potere per fare dal male. Assetati dal potere che avevano visto altri Custodi cercarono di rubare le Chiavi, riuscendo nel loro intento.

Coloro che avevano preso le Chiavi si unirono in un secondo popolo, dando guerra a coloro che erano ancora fedeli alla parte di Madre Natura.

A quel punto scoppiarono diverse guerre, tutte vinte dalla parte oscura del popolo dei Custodi.

Madre Natura, delusa dai Custodi, li uccise tutti tranne cinque, quattro di cui ognuno possedeva uno dei quattro poteri, e uno che li possedeva tutti, lasciò incolumi alcuni Protettori e Aiutanti, così che, quando fosse giunto il momento, il mondo sarebbe tornato al suo originario splendore. La stessa sorte toccò ai draghi, da allora rinchiusi nelle grotte della terra, in attesa del richiamo della Luce.

 

Mi dissero che il Custode dei quattro elementi riuniti ero io e che ero l'unica speranza, altrimenti si sarebbero dovuti aspettare altri 300 anni prima di iniziare di nuovo la ricerca dei Custodi.

Appresi che mentre i Custodi morivano e si rigeneravano in un corpo nuovo ad ogni ciclo vitale, spesso rimanendo latenti, Aiutanti e Protettori non morivano mai, erano immortali.

Dopo qualche minuto dalla fine della loro spiegazione capii che, se quello che dicevano era vero, allora loro due erano più vecchi dei dinosauri.

-Esatto, puoi dire che siamo più vecchi dei dinosauri, e di molto.-

-Com'era il mondo all'età dello splendore?-

Quella domanda mi ronzava in testa fin da quando avevano raccontato la prima parte della leggenda.

Ovviamente non era ancora deciso se gli credessi o meno, dovevo pensarci su.

Buongiorno a tutti.
questo è il secondo capitolo della mia storia.
ho visto che nessuno ha recensito, peccato, mi sarebbe piaciuto molto sapere cosa ne pensavate, anche se erano giudizi negativi...su 14 persone nemmeno una piccola recensione. mica chiedo il mondo penso, solo un commentino.
comunque...spero che vi piaccia il capitolo
bacioni
Elle Malfoy

   
 
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