Buonsalve!
Sono viva e vegeta per fortuna; ho deciso di aggiornare lentamente, e devo dire di esserne più che contenta, visto che alcune delle mie vecchie e affezionate lettrici sono tornate! Quindi, grazie mille per il seguito, sono più che felice di sapere che non avete dimenticato né me né Diana :)
Con questa tranche, la quarta, si conclude il ciclo dei colori; per Porpora vi rimando QUI, ad un set di Polyvore creato per la situazione. Senza Colori è uno sprazzo della vita di bambina di Diana alle prese con un cugino dispettoso, invece :)
Per chi mi voglia seguire anche su Facebook, QUI trovate il mio profilo e QUI la mia pagina delle storie.
Alla prossima!!
The Big Damn Table
The
Chronicles of Diana
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016. Porpora.
-Devo
proprio?- mormoro, affatto convinta.
-Sei
bellissima.- il commento di Blaise mi fa inarcare un sopracciglio, lo
scetticismo che prende il posto dell'inquietudine, le braccia che
s'incrociano
sul ventre reso piatto dal corpetto porpora del vestito che indosso.
-Tu
sei di parte.- è la mia allusione, ciuffi ribelli che
ricadono sulla mia fronte
quando inclino il volto, la coda alta che sventola sulla mia schiena
scoperta.
Blaise
annuisce vigorosamente, convinto, porgendomi il braccio avvolto dalla
seta
corvina che compone il suo abito da gran galà.
-Ed
è l'unica parte che vorrò ascoltare.-
Sospiro,
rassegnata, avviandomi verso le porte a vetro che ci dividono dal resto
degli
ospiti del Maniero.
Il
vestito, a questo gesto, si tende e fruscia fra le mie gambe,
impalpabile come
un refolo d'aria.
Guarda
te cosa mi tocca fare, per amore.
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017.
Marrone.
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Il
sapore del terriccio è amaro, in bocca, sulle labbra.
Cerco
di far leva sulle braccia, sulla forza che traballa, sul mio
orgoglio... e mi
rialzo, per l'ennesima volta, le gambe che tremano sotto il mio peso,
il sangue
che mi acceca gli occhi, i capelli che si attaccano alla pelle madida
di
sudore.
Lo
stomaco è dolente, gli organi interni bruciano ed urlano di
dolore.
Non
m'importa.
Mi
guardo intorno e vedo soltanto desolazione e morte, in quello che - una
volta -
era un pacifico villaggio di indiani kaskaia.
Il
sangue mi ribolle nelle vene, quando scorgo Ho-Take-Nah vegliare un
corpo che
riconosco a stento essere quello di mio zio, Chato.
Questa,
Walker, la pagherai.
018.
Nero.
..
Sorrido,
la soffice peluria nera che scorre delicata come
seta sotto le mie dita.
La
spazzola di crine duro si adatta bene alle mie dita,
mentre mi occupo di rendere il già splendido manto del mio
Diablo il più bello
possibile.
Mi
è rimasto soltanto lui, adesso.
Mi
sfrego il viso con la manica della felpa, cercando di
smettere di piangere, cercando di cancellare le tracce del dolore
ancora troppo
vivo dalla mia espressione.
Ma
non ci riesco.
Sento
le gambe cedere, la testa vorticare vertiginosamente;
le ginocchia crollano un attimo dopo, sotto il peso terribile della
sofferenza
che da mesi, ormai, mi porto dentro.
Ma
un tocco lieve, gentile, mi sostiene e mi culla
nell'abbraccio di un angelo nero.
Sorrido,
debolmente, quando le ali di Diablo si chiudono su
di me e mi avvolgono in una calda stretta in cui, finalmente, riesco a
non
pensare più a niente.
.
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019. Bianco.
.
No!
Sento
le forze venir meno, gli occhi annebbiati dalla
fatica.
Blaise!
Strattono
le catene, disperata, le lacrime che mi rigano il
viso.
KELLY!
In
ginocchio, imploro disperata che all'uomo che amo venga
risparmiata la vita.
Non
m'interessa dell'orgoglio, non m'interessa della mia
vita, non m'interessa di niente!
Blaise
deve vivere!
La
pelle, arsa dal bianco innaturale dell'Arn-rhua, lancia
urla disperate quando mi scaglio contro la parete opalescente, tentando
di
convincere Kelly a non portarmi via Blaise.
Cosa
può rimanere, di me, senza di lui?
Cosa
posso essere, io, senza Blaise?
La
risposta è facile.
Niente.
No,
no, no, NO!
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020.
Senza colori.
..
Frustrata,
stringo i pugni e mi guardo intorno, la rabbia che cresce e diventa
tanta, tantissima.
Mi
alzo in piedi, dando un calcio alla seggiolina e rovesciandola per
terra: non
mi interessa se poi la mamma mi sgriderà, tanto mi sgrida
sempre, una volta in
più non mi cambierà la vita.
Scuoto
la testa, facendo ondeggiare i riccioli quasi biondi, arrabbiatissima.
-SCOTT!
DOVE HAI NASCOSTO I MIEI COLORI!?!?!?!?- strillo, guardando la scatola
dei
pastelli vuota.
COME
DIAVOLO FACCIO A DISEGNARE SE RIMANGO SENZA COLORI!?