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Autore: Miza    28/03/2012    29 recensioni
Scesero dalla carrozza in silenzio.
Poi, ben stretti nei mantelli, alzarono lentamente lo sguardo.
Hogwarts era lì, davanti a loro, ancora una volta.
Si stagliava maestosa contro il cielo trapuntato di stelle, del tutto ignara del forte vento che la sterzava.
Le finestre illuminate brillavano, quasi volessero dar loro il bentornato.
-Cara vecchia Hogwarts- mormorò Ron con affetto.
Non si dissero nulla, ma tutti avevano il cuore gonfio, ed erano sicuri che gli altri si sentissero nello stesso modo.
-------
-Alla luce di quanto è successo ultimamente- continuò la preside -Il Comitato per la cooperazione internazionale tra maghi e l'Ufficio per gli sport e i giochi magici hanno ritenuto una buona, ma che dico, un'ottima idea...-
Fece una pausa in cui tutti la fissarono, attoniti.
-...Proporre nuovamente il Torneo tre maghi!-
Il boato che tuonò dai tavoli fu molto simile ad un'esplosione.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Un po' tutti | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo Quattordici:

The Second Task.








L'ho persa.
L'unica che abbia mai saputo chi sono, chi non sono e chi voglio essere.
E non c'è modo di sapere per quanto resterà accanto a me.












Le prime due settimane di Gennaio trascorsero ad una velocità allarmante.
Per gli studenti, soprattutto quelli dell'ultimo anno, le giornate si consumavano per lo più nelle aule o nelle sale comuni, con le teste chine sui libri.
Il freddo non si placò, anzi se possibile divenne ancora più rigido, portato da venti sferzanti che ghiacciarono la superficie del Lago Nero e i residui di neve sui prati.
Per tutto quel tempo, Ron cercò di non pensare alla seconda prova e al fatto che presto si sarebbe ritrovato faccia a faccia con un Erumpent.
Ma la consapevolezza si insinuava in lui ogni giorno ed ogni notte, rendendolo nervoso e irascibile e trasformando i suoi sogni in incubi.
Ignorò i rimproveri di Hermione su quanto poco si stesse dedicando al torneo, ignorò il terrore che lo paralizzava ad intervalli di ore ed ignorò le rassicurazioni di Harry.
Ma tutto ciò non servì ad evitare che il venti di Gennaio arrivasse.
E solamente la mattina della seconda prova, camminando avanti e indietro nella tenda dei campioni, Ron si rese conto di quanto fosse realmente nervoso.
Nonostante si gelasse lui continuava a sudare, e a poco era servito togliere il giubbotto e la sciarpa.
Non sapeva cosa lo mettesse più in ansia, sé il rumore della folla sugli spalti, il bisbiglio dei presidi che sistemavano gli ultimi dettagli o gli sguardi nervosi di Jaqueline e Krum.
Fatto sta che ogni minima cosa gli faceva venir voglia di urlare e scappare da lì a gambe levate.
-Quanto manca, ancora?!- sussurrò Jaqueline agitatissima, mangiandosi le unghie e agitandosi sullo sgabello -Sono ore che stanno lì a confabulare, perché non iniziamo?-
Ron non rispose.
Pochi istanti dopo i presidi, quasi l'avessero sentita, si fecero un cenno col capo e uscirono in direzione della postazione da giudici, lasciando i campioni da soli con la McGrannit.
-Dunque- esordì la preside di Hogwarts facendo ai tre giovani un gesto frenetico -questa volta non potrò dirvi nulla. Tra pochi minuti uscirete dalla tenda, e vi ritroverete davanti a ciò che dovrete affrontare in questa prova.
Ron si avvicinò cauto alla preside, imitato dagli altri due campioni.
-Avete la vostra chiave, vero?- domandò lei con enfasi -Quella che avete trovato durante la prima prova?-
Tutti e tre annuirono, e Ron tastò automaticamente la tasca nella quale l'aveva riposta.
-Molto bene- sospirò la McGranitt -Riceverete le altre istruzioni una volta usciti. Tra pochissimo verrete chiamati. Fate molta, moltissima attenzione ragazzi. In bocca al lupo a tutti e tre.-
Li fissò per qualche istante, soffermandosi su Ron.
Poi uscì dalla tenda per raggiungere Winterlachen, Madame Maxime, Kingsley e il cronista.
Col cuore che gli martellava in gola, Ron si voltò a guardare i due compagni.
Erano entrambi pallidi e tesi, e sembrava che avessero perso l'uso delle corde vocali.
Stava giusto riflettendo su cosa dire, quando la voce del cronista li fece sobbalzare tutti e tre.
-E ORA- urlava dagli spalti -CHE ENTRINO I CAMPIONI!-
Esitarono, spaventati.
Poi Krum scansò la stoffa leggera della tenda ed uscì fuori, seguito da Jaqueline.
Ron si sbrigò a raggiungerli, e una volta fuori accaddero più cose contemporaneamente.
Per un istante, rimase interdetto e spiazzato: la luce del sole lo accecò e le urla della folla lo assordarono, impedendogli di mettere a fuoco la situazione.
A poco a poco riacquistò la vista, ma ancor prima di vedere ciò che aveva davanti sentì il panico impadronirsi di lui: la stretta al braccio da parte di Jaqueline e il suo urlo strozzato furono abbastanza eloquenti.
E quando Ron battè le palpebre e sbirciò oltre gli altri due campioni, sentì tutta l'aria abbandonargli i polmoni.
Un enorme, gigantesco rinoceronte si guardava attorno, rinchiuso in un recinto.
Aveva la pelle talmente scura e spessa da sembrare fatta di roccia.
Gli occhi erano piccoli, rossi e cattivi, e scattavano da una parte all'altra dell'area in cui era rinchiuso.
Ma ciò che più terrorizzò Ron, e che nemmeno nelle sue peggiori fantasie aveva mai immaginato potesse essere tanto spaventoso, fu il corno.
Era enorme, lungo quasi quanto il corpo dell'animale, di un bianco sporco e con una punta aguzza ed affilata.
Addirittura più grosso di quello che aveva visto a casa dei Lovegood durante la ricerca degli Horcrux.
-E' un Erumpent- pigolò Jaqueline stringendo ancora di più il braccio di Ron -Come... come diavolo hanno potuto farci questo?!-
Ron deglutì rumorosamente e fissò l'animale, che sembrava sempre più innervosito.
Krum, alla sua sinistra, stringeva la mandibola tanto da far scricchiolare i denti.
-I nostri campioni sembrano piuttosto sorpresi!- annunciò il cronista con enfasi, scatenando una serie di urla dal pubblico.
-Bene, veniamo a come si svolgerà la prova! Come tutti potete vedere, abbiamo un Erumpent, una creatura affascinante ma estremamente pericolosa!-
-Affascinante?!- gracchiò Ron con la gola secca.
-Quello che i nostri campioni dovranno fare è rischioso ma abbastanza semplice. Aggirate la bestia, ragazzi! Non dovrete attaccarla, soltanto difendervi se ce ne sarà bisogno! Il vostro obiettivo non è l'animale: sono le tre porte alle sue spalle!-
I campioni allungarono il collo. Ron non si era assolutamente accorto che oltre l'Erumpent ci fosse qualcos'altro.
Ma alle spalle dell'animale, in effetti, c'erano tre robuste porte chiuse da tre lucchetti.
Conducevano a quelle che sembravano tre diverse gallerie scavate nella roccia, comparse chissà come e chissà quando.
-Trovate la vostra porta, ragazzi- continuò il cronista -trovatela ed entrate! Una volta dentro, dovrete affrontare qualcosa di diverso da un ostacolo fisico. Vi ritroverete a fare i conti con la vostra testa. Affrontate i limiti della mente, trovate l'oggetto che sarà posto su un piedistallo e uscite! E la seconda prova sarà conclusa.-
La voce del cronista e le urla della folla sembravano già lontane: Ron era a dir poco terrorizzato.
Quella bestia enorme aveva iniziato a correre in cerchio, e la porta sembrava spaventosamente lontana.
Col vento che gli frustava il viso cercò di immaginare cosa avrebbe potuto trovare all'interno della galleria, ma si rese conto che le sue ipotesi lo rendevano ancora più spaventato.
-Jaqueline- disse a fatica - oggi è la volta buona che ci lascio le penne!-
La ragazza cercò di fare un sorriso, ma uscì fuori una smorfia di panico.
-Che la seconda prova abbia inizio!- urlò il cronista -E mi raccomando campioni, occhio al corno, potrebbe esplodere! Attenti, se non volete ritrovarvi senza qualche arto!-
Ci fu un fischio lunghissimo, simile a quello di un treno, e la folla esplose in applausi e urla di incoraggiamento.
Ron diede un'occhiata agli spalti, e riuscì ad individuare i Grifondoro che sventolavano bandiere e striscioni.
Lì da qualche parte dovevano esserci anche Hermione ed Harry, ma non riusciva a vederli.
-Coraggio, coraggio!- tuonò una voce familiare -Entrate, non siate timidi!-
Riscuotendosi, Ron si ritrovò faccia a faccia con Hagrid: il Guardiacaccia teneva aperto il cancelletto della recinzione, e faceva cenni d'incoraggiamento ai tre campioni.
Non potevano esitare oltre, era proprio arrivato il momento.
Ron fece un respiro profondissimo, tanto che l'aria fredda gli pizzicò le narici.
-Andiamo- disse poi con voce incerta, lanciando uno sguardo a Jaqueline e a Krum.
Avanzarono sul terreno duro, oltrepassando il cancelletto d'entrata.
Ron vide Hagrid fargli l'occhiolino, ma potè leggere sul suo volto barbuto un'espressione ansiosa.
Tirò fuori la bacchetta.
-Fuori le bacchette- mormorò agli altri due, proprio nel momento in cui il cancelletto si richiudeva cigolando alle loro spalle.
Krum e Jaqueline lo imitarono subito, guardinghi.
L'Erumpent non sembrava essersi accorto di loro.
Gironzolava dalle parti delle tre porte, grattando nervosamente nel terreno con l'enorme zampa unghiata.
-Forse dovremmo fare squadra- suggerì piano Jaqueline -Due cercano di distrarlo, in modo che l'altro possa cercare la propria porta...-
-E' una profa a tempo- le ricordò Krum, fissando accigliato l'animale -E dobbiamo cafarcela da soli.-
Jaqueline gli lanciò uno sguardo torvo.
-Io sono d'accordo con Jaqueline- ribattè Ron -Se cerchiamo di darci una mano l'uno con l'altro sarà più facile!-
-Io non partecipa!- sbottò Krum.
-Come ti pare!- rispose Ron con rabbia -Se poi però...-
-ATTENZIONE!!!-
Lo strillo di Jaqueline lo costrinse a voltarsi: l'Erumpent correva verso di loro, la testa china, il corno pericolosamente puntato in avanti.
-SPARPAGLIAMOCI!- gridò Ron.
Fece un balzo a sinistra, la bacchetta stretta in mano, proprio mentre la bestia sferzava una cornata nel punto in cui un attimo prima c'era Krum.
Il bulgaro scattò in avanti, in direzione delle porte.
-APPROFITTIAMO DEL FATTO CHE SI E' ALLONTANATO!- urlò Jaqueline, dirigendosi anche lei verso le gallerie.
Ron non se lo fece ripetere due volte.
Prese a correre verso la porta centrale, ma pochi istanti dopo con la coda dell'occhio vide l'Erumpent che puntava Krum.
-EHI, ATTENTO!- urlò.
Il campione bulgaro non parve sentirlo, e la bestia si faceva sempre più vicina.
-Miseriaccia... STUPEFICIUM!!!-
Ron puntò la bacchetta contro l'animale e urlò con quanto fiato avesse in gola.
La maledizione sembrò rimbalzare sulla pelle corazzata dell' Erumpent, che non ne fu minimamente scalfito, ma ebbe un attimo di esitazione che permise a Krum di rendersi conto della situazione.
Si tuffò a terra e rotolò di lato, allontanandosi dal pericolo.
-A ppuon rendere!- urlò il bulgaro, alzandosi velocemente e riprendendo la sua corsa verso la porta.
-Sì- borbottò Ron -voglio proprio vedere!-
Gettò una rapida occhiata intorno: Jaqueline aveva già raggiunto una delle porte e armeggiava con le proprie chiavi.
Si rese conto che doveva sbrigarsi, o la campionessa francese e Krum sarebbero entrati prima di lui.
Con le orecchie piene di vento e delle urla del cronista riprese la sua corsa in direzione della porta centrale.
A qualche metro da lui, Jaqueline imprecava: le sue chiavi non aprivano il lucchetto; aveva scelto la porta sbagliata.
Affannato, Ron raggiunse il proprio uscio di legno.
La bacchetta tra i denti, prese a frugare febbrilmente nelle tasche, alla ricerca delle chiavi.
-Miseriaccia- mugugnò -miseriaccia, dove diavolo sono...-
Quando finalmente ne tastò il metallo freddo fu invaso da un'ondata di sollievo.
Con una foga forse eccessiva tentò di infilarle nel lucchetto.
Le girò, le rigirò e tentò in ogni verso, ma non lo aprivano.
Strappandole via dal lucchetto, non riuscì a trattenere un urlo di frustrazione.
-A QUANTO PARE NESSUN CAMPIONE HA TROVATO LA PORTA GIUSTA!- urlava il cronista -BE', SAREBBE STATO FIN TROPPO FACILE! CHI SARA' IL PRIMO A TROVARE LA PROPRIA?!-
-Basta che non sia Krum!- pensò Ron con rabbia.
Proprio in quel momento udì un urlo spaventato: l'Erumpent aveva preso a correre verso Jaqueline.
La ragazza fu costretta a scappare lontana dalle porte, per poterlo schivare.
Correva verso l'estremità della recinzione, voltandosi di tanto in tanto per lanciare un incantesimo.
Ron era combattuto: non sapeva se tentare di distrarre l'Erumpent o continuare la ricerca della porta giusta.
Mentre era lì che si arrovellava, qualcuno gli diede una spallata e gli urlò nell'orecchio -Lefati di mezzo!-
Sentendo il viso avvampargli di collera, vide Krum armeggiare col lucchetto che poco prima aveva tentato di aprire lui.
E, con suo enorme disappunto, la porta si aprì.
-KRUM!!!- urlò il cronista -Il nostro campione di Durmstrang ha trovato la propria porta! Ed eccolo che si inoltra nei meandri della galleria!-
Senza guardarsi indietro, Krum sparì oltre la soglia della porta centrale, che si richiuse immediatamente.
Spinto dalla rabbia, Ron scattò verso la porta che Jaqueline aveva tentato di aprire. Doveva essere per forza quella giusta.
Un paio di volte rischiò di scivolare a causa del terreno sdrucciolevole, ma riuscì a raggiungere rapidamente il proprio obiettivo.
Quando si ritrovò davanti la porta e prese a cercare nuovamente le chiavi, era talmente fuori di sé dall'eccitazione che non fece caso all'urlo che si levò dalla folla.
E non si sarebbe accorto di nulla se, ad un tratto, non avesse visto un'enorme ombra oscurare l'uscio davanti a sé.
Si voltò di scatto, il cuore in gola: l'Erumpent correva a più non posso, il corno puntato verso di lui.
Non aveva il tempo per scansarsi, era troppo tardi, a momenti la bestia l'avrebbe centrato in pieno.
In preda al panico, fece l'unica cosa che in quel momento gli balenò per la testa: levò la bacchetta e urlò -PROTEGO!-
Poi serrò gli occhi, aspettando il colpo.
E il colpo arrivò, ma fortunatamente non fu inflitto dal corno.
In qualche modo, l'incantesimo scudo gli aveva fornito una protezione, anche se non massima.
L'animale era rimbalzato indietro, ma subito dopo l'aveva urtato forte con un fianco, schiacciandolo contro la porta.
Ron strabuzzò gli occhi, boccheggiando: la botta fu tremenda, sentì tutta l'aria venirgli risucchiata via dai polmoni e un dolore acuto ai reni e alle costole.
Il cronista urlava qualcosa, ma le orecchie fischiavano troppo forte per permettergli di capire cosa dicesse.
Avrebbe voluto accasciarsi a terra, tentare di respirare quanto più ossigeno gli fosse possibile, ma l'Erumpent si stava riprendendo dallo stordimento.
L'avrebbe senz'altro calpestato se si fosse lasciato cadere. E avrebbe cercato di attaccarlo di nuovo se fosse rimasto lì.
Recuperando un minimo di lucidità, Ron tirò fuori a fatica le chiavi dalla tasca.
Il più rapidamente possibile, e lanciandosi continue occhiate alle spalle, le infilò nel lucchetto e girò.
E quando questo si aprì con un tlack, quasi si sentì mancare per il sollievo.
Spalancò la porta e vi si infilò dentro, e l'ultima cosa che udì fu il cronista che urlava -E anche Weasley, seppur ammaccato, trova la porta giusta!-
Poi silenzio.


-E' entrato!- esclamò Harry con un sospiro di sollievo -Bene, ora non ci resta che attendere la fine della prova!-
Hermione si voltò a guardarlo, affranta. 
Avevano trattenuto il fiato per tutta la durata della prima parte della prova, lì sugli spalti, insieme a Ginny, Neville e agli altri Grifondoro.
(Luna, non si sa come, era finita tra i Durmstrang, che la fissavano in cagnesco ogni qual volta sventolasse la sua bandierina con la faccia di Ron).
L'espressione sollevata di Harry lasciava intendere che il ragazzo pensasse che il peggio fosse passato, e non doveva essere l'unico, considerato il chiacchiericcio allegro che si stava diffondendo tra la folla.
Invece Hermione continuava a fissare quella porta, apprensiva: non riusciva ancora a distendere i nervi.
-Che c'è, Hermione?- domandò Harry con un sorriso, bloccandole il polso in modo che smettesse di mangiucchiarsi le unghie -Rilassati, il peggio è passato.-
La ragazza fece un sospiro lunghissimo, le mani strette in grembo.
-Non so, Harry- disse piano -C'è qualcosa che non va. Ho un brutto presentimento.-
Guardò l'amico e lo vide aggrottare la fronte.
-Un brutto presentimento?- ripeté lui -Di che genere? Hermione, è perché sei nervosa. Voglio dire, anche io ho avuto parecchia paura quando quel bestione lo ha schiacciato contro la porta, ma...-
-No, non è solo nervosismo!- incalzò lei fissandosi le scarpe -Sento... sento qualcosa. Non so cosa ci sia lì dentro, ma ho sentito che la McGrannit era piuttosto scettica sulla parte della grotta. Aveva paura fosse un po' esagerata.-
Harry si grattò la nuca, riflettendo.
-Vedrai che è tutto sotto controllo- disse poi, fiducioso -non permetterebbero mai che qualcosa andasse storto. Sta tranquilla.-
Le fece un gran sorriso, ma Hermione glielo restituì con gran fatica.
Quella sensazione che a Ron sarebbe capitato qualcosa di brutto proprio non voleva abbandonarla.
-Voglio solo che esca presto da lì dentro- disse -Il non poter vedere cosa gli succede peggiora soltanto le cose.-
Questa volta Harry annuì.
-Sì, non posso darti torto.- esclamò -Ma andrà tutto bene ed uscirà presto.-
Rimasero in silenzio per un po', ad osservare Jaqueline che tentava invano di liberarsi dell'Erumpent e ad ascoltare i cori della folla.
-Harry- mormorò Hermione dopo un po' -E' solo che... se dovesse succedergli qualcosa, io...-
Harry le strinse un braccio e la obbligò a guardarlo negli occhi, un'espressione estremamente convinta dipinta sul viso.
-Non gli succederà nulla, Hermione.- disse con calma -Uscirà da lì dentro e starà benissimo.-
Lei aprì la bocca per replicare, ma Harry fu più rapido.
-E quando uscirà- continuò con un sorrisetto -potrai, anzi dovrai dirgli tutto ciò che pensi. Direi che è arrivato il momento di smetterla definitivamente con questi tira e molla, non trovi?-
Hermione si sentì avvampare.
-Sì- pigolò -suppongo di sì...-
-Molto bene!- sorrise Harry -E allora mettiamoci in paziente attesa! Ah, già mi vedo l'uscita trionfale, tu che gli corri incontro e lo baci appassionatamente, ancor peggio che dopo la prima prova! E farete pace, e tornerete insieme, e...-
La voce di Harry si perse tra le urla di giubilo della folla: anche Jaqueline era finalmente entrata.
Hermione guardò verso il campo, le guance ancora in fiamme.
Potrai, anzi dovrai dirgli tutto ciò che pensi.
Sorrise.




Reggendosi le costole doloranti, Ron rimase immobile per qualche minuto.
C'era un forte odore di umidità lì dentro, un buio pesto e l'unico suono che si udiva era quello del suo respiro affannato che echeggiava contro le pareti.
Si raddrizzò a fatica e puntò la bacchetta davanti a sé.
-Lumos.-
Batté ripetutamente le palpebre, tentando di mettere a fuoco l'ambiente circostante.
Si trovava in una specie di anticamera circolare, completamente fatta di roccia chiazzata di muschio.
Sembrava di essere in una grotta.
Davanti a lui si stendeva un corridoio lungo e altrettanto buio, vagamente inquietante.
Guardingo, Ron ripose le chiavi nella tasca dei pantaloni e avanzò di qualche passo.
Non aveva molto senso restare lì impalato nell'ingresso.
Per un po' camminò soltanto, senza trovare nulla.
La luce della bacchetta, riflettendo sulle pareti, lanciava bagliori bluastri, e il suono dei suoi passi gli rimbombava nelle orecchie.
Teneva gli occhi e le orecchie ben aperti, pronto a captare qualsiasi cosa, ma non c'era nulla da captare.
Camminò ancora, e stava giusto iniziando a tranquillizzarsi quando scorse qualcosa sul pavimento, qualche metro davanti a sé.
Strinse gli occhi e distese il braccio con la bacchetta illuminata: sembrava una persona raggomitolata.
-Chi è là?- domandò.
L'unica risposta che ricevette fu l'eco della sua stessa voce.
Iniziando ad avvertire un vago senso di oppressione al petto, Ron deglutì.
Doveva passare di lì per forza, non c'erano altre strade.
Si avvicinò lentamente al corpo, spaventato e incuriosito.
E ciò che vide, lo ghiacciò dentro più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Ciò che vide lo terrorizzò più di quanto avrebbe fatto il più enorme Erumpent del mondo.
-No...- gemette.
Lì per terra, a pochi centimetri dai suoi piedi, c'era Fred.
Suo fratello Fred.
Ron indietreggiò di qualche passo, il cuore in gola.
Non era possibile.
Fred era morto, era morto durante la guerra.
Nessuno, nemmeno il più pazzo sadico dell'universo avrebbe mai preso il suo cadavere per depositarlo in quella grotta.
Eppure sembrava proprio lui, identico a come Ron lo aveva visto per l'ultima volta durante la battaglia.
Gli stessi occhi vuoti, la stessa espressione quasi sorridente, gli stessi capelli scarmigliati.
-E'... è un Molliccio- mormorò Ron a sé stesso, tentando di calmarsi -E' soltanto un Molliccio, non può essere altrimenti.-
 Bastava poco, avrebbe dovuto solamente agitare la bacchetta e dire Riddikulus! e sarebbe finita.
Eppure non riusciva a muoversi e a staccare gli occhi dal volto immobile del fratello.
-Devo farlo- pensò -Non è Fred, fa parte della prova. Devo liberarmene.-
Fece un respiro profondo ed alzò la bacchetta, ma quando aprì la bocca ne uscì solamente un urlo strozzato:
La testa di Fred si era voltata nella sua direzione.
Il fratello lo fissava con occhi vitrei, quasi cercasse di comunicargli qualcosa.
-No...- mormorò di nuovo Ron, col cuore in gola -No, non è vero... Riddikulus!-
Agitò la bacchetta, ma non accadde nulla.
-Riddikulus... Non è vero, Rid... NO, STA' LONTANO!-
Sentendo un'ondata di panico travolgerlo, Ron fece un balzo all'indietro.
Fred si era mosso di nuovo. Aveva allungato un braccio e tentato di afferrargli la caviglia.
-Non ti avvicinare!- gridò con voce strozzata -Sta' lontano, tu non... RIDDIKULUS!-
Questa volta lo pronunciò con convinzione, nonostante sentisse la testa girare e le ginocchia molli.
Funzionò: Fred gli lanciò un ultimo sguardo triste e poi svanì nel nulla.
Ron rimase immobile, gli occhi fissi sul pavimento.
Il sangue gli pulsava nelle orecchie e aveva un fortissimo senso di nausea.
-Non era mio fratello- pensò -Non era lui, non è niente. Era un Molliccio. E' svanito.-
Continuava a ripeterselo come un mantra, eppure si rese conto che gli occhi gli si stavano riempendo di lacrime e la gola gli bruciava.
Non poteva mollare proprio adesso.
Non doveva mancare molto alla fine della prova, quello scherzo crudele doveva essere stato il culmine.
Non poteva mollare, doveva trovare l'oggetto e uscire da quel posto.
Si asciugò gli occhi con un manica e fece un bel respiro. Quella sensazione orribile non sembrava volerlo abbandonare, ma doveva andare avanti.
Puntò nuovamente la bacchetta davanti a sé e mosse qualche passo.
Stavolta il tragitto fu più lungo, forse anche a causa del carico emotivo.
Camminò per quelle che gli parvero ore, sobbalzando ad ogni minima ombra, prima di arrivare in un ambiente circolare simile a quello che aveva incontrato all'inizio.
In un angolo c'era qualcosa che somigliava molto ad una teca di vetro, all'interno della quale scintillava qualcosa.
Ron si avvicinò con cautela, osservando con attenzione: era una specie di grosso ciondolo d'argento, al centro del quale, in rilievo, luccicava un grosso numero tre.
Sarebbe probabilmente servito per l'ultima prova.
Meditabondo, Ron lo fissò per qualche istante.
Si chiedeva se sarebbe bastato prenderlo per concludere la prova, ma la cosa sembrava abbastanza improbabile.
E in quegli anni ne aveva viste abbastanza da non essere così incauto da toccare la teca.
-Be', che cosa stai aspettando?-
Le sue riflessioni furono interrotte da una voce familiare.
Ron si voltò, sorpreso, e si ritrovò faccia a faccia con una sorridente Hermione.
-Hermione! Tu... qui?!- domandò sorpreso -Che cosa ci fai qua dentro?-
La ragazza sorrise e fece spallucce.
-Ci hanno fatti entrare per l'ultima parte della prova. Una persona per ogni campione! E a te sono toccata io!-
Ron battè le palpebre, incerto.
-E quindi, la prova è finita? Se tocco la teca non mi prende un accidente, un avvelenamento o che so io?-
Hermione scoppiò a ridere, coprendosi il viso con una mano.
-Ma no, certo che no! Devi soltanto prendere il medaglione ed uscire, poi sarà finita.-
Il ragazzo si passò una mano nei capelli, fissandola.
-Hermione... è stato tremendo. Ho... ho visto Fred, prima. Cioè, era un Molliccio, ma era Fred morto.-
Hermione, dalla quale Ron si aspettava una reazione sconvolta o quantomeno addolorata, inarcò un sopracciglio.
-Be', è comprensibile- disse lentamente -L'hanno detto, no? 
'Vi ritroverete a fare i conti con la vostra testa. Affrontate i limiti della mente...'-
-
Già- annuì Ron -Ma non pensavo arrivassero a tanto. Quindi... immagino sia diventato Fred perché è una cosa che ancora non ho affrontato e superato, giusto?-
Hermione fece un sorrisetto strano.
-Dubito- rispose poi - E' diventato Fred perché tu sai benissimo che è morto per colpa tua e ti senti in colpa.-
Il cuore di Ron mancò un colpo.
Sconvolto, sentì il sangue defluirgli dal volto.
-Ma... Hermione, ma che cosa stai dicendo?- sussurrò incredulo -Non è stata colpa mia...-
-Oh sì che lo è stata- replicò lei incrociando le braccia.
-Se solo tu fossi stato più coraggioso, Ronald, più impavido, più altruista, non ci sarebbe stato bisogno che i tuoi fratelli intervenissero. E' tutta colpa tua se Fred è morto.-
Ferito, Ron aprì e chiuse la bocca.
Non sapeva cosa dire.
Ma poi notò una cosa.
Si rese conto che, negli occhi scuri di Hermione, c'era una strana scintilla; e che nel suo volto c'era un'ombra di cattiveria che non le apparteneva affatto.
-Aspetta un momento- disse piano -Tu non sei Hermione, vero? Cos'è, un'altra prova?-
Hermione scoppiò a ridere, stavolta sguaiatamente.
-Può darsi- disse sghignazzando -Pensa ciò che vuoi, Ronald, ma resta il fatto che sei un codardo. Talmente codardo da non essere riuscito a tenermi con te.-
Di nuovo, Ron sentì un colpo al cuore.
Doveva essere un qualche incantesimo.
Forse Hermione era stata stregata per la prova. 
O forse non era lei, era una specie di immagine, come quella che aveva visto uscire dall' Horcrux che poi aveva infilzato.
-Ascolta... non mi interessa ciò che hai da dire, dimmi cosa devo fare per concludere questa maledetta prova.-
Lei sorrise di nuovo, aspra.
-Non ti interessa? Dici?- domandò -E allora perché ti trema la voce?-
Ron sentì le orecchie andargli a fuoco. Non aveva alcuna intenzione di mettersi a discutere con una proiezione mentale o ciò che era.
-Te lo dico io perché- continuò lei -perché sai benissimo che sto dicendo la verità. Perché sono cose che pensi anche tu e che, che ti piaccia o meno, penso anche io. Da sempre.-
-Non è vero- replicò lui -Non le pensi. Stai soltanto cercando di farmi impazzire, è parte della prova.-
Hermione fece spallucce.
-Sarà!- rispose -Quindi posso anche continuare, no? Sto solo dicendo la verità. Sei un codardo, Ronald. Un vigliacco. Non hai mai avuto il coraggio di sacrificarti per nessuno, hai sempre avuto qualcuno davanti pronto a proteggerti.-
-Non è vero!- sbottò lui.
-E' verissimo, invece! Harry, me, tua madre, tuo padre. Fred, che è morto a causa tua. Cresci, Ronald. Riconosci i tuoi errori e accettali. Accetta il fatto che sei un buono a nulla!-
-No...-
-Accetta il fatto che non mi sei mai piaciuto, mai. Sono stata con te per compassione.-
Ron sentì lo stomaco sprofondargli sotto terra.
-Non è vero- disse, con le mani che gli tremavano -Non è vero, stai mentendo.-
-Non mento, Ronald. Potrei mai stare con te? Per quale ragione? Sono nettamente superiore a te, in tutto. Cosa mai avresti da offrirmi?-
Non trovando una risposta, Ron rimase zitto.
Aveva un enorme groppo in gola.
Voleva soltanto andar via da lì dentro, non voleva più ascoltare, non voleva più pensare al cadavere di suo fratello che cercava di afferrarlo, né alle cattiverie che quella finta Hermione gli stava dicendo.
-Voglio andarmene- disse con voce tremante -Fammi prendere quel medaglione.-
-Stai per piangere, Ronald?- ridacchiò lei -Il piccolo Ron si sente toccato? Sei davvero così debole?-
-Lasciami in pace.-
-E come mai? Inizi a sentire il peso della verità che grava su di te? Sai di essere un fallito, una nullità, un...-
-STA' ZITTA!!!-
Aveva urlato talmente forte che l'eco rimbombò per diversi secondi.
Le mani gli tremavano incontrollatamente, la testa stava per esplodere.
Ron sapeva di essere sul punto di rottura. Stava per cedere.
Hermione scoppiò a ridere di nuovo, fissandolo con occhi spiritati.
-Mi odi Ronald, vero? Mi odi, adesso? La verità fa male, eh? Mi odi?-
-SI'!!!- urlò lui -SI', TI ODIO, LASCIAMI IN PACE, MALEDETTO MOSTRO!-
-ALLORA UCCIDIMI!- urlò lei con voce acutissima -UCCIDIMI, E FINIAMOLA!-
Spalancò le braccia e lo fissò senza più alcuna traccia di sorriso.
Ron lasciò cadere la bacchetta a terra.
Questo era veramente troppo.
Non solo aveva dovuto vedere il cadavere di suo fratello.
Ora avrebbe dovuto uccidere Hermione.
Lentamente, si chinò a raccogliere la propria bacchetta.
Sapeva benissimo che non era lei, sapeva che era una prova, una finzione.
Ma non potevano chiedergli una cosa del genere.
Non avrebbe retto.
-Coraggio, Ronald.- Incalzava lei -Se mi fai fuori, la teca si aprirà. Tu potrai prendere il medaglione e uscire, e sarà finita. Coraggio, fallo.-
-No- disse lui piano.
-Fallo! Codardo!-
-Non voglio!
-Perché sei un vigliacco! Non sai fare nulla! Non servi a nulla!-
-NON E' VERO!-
-E' VERO! UCCIDIMI, IDIOTA!-
-NO!-
-TANTO NON TI AMO, RONALD! NON TI AMERO' MAI!-
-AVADA KEDAVRA!!!-
Tutta la rabbia ed il dolore che si era tenuto dentro fino a quel momento, gli esplosero sulle labbra e nella testa.
Il lampo di luce verde lo accecò, e una scarica fortissima gli attraversò il braccio.
Stava ancora urlando quando cadde in ginocchio ed esplose in singhiozzi.
Davanti a lui, Hermione giaceva morta, i lunghi capelli scuri a coprirle il viso.
Ron sentiva il cuore spaccato in due e la testa in fiamme.
Singhiozzava con tutto il fiato che aveva nei polmoni, tenendosi le costole ancora doloranti dall'impatto con l'Erumpent.
Non ne poteva più.
Aveva bisogno di aria, di luce.
Di allontanarsi da tutto lo schifo che per mesi aveva accumulato e che ora gli si era riversato addosso.
Con le ultime forze che gli rimanevano si alzò: la teca di vetro si era aperta, il medaglione scintillava alla luce della bacchetta.
Nel momento in cui lo afferrò, uno scricchiolio si levò alla sua sinistra.
Nella roccia si era aperta un passaggio.
Malfermo sulle gambe, il petto sconquassato dai singhiozzi, Ron uscì fuori.
Fu travolto dalla luce del sole e dalle urla di giubilo della folla e del cronista, che urlava il suo nome e una serie di frasi lunghe e contorte.
La bacchetta stretta in una mano e il medaglione nell'altra, Ron fece ancora qualche passo prima di crollare sul terreno duro.
Le lacrime gli colavano sulle guance e tra i capelli, il respiro gli si spezzava tra le labbra.
Udì una gran confusione e passi affrettati da ogni direzione.
Poi una serie di teste lo scrutarono dall'alto, oscurando la luce accecante del sole.
Ne riconobbe solamente una.
Con uno sforzo sovrumano, prese fiato e riuscì a parlare.
-Hermione- ansimò.
Poi svenne.






                                                                                                                                                                                             
Perso ed insicuro, mi hai trovato.
Sdraiato sul pavimento, circondato.
Perché hai dovuto aspettare? Dov'eri?
Solo un po' in ritardo mi hai trovato.

-The Fray.














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Ehm. Salve.
No, non sono un fantasma né un'apparizione, sono proprio io.
So che mi merito tutte le ingiurie di questo mondo, so che sono sparita per tre schifosissimamente lunghi mesi.
Ma chissà, magari qualcuno che ancora attende fiducioso c'è! :)
Sono tornata, e credo (spero) di essere tornata definitivamente.
Come non tutti di voi sanno, ho passato un periodo davvero terribile.
Questo periodo ancora non è finito, e probabilmente questa cosa si evincerà dal mio stile di scrittura, che non è proprio al massimo.
Ma ho voluto raccogliere tutte le mie forze e iniziare a tirarmi fuori da tutta questa merda. Da sola.
E darvi finalmente la seconda prova che avete tanto aspettato.
Un grazie di cuore, enorme, a chi in questi mesi mi ha pensata, cercata, si è preoccupata per me.
La vostra presenza mi ha fratta stare molto meglio.
Grazie per tutte le mail, i messaggi, i cuoricini in bacheca :)
Grazie davvero per il vostro continuo sostegno.
E chiedo scusa in anticipo a tutte le persone che resteranno deluse da questo capitolo.
Mi dispiace, davvero, ma vedrete che presto tornerò ai vecchi albori :)
Con la promessa di non sparire per altri tre mesi, vi lascio un bacione grande.

Miza

   
 
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