Cap 3
Così mi inizio a raccontare quello che le era successo, non pensavo fosse una cosa così brutta e schifosa, ma una cosa positiva c’era: le piaceva il mio stesso idolo, Justin Drew Bieber.
Non avete ancora capito cosa le fosse successo? Come immaginavo. Queste erano le sue parole:
“L’anno scorso ero sempre in prima, ma fui bocciata. Circa due-tre anni fa, conobbi un ragazzino di appena quindici anni. Era un biondino con il ciuffo lungo davanti agli occhi e con dei grandi occhi color nocciola. La prima volta che lo sentii avevo 12 anni e non stavo dando importanza a quella melodia, ma dopo qualche minuto cominciai ad ascoltarla con attenzione e da lì, me ne innamorai. Era una voce così, dolce, melodica e soprattutto dello stile che piaceva a me.”
La interruppi.
“Anche a me piace Justin Bieber” le dissi.
Mi sorrise con uno sguardo di sollievo, pensando, forse, che aveva trovato la persona giusta. Non la volevo far interrompere così la feci ricontinuare.
Continuò: “Appena arrivai a casa, accesi immediatamente il computer e andai a cercare la voce di quel ragazzino. Non sapevo nemmeno COME cercarlo e DOVE. Andai allora su youtube e all’improvviso partì una canzone. All’inizio mi arrabbiai con il computer, ma poi, sentendola bene, era la stessa voce che avevo sentito prima. Avevo scoperto il suo nome. Justin Bieber.”
La interruppi una seconda volta. Avevo le idee confuse. Allora le chiesi: “Capisco, ma perché vieni a rinchiuderti qua solo per sentirlo?”
“Perché ho paura” mi rispose.
“Hai paura di che?” la rimproverai.
Lei abbasso subito lo sguardo. Sembrava triste. No, sembrava … quasi che volesse scappare da tutti e da tutti.
“ok.” Mi disse
La guardai perplessa.
“Te lo dico. Dopo avere scoperto Justin, stava per iniziare la scuola e io ero molto contenta. Tartassavo mia madre con Justin e lei e era felice, almeno ridevo. Il primo giorno fu fantastico, avevo 2 amiche nella mia classe e non mi sentivo sola. Il peggio arrivò dopo una settimana. Quelle che credevo amiche andarono a spifferare agli altri che mi piaceva Justin. Da quel momento in poi, ero presa in giro tutti i giorni. Ma non me ne fregava niente, io andavo avanti per la mia strada. Il peggio arrivo nel momento in cui, un gruppo di ragazze, mi presero da parte e mi minacciarono dicendomi che se io non smettevo di ascoltarlo mi avrebbero picchiata. E così fu. Io non volevo proprio mollarlo e come mi avevano detto, il giorno dopo, alla fine delle lezioni, mi strattonarono da una parte e mi picchiarono. Le mie due amiche vi videro, mi soccorsero e mi chiedettero subito scusa per aver detto tutto a tutti. Le perdonai, ma i segni che avevo sulla pelle rimasero. Quando andai a casa, mia madre si spaventò e mie chiese immediatamente cosa fosse successo, ma io le risposi che ero caduta in bici. E dal qual giorno me ne sto tutti i giorno qua in questo sgabuzzino perché se quelle ragazze mi vedessero mi picchierebbero subito.”
Rimasi a bocca asciutta. Non sapevo proprio cosa dire. Era una storia che mi faceva venire i brividi. Non mi era mai capitato di sentire una cosa del genere.
Si mise a piangere, così le andai vicino e la abbracciai. Lei mi strinse forte. Da quell’abbraccio si percepivano un ‘sacco’ di cose: la paura, la solitudine che la ricopriva e quello che le mancava di più: il conforto di un’amica, la mancanza di un abbraccio.
“Jessica – le dissi – adesso ci sono io, non preoccuparti, non ti faranno più del male.”
Da tutte quelle lacrime, si accennò un sorriso. Dopo tanta pioggia, il sole aveva preso la sua rivnicita.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
RAGAZZI POTETE RECENSIRE LA STORIA? GRAZIEEEEE!