Amami, piccolo fiore di carta
quale sono; di me non spande il vento
il profumo, né ventila i miei petali
la primavera, soffiando sul viso
mio pallido e scorbuto la bellezza
della vita pulsante e calorifera,
della madida linfa deteriore
che sprigionano i gigli e l’orchidee
sfarfalle nella polvere di marzo;
amami amandomi come ami gli altri
che coglieresti cogliendoli ai margini
dei prati, io mai fui colto, mai voluto,
non ho vissuto, né vivo, o vivrò;
ma dammi un nome, piantami nel morbido
terreno del tuo cuore, e splenderà
nel cieco buio brìllica una luce;
io sarò il simbolo del tuo calore
genitore, del vivere che porti.
Note:
Non pubblico da qualche tempo. Colgo allora l'occasione per salutare tutti i miei cari amici di Efp. :)