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Autore: Lisa_Pan    29/03/2012    2 recensioni
"Hubert è il nome dell'uomo che non ho mai conosciuto ma che sarei sempre voluto diventare"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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aspetto



....


Camminavo.
Pensavo.
Osservavo.
Sentivo.
Ascoltavo, ci provavo.
Adesso son seduta su una sedia di vimini e legno. E' scomoda.
Guardo lo schermo del computer, completamente bianco, come la pagina di Word aperta davanti ai miei occhi.
Aspetto.
Mi ripeto in continuazione che è stupido aspettare, stupido starsene seduti a fissare uno schermo sperando che succeda qualcosa. So che l'unica cosa che può succedere da un momento all'altro è che lo schermo si spenga definitivamente a causa di una batteria stanca di aspettare con me. Poi aspettare cosa? Sto sempre qui ad aspettare, mi siedo e aspetto. Ogni tanto alzo lo sguardo e mi chiedo cosa sto aspettando, sarà per due o tre secondi, poi torno a fissare lo schermo e ad aspettare.
Oggi invece ho smesso. Ho riaperto quella pagina bianca, questa pagina bianca, e ho cominciato a battere qua e la qualche tasto. Ho scoperto la meravigliosa sensazione di sentire la testa svuotarsi di tutto, un tutto che credo capirò solamente alla fine, con voi.
Oggi mi chiedo di nuovo cosa stessi aspettando e per la prima volta credo di saper rispondere, o almeno ci provo.
E' difficile trovare le parole giuste, prima di scrivere penso a quali siano quelle più adatte, quelle che suonano meglio, quelle che l'una accanto all'altra ti fanno meravigliare semplicemente perchè son belle visivamente, ma sinceramente non ci riesco. Insomma, questa non è una storia; vorrei che lo fosse, a volte penso sia più facile raccontare favole piuttosto che raccontare la propria vita. E' difficile scoprirsi, mettere a nudo i propri pensieri e le proprie paure. E' difficile anche semplicemente raccontare chi si è, spesso ho difficoltà anche a pronunciare il mio nome, come se non fosse adatto, come se lo trovassi riduttivo, a volte invece mi sono ritrovata a pensare di essere troppo piccola per un nome così.
Se uno non si trova adatto nemmeno al suo nome si dovrebbe fare qualche domanda. E me le sono fatta queste domande, me ne sono fatte tante fino a quando non ho capito che quello era il nome che abbracciava perfettamente la mia personalità.
Uno si pensa sempre piccolo, piccolo, come un nome di quattro lettere, poi scopre di avere dentro un mondo e si sorprende di trovare perfette quelle quattro lettere anche per quel mondo così..intimo..e spaventosamente vasto.
Non so quante volte prima di capire che quel nome, il mio nome, mi calzasse per bene ho pensato di cambiarlo. Centinaia probabilmente. Spesso ho pensato di chiamarmi Hubert. Non so perchè, credo per quella disperata voglia di vita che cerco in continuazione, quella vita che ai tempi di Hubert, il mio Hubert, brulicava nei campi neri del Missisipi; dinci chiunque si sarebbe sentito vivo ascoltando una voce nera come la pece cantare, ma che dico, urlare, gridare..soffiare parole più dure di un rimprovero, più intime del sesso e più sconvolgenti dell'amore.
Hubert. Bel nome. Ma non potevo chiamarmi Hubert!
Non so quante volte mi sono ritrovata sulle mani nomi scritti con l'inchiostro blu della biro. Un fiume di nomi. Ogni volta che ne provavo uno lo spuntavo dalla lista, lo vivevo per un pò poi scoprivo che non era quello giusto e passavo al successivo.
Sono stata vicina innumerevoli volte dal pensare di averlo trovato, innumerevoli.

Quando mi sono guardata il braccio; quando ho visto tutti quei nomi spuntati; quando mi sono resa conto di non avere più un nome sulla lista; mi sono chiesta perchè diamine mi stessi cercando un altro nome, come ero arrivata al punto da dubitare nel mio e..BAM. La risposta mi è caduta come un macigno sulle spalle.

Io aspetto una persona, una, in continuazione. Aspetto qualcuno che mi soprenda. Aspetto una storia che mi si apra davanti, che mi sconvolga. Diamine ognuno di noi almeno dieci volte al giorno spera che accada qualcosa che gli rivoluzioni la giornata. Ognuno di noi cerca qualcosa, anche nelle più piccole e misere manifestazioni, che ci permetta un sorriso, che ci permetta di non prenderci sul serio. Io aspetto ogni giorno, davanti allo schermo, il nome di quella persona.
Sono disperatamente ossessionata dalle storie e dagli occhi. Dinci quanto mi fregano gli occhi!
E le parole! Quanto colpiscono le parole, le persone migliori le ho conosciute dietro la pagina di un libro.
Le foto! Vogliamo parlare delle foto? Credo potrei passare ore a guardare una foto pur di trovare qualcosa di mio, qualcosa che mi colpisca dritta nel petto. Di solito quel qualcosa è l'autore dello scatto, lo scopro dietro ai suoi soggetti non soggetti. Le foto ti fregano sempre, più ci penso e più ne sono convinta; lo hanno scritto tutti, ci sono passati tutti gli artisti e in un modo o nell'altro ci passiamo anche noi, ogni volta che tentiamo di raccontare una storia finiamo per metterci in mezzo un pezzo di noi e ci si può impegnare quanto si vuole ma quello che arriverà sempre è la nostra storia mischiata, confusa, satura, della storia del nostro soggetto.
E quindi, finisco per innamorarmi di un nome, della sua storia, delle sue emozioni, dei suoi occhi e dei suoi colori.

M'innamoro almeno una volta al giorno, non m'importa ne il sesso ne la razza, m'innamoro di un nome, di un'idea, di una lettera.
Oggi ho aperto la pagina di Word e per la prima volta ho letto il mio nome. Ho letto una storia, ci ho trovato la mia storia e mi sono innamorata del suono di quelle quattro lettere affiancate l'una con l'altra.
Forse era me che stavo aspettando, forse ero io la persona che mi doveva sorprendere.
Ed ecco come ora, in ogni foto, dietro ogni pagina di un buon libro, dentro un paio di occhi e dentro una storia, riesco a trovare me stessa, leggo il mio nome e incontro i miei colori.
M'innamoro di un nome che porta con se una parte di me.
M'innamoro di pezzi di me stessa andati persi.

Diamine. Sono innamorata di me stessa!

....




   
 
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