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Autore: AlexCrissColfer    29/03/2012    4 recensioni
Essendo la mia prima FF, ho deciso di costruirla intorno alla mia coppia preferita nel telefilm: Kurt Hummel e Blaine Anderson. Tutta la storia è narrata dal punto di vista di Kurt e parla del suo stato d'animo nel momento in cui si lasciano. Naturalmente ci saranno dialoghi tra i due e diverse situazioni (a momenti quasi imbarazzanti) in cui entrambi si imbatteranno, quindi, sperando di avervi infuso (anche solo minimamente) curiosità, vi auguro una buona lettura chiedendovi anche un minimo di clemenza nelle critiche!
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2: Control of WHAT I SAY
 
 
 
In men che non si dica stavo guidando. Molto veloce. Ascoltavo una canzone a ripetizione a tutto volume: Somewhere Only We Know, quella maledetta canzone che mi dedicò Blaine al mio ritorno al Mc Kinley. Quella sera mi promise che non ci saremo mai lasciati, eppure eccomi qui. Piangevo dopo una notte passata a dormire dentro la mia macchina sotto casa sua abbracciato al suo profumo.
 
Mi sentivo davvero uno sfigato.
 
Lui non mi aveva aiutato scrivendomi quel biglietto. In cuor mio sapevo di dovermi controllare dalla voglia di volerlo vedere, abbracciare o baciare come se nulla fosse accaduto, ma sapevo che non sarebbe potuto accadere.
 
Gli scrissi un messaggio appena arrivai a casa. Breve e conciso.
 
“Non dovrei aver voglia di vederti dopo ieri sera, ma dimmi dove e quando”.
 
Ci misi circa mezz’ora a premere su “invio”, ma quando lo feci, ebbi voglia di tornare indietro. Dopo neanche un minuto mi squillò il cellulare. Era lui.
“Ora. Tra 5 minuti arrivo da te.”
 
Il mio cuore iniziò a battere all’impazzata e realizzai che nè Finn nè mio padre sapevano nulla di tutta la storia, però mi cambiai al volo e scesi sotto non appena lo vidi arrivare con la sua macchina. Il cuore mi batteva a mille mentre scendevo le scale per raggiungerlo. Appena uscii, mi fiondai nella sua macchina e mi sedetti sul sedile del passeggero, proprio affianco a lui ed abbassai la testa. Era così strano provare amore e delusione allo stesso tempo per la stessa persona.
 
Dopo 5 minuti di silenzio, fu lui ad iniziare a parlare.
“Kurt. Devo chiederti scusa. Lo so che tutto questo è accaduto troppo in fretta, però devi capirmi. Quando ho saputo di Dave a San Valentino sono stato davvero male. Mi sarei aspettato che tu me lo dicessi immediatamente, non dopo tre mesi dall’accaduto. Con questo non dico di voler passarci sopra, ma avrei voluto solamente farti capire il perché della mia decisione. Sai che ti amo, ma se questo vuol dire accettare che tu ti veda con colui che ti arrecò tutti quei dispiaceri e che adesso ti ama mi manda in bestia!”
Fu in quel momento che alzai la testa ed iniziai a parlare senza peli sulla lingua e senza preoccuparmi della sua reazione. Avevo acquistato di nuovo coraggio.
“Blaine. Tu lo sai che io ti amo, ma sei davvero un idiota! Sai bene che per me Dave è nulla in confronto a te. Sei stato il mio primo ragazzo, il mio primo vero bacio, la prima persona con cui ho fatto l’amore e la prima persona con cui strinsi amicizia ai tempi della Dalton. Come può anche solo passarmi per l’anticamera del cervello il fatto che possa amare Dave? Lui ha tentato il suicidio a causa mia ed è normale che debba stargli vicino nonostante mi ami. Se non lo vuoi capire, beh allora a quanto pare hai fatto bene a lasciarmi. È giusto così!”
 
Non credetti alle mie parole.
 
Realizzai di aver detto una frase così pesante senza pensarci e troppo velocemente, così, per evitare di farmi vedere piangente,  lo salutai con un cenno della mano e scappai in casa.
Dopo poco, vidi Finn che si avvicinava lentamente e goffamente a me. Piangevo come un povero tredicenne in preda alla prima delusione d’amore. Lo vidi chinarsi su di me. Mi diede una carezza sulla testa e sulla guancia destra e mi disse solo: “Non preocuparti. Passerai anche questa.” Detto ciò, si rialzò e tornò nella sua camera. Lo sentii parlare con Rachel di questo.
 
Dalla voce sembrava distrutto e toccato anche lui da questa situazione, ma dovevo andare avanti.
 
“Ora mi faccio una dormita e dopo sarà tutto finito” dissi inconciamente tra me e me ad alta voce mentre mi buttavo nel letto. QUEL letto in cui ci coccolammo la sera della nostra prima volta assieme. Dopo uno sbadiglio ed un paio di lacrime, presi sonno sperando in una guarigione veloce e più indolore possibile.
 
SAPEVO DI AMARLO, ma sapevo anche di ritenerlo un perfetto IDIOTA, dati i suoi discorsi da paladino della coerenza, cosa che poi non si è dimostrato affatto facendomi solo sentire di nuovo colpevole di ciò che accadde a Dave per mano mia.
  
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