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Autore: sayuri_88    29/03/2012    7 recensioni
Quando un compito ti può cambiare la vita.
Dal capitolo 1:
« Cullen, Swan! In coppia ».
Nello stesso momento due persone, un ragazzo e una ragazza, alzarono la testa di scatto e guardarono la professoressa con occhi sbarrati, come se davanti a loro avessero il demonio in persona.
La professoressa ignara della reazione provocata, camminò tranquillamente verso la ragazza mora poggiando un bambolotto sul suo tavolo. [...]
« Per le prossime due settimane sarete i genitori di questa tenera bambina » annunciò sorridente la donna continuando poi il suo giro.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Scusate, scusate, scusate, scusate per l'enorme ritardo. Ringrazio tutti quelli che hanno inserito la storia tra le seguite, preferite, ricordate e le 10 ragazze che hanno recensito. Grazie 1000 per la vostra pazienza spero di non avervi deluso con questo capitolo. Vi ricordo la mia pagina FB per spolier, informazioni e tutto quello che vi serve.
Buona lettura!







Capitolo 6 .

 

 

 

Isabella aveva tutto da guadagnare in quell’accordo così, soddisfatta, si congedò e tornò alla sua lezione concentrandosi sul progetto, anche se una parte della sua mente già stava stilando un programma per le ripetizioni intensive con Cullen. Il ragazzo non lo sapeva ma aveva stipulato un patto con il diavolo.

Doveva fargli prendere una B e lei avrebbe potuto godere appieno della gita, un po' come facevano i genitori separati, per quei giorni il padre avrebbe tenuto i bambini e la madre si sarebbe potuta prendere un po' di riposo.

Isabella decise che sarebbe rimasta sveglia anche fino alle cinque di mattina se fosse stato necessario per raggiungere il suo obiettivo e così, al suono della campanella, aspettò Cullen vicino alla sua macchina, che appena l’ebbe inquadrata, le avrebbe tanto voluto urlargli contro per aver osato poggiare il piede e picchiettarlo sul paraurti della sua macchina. La Volvo era l'unico essere femminile, animato o inanimato, che poteva vantare l'amore incondizionato di Edward.

Sistemò la bambola sotto braccio e fulminò il piede della ragazza.

« Swan, per favore, potresti tenere il tuo piedino lontano dalla mia macchina? » la pregò con tono calmo, ma che nascondeva tutto il suo fastidio per quel gesto.

Isabella, sobbalzò alla sua voce, era stata la prima a uscire dalla scuola perché temeva di non incontrare Cullen, che solitamente si defilava subito. Invece il ragazzo era stato l'ultimo.

I capelli scompigliati del ragazzo e il segno di un rossetto rosso vicino all'orecchio le suggerirono che il ritardo del belloccio non era dovuto a un rinato interesse per la scuola. L’unica cosa era che gli dispiaceva per Renesmee che aveva dovuto assistere ai passatempi del padre.

Sospirò e poi guardò prima la macchina, poi il suo proprietario.

« Non capisco perché voi ragazzi siate così ossessionati dalle vostre macchine » borbottò allontanandosi dal veicolo. « Ma se ti ho aspettato c’è un motivo. » disse con un tono solenne che fece svettare verso l’alto un sopracciglio del ragazzo. « Hai un quarto d’ora per andare a casa, lavarti, mangiare, insomma per fare quello che devi fare, e venire a casa mia che iniziamo subito la tua preparazione » il suo era più un ordine che una proposta.

« Cosa? Adesso non ho nessuna voglia e poi deve venire da me James » il vice capitano pompato e con aria nel cervello che secondo Isabella era uno di quelli che alla fine della loro età dell’oro, cioè il liceo, sarebbero diventati tanti Homer Simson seduti a tracannare birra al bancone del Sammy’s, un famoso pub all’uscita ovest di Forks , che era frequentato soprattutto dai suddetti soggetti.

« Facciamo che vengo da te dopo che se ne sarà andato » le disse quando già si era seduto al posto di guida.

La ragazza era una secchiona ed era certo del suo successo all’interrogazione e quindi credeva di potersi godere qualche ora di divertimento. Purtroppo non aveva tenuto conto del parere della ragazza. Isabella bloccò la portiera poco prima che la chiudesse, e la riaprì completamente. Si chinò all’altezza del ragazzo con sguardo serio, decisa a ottenere quello che voleva.

« Decidi » disse mettendolo davanti a una scelta « o presentarti da me come ti ho detto e prende B in scienze e quindi ottenere fama, successo, gloria e bla, bla, bla, » spiegò accompagnando il tutto con gesti della mano « o non presentarti affatto, non passare l’interrogazione e quindi cadere nell’anonimato e marchiato come la causa della sconfitta degli spartani al campionato scolastico. Se fossimo nel Medioevo, un ragazzo con la lebbra al confronto di te sarebbe più popolare ».

Edward si agitò nervoso sul sedile, i vaghi ricordi di storia gli suggerivano che uno con la lebbra era ignorato e isolato da tutto e tutti. No, non poteva finire così.

« Sarò puntuale come un orologio tedesco ».

« Tedesco? » chiese lei stranita.

« Sì, non è così che si dice. Meno male che sei tu quella intelligente » Isabella si esibì in un’espressione scettica e sconsolata scosse la testa.

« Si dice svizzero. Essere puntuale come un orologio svizzero, non tedesco ».

« Quello che è Swan. Ci vediamo tra poco » le disse indossando un paio di occhiali da sole. Che diavolo gli servivano se a Forks il sole era un’entità astratta che si vedeva solo su un libro o in televisione? Si chiese la ragazza per poi scuotere la testa, il ragazzo poteva fare quello che voleva l’importante era che si presentasse a casa sua.

Così si allontanò per permettergli di chiudere la portiera, la macchina si accese con un leggero borbottio - l’opposto del suo pick-up che poteva essere sentito quasi fino ai confini dello stato - e sparì dalla vista della ragazza in un battito di ciglia.

Il ragazzo mantenne la parola e un quarto d'ora dopo era davanti alla porta dello sceriffo a suonare il campanello, aveva lasciato il bambolotto alla madre che si era detta felice di potersi prendere cura della sua prima nipote e dopo un minuto in cui il ragazzo aveva cercato di capire se la madre avesse colpito la testa da qualche parte e cercato dei segni sulla testa, se ne era andato scrollando le spalle.

Isabella corse ad aprire e lo invitò a raggiungere la cucina dove aveva già sistemato tutto l'occorrente, compresa una piccola lavagnetta su cui erano sistemati grandi fogli da disegno.

Non fece in tempo a chiedersi dove fosse finito il ragazzo, visto che la cucina era a pochi passi dall'ingresso, che un urlo disumano la fece scattare in salotto.

 « Stupido cane! »

« Cullen, che hai fatto? » chiese incontrando la disapprovazione del ragazzo.

« Io non ho fatto nulla. È quella bestia che mi ha morso, io volevo solo farla giocare un po’ » sbraitò puntando il dito buono contro una Leah che lo guardava battendo ritmicamente la coda per terra e ringhiando di tanto in tanto. Tra le zampe teneva il suo osso, ormai logorato dal tempo e dall'uso.

Il ragazzo passando per il salotto aveva visto la cagna e voleva solo farle un innocente scherzo ma l’animale non era dello stesso avviso, appena Edward aveva afferrato l’osso, l’altra era scattata morsicandolo alla mano. Nulla di grave visto che non c’era sangue ma lo spavento era stato tanto.

Isabella trattene le risate, credendo che fosse da maleducati ridere palesemente davanti al ragazzo che si massaggiava la mano con espressione sofferente.

« Leah non ama gli estranei e tu ti sei avvicinato troppo » spiegò serafica la ragazza. La cagnolina era stata trovata da Isabella ai limiti del bosco all’incirca quattro anni prima. Era piccola, aveva pochi mesi ma qualcuno l’aveva percossa riducendola in fin di vita. Isabella ricordava ancora il giorno in cui l’aveva trovata, tremante e spaventata ma battagliera. Qualche segno dei morsi ancora era ben visibile sul suo braccio.

La ragazza si era presa cura di lei, che dopo la prima reticenza si era lasciata curare, seguendo scrupolosamente tutte le direttive del veterinario e, contro ogni aspettativa, Leah era sopravissuta tornando in forma smagliante. Lei e Jake avevano interagito quasi subito, il maschio era stato un po’ diffidente verso la nuova arrivata ma presto erano diventati compagni di giochi.

« Dovresti mettergli la museruola è pericoloso! » un ringhio più forte arrivò da Leah all’affermazione del ragazzo.

« Pericolosa? » disse con tono scettico Isabella, « è molto permalosa e selettiva con le amicizie ». La cagna non si lasciava avvicinare da nessuno che non fossero lei e Charlie.

Cullen borbottò parole indistinte e si avviò verso la compagna che ormai non faceva più finta di rimanere seria. Rideva di lui e quello lo fece arrabbiare maggiorente.

« Non fare quella faccia, Cullen » lo richiama la ragazza « Non è rimasto nemmeno il segno » e per confermare quello che aveva detto prese la mano del ragazzo e la rigirò. Nemmeno un segno rosso. « Vedi? Ora iniziamo che abbiamo molto da fare » disse incamminandosi verso la cucina. Edward, dopo un ultimo sguardo di disappunto alla cagna, del tipo “ ti tengo d’occhio”, la imitò e si sedette al tavolo deciso a dare il massimo ma bastarono pochi minuti per perdere tutto l’entusiasmo.

Il ragazzo credeva di essere ancora a scuola. La Swan si era piazzata davanti a una lavagna e aveva iniziato a spiegargli i primi argomenti che aveva trattato a lezione, o meglio quelli che credeva di aver trattato. Dopo aver tirato fuori i quaderni, si era messo ad ascoltare, deciso a imparare qualcosa, non certo per sete di conoscenza ma per quella dannata B che gli avrebbe permesso di giocare la partita.

Il punto era che non capiva nulla! Era arabo, cinese, eschimese, insomma la ragazza sembrava parlare una qualche lingua sconosciuta.

L’allenatore aveva dato di matto quando lo aveva informato ma nonostante le sue urla, la professoressa non aveva accettato di venire in contro al ragazzo e cosi il coach lo aveva letteralmente minacciato. Era in gioco il suo posto nella squadra e questo bastava per convincere il ragazzo a metterci tutta la buona volontà che aveva, ma presto la sua mente incominciò a vagare verso lidi lontani e per nulla collegati a quello che stava facendo.

Dopo circa un quarto d’ora in cui la ragazza gli spiegava di piante e fauna nella sua mente, si era formato un pensiero. Isabella aveva preso le sembianze di un’avvenente professoressa sexy. Al posto di quella semplice tuta anonima, indossava una gonna a tubino nera e aderente, niente calze e un paio di scarpe con un tacco vertiginoso ai piedi. Il busto invece era fasciato da una camicetta bianca sbottonata fino all’attaccatura dei seni che erano strizzati dentro a un reggiseno di pizzo nero. Il suo preferito.

Dove nascondeva tutto quel ben di Dio?

La ragazza lo guardava maliziosa mentre faceva scivolare gli occhiali lungo il naso e i capelli mossi le davano un aria davvero provocante e poi quel sorriso… Era certo che non avrebbe distolto lo sguardo da quelle labbra rosse come ciliege per nessuna ragione al mondo.

« E così si chiude il cerchio della fotosintesi » disse Isabella finendo di scrivere sulla lavagna. Guardò soddisfatta il suo lavoro e si disse che era impossibile per Cullen affermare ancora di non conoscere quel fantastico meccanismo della natura. C'era da dire che era rimasta stupita che il ragazzo, ormai all'ultimo anno, non sapeva cosa fosse la fotosintesi clorofilliana ma si parlava di uno studente in particolare e quello diceva tutto.

« Cullen, allora, hai capito? » chiese girandosi e per poco non fece cadere il pennarello a terra.

Cullen aveva la testa poggiata alla mano sinistra chiusa a pugno mentre con la destra teneva la penna inerme. Stava dormendo! Ha chi aveva parlato fino a quel momento?

Aveva un sorriso ebete e dalla sua bocca uscivano strani gorgoglii.

Isabella si avvicinò con studiata calma, raccolse il libro di scienze aperto a una pagina a caso, lo chiuse e lo alzò lasciandolo poi cadere sul tavolo con un sonoro tonfo che fece sobbalzare il ragazzo.

« Cos... » ma non aggiunse altro quando incontrò lo sguardo furente della Swan che con suo disappunto aveva tornato a indossare la vecchia tuta che smorzava le sue curve.

Chissà se aveva lo stesso corpo che aveva sognato, si chiese cercando di intravedere qualcosa.

« Se vuoi la tua B devi impegnarti! » la sua affermazione riportò il ragazzo alla realtà.

« Certo che voglio la B, ma... »

« Niente ma, Cullen » lo interruppe « tu parteciperai a quella partita e ti terrai Renesmee durante la gita » che poi era quello che più interessava la ragazza.

Arrivò la sera ma Edward non aveva imparato molto. Isabella spiegava e rispiegava quando lui non capiva, ma l'ottusità che certe volte mostrava Cullen la mandava in bestia e si raccomandava di rimanere calma ricordandosi di Washington.

Alle sei e trenta lo sceriffo li trovò indaffarati a litigare perché il ragazzo aveva sbagliato per l'ennesima volta...

Edward appena aveva visto lo sceriffo aveva liberato un sospiro. Poteva andarsene da quell'inferno ma la sua torturatrice non era dello stesso avviso.

« Non siamo nemmeno arrivati a metà programma tu non ti schiodi da quella sedia » tuonò bloccando le mani del ragazzo che già stavano raccogliendo la sua roba.

« Cosa? Ho da fare questa sera » giusto un’ora prima Victoria gli aveva mandato un messaggio per vedersi e dopo quel pomeriggio di studio aveva bisogno di sfogarsi in piaceri più interessanti. Aveva intenzione di mollarla ma lo avrebbe fatto lunedì quando dopo la sua vittoria, nessuna ragazza gli avrebbe detto di no.

« Isa, lascia andare questo povero ragazzo » intervenne in soccorso lo sceriffo ben sapendo come potesse essere pretenziosa la figlia quando si trattava dello studio.

« No, deve prendere B all'interrogazione di sabato e di questo passo a malapena arriveremo alla C » rispose piccata la ragazza.

Il telefonino di Cullen interruppe la diatriba.

La madre voleva sapere dove fosse finito visto che le aveva detto che sarebbe tornato per le cinque. Edward aveva quindi una scusa per andarsene.

 Nello stesso momento lo sceriffo si congedò dopo un’occhiata di ammonimento verso la figlia che contraccambiò con lo sguardo più innocente del mondo.

« No, mamma ora arrivo. Sono ancora a casa di Isabella Swan per il compito ».

Isabella si scervellava per trovare una soluzione. Cullen non era stupido, dopo il primo momento quello che gli aveva spiegato lo aveva più o meno assorbito. Tranne quando si lasciava andare ad attimi d’infantilismo, così obbligò il suo cervello a lavorare in fretta per trovare una soluzione che arrivò come un fulmine a ciel sereno.

« Edward » lo chiamò. Il ragazzo stupito dal fatto che avesse usato il suo nome si girò verso la ragazza che gli tendeva la mano per recuperare il cellulare. Approfittando del momento glielo sfilò e dando le spalle al ragazzo diede inizio al suo piano.

« Signora Cullen, buona sera... » poi si bloccò ascoltando la risposta della donna e ridacchiò « Certo, Esme. Sto facendo da tutor a suo figlio, ha preso F » e il ragazzo sbiancò di colpo, non poteva credere che la Swan fosse una spiona!

Quando era tornato a casa, non aveva detto nulla in attesa della B che era certo di prendere « ... Sì, F » confermò la ragazza, al che seguì un verso da parte di Esme che il ragazzo non riuscì a comprendere ma che era certo non portava nulla di buono.

« In scienze e sabato deve recuperare con un interrogazione... Si certo non potevo non aiutarlo, lavoriamo assieme con Renesmee e mi sono sentita in dovere... » le aveva spiegato con un sorriso angelico. Si sentita in dovere? Aveva accettato solo dopo averlo ricattato! E il peggio era che la madre le credeva dati i continui ringraziamenti che la Swan gli rivolgeva.

« Per questo ecco, Edward voleva rimanere a studiare ma siccome credeva di creare disturbo… » il tono sembrava davvero rammaricato che, se Edward non l’avesse conosciuta abbastanza, ci sarebbe cascato come un allocco. Il sorriso, quasi sinistro, che la Swan mostrò girandosi verso il ragazzo lo fece sudare freddo. « No? Davvero? Ma è perfetto e anche domani servirebbe. Abbiamo molto da rivedere… sì, certo. Buona serata anche a te » e riattaccò.

Soddisfatta, riconsegnò il cellulare al ragazzo che non aveva capito nulla di quello che era appena successo.

« Ti fermerai a cena e anche dopo, fino alle dieci e trenta. Avremo tutto il tempo per arrivare alla C e domani studieremo per arrivare alla B » le spiegò serafica riaccomodandosi sulla sedia e picchiettando davanti al posto del ragazzo, chiaro invito a sedersi per continuare la loro sessione di studio.

Erano le undici quando riuscì a uscire da quella casa della tortura. La Swan lo aveva tartassato, spremuto fino all’ultima goccia, fino a che, anche lei, aveva capito che non ce la faceva più e che sarebbe stato più produttivo spedirlo a casa per un sonno ristoratore. A Edward sembrava di essere sveglio da almeno quarantotto ore, era stanco e quando varcò la porta di casa, si diresse in camera sua, ignorando le lamentele della madre per il brutto voto, e si lasciò cadere a peso morto sul letto. A tentoni recuperò dalla giacca il suo Ipod e messosi le cuffie, fece partire la registrazione.

Il cuore è un organo cavo formato da un particolare tipo di tessuto muscolare (tessuto striato cardiaco), le cui contrazioni avvengono in modo ritmico e involontario e sono regolate da strutture (nodi) che funzionano come pacemaker naturali. La funzione del cuore è quella di spingere il sangue e di farlo circolare nell'apparato circolatorio: questo organo, infatti, contraendosi, agisce come una pompa… ”.

La voce di Isabella Swan, con il suo tono calmo e noioso, lo accompagnò nell’incoscienza del sonno.

Che assurdità pensare che ascoltare qualcosa nel sonno aiuti l’apprendimento, pensò appena si svegliò. Erano delle stupidaggini alla Dragon Ball. Ecco, la Swan poteva gareggiare con Chichi, la moglie ossessiva, compulsiva di Goku che tartassava il figlio fino all’esaurimento nervoso del bambino. Isabella era uguale, gli aveva fatto promettere di farlo e lui solo per dimostrarle che avesse sbagliato aveva fatto come le aveva detto, ma incredibilmente, quando la ragazza alla pausa pranzo lo obbligò a passare il tempo nella biblioteca e gli fece una serie di domande, lui rispose a tutte. O quasi.

« Visto? » disse con tono esultante Isabella quando, dopo aver recuperato i libri, si diressero verso il giardino dietro la palestra per mangiare quello che la ragazza aveva preparato. Il giorno prima aveva piovuto e l’erba era ancora umida e diffondeva nell’aria quel suo odore forte e avvolgente che Isabella amava tanto. Quel girono invece c’era il sole e la rarità dell’episodio invogliava la gente a pranzare fuori.

« Non è stato difficile e vedrai che dopo oggi pomeriggio sarai più che preparato » affermò sicura di se la ragazza.

Anche Edward era soddisfatto, nemmeno lui credeva di poter fare tanto in così poco tempo e condivideva l’entusiasmo della compagna. Isabella, già pregustava la gita senza doversi preoccupare del bambolotto e Edward s’immaginava già mentre faceva il canestro della vittoria.

Si sedettero e stupendo la ragazza Cullen le prestò la giacca per sedersi.

« Ma ha piovuto ieri! » obbiettò lei quando lo vide stendere la giacca a vento, dall’aria costosissima, sull’erba umida. Cullen in risposta alzò le spalle e si sedette invitandola a fare lo stesso e la incitò a tirare fuori quello che aveva preparato visto che l’aveva fatto stancare troppo.

Esitante la ragazza si accomodò e in silenzio iniziarono a mangiare i loro sandwich, anche se il ragazzo non vedeva l’ora di arrivare al dolce. Una bellissima fetta di Apple pie lo chiamava a gran voce.

Isabella finì per prima e desiderosa di sfruttare tutti il tempo a loro disposizione recuperò dei foglietti sotto lo sguardo incuriosito di Cullen.

« Okay, allora » disse Isabella sistemandosi meglio per guardare il compagno e mostarndo due immagini che per il ragazzo non volevano dire nulla. « Cosa sono? » e mostrò la prima foto, in bianco e nero, di tre oggetti non chiaramente identificabili.

 

 

« No, ti prego. Sto mangiando! » si lagnò il ragazzo, con ancora un pezzo del secondo panino in bocca, intuendo quello che la ragazza voleva fare.

« Abbiamo un obbiettivo da raggiungere e per quanto tu abbia fatto notevoli passi avanti, abbiamo ancora delle cose da fare. Quindi, esponimi quello che vedi ».

« Il punto è che non so cosa sono! Quello in mezzo sembra uno di quei mostri dei film di fantascienza però… » borbottò Cullen guardando sinceramente interessato e cercando di ricordare dove potesse averlo visto… Nell’ultimo film di James Cameron, forse? Infondo in Avatar c'erano un sacco di cose strane.

« Sono ingrandimenti al microscopio degli eritrociti nel sangue. Questo è il globulo bianco » e il nome portò alla memoria la sua definizione e la sua funzione « è come un Ferrero roche, vedi? » continuò a spiegare cercando di rendergli comprensibile le immagini.

« Effettivamente » concordò il ragazzo che masticando l’ennesimo boccone del suo tramezzino guardava assorto la foto. Doveva ammettere che la Swan era davvero brava in cucina, quel tramezzino al tacchino, con insalata, una salsa strana e pomodori, era buonissimo.

« Mentre i globuli rossi, » e indicò l’altro « hanno la forma di un krapfen, ma se li esaminiamo in sezione sembrano un pavesino ».

Cullen scoppiò a ridere di cuore alla sua spiegazione ma almeno era certo, non se lo sarebbe mai potuto dimenticare. Isabella accennò un sorriso mentre cambiava immagine.

« Forza, abbiamo una B da prendere » lo richiamò all’ordine anche se non c’era la solita nota di rimprovero e severità, ma al contrario tratteneva a stento le risate.

Edward, costatò che quella era la prima volta che la ragazza non lo rimproverava duramente. Era rilassava, i suoi lineamenti sempre arcigni quando gli rivolgeva la parola erano dolci e ammorbiditi.

Le labbra non avevano più quella linea dritta e sottile ma avevano una forma che gli ricordava un cuore e anche gli occhi erano grandi e luminosi. Lasciando perdere il suo caratterino, Isabella Swan, non era male, aveva un bel corpo, un bel viso e un notevole davanzale, una terza di tutto rispetto, per non parlare del lato B, lo aveva notato appena la ragazza si era tolta la giacca a vento. Un golfino rosso aperto che lasciava intravedere una camicetta blu notte non troppo aderente ma che evidenziava le sue forme e un paio di jeans scuri stretti.

Una sensazione strana al basso ventre lo colpì di sorpresa, solo una volta aveva provato quella sensazione, cioè quando l’aveva raggiunta alla spiaggia di La Push e l’aveva osservata dormire tranquilla. Come quella volta, la sensazione svanì presto e la mente del ragazzo si concentrò sulla fetta di torta che la ragazza aveva lasciato davanti a lui.

« Secondo me questa è una di quelle moderne scale a chiocciola che vanno tanto di moda » affermò con un tono serio che preoccupò Isabella. Stava scherzando, vero? Vero?

Il suo cuore aveva iniziato a battere come un forsennato mentre il sangue le affluiva a iosa sulle guance, fino alla punta delle orecchie. Era dannatamente serio e non stava scherzando.

« Edward… » ringhiò sommessamente al che il ragazzo non si trattenne più e scoppiò in un'altra risata e per poco non si strozzò con il pezzo di torta che stava masticando.

« È il DNA, lo so » la tranquillizzò prima di ripetere quello che la ragazza gli aveva fatto quasi imparare a memoria « Dal punto di vista chimico, il DNA è un polimero organico costituito da nucleotidi. Questi sono costituiti da tre componenti fondamentali: un gruppo fosfato, lo zucchero pentoso… »

« Deossiribosio » specificò lei.

« Appunto… deossiribosio e una base azotata che si lega al deossiribosio con legame N-glicosidico. La disposizione in sequenza di queste quattro basi costituisce l'informazione genetica, leggibile attraverso il codice genetico, che ne permette la traduzione in amminoacidi » concluse soddisfatto.

« Bene, direi che non avrai problemi a prendere quella B » sentenziò la ragazza mandando in brodo di giuggiole il compagno.

« Quindi sono libero oggi pomeriggio? » le chiese, speranzoso, ma un’occhiata alla faccia contrariata di lei smorzò il suo entusiasmo.

« Ripasseremo e rimarrai a casa mia fino a che mi riterrò soddisfatta » disse tornando a indossare quello sguardo severo da professoressa zitella e sessualmente repressa. In un certo senso gli ricordava la professoressa Copman.

Il pomeriggio, successe proprio quello che aveva predetto la ragazza. Edward venne tartassato su tutto il programma che aveva fatto fino a quel momento, niente sfuggiva a Isabella che si inventava le domande più assurde per testarlo anche se doveva ammetterlo quel giorno la mora era stranamente accondiscendente. Lo aveva lasciato addirittura seduto per una mezzora a guardare una partita dell’NBA con il padre sorseggiando una calda e densa cioccolata con panna e cannella.

Lo sceriffo era una persona simpatica se si riusciva ad andare oltre la scorza da duro che lo circondava e presto grazie alla birra fredda, che più di una vola Edward aveva tentato di agguantare con scarsi successi, e i continui punti che la sua squadra faceva l’uomo si sciolse lasciandosi andare a esclamazioni e battute che erano appoggiate dal ragazzo.

Isabella aveva iniziato a pensare che lo vedesse come il figlio maschio che aveva sempre desiderato ma che non era mai arrivato e temeva per quel cameratismo che si stava formando tra i due.

Edward a differenza del giorno prima accettò volentieri di rimanere a cena, primo perché non doveva mangiare il cinese che la madre avrebbe ordinato poiché sarebbe tornata tardi dal lavoro, era venerdì e la governante aveva la giornata libera, e secondo, anche se non lo avrebbe mai ammesso - nemmeno sotto tortura - gli piaceva stare in quella casa.

« A che ora hai l’interrogazione domani? » gli chiese Isabella mentre lo accompagnava alla porta. Erano le nove di sera e aveva ordinato a Cullen di andare a dormire e di non ripassare, visto che il ripasso dell’ultimo minuto poteva rivelarsi più dannoso che altro.

« Alle otto » rispose e anche se appariva tranquillo, il ragazzo era un fascio di nervi. Ora che non c’era più il Signor Swan a distrarlo con il basket la sua mente non faceva altro che focalizzarsi sull’interrogazione e sulla necessità che questa andasse bene, che sarebbe successo se non avesse preso B?

L’avrebbero isolato? Sarebbe stato un nessuno. Si prospettava una notte agitata, ne era sicuro.

« Ehi, rilassati, okay? » intervenne Isabella posando una mano sulla spalla del ragazzo. Aveva letto il nervosismo sul suo volto e la cosa l’aveva toccata. La sua reazione era stata irrazionale, non era da lei comportarsi in quel modo con Edward - son figo son bello son fotomodello - Cullen, ma la sua mano aveva agito da sola e le parole le erano uscite con naturalezza dalle labbra.

« Sei preparato, certo non pensare di ambire a una A ma alla B ci arrivi senza problemi basta che non ti agiti » come era successo spesso nel pomeriggio. Anche lei era nervosa, in un certo senso quella era una sfida. Mettere un po’ di sale in zucca a quel caprone si era rivelata una prova per il suo intelletto. Le sembrava di essere il professore Henry Higgins accetta la scommessa di riuscire a far apparire l'incolta e rozza fioraia Eliza Doolittle come una signora degna dell'alta società, in “My fair Lady”. Il problema era che alla fine il professore s’innamorava della sua allieva.

Isabella guardò il ragazzo, bell’aspetto e questo non lo aveva mai negato e dopo aver passato la settimana a lavorare assieme doveva ammettere e si trovava bene on sua compagnia, anche quel suo modo da spaccone non la irritava più come prima ma poteva dire di essere sulla strada dell’innamoramento?

Inclinò la testa e si mordicchiò l’interno della guancia mentre scrutava il ragazzo che indossava in suo cappotto e si sistemava i capelli allo specchio, come nella pubblicità della Garnier, e sorrideva con quel suo modo sghembo che indicava la sua soddisfazione per il suo lavoro.

No, decisamente era lontana anni luce.

« Domani verrai? » le chiese speranzoso. Aveva bisogno della ragazza se qualche dubbio lo avesse colto prima dell'interrogazione.

« Certo... »

 

Perché non usciva? Perché era tutto così silenzioso?

Sabato la scuola era chiusa, i corridoi solitamente affollati e chiassosi erano deserti e perfettamente in ordine. Gli unici rumori erano quelli che arrivavano dalla palestra dove erano in atto i preparativi per il pomeriggio. Cosa non avrebbe dato per un po’ di casino che la distrasse dall'attesa.

Come stava andando? Sperava che il ragazzo non avesse fatto una delle sue battute stupide ma soprattutto che gli stesse facendo fare bella figura, ormai era dentro da molto e si chiedeva perché non era ancora uscito

« Isabella » esordì Cullen appena ebbe raggiunto la ragazza vicino alla bacheca degli annunci. La ragazza sobbalzò quando lo sentì alle sue spalle e si girò di scatto piena di aspettative.

« Mi spiace » disse lui, chinando la testa sconfitto e lasciando l'altra ammutolita mentre assimilava il significato delle sue parole. Non poteva aver fallito!

« Non hai preso B? » era letteralmente scioccata. Come era possibile? « Hai detto una delle tue cazzate, vero? » si spazientì lei senza nemmeno accorgersi di essersi lasciata andare a un linguaggio come lo definisce lei, scurrile. « Hai detto che gli anticorpi erano degli insettini, pseudo alieni bianchi, come in “esplorando il corpo umano”, vero? Ma cosa devo fare con te? A che sono serviti questi giorni... »

Edward l'ascoltava in silenzio, la testa bassa in modo da non farle vedere il sorriso sornione che gli piegava le labbra ma presto i tremiti delle risa represse erano diventati evidenti.

« Edward, ti senti bene? Come puoi ridere? Oddio ti è venuto un collasso, stai impazzendo... »

Il ragazzo ignorandola la prese tra le braccia e le fece fare un giro. Suo padre lo faceva quando era piccola, lei credeva di essere in grado di volare.

La rimise a terra e le confessò la verità.

« Ho preso B più, quella vecchia zitella ci ha provato in tutti i modi di fregarmi ma non me l'ha fatta. Mi sono smarcato tutte le volte » le confessò al settimo cielo.

« B più? Hai preso B più? » chiese incredula, « ma sono un genio » esultò abbracciandolo di slancio e lasciando il ragazzo spaesato.

« Ehi, sono io quello che ha preso il voto! »

« Si ma senza di me e le mie capacità intellettive e organizzative non lo avresti mai preso » c'era da dire che la ragazza era molto modesta e umile nel minimizzare le sue doti.

Edward sorrise assecondandola.

« Ora devo andare on palestra. Il coach voleva sapere subito come sarebbe andata ».

Isabella non ebbe problemi e lo liquidò in poco tempo ebbra di gioia per la notizia.

Washington, Isabella Swan stava arrivando!

   
 
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