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Autore: sberio    29/03/2012    1 recensioni
Una Bella fisioterapista ed un Edward suo paziente alle prese con un problema di amnesia. Riuscira' lui a ricordare la loro breve ma intensa storia d'amore?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Ero emozionatissima quel pomeriggio. Avrei portato Edward a fare un giro fuori nel parco e ne avremmo approfittato per tenere li’ la successiva  seduta di riabilitazione della gamba.

Ero eccitata perche’ amavo passare del tempo assieme a questo ragazzo, amavo la sua compagnia, il suo modo di parlare ed ero ansiosa di vedere se la mia idea potesse in qualche modo essergli utile per farlo stare un po’ meglio.
Bussai alla sua porta, e dopo aver ricevuto risposta, entrai.
“Buongiorno” dissi con tono allegro appena lo vidi
“Ciao Bella” rispose lui visibilmente compiaciuto
“Allora pronto per la nostra prima gita?” chiesi mentre portai dentro la sua camera la sedia a rotelle
“Oh” esclamo’ lui appena la vide “dobbiamo proprio usarla quella?”
“Si, Edward. Sarebbe meglio, c’e’ un po’ di strada da fare e non e’ il caso tu sforzi la gamba. Dai coraggio mettiti seduto sul letto che ti aiuto a scendere”
Mi avvicinai al letto, lui mise la gamba sana a terra, si appoggio’ alle mie spalle mentre io lo sorreggevo da sotto le braccia. Tenendo l’altra gamba sollevata, fece dei piccoli saltelli fino ad arrivare alla sedia a rotelle.
Avevo fatto quella manovra milioni di volte con i miei pazienti, ma l’emozione che provai nel sentire il suo corpo cosi’ vicino al mio fu unica.
Dopo averlo sistemato sulla sedia, apri’ la porta della camera e lo spinsi fuori.
Cominciammo a percorrere tutto il corridoio, sotto gli sguardi stupiti degli altri miei pazienti mentre io salutavo tutti facendo finta di nulla.
Arrivammo agli ascensori, spinsi la sedia all’interno e pigiai il tasto piano-terra.
“Emozionato?” gli chiesi
“Un po’” rispose lui
“tranquillo, andra’ tutto bene” lo rassicurai io
Le porte dell’ascensore si aprirono e io iniziai a spingere la sedia fuori. Passammo attraverso la reception per poi dirigerci verso l’esterno.
Edward si guardo’ intono.
“Ma io sono mai passato di qui?” mi chiese
“Credo di si, in genere i nuovi ricoverati passano da questa parte”
“Non ricordo proprio questa zona della struttura, ma d’altra parte credo di essere arrivato qui in stato di semi-incoscenza”poi si volto’ verso la reception e mi accorsi che stava osservando la ragazza seduta alla scrivania.
“Che mi dici di lei?” chiesi io
“Come? In che senso?” chiese lui sorpreso
“Be’ la stai osservando...cosa ne pensi? credi che sia carina?”
“Oh be’...si e’ carina...e’ una bella ragazza”
Non si sarebbe certo potuto dire il contrario. Lei era pur sempre il primo punto di contatto con i clienti, ovvio che la clinica optasse per una bella ragazza, vestita in modo impeccabile senza un capello fuori posto.
“E’ troppo truccata pero’” disse poi Edward
“Come?”
“Si insomma...credo che se avesse un look piu’ naturale sarebbe anche piu’ bella”
“Ma la trovi comunque attraente?” chiesi io
“Be’ e’ innegabile che non sia una bella ragazza, solo non vedo il perche’ di tutto quel trucco e...di tutti quei fronzoli che porta...si bracciali, anelli..”
“Quindi  possiamo dedurre che: primo ti piacciono le donne (non si sa mai), secondo preferisci il look acqua e sapone a quello piu’ sofisticato....giusto?”
“Si... credo che una bella ragazza non abbia bisogno di tanti ornamenti e trucco per apparire bella....come te per esempio”
“IO?” rimasi spiazzata
“Si...be’ tu sei una bella ragazza e non ti serve il trucco per farti notare....gia’ cosi’ e’ difficile non girarsi a guardarti quando passi”
“oh..be’ grazie del complimento” dissi io un po’ imbarazzata dalla cosa.
“da questo che cosa deduciamo?” mi chiese lui sorridendomi
“vediamo, che sei un tipo sincero , non ti fai troppi problemi a dire cio’ che pensi ,che sei un grande adulatore e...diciamo che hai buon gusto?”
“sopratutto che ho buon gusto” ripete’ lui ridendo assieme a me.
Arrivammo nel parco e io mi incamminai lungo il sentiero principale che si inoltrava nel boschetto.
Ogni tanto incrociavamo una panchina dove c’erano dei pazienti seduti a chiacchierare o intenti a leggere.
Il giardino era curato in ogni aspetto, c’erano aiuole ricolme di fiori colorati, piante e cespugli perfettamente tagliati, alcune fontane che zampillavano.
Arrivammo in un piccolo spiazzo. Portai la sedia a rotelle vicino ad una panchina ed aiutai Edward ad alzarsi e a risedersi su di essa.
Poi iniziammo i nostri esercizi di flessione ed estensione della gamba. Lui appariva rilassato, come se godesse appieno della natura tutto intorno. Un gradevole profumo di fiori si spandeva nell’aria, questo nuovo contesto lo aiutava a rilassarsi, me ne accorgevo dalla sua muscolatura, era piu’ morbida, non contratta...e questo mi aiutava molto nel mio lavoro.
“Allora Edward, ti piace qui?” chiesi
“Si” rispose “e’ tutto molto bello, questa tranquillita’, questa pace....sento solo il vento tra i rami e gli uccelli che cantano...” mi rispose con gli occhi chiusi
“sei un tipo a cui piace l’aria aperta allora”
“si credo di si....non posso esserne certo ....”mi rispose e i suoi splendidi occhi si velarono per un’attimo di rinnovata tristezza.
“non cercare di scavare nei ricordi, parlami solo di quello che stai provando in questo momento”lo invitai io.
Mi guardo’ un attimo in silenzio “be’ allora si, mi piace stare all’aria aperta immerso nella natura, decisamente mi piace!” e sorrise.
“vedi? non e’ tanto difficile”
“Oh, come vorrei avere la tua stessa fiducia...riuscire sempre a vedere il lato positivo delle cose come te...invece mi ritrovo spesso a pensare ‘che ne sara’ di me?se non riusciro’ a ricordare chi ero? ‘non mi basta piu’che siano glia altri a raccontarmelo...io lo voglio sapere di mio....”
E cosi’ dicendo piego’ la testa all’indietro accasciandosi sulla panchina
“e’ cosi’ maledettamente frustrante.....mi sento impotente davanti a tutto questo e...sento di non riuscire a sopportarlo”
Man mano che parlava, cominciava a delinearsi davanti ai miei occhi dei nuovi tratti della sua personalita’. Era un ragazzo gentile, educato e sensibile ma in certi momenti avevo l’impressione che fosse stato abituato ad avere sempre il pieno controllo della situazione, un modo di fare molto detrminato e risoluto insomma, tipico di chi e’ abituato a gestire grosse responsabilita’ e a prenere decisioni importanti.....
Come se si fosse ripreso da questi suoi pensieri, improvvisamente si giro’ e punto’ i suoi splendidi occhi su di me.
“Qualcosa non va?” chiesi io
“Parlami di te!” disse d’un fiato
“Come?” chiesi
“si...parlami un po’ di te...vorrei tanto sapere qualcosa in piu’ su di te....cosa ti piace fare,i tuoi hobbies, i tuoi interessi...qualunque cosa ...ti prego” mi chiese sempre fissandomi
“Si..ok, se ti fa piacere...allora vediamo un po’” e distolsi lo sguardo dal suo, non sarei riuscita a parlargli altrimenti
“Sono figlia unica, mio padre e’ un poliziotto, mia madre un’impiegata. Loro vivono in un piccolo paese a circa 200 km da qui e io cerco almeno una volta al mese di andare a trovarli, anche se spesso non e’ semplice...il mio lavoro e’ abbastanza faticoso, ma come ho gia’ avuto modo di raccontarti, mi piace molto”
“Cosa e’ che ti piace di piu’ nel tuo lavoro?”
“Be’...Il fatto di aiutare la gente, di qualunque eta’, a riprendersi......a riprendere confidenza con il proprio corpo...ma non e’ facile sai? spesso mi trovo davanti a persone che sono totalmente prive di fiducia nelle proprie capacita’.
Nel caso di gravi incidenti ad esempio, ci sono persone che ormai hanno rinunciato alla voglia di lottare per vivere...eppure io lo dico sempre e l’esperienza me lo ha confermato: non c’e’ medicina migliore della propria determinazione e voglia di guarire. Mi e’ capitato di vedere persone ormai date per spacciate, la cui forza di volonta’ invece li ha portati a rimettersi in piedi e a raggiungere livelli fisici impensabili.
Quando incontri qualcuno che ormai ha gettato la spugna e vuole solo commiserarsi, non e’ facile cercare di farlo reagire...non e’ facile....ma se ci riesci, se riesci anche a scalfire quella rigida corazza che si sono costruite attorno, be’....senti di aver fatto qualcosa di veramente importante...e se poi riesci a farli reagire e a fargli ritrovare la voglia di vivere, ti assicuro che l’emozione che si prova e’ qualcosa di totalmente indescrivbile...”  restammo un attimo in silenzio, poi mi resi conto di aver parlato da sola per piu’ di cinque minuti.
Allora mi voltai verso di lui e dissi “Scusa Edward, mi sono fatta prendere la mano...forse ti sto annoiando”
Lui continuo’ sempre a guardarmi, in modo ancora piu’ intenso se possibile di prima, come se volesse trapassarmi  il corpo e arrivare direttamente alla mia anima.
“Annoiando? Non direi proprio. Starei delle ore ad ascoltarti....”

  
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