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Autore: Vavvina    30/03/2012    6 recensioni
Io penso che l'amore vero, autentico, crei una tregua dalla morte; la vigliaccheria deriva dal non amare o dall'amare male, che è la stessa cosa, e quando un uomo vero e coraggioso guarda la morte dritta in faccia come certi cacciatori di rinoceronti o come Belmonte che è davvero coraggioso, è perché ama con sufficiente passione da fugare la morte dalla sua mente, finché lei non ritorna, come fa con tutti. E allora bisogna di nuovo far bene l'amore. Devi pensarci. ** Storia classificatasi quarta al primo turno del contest 'Gli eredi di Serpeverde' indetto da MedusaNoir.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Pansy
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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HAI ANCORA PAURA DI MORIRE?





Hemingway: Hai mai fatto l'amore con una vera meraviglia di donna?
Gil: Be', ecco, la mia fidanzata è parecchio sexy!
Hemingway: E quando fai l'amore con lei,
senti una vera e bellissima passione che almeno per quel momento
dimentichi la paura della morte?

Gil: No, no... Questo non succede.
Hemingway: Io penso che l'amore vero, autentico, crei una tregua dalla morte;
la vigliaccheria deriva dal non amare o dall'amare male, che è la stessa cosa,
e quando un uomo vero e coraggioso guarda la morte dritta in faccia
come certi cacciatori di rinoceronti
o come Belmonte che è davvero coraggioso,
è perché ama con sufficiente passione da fugare la morte dalla sua mente,
finché lei non ritorna, come fa con tutti.
E allora bisogna di nuovo far bene l'amore.
Devi pensarci.



[Woody Allen, Midnight in Paris]







L’odore di alcool era forte ed impregnava completamente la stanza.
Il grande salone del maniero di Blaise Zabini appariva ben diverso dal solito, quando era lucido e splendente, illuminato a giorno anche di notte dai grandi lampadari di cristallo appesi all’alto soffitto. Quella sera era immerso nella penombra, volute di fumo che si alzavano dai gruppetti di maghi sistemati sui sontuosi divani, una musica lenta e passionale che si diffondeva in ogni antro, l’odore di alcool deciso, impregnante ogni cosa.
Spogliastreghe che definire vestite era un eufemismo, coperte soltanto da completini di pizzo rossi e neri, si strusciavano lascivamente su ogni uomo che si avvicinava loro, lasciandosi andare in balia delle note sensuali che le avvolgevano.
Era l’addio al celibato del rampollo di casa Malfoy: Draco, il mattino seguente, si sarebbe sposato con Asteria Greengrass.
Il ragazzo in questione se ne stava comodamente sdraiato su di una poltrona in velluto verde, beandosi dell’aroma della sigaretta alla menta che stava fumando e seguendo distrattamente i giochi di luce creati dalle fiamme del caminetto sul seducente corpo della Spogliastrega che stava in tutti i modi tentando di attirare la sua attenzione.
Una bottiglia di Scotch invecchiato giaceva rovesciata sul tavolino lì accanto, mentre un bicchiere più vuoto che pieno le faceva compagnia.
- Ehi, amico… ti stai divertendo?
Blaise Zabini, con decisamente troppo alcool in circolo nelle vene, si sedette sul bracciolo della poltrona di Draco, rischiando di cadere a terra.
- Da morire, Zabini, da morire… non si nota? – rispose con voce ironica, o almeno così gli sembrò: al momento, le sue percezioni e sensazioni erano decisamente alterate.
- È il tuo addio al celibato, devi godertelo! La tua ultima serata di libertà, prima di venire ufficialmente rinchiuso in quella che sarà la tua  prigione per il resto della vita!
- Accidenti, Zab, parlare con te sì che è rincuorante…
- Confermo, Draco, confermo! È un incubo… ventiquattro ore su ventiquattro rinchiuso dentro quattro mura con tua moglie che ti comanda a bacchetta!  
Theodore Nott si intromise nella conversazione, gettando il mozzicone di sigaretta nel camino ardente.
- Si può sapere a che pensi, invece di goderti i vezzi di queste fantastiche donzelle? – gli domandò Blaise, emettendo volute di fumo denso dalle narici.
Draco ci pensò. Come dirglielo? Come spiegare ai suoi amici che quella non era la vita che desiderava? Come far capire che quello che sembrava il sogno di chiunque in realtà era il suo incubo?
- Alla m0rte. – rispose infine, dicendo una mezza verità.
Ci pensava spesso, alla Signora di nero vestita e alla sua venuta.
- Ne hai paura?
- Blaise, trovami una persona che non ha paura della morte.
Il giovane Zabini aveva due modi di gestire la sbornia: o diveniva tremendamente stupido ed inopportuno, oppure sfoderava un lato saggio del quale in molti dubitavano l’esistenza. Quella sera, la saggezza sopita di Blaise prese il sopravvento.
- Draco, hai mai fatto l’amore con una donna veramente stupenda? E non parlo di squallido sesso, ma di amore proprio.
- Beh, Asteria sai bene che è piuttosto focosa…
- E quando fai l'amore con lei, senti una vera e bellissima passione che, almeno per quel momento, ti fa dimenticare la paura della morte?
- No, non direi proprio…
Draco faticava a capire dove l’amico volesse andare a parare. Theodore era sparito, al seguito di una delle ragazze seminude, e Blaise era ora seduto sul suo tappeto persiano, a  guardare l’amico dal basso verso l’alto, uno sguardo strano a conferirgli un’aria quasi folle.
- Io penso che l'amore vero, quello autentico, crei una tregua dalla morte. La vigliaccheria deriva dal non amare o dall'amare male, che è la stessa cosa, e quando un uomo guarda la morte dritta in faccia è perché ama con sufficiente passione da fugarla dalla sua mente, finché lei non ritorna, come fa con tutti. E allora bisogna di nuovo far bene l'amore. Devi pensarci, Draco.
Finendo così il suo discorso improvvisato, Blaise si attaccò alla bottiglia di Firewishkey che teneva in mano e poi si accasciò a terra, russando sonoramente.
Draco rimase a fissare le fiamme brillare nel caminetto, ad osservare i loro riflessi dorati, i loro bagliori rossastri rimbalzare sui lampadari.
Amava Asteria? Sì. Stava per sposarla, doveva amarla.
Se Blaise aveva ragione, se il fare davvero l’amore poteva fugare la paura della morte, lui l’aveva mai sperimentata, questa fuga? No.
Forse, Asteria non era la donna capace di ciò.
Forse, la donna che sarebbe stata in grado di fargli dimenticare la morte, anche per un breve istante, era un’altra.
Forse era lei.
Non lo sapeva con certezza, in realtà non ne era sicuro per niente, ma di certo valeva la pena tentare.
Si alzò di scatto dalla poltrona e afferrò il mantello gettandoselo malamente sulle spalle, poi si Smaterializzò fuori da lì, a qualche miglio di distanza.

Quando riapparve, era davanti ad un massiccio portone di legno, decorato con ferro nero.
Al suo bussare, il portone si aprì ed una piccola Elfa Domestica fece capolino.
- Oh, signor Malfoy. Il signor Nott è a casa del signor Zabini, questa sera.
- Lo so, Molly, ma stasera ho bisogno di parlare con Pansy.
- La signora dorme da molto tempo, signore. È molto tardi.
- Lo so, ma non sarei qui se non fosse davvero importante. Puoi farmi entrare, per favore?
L’Elfa ci pensò un momento, poi si fece da parte per far passare Draco.
Lo condusse lungo il vasto ingresso, poi su per una sontuosa scalinata ricoperta da soffice moquette rossa, per arrivare infine nell’anticamera di Pansy Parkinson.
- Aspetti qui, signor Malfoy. Molly andrà a chiamare la signora.
Draco si sistemò su un divanetto addossato al muro, guardandosi attorno mentre aspettava.
La stanza, sebbene fosse solo un’anticamera, era piuttosto vasta. Decorata sui toni del verde, per non dimenticare il passato da Serpeverde, offriva due divanetti e una poltrona, un tavolino in mogano sul quale era poggiato un servizio da tè e un confortevole caminetto, che al momento era spento. La luce della luna, debole, filtrava attraverso i pesanti tendaggi verde scuro della grande finestra.
Pochi minuti dopo, Pansy apparve davanti a lui, congedando l’Elfa con poche parole sussurrate.
Era esattamente come la ricordava, la solita Pansy. Non era bella, specie in quel momento, eppure comprese ancora una volta per quale motivo, diciassettenne, si fosse innamorato di lei. Minuta di corporazione, la vita sottile e le gambe lunghe. I capelli, portati in un morbido caschetto, erano spettinati e le davano un aspetto morbido e più dolce del solito, senza il pesante trucco a modificarle i tratti del viso.
Con un gesto secco, lei annodò sul fianco la vestaglia di seta e accese con un cenno di bacchetta il fuoco nel caminetto.
- Cosa ci fai qui, Draco? – domandò, scrutandolo con i suoi profondi occhi verde petrolio.
- Buonasera anche a te, Pansy.
- Mio marito dovrebbe essere al tuo addio al celibato. Come mai il festeggiato non è lì con lui?
Era rimasta sempre la stessa, niente giri di parole: fredda e distaccata, dritta al punto.
Draco si alzò in piedi con lentezza e la raggiunse, prendendole le mani tra le sue.
Era quello, che più gli piaceva di Pansy: le sue mani. Piccole e fredde, anche d’estate, con dei leggeri calli dovuti all’impugnatura troppo forte della bacchetta, a causa della paura e della tensione che sempre avevano albergato in lei.
- Dovevo vederti prima di domani. – le rispose, stranamente sincero.
- E per quale motivo, sentiamo?
L’espressione di Pansy era seria, lievemente scettica.
Cosa doveva fare, a quel punto? Dirle che stava provando a seguire il consiglio di un Blaise Zabini che aveva in circolo nelle vene più alcool che sangue? Non sarebbe stata una buona idea, chiunque l’avrebbe preso per un pazzo, e non avrebbe avuto tutti i torti nel farlo.
Abbandonando ogni tentativo di dare una risposta razionale, Draco si avvicinò a Pansy e posò le labbra sulle sue, delicatamente.
Sentì la donna irrigidirsi mentre le carezzava con la lingua.
- Perché, Draco? Perché ora? – domandò, allontanandosi appena.
- Perché non voglio più aver paura di morire.
La risposta fu poco più di un sussurro, un alito di vento. Poi, le loro labbra si incontrarono di nuovo.
Carnose e appena screpolate quelle di lei, sottili e fredde quelle di lui.
Le mani di Pansy si aggrapparono alla sua camicia, stringendone i lembi tra le dita affusolate, mentre Draco la stringeva a sé, smanioso di un contatto più forte, più intimo.
In ben poco tempo, la vestaglia e la camicia da notte di raso di Pansy giacevano abbandonati sulla poltrona, in compagnia dei pantaloni di Draco e della sua camicia, mentre la biancheria di entrambi era sparsa sul lucido parquet.
I due amanti giacevano sul tappeto davanti al caminetto, abbandonati al languore l’uno dell’altra, in totale balia di emozioni ed istinti primordiali.
Un bisogno ancestrale si era fatto lentamente strada in loro, e li aveva condotti a ricercare quell’armonia che, in fondo, c’era sempre stata.
 Insieme, ritrovarono quell’incastro perfetto tra le anime, e non solo tra i corpi, che era semplicemente parte di loro, del loro essere.
Draco, nel momento in cui entrò  in Pansy, si sentì completo. Non aveva mai sentito alcun vuoto dentro di sé, eppure in quel momento sentì qualcosa che tornava al suo posto, qualcosa che in lui si riempiva come non mai.
Raggiunsero insieme l’apice, in un vortice di colori e suoni.
Esausti, sdraiati sul tappeto, avvinghiati come se fossero l’uno l’unica ancora di salvezza dell’altra, si guardarono a lungo negli occhi, un flusso di parole non dette tra di loro.
- Ha funzionato, Draco? – domandò Pansy, dopo un prolungato silenzio.
- Cosa?
- Hai ancora paura di morire?
Dal momento in cui le sue labbra avevano toccato quelle della donna, quello della morte era stato l’ultimo dei pensieri di Draco.
Ipnotizzato da Pansy, dalle sue mani, dal suo tocco, dai suoi respiri, dai suoi gemiti, si era sentito perfetto ed invincibile, come se nulla potesse fargli del male.
- No…

Quella notte, Draco Malfoy dimenticò cos’era la paura di morire.
Durò poco: la mattina seguente, durante la celebrazione delle sue nozze, la falce tornò ad infestare i suoi pensieri, annidata in angoli remoti del suo animo.
Tuttavia, il ricordo di quella notte con Pansy rimase sempre gelosamente serbato nel suo cuore, come un appiglio al quale aggrapparsi per non cadere, come un luogo nel quale rifugiarsi e sentirsi al sicuro.



***



Vavvina' Corner ^^


Hola a tutti, gente!
Questa è la prima Draco/Pansy che scrivo, in realtà, sebbene abbia letto abbastanza su di loro e sia un pairing che mi piace parecchio, ed è nata per il primo turno del contest, indetto da MedusaNoir, 'Gli eredi di Serpeverde', classificandosi quarta. Il dialogo iniziale, quello in corsivo, è tratto dall'ultimo film di Woody Allen, 'Midnight in Paris', che ho letteralmente adorato e che mi ha dato lo spunto per questa storia. La conversazione tra Draco e Blaise è, ovviamente, liberamente ispirata a questo.
Detto ciò, anche se non sono convinta di quello che è venuto fuori, spero che apprezzerete... u commento è sempre gradito!
Qui sotto, il giudizio di MedusaNoir, che ringrazio ancora!

Joie,
Vavvina ^^



Hai ancora paura di morire? – Vavvina

Grammatica e punteggiatura: 9.3/10
Forma e stile: 9.3/10

Originalità: 9/10
Caratterizzazione: 10/10
Gradimento personale: 9/10
Punti bonus: 3.5/4

Totale: 50.1/54

Tu la chiami Asteria. Bene. Benissimo, direi!
La storia mi è piaciuta moltissimo, ho apprezzato l’introduzione anche di altri personaggi, è originale anche il fatto che Pansy sia sposata con Theodore (lo è meno il triangolo Pansy/Draco/Asteria, ed è questo che ti ha penalizzata); bellissimo anche il termine “Spogliastrega”, ma non ho potuto darti il massimo nel Gradimento personale perché nel finale lui sposa Asteria.
Ci sono due errori di distrazione (“domando” e “penso”) e due di punteggiatura (va tolta la virgola in “un servizio da tè, e un confortevole caminetto” e in “Era quello, che più le piaceva”, che contiene anche l’errore “le” al posto di “gli”). Mi piace molto lo stile, ti ho segnato solo due ripetizioni (“sentito/sentì” e “in lui/in lui”), l’uso di due frasi che si susseguono introdotte dal gerundio (“beandosi” e “seguendo”) e la forma della frase “Blaise era ora seduto sul suo tappeto persiano, che lo guardava” (anche se è logico che non ti stai riferendo al divano, comunque il “che” si riallaccia all’ultima parola della frase).
Mi rimane solo da dire che la caratterizzazione è ottima!


  
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