Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
Segui la storia  |       
Autore: asyouwishmilady    30/03/2012    5 recensioni
Ero totalmente innamorata del mio sexy capo omosessuale da ormai 4 anni, ed ero perfettamente consapevole del fatto che lui non avrebbe di certo cambiato orientamento sessuale. Non per me.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image and video hosting by TinyPic




«Lui è la ragione delle lacrime sulla mia chitarra,
l’unico che abbia mai avuto un pezzo abbastanza grande di me per spezzarmi il cuore.

 Lui è la canzone che continuo a cantare in macchina, e non so perchè lo faccio.
Lui è il tempo che mi assorbe, ma non ce n’è mai abbastanza,

lui è tutto quello in cui ho bisogno di cadere»

 

Mi aveva congedata con un “Grazie, Celine. Torna pure al lavoro” forzato dall’indiscreta presenza di Carol. Da quella fredda mattinata d’autunno, tra di noi fu un succedersi di  colpi di tosse, sguardi imbarazzati, sorrisi forzati. Era evidente che il suo scopo fosse quello di riportare tutto alla normalità, di fingere che, in quell’ufficio, non fosse accaduto niente di diverso da un formale incontro lavorativo.

E la promozione me l’aveva data eccome, alla fine. Quello che non mi aveva dato – e quello che io più desideravo – era una conferma che quella non fosse stata solo una  fugace avventura tra colleghi, ma l’inizio di qualcosa. Qualcosa che io infantilmente identificavo come una vita felice al suo fianco, circondati dai nostri bambini e animali domestici. Quella fantasia mi imbarazzava terribilmente. Non facevo che ricacciarla indietro, ma non appena lui posava – anche per un secondo – gli occhi su di me, riappariva tingendo le mie guance di un rosso acceso.
I suoi sguardi, i suoi sorrisi non avevano fatto che alimentare in me la speranza che lui mi volesse al suo fianco. Certezza che tuttavia svanì quel Venerdì pomeriggio.
 
Un uomo sulla trentina, dall’abbigliamento certamente non adatto ad un ufficio, aveva fatto capolino tra le nostre scrivanie e con noncuranza si era lasciato cadere su una delle sedie non occupate.
«Ehi, l’hai visto?» Sandy si voltò verso di me e, con un movimento della testa, indicò ripetutamente l’uomo misterioso.
«Visto cosa?» volevo sviare il discorso perché non prospettava nulla di buono.
«Ma come “cosa”!» inveì quasi istericamente, prima di darmi un colpetto sulla spalla.
«Penso proprio che sia lui» proseguì, questa volta indicando platealmente lo sconosciuto che, imbarazzato dal comportamento di Sandra, abbassò lo sguardo.
Scossi la testa. Non volevo. Non potevo credere a quelle parole.
«E’ lui l’uomo del boss!» rincarò la dose e si portò le mani alla bocca, entusiasta.
Penso di averle lanciato un’occhiata veramente minacciosa, perché spostò lo sguardo e riprese a lavorare. Strinsi i pugni sotto la scrivania, lacerata dal dolore com’ero. Negli ultimi 2 mesi non avevo fatto che autoconvincermi che non esistesse nessuna “nuova fiamma del boss” o che… Fossi io.
La consapevolezza così violenta di aver vissuto una fantasia per tutto quel tempo mi fece a pezzi.
Mi resi conto di aver poggiato la testa alla scrivania e di essere sul punto di vomitare. Mi diressi a grandi passi verso il bagno, ignorando le domande preoccupate delle mie colleghe.
Sapevo che era l’uomo misterioso la causa del mio malessere e – per vendetta – rimasi tutto il resto del pomeriggio chiusa in bagno.
Nel momento stesso in cui decisi di uscire da quello sgabuzzino puzzolente, udii il rumore di una chiave girare nella serratura del bagno. Balzai in piedi.
«Che cosa stai facendo?» riconobbi la voce ancora prima di alzare gli occhi sul viso.
«Mi sento male» cercai di essere forzatamente sgarbata, anche se il risultato fu poco convincente.
«Cosa ti senti?» domandò cortese, ma incredibilmente distaccato.
«Chi è lui?» mormorai in un soffio, mentre un giramento di testa mi fece barcollare.
Lui mi afferrò. E mi sentii immediatamente meglio, come se non fosse successo nulla.
«Lui chi?» chiese innocente.
Alzai gli occhi al cielo e mi staccai da lui, totalmente controvoglia.
«Lo sapevi. Lo sapevano tutti» fece stizzoso, sulle difensive.
«Credevo di essere speciale per te» ero totalmente onesta, non recitavo una parte e speravo lui facesse lo stesso.
«Non è così semplice» biascicò lui, dopo aver spostato lo sguardo altrove, facendo trasparire una forte malinconia. Gli occhi marroni avevano preso a brillare, eppure rimanevano cupi, spenti.
«Perché hai fatto sesso con me se non mi volevi?» mi spaventava la mia aggressività nei suoi confronti e l’improvvisa confidenza che si era creata tra noi.
Esitò per qualche istante, poi, curandosi di non avere nessun’altro attorno, mi cinse i fianchi «Perché provo qualcosa per te. Non so cosa precisamente… Ma sei la prima donna di cui mi… Invaghisco»
Sorrisi ed appoggiai la testa alla sua spalla, senza dire una parola. Per me significava molto sapere che qualcosa – anche se di insignificante – per me provava.
«Ma non c’è niente, niente, che mi farà staccare da lui» proseguì in tono dolce. Il contatto con il suo corpo alleggeriva fortemente il peso di quelle parole.
«Lui per me è un punto fermo, una certezza. Tu sei…»
«Occasionale?» proposi in tono pacato. Lui si irrigidì e mi accarezzò i capelli con un gesto delicato.
«No» mi staccò dalla sua spalla e per un secondo temetti di averlo contrariato, poi mi posò un bacio sulla fronte e mi tranquillizzai.
«E’ come se…» emise un risolino «Il nostro è un amore fatto di steroidi, totalmente insensato, pericoloso» si fece serio e scosse la testa «Ma così appassionato e intenso da creare dentro una sensazione di appagamento talmente forte…»
Sorrisi timidamente a sguardo basso. Il nostro amore. Credevo di aver perso il filo, invece, sorprendentemente seppi ribattere.
«Proviamoci. Sarà l’esperienza più terribile delle nostre vite o la più fantastica»
Sorrise malinconico «Non lo so, Celine»
Gli afferrai le mani con forza «Guardami. Pensi che ne valga la pena? Perché se per te non vale la pena è tutta un’altra storia» gli mollai all’improvviso le mani, quasi gliele spinsi via.
«Mi stai chiedendo se vale la pena di mandare all’aria i felicissimi 4 mesi passati con quello che ritengo l’uomo della mia vita? Se vale la pena di annullare l’appuntamento all’ufficio immobiliare che abbiamo preso per comprare casa insieme?»
«No, vero?» chiesi fredda, cercando di mascherare il dolore.
«Quello che provo per te è insensato» bofonchiò serio. A quel punto non valeva nemmeno la pena di ribattere ancora. Mi voltai per andarmene ma fui costretta da un conato di vomito a tornare indietro.
Mi chinai sul water e udii il rumore dei suoi passi farsi sempre più leggeri, finché non sprofondai in un doloroso e straziante silenzio.

______________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Rieccoci. Spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto, mi raccomando, recensite e fatemi sapere le vostre impressioni :) posterò il quarto moooolto presto.
Bacio.
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers / Vai alla pagina dell'autore: asyouwishmilady