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Autore: FabyWinchester94    30/03/2012    2 recensioni
Ero lì, in ginocchio, nel salone di casa mia, immobile, mentre le lacrime continuavano a scendere, fissavo il corpo di mio padre, inerme, immerso in una pozza di sangue, sentivo crescere dentro me il fuoco della vendetta.
Restai così immobile per un altra mezzora, mentre pensavo alle ultime parole che mio padre mi aveva detto, "Lux, hanno preso tuo fratello..." e con la voce strozzata dal dolore aveva continuato "trovalo, stai attenta... Io ti proteggerò... " e prima che il suo cuore smettesse di battere aveva sussurrato una frase di cui in quel momento non capii il significato... "In camera mia... Nel cassetto del comodino..."...
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Passò una settimana. Non richiamai Dean, dato che avevo preso la mia decisione.
Avrei abortito.
Wayne non era assolutamente d'accordo con me, infatti prima di accettare la mia decisione, non mi parlò per mezza settimana.
Quella mattina mi svegliai molto presto, anzi, non dormii per niente.
Mi vestii ed aspettai che Way si svegliasse. L'appuntamento all'ospedale era alle dieci. Mancavano solo due ore. Wayne si sveglio,
“Ehi... Buongiorno!” Esclamò assonnato.
“Giorno...” Sussurrai sforzandomi di sorridere.
Si girò nel letto per guardarmi.
“Tutto bene Luxy?”
Annuii con la testa.
“Se non sei sicura, possiamo aspettare...”
“Sono sicura...”
“E allora perchè tremi?”
Abbassai di colpo il viso per verificare. Non me n'ero accorta, ma tremavo molto.
“Non lo so...”
“Possiamo chiamare ed annullare tutto!”
“Way... Non ho cambiato idea... ”
Si alzò dal letto, e si diresse verso il bagno. Poi si girò verso me.
“Okay...”
Abbassai lo sguardo. Lui entrò in bagno.
Inarcai il collo ed appoggiai la testa al muro, chiusi gli occhi.
Ero stanca. Stanca fisicamente, da quando avevo scoperto d'essere incinta non dormivo molto.
Ma ero stanca anche di questa situazione. Era possibile che capitassero tutte a me?
Papà... Ho bisogno di te...
Due lacrime mi rigarono il viso. Portai immediatamente le mani sul viso per asciugarle, quando sentii la porta del bagno cigolare. Way uscì, prese una bottiglietta d'acqua dal frigo e si sedette sul mio letto.
“Vuoi?” Chiese porgendomi la bottiglietta.
“No grazie...”
L'aprì e bevve un sorso.
Poi posò lo sguardo su di me.
“Perchè piangi?”
“Non sto piangendo... Ho qualcosa nell'occhio che mi da fastidio...”
“Lux... Smettila di fingere.”
Rimasi in silenzio.
“Forse, anzi... Di sicuro... Sono l'unico che ti conosce fino in fondo... E so che c'è qualcosa che non va...”
Posò la mano sulla mia gamba e continuò,
“Vedo i tuoi occhi pieni di paura... Se hai cambiato idea... Siamo ancora in tempo! Lo so che sarà difficile... Ma io ci sarò... Ti sarò vicino... E come me, anche Dean... Sam! Il bambino crescerà con una famiglia... E sarà il bimbo più felice del mondo... Non gli faremo mancare nulla... Tu sarai una madre meravigliosa!”
Abbassai la testa.
Non volevo guardare un secondo di più gli occhi di Way... Erano pieni di gioia... Di felicità, mentre elaborava quel discorso.
“Way... Voglio fare l'intervento...”
Non disse nulla. Si alzò dal letto e si diresse verso la porta. Quando fu davanti ad essa si girò verso me,
“Ti aspetto in auto, quando sei pronta esci.”
E la chiuse.
I suoi occhi si erano riempiti di lacrime, e la sua voce era fredda e roca.
Mio fratello, Dean e probabilmente Sam, volevano questa cosa... Più di quanto la volessi io! Molto di più.
Restai immobile per cinque minuti, poi mi alzai per andare in bagno.
Aprii l'acqua e mi sciacquai il viso. Mentre l'asciugavo osservai il mio volto riflesso nello specchio.
Ero più pallida del solito, gli occhi scavati e le pupille spente. Quella cosa stava rovinando la mia vita.
Un rumore proveniente dalla camera, m'interruppe.
Mi affacciai per capire perchè Way fosse rientrato. Ma la persona che mi trovai davanti non era Wayne.
Era un uomo di colore, abbastanza alto e robusto. Indossava un completo elegante. Non conoscevo quell'uomo, così indietreggiai e presi il fucile ch'era appoggiato sulla sedia.
L'uomo sorrise,
“Calma ragazzina... Quel fucile non mi farà niente... Sono un angelo!”
“Un angelo? Cosa vuoi da me?? Come faccio ad essere sicura che sei un angelo???”
“Piacere, sono Uriel.”
Avevo già sentito parlare di un angelo di nome Uriel. Dean e Sam avevano accennato ch'era un bastardo senza cuore.
Indietreggiai ancora.
“U-Uriel?”
“Per caso sei sorda? Comunque, non ho tempo da perdere...” Disse avanzando verso me e continuò a parlare,
“Devi venire con me.”
“Dove? No... Adesso ho altro da fare... E non verrei mai con te a prescindere!”
“Non mi obbligare ad essere violento.”
“Dove mi devi portare?”
“Se vieni lo vedrai.”
“No... Ti prego di andartene...”
“Okay come vuoi.”
Senza che me ne accorgessi, l'angelo era davanti a me, posò le sue dita sulla mia fronte e poi il buio totale.
 
Quando mi svegliai, ero stordita. Aprii gli occhi... Ero stesa su di un letto. Osservai la stanza che mi circondava. Era una stanza abbastanza grande, occupata dall'enorme letto matrimoniale su cui ero stesa, due comodini, un armadio gigante ed una trucchiera. Mi alzai, ed andai verso la porta infondo alla stanza, l'aprii ed entrai in una stanza che doveva essere la cucina, dato che era arredata con una cucina bianca moderna, ed un tavolo con delle sedie al centro della stanza, aprii un'altra porta posta sulla parete laterale, era il bagno, composto da vasca da bagno ad idromassaggio, water, bidet e una cabina doccia. Ritornai in cucina. Uriel mi aveva “rapita” per portarmi in un appartamento di lusso? Notai un'altra porta in cucina.
Entrai e vidi un divano grigio posto difronte ad un televisore a schermo piatto, la stanza era circondata da librerie colme zeppe di libri. Mi girai e vidi che un muro della stanza era un cancello di sbarre, tipo quello delle prigioni. Cercai di aprire quel cancello, ma niente.
Dopo pochi minuti davanti a me apparve Uriel.
“Ti piace la casa?”
“Che vuol dire?? Cosa volete da me??”
“Sappiamo che vuoi abortire, e non ti daremo la possibilità di farlo!”
“Ma perchè?? Fate così con tutte le donne che vogliono abortire??”
“No... Solo con quelle che portano in grembo delle creature che a noi servono.”
“Io non voglio questa cosa...”
“Quale cosa?” Chiese lui sghignazzando.
“La cosa che porto in grembo.”
“La cosa... Mmm... Interessante.”
“Perchè vi serve?”
“Sono ordini di mio padre.”
“Dio?” Risi.
“Non osare ridere di mio padre ragazzina!”
“Perchè... Esiste?” Mi aggrappai alle sbarre.
“Sta zitta o la mia calma si esaurisce.”
“Sentiamo... Cosa vorrebbe dio...” Risi di nuovo e continuai,
“Dal figlio di una cacciatrice? Anzi... Di una cacciatrice e di... Dean Winchester?”
“Ci sei cascata bene nella sua trappola eh? Pensavo che essendo figlia di un angelo fossi più intelligente!”
“Oh, guardando te, non si direbbe che gli angeli siano intelligenti...” Sussurrai.
“Il tuo caro Dean, ti ha mai raccontato di Anna?” Chiese divertito.
 Non risposi. Non sapevo chi fosse Anna e nemmeno cosa volesse dire Uriel.
“Era un angelo decaduto... Lei e il tuo Dean se la sono spassati sai? Provava qualcosa per lei...”
“E con questo? Non ho ancora capito cosa voglia dio, da me...”
“Da te niente... Vuole solo le tue creature.”
“Creature? Cioè non solo questa cosa, ma anche tutti gli altri che avrò in futuro?”
“No, le creature che porti ora in grembo.”
“Non capisco...” Sussurrai mentre avvertivo la necessità di sedermi.
“Si che hai capito... Non sei incinta di un solo bambino, ma bensì di due!” Esclamò Uriel iniziando una risata isterica.
Quelle parole rimbombarono nella mia testa.
Mi sedetti per terra con le spalle appoggiate alle sbarre.
“Tutto bene ragazzina?” Chiese Uriel mentre ricominciava a ridere.
“Vaffanculo! Tu e quel figlio di puttana di tuo padre!” Esclamai senza girarmi.
Lo sentii ringhiare, mi girai ed era già sparito.
Rimasi lì, immobile, a fissare il vuoto per molto tempo.
Compresi che sarei rimasta in quella prigione fino al parto.
Non ci credevo. La cosa, non era solo una, ma erano due.
Cosa voleva dio dai bambini? Questa fu una delle domane principali che mi ponevo in quei mesi.
Wayne... Speravo non facesse nulla di stupido.
Sicuramente aveva avvisato Dean della mia scomparsa.
I primi mesi della mia prigionia, furono atroci. Mi rifiutavo di mangiare, e puntualmente loro mi legavano mani e piedi ad una sedia, e mi infilavano una flebo nel braccio. Un giorno cercai di staccarla con la bocca, e ci riuscii. Da quel giorno mi bloccavano la bocca con un fazzoletto.
Passavo le mie giornate sul letto in camera a fissare il muro mentre le lacrime non cessavano mai di scendere. Ogni giorno controllavano le condizioni dei bambini.
Ero un topo in gabbia. Non c'erano finestre, non sapevo ne che giorno fosse e ne l'ora.
Passarono tre mesi, ero al quinto mese di gravidanza, e la pancia era già diventata enorme.
Un giorno ero stesa sul letto, con la pancia rivolta verso il soffitto, la mia mente era vuota, ma in quel preciso momento, si materializzarono davanti ai miei occhi due bambini, avevano più o meno due anni, giocavano in un enorme prato verde, dopo pochi minuti apparve Dean, seguito da una donna, che pian piano mettendo a fuoco scoprii d'essere io. Dean e io ci sedemmo sul prato, affianco ai bambini, lui mi passò un bracciò sulla spalla e avvicinò la mia testa sul suo petto. Avevamo un sorriso stampato sui nostri volti e gli occhi lucidi.
Pochi secondi più tardi mi ritrovai di nuovo nella camera, e sentii uno sfarfallio provenire dalla pancia, come se qualcuno mi stesse solleticando la parete interna della pancia, poi un leggero calcio.
Odiavo quei due esserini che portavo in grembo, ma in quel momento, dopo che si mossero, scoppiai a piangere. Forse era solo tensione... Forse per la visione di pochi minuti prima... Dean... Mi mancava.
Pensavo a lui ogni giorno... Ogni secondo che passavo in quella prigione.
Avevo paura... Paura che fosse successo qualcosa a Wayne... Avevo un disperato bisogno di vederlo.
Passò un altro interminabile mese.
Quella mattina fui svegliata da delle voci provenienti da fuori. Mi alzai dal letto e mi diressi verso le sbarre in sala, quello che vidi, mi riempì il cuore di gioia. Castiel.
Appena l'angelo mi vide posò lo sguardo sulla mia pancia. Rimase a bocca aperta.
Poi entrò nella prigione, e io lo abbracciai. Lui si staccò e con aria preoccupata mi disse,
“Lux... Ti devo portare fuori di qui... Devo marchiare te e i bambini in modo che gli angeli non ti trovino...”
“Wayne?? Dean, come stan...”
Non riuscii a finire la frase... Sentii un dolore al petto e mi accasciai. Castiel mi fece alzare.
“Dai andiamo...”
Mi posò le dita al lato nella fronte, come fece Uriel, e poi il buio.
 
Appena aprii gli occhi mi ritrovai in una stanza, probabilmente di un motel.
Mi guardai intorno in cerca di un viso familiare. Ma nella stanza c'eravamo solo io e Castiel.
Mi avventai di nuovo tra le sue braccia,
“Castiel... Dove sono Wayne, Dean e Sam??” Chiesi spazientita.
“Stanno arrivando.”
“Perchè... Perchè hai aspettato quattro mesi prima di venire a salvarmi?”
“Non sapevamo dove fossi... I miei fratelli mi avevano nascosto tutto...”
“Non sapevi che mi tenevano prigioniera?” Chiesi staccandomi dall'angelo per guardarlo negli occhi.
“No... L'ho scoperto solo tre giorni fa... E ho chiesto a mio fratello Gabriel di aiutarmi...”
“Hai scoperto tutto? Intendo dire... Tutto tutto?” Abbassai lo sguardo.
“Si Lux, so dei gemelli.”
“Ah... E sai perchè li vogliono?”
“No... Questo purtroppo no...” A sua volta l'angelo abbassò lo sguardo.
I bambini scalciarono, mi girai e mi diressi verso il letto, mi sedetti e ritornai a guardare l'angelo.
“Tutto bene? Hai bisogno di qualcosa?” Chiese imbarazzato.
Sorrisi, non avevo mai visto Castiel così impacciato.
“Si si, tutto okay... Ho solo bisogno di vedere gli altri...”
“Io esco ad aspettarli... Se hai bisogno sono qui fuori!”
“Okay...” Sorrisi e continuai,
“Castiel...”
Lui si girò, e mi guardò con curiosità.
“Grazie... Senza te adesso sarei ancora in quella prigione... Grazie... Ti devo un favore!”
L'angelo abbassò lo sguardo,
“Di niente... Non meritavi di restare lì...”
Poi aprì la porta ed uscì fuori.
Rimasi seduta sul letto, in attesa di rivedere Dean.
Avevo molta paura che lui si fosse dimenticato di me. Di noi. Non sapevo se era al corrente dei gemelli.
Pensai a quella notte di sei mesi prima, quando mi disse per la prima volta, e l'ultima, che mi amava.
Chissà se provava ancora tutto ciò. Io, si... E non l'avrei cancellato facilmente.
I bambini si mossero, seguiti da una visione, la porta si apriva ed entrava Dean. Ultimamente mi capitava spesso di avere delle visioni che spesso si realizzavano.
“Ritornai” nella stanza del motel. Avevo molta fame, mi alzai ed andai a sbirciare nel frigo. Che per mia sfortuna era vuoto.
Mi diressi verso la finestra, spostai la tenda e spiai fuori. Non c'era nessuno. Mi andai a sedere di nuovo sul letto, ed aspettai per un quarto d'ora.
Poi, improvvisamente la porta si aprì.
Inutile descrivere ciò che provai, quando vidi l'uomo che amavo dirigersi verso me.
Dean... Stava bene! Iniziai a piangere, mentre lui senza neanche chiudere la porta, corse verso me e mi abbracciò. Certo, fu difficile abbracciarmi, dato che la mia pancia era enorme, ma mi strinse più che poteva a se.
Restammo abbracciati senza staccarci per dieci minuti, che sembrarono un'eternità. Non mi fermai un attimo di piangere. Non potevo credere che Dean fosse lì con me.
Alzai lo sguardo per guardarlo e vidi i suoi occhi piangere.
Tremavo. Mentre i bambini scalciavano così forte, che anche Dean ch'era a contatto con la mia pancia, li sentì.
Si allontanò e mi guardò, in cerca di spiegazioni.
Ma non riuscivo a parlare. Volevo solo restare abbracciata così per sempre. Così mi avvinghiai di nuovo a lui. Appoggiò la sua testa sulla mia per poi posare le sue labbra sulla mia fronte.
“Lux...  S-stai bene?” Chiese Dean con la voce smorzata dal pianto.
Annuii senza parlare. Non avevo voce. La gola era secca.
“Dove... Cosa ti hanno fatto??”
“Niente... Sto bene...” Cercai di sorridere.
“Sicura? Il bambino...?”
Non sapeva.
“Si... Dean... Il bambino...”
Mentre iniziai a spiegare a Dean dei gemelli, dalla porta, ancora spalancata, entrarono Wayne e Sam.
“Lux!!!! Sei viva!!!” Esclamò Way correndo verso me.
Dean si staccò da me, e mi lasciai avvolgere dalle braccia di mio fratello. Che scoppiò a piangere immediatamente. Non avevo mai visto mio fratello piangere... Neanche quando la mamma morì... Mai!
“Sorellina mia...” Sussurrò.
“Way... Piano...”
Lui si allontanò leggermente e guardò la pancia. Si portò una mano in viso per asciugare le lacrime e iniziò a ridere.
“Non ci posso credere... Il bambino... E' cresciuto!” Mi abbracciò di nuovo.
Poi si staccò e mi spostò una ciocca di capelli da davanti aglio occhi.
“Scusa Lux... Scusa se non sono riuscito a proteggervi... Io...”
“Shh... Sta zitto scemo...” Gli sussurrai all'orecchio.
Sam restò in disparte. Con gli occhi lucidi. Poi mi staccai da Way.
Lui, Sam, si avvicinò e mi abbracciò anch'esso, senza dire nulla. Dopo pochi secondi si allontanò, e fissò il fratello.
Castiel entrò e chiuse la porta.
Lo guardai, e mi ricordai che dovevo dire a tutti dei gemelli.
“Ragazzi... Io vi devo dire una cosa...” Mi passai una mano tra i capelli e mi sedetti sul letto.
“Ti hanno fatto del male?? Dimmelo... Li uccido con le mie mani!” Esclamò Dean.
“No... No... Tranquillo... Non è quello...”
“Lux... Giura che stai bene!” Si intromise Way.
“Si si, non mi hanno fatto niente e sto bene!!!” Sorrisi e continuai,
“Il bambino... Si insomma... Non è uno... C'è... Due... Si dai... Avete capito?”
“Ehm... No...” Rispose Sam. Mentre Dean e Way rimasero in silenzio.
“Sono due gemelli...” Sputai tutt'una volta.
“C-cosa???” Chiese Dean.
“Si... Dai hai capito...”
“Non è vero... Lux... Ti prego...”
Abbassai lo sguardo.
“Lux... Non stai scherzando, vero?” Chiese mio fratello.
Feci cenno di no con la testa.
“Due gemelli...” Sussurrò Dean mentre prendeva dal frigo una bottiglietta d'acqua.
“E gli angeli perchè ti hanno rapita?” Chiese Sam.
“Vogliono i bambini... Uriel, ha detto che dio... Vuole i bambini...”
“Dio?”
“Si...”
“E cosa ti hanno fatto?”
“Niente... Ero rinchiusa in un appartamento di lusso, senza finestre e porte d'uscite... Ogni giorno controllavano le condizioni dei bambini... All'inizio mi rifiutavo di mangiare e mi legavano ad una sedia per nutrirmi attraverso flebo... Poi ho iniziato a mangiare da sola...”
“Figlio di puttana... Non avrà mai i miei bambini... Non gli permetterò di farti ancora del male!” Esclamò Dean.
“Ti abbiamo cercata per tutti questi mesi Lux... Temevo il peggio...” Sussurrò Way.
“Lo so... So che non vi siete fermati neanche un minuto...”
“Castiel... La troveranno?” Chiese Dean guardando l'angelo davanti alla porta.
“No... Ho marchiato lei e i bambini... Non dovrebbero trovarla...”
“Okay... Non ti lasceremo sola neanche un secondo... Adesso forse è meglio che dormi un po'... Resto io con te...”
“Va bene, io e Sam abbiamo del lavoro da fare...” Disse Way mentre apriva la porta.
Uscì insieme a Sam e Castiel.
Io e Dean rimanemmo soli.
Mi stesi sul letto, la schiena mi doleva. Dean si sedette al mio fianco e mi coprì con la coperta. Volevo dirgli molte cose, ma la stanchezza non me ne diede il tempo, facendomi crollare nel sonno.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Scusate se ultimamente ci metto molto a pubblicare ma il mio pc non funziona!!! :(
Comunqu spero vi piaccia!!! A me fa schifo!! :/ Sto pensando di non pubblicarne +!!!
Grazie a chi recensisce!!! Soprattutto alla mia collega Shia!!! :3
A presto!!! Forse...
Lux.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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