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Autore: Hurt    30/03/2012    1 recensioni
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Una storia complicata, un Edward agli occhi di tutti felicemente fidanzato con Tanya da poco più di sei mesi, un Edward diverso da quello della Meyer: un bugiardo, un attore, un doppiogiochista che pagherà a caro prezzo tutte le sue menzogne. Una Bella ancora ragazzina, ingenua, una delle tante bambine che ancora crede nelle favole … almeno all’inizio. Turning Tables è una fiction dai contenuti forti, voleranno parole grosse, bugie a destra e a manca, lacrime a più non posso e cuori infranti: Il lieto fine? Appena ne trovo uno, sarò lieta di scriverlo.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Turning Tables



<<   Lei non è niente per me. Te lo giuro, amore mio. Le cose ultimamente vanno malissimo, il nostro rapporto ormai è al capolinea! Io credo proprio di essermi innamorato di te, Bella. Io ti amo, voglio te e te soltanto!   >>

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Una storia complicata, un Edward agli occhi di tutti felicemente fidanzato con Tanya da poco più di sei mesi, un Edward diverso da quello della Meyer: un bugiardo, un attore, un doppiogiochista che pagherà a caro prezzo tutte le sue menzogne. Una Bella ancora ragazzina, ingenua, una delle tante bambine che ancora crede nelle favole … almeno all’inizio. Turning Tables è una fiction dai contenuti forti, voleranno parole grosse, bugie a destra e a manca, lacrime a più non posso e cuori infranti: Il lieto fine? Appena ne trovo uno, sarò lieta di scriverlo.

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<< Grazie, Johnny! >> Presi il mio resto, e mi avviai verso l’uscita.
<< Mi raccomando, Bella! Fa gli auguri alla piccola peste da parte mia! >> Urlò il mio venditore preferito mentre il campanello della porta tintinnava all’apertura di quest’ultima.
<< Presenterò! >> Gridai di rimando soffocando una risata. Johnny, sempre il solito inguaribile scemo; aveva una cotta per Alice da quasi due anni ormai, mi chiedevo perché cavolo non si decidesse a farsi avanti. Ragazzi, chi li capisce è bravo! Scossi la testa sorridendo mentre il sole caldo dell’ora di punta, batteva forte in alto nel cielo stranamente terso di Forks; era raro avere una bella giornata in uno dei paesini più piovosi d’America. Era una mattina di primavera, un lieve venticello soffiava, la gente fischiettava e gli uccellini cinguettavano: una classica mattinata in provincia, insomma. C’era soltanto un piccolo dettaglio però: era il compleanno di Alice, la mia migliore amica. Io ed Alice ci eravamo conosciute in prima media, e da allora, eravamo diventate inseparabili; avevamo soltanto due mesi di differenza, lei era nata ad Aprile, io invece a Giugno, entrambe il giorno diciassette. Avete presente quando vi sembra d’incontrare la vostra “ anima gemella” ? No, non mi riferisco all’amore! Mi riferisco ad una persona che riesca a comprendere il vostro stato d’animo soltanto con un’occhiata, mi riferisco a qualcuno che soltanto con un sorriso riesca a tirarvi su di morale, una persona con la quale condividere esperienze, ridere, piangere … insomma, roba del genere. Eravamo questo Alice ed io: lei il freno, io l’acceleratore, lei più cauta e riflessiva, io più istintiva e ficcanaso … sembravamo due opposti, ma in realtà eravamo terribilmente simili Ci somigliavamo parecchio anche fisicamente: Alice era abbastanza alta, smilza, con i capelli lisci, corti e castani, gli occhi verdi con delle ciglia lunghissime e le labbra carnose e rosse, io ero un tantino più bassa di lei, né troppo magra né troppo alta, lunghi capelli biondi leggermente arricciati, le labbra a forma di cuore rosate e dei grandi occhi azzurri. Entrambe sembravamo albine tanto eravamo chiare di carnagione! Avevamo dei colori abbastanza simili, per questo ogni volta che entravamo in un negozio ci scambiavano per sorelle o parenti. Come al solito, essendo io ritardataria anche in questo, mi ero ridotta a comprare il regalo alla mia cara Alice, soltanto poche ore prima di andare a festeggiare a casa sua. Se solo ci pensavo … Dio, che imbarazzo! La mia migliore amica non era il tipo da “ ehi,oggi è il mio compleanno, grande festa! ” le piaceva festeggiarlo in intimità, con la sua famiglia; per questo, qualche giorno prima, avevo organizzato io stesso con l’aiuto di un paio di nostre amiche una piccola festicciola a sorpresa al Mc con alcune ragazze della nostra classe … il punto però, era che io, in qualità di migliore amica, trascorressi proprio il giorno in cui è nata con lei, e quindi di conseguenza con tutta la sua famiglia. Non ero il tipo che si vergognava facilmente, anzi, ero più la ragazzina indisponente che rispondeva a tu per tu, soltanto che … certe situazioni mi imbarazzavano terribilmente, ci sarebbero state anche tutte le sue zie, i suoi cugini da Olympia! Lo sapevo, non mi avrebbero mica mangiata, ma non potevo fare a meno di sentirmi comunque un po’ a disagio tra una folla di persone che nemmeno conoscevo. Presi un respiro profondo, cercando di pensare positivo … dopo tutto c’era Alice, sua sorella maggiore Rosalie che, tra parentesi, adoravo indiscutibilmente, mamma Esme a cui volevo un mondo di bene, il padre che conoscevo e a cui volevo bene in egual modo e sua zia Maggie che abitava accanto a lei che comunque già conoscevo! Era una serata soltanto, e poi lo facevo per Alice. Si, sarebbe andata bene. Continuai a ripetermelo durante tutto il tragitto che portava a casa, era ormai mezzo giorno ed io dovevo sbrigarmi, avrei pranzato da Al per cui tra nemmeno un’ora avrei dovuto essere lì. Affrettai il passo, il rumore della busta di plastica che avevo tra le mani che sbatteva contro la mia gamba producendo quell’antipatico rumore. Arrivai a casa col fiatone, citofonai a mia madre e salii rapidamente le scale del palazzo rischiando anche di cadere con la mia proverbiale distrazione e di rompermi l’osso del collo, finendo all’ospedale anziché a mangiare torta e patatine. Entrai in casa come un tornado, salutando frettolosamente mia madre e fiondandomi sotto la doccia per una rinfrescata. Legai i capelli in alto, lavati quella mattina stessa e mi lavai accuratamente anche se veloce come un fulmine, mi asciugai ben bene, sciolsi la crocchia disordinata che avevo in testa, stirai i lunghi capelli biondi e mi vestii con un semplice jeans, un magliettina un po’ lunga ed un paio di Adidas. Mi guardai allo specchio, insoddisfatta: non mi piacevo. Neanche un po’, neanche un tantino, neanche niente. Avevo la fissa per la linea. Mi vedevo grassa, enorme, con i fianchi larghi e le cosce grandi. Tutti mi dicevano che ero pazza, che stavo benissimo così, che non ero affatto obesa come mi definivo io, che ero proporzionata per il mio fisico, che non conoscevo chi veramente aveva problemi di peso e bla,bla,bla,bla. Fiato sprecato con me. Ero convita di essere grassa e basta, non c’era nessuno che potesse farmi cambiare idea. Me ne lamentavo in continuazione, finendo anche col far stancare la gente, ma non potevo farci niente: era un chiodo fisso il mio. Alice si innervosiva tantissimo quando aprivo il discorso, diceva che ero una stupida e che c’erano persone che per il mio fisico avrebbero pagato … ma io, come al solito, non l’ascoltavo affatto. Pensate, ne ero così ossessionata dal mio peso che indossavo soltanto maglie lunghe per nascondere le forme. Si, ero messa proprio male. A ciò, oltretutto, aggiungiamoci anche che la mia autostima era sotto zero … e a niente servivano i fischi d’approvazione dei ragazzi quando camminavo per strada, gli sguardi languidi dei miei coetanei o quelli d’invidia delle mie coetanee. Non ci potevo fare niente; era dovuta anche a questo la mia reticenza nello stare tra la gente: non stavo bene con me stessa, e mi vergognavo. Anche senza motivo. Mi truccai leggermente, solo fard, non avevo tempo né voglia per make-up complicati … e poi, a chi dovevo sembrare bella?
<< Mamma, io vado da Aly! >> Strillai dalla mia cameretta.
<< Va bene, chiamami quando arrivi! E fa gli auguri ad Alice da parte mia! >> Infilai la giacchetta corta sbuffando. Avevo quasi diciassette anni, cavolo! Presi la busta con il suo regalo e scoccai un bacio alla mia mamma … era troppo apprensiva, ma l’amavo tantissimo. Uscii di casa, avviandomi quasi correndo verso casa di Al; si, come al solito, era un po’ tardino!
La ripida salita che divideva casa mia da casa di Alice sembrava non finire mai. Finalmente, dopo un quarto d’ora buono, riuscii ad arrivare incolume davanti casa Cullen. Bussai, e mamma Esme aprì il palazzo per farmi entrare. Okay, che la festa cominci!



Note dell’autrice:

NON LASCIATEVI INGANNARE. Messa così potrebbe sembrare un banalissimo Edward/Bella … non è così. Certo, ovviamente i personaggi principali saranno loro, la storia è incentrata su di loro, ma questo è un contesto completamente nuovo. Inoltre, avete presente lo stile della scrittura? Cambierà mano a mano che la storia proseguirà: I pensieri di Bella sono quelli di una qualsiasi adolescente ingenua e spensierata, ma con l’evolversi delle cose … beh, ci sarà proprio un “ Turning Tables ”! Il primo capitolo magari vi sembrerà confusionario e poco chiaro, magari anche un po’ noioso, ma abbiate pazienza e fiducia.
Spero vivamente che mi lasciate qualche piccolo commentino.. mi sono davvero utili e mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate!
Un bacio, Hurt.

  
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