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Autore: lazybones    31/03/2012    8 recensioni
Nella sua tragedia aveva trovato uno spiraglio di luce, una misera spiegazione a tutto il suo dolore. Forse tutta quella sofferenza lo aveva portato a questo, a quel gruppo, a quella canzone. Forse un giorno sarebbe davvero stato meglio, in pace con sé stesso e tutte le altre parole vuote che per lui non avevano ancora un minimo di significato. Forse un giorno avrebbe ripensato alla sua giovinezza e avrebbe sorriso. Forse non sarebbe mai arrivato a quel giorno e si sarebbe consumato prima come una candela, una delle tante su quell'enorme candelabro che era il mondo.
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Macciaoooooo *like a Hunziker* (<-- ma si scrive così?!)
That’s it. La fine è arrivata e forse vi deluderà un po’ come finale, ma per me significa molto anche se è scritto di merda.
Dico ora le stronzate perché i chiarimenti che farò alla fine saranno deprimenti e sarebbe inopportuno scrivere BAZINGAAAAA a metà menata quindi lo scriverò qui.
BAZINGAAAAAA.
Chiarito questo punto (?!), passiamo ai ringraziamenti, come consueto, delle vecchiacce psicopatiche che hanno davvero le palle per recensire, that’s amoreh, y’know. Meritereste un premio per ogni battuta anche solo vagamente geniale.
Ah, mi scuso anche perché, oltre ad aver scritto un capitolo di merda, c’ho messo un po’ tanto a postare nonostante avessi il capitolo pseudo-pronto, ma internet cazzeggia e mi fa tirare giù ogni santo, davvero, l’altro giorno è arrivato San Francesco a prendermi a calci in culo. Sorry for swearing, Franz! (Ma che cazzo sto a dì?)
Bene, vado a bere un po’ di sciroppo, che lo so che non mi farà passare la tosse ma sa di zucchero quindi è okay.
Ci vediamo in fondo, donzelle.






 
 
 
 
 
- Thank You.
Era una giornata di sole. E allora perché gli era venuto in mente di prendere la macchina e andare al cimitero?
Perché era così in pace con sé stesso che non ce la faceva a non farlo sapere a lei, che non gli aveva mai mollato la mano, che gli era sempre stata accanto.
E anche se sapeva che non l’avrebbe trovata lì a sorridergli, andare fin lì e muovere quei passi in quel cimitero fino alla sua lapide aveva un valore simbolico.
L’erba di quel cimitero era particolarmente verde, sembrava quasi un bel prato se non fosse stato per tutte quelle lapidi.
Era passato parecchio tempo dall’ultima volta che era venuto lì ma ricordava perfettamente dove si trovasse la tomba.
Ripercorrendo il cimitero posò lo sguardo sugli stessi alberi che stava guardando durante la cerimonia funebre e per un istante venne investito dai ricordi e dalle sensazioni nere e marcate di terrore e disperazione, in netto contrasto con il scenario che ora si distendeva di fronte ai suoi occhi stanchi. Quasi fosse stato tutto un incubo, un incubo che aveva gonfiato di malvagità un posto che non strappava vite ma le lasciava riposare una volta per tutte in silenzio. Non sembrava lo stesso cimitero, con tutta quella luce.
O era Gerard a non essere più la stessa persona?
Si fermò di fronte a una lapide scura con le scritte in oro.
“Helena Lee Rush”.
C’era davvero il suo corpo lì sotto?
Allungò una mano e la infilò nella tasca interna della giacca, sfilando direttamente una sigaretta dal pacchetto. Prese l’accendino dai jeans e se la accese, sedendosi di fronte alla lapide sull’erba bagnata e fredda.
Eppure c’era il sole.
- Ciao, nonna. – la salutò a bassa voce, soffiando fuori dal naso il fumo. Fissò per un attimo la cenere cadere dalla sigaretta e ricordò improvvisamente tutte le volte che si era messo a fumare con la nonna di nascosto dai suoi genitori. Le prime fumate se l’era fatte con la nonna, cazzo. E i suoi genitori non ne avevano mai saputo niente.
Risollevò lo sguardo e guardò la lapide con un sorriso flebile, mentre sentiva quel familiare pizzicore al naso che preannunciava il pianto.
Aveva un groppo in gola ma sentiva il bisogno di parlare.
- Chiederti come stai sarebbe patetico, eh? – mormorò, ridacchiando da solo. Merda, stava davvero parlando da solo in un cimitero, guardando un pezzo di pietra al posto degli occhi chiari e opachi di sua nonna?, - Beh, so già la risposta. Risponderesti che stai bene dopotutto e mi sorrideresti. Hai sempre risposto così. Anche l’ultima volta che te l’ho potuto chiedere. Mi dicesti di stare bene. E due giorni dopo ero già qui. Cazzo, non stavi bene. - decretò l'ovvio, - Me l’avresti dovuto dire, se avessi saputo che sarebbe stato l’ultimo abbraccio ti avrei abbracciata più forte e ti avrei detto di volerti bene. Ti... – la voce si spense e abbassò lo sguardo di nuovo sulla sigaretta, - Ti avrei lasciata andare. –
Rimase in silenzio, senza aspettare una vera e propria risposta ma magari un cambiamento, qualcosa, anche un calcio nelle palle solo per saper di non stare parlando da solo. Una lieve folata di vento gli scostò i capelli neri dagli occhi e Gerard trasalì. Non significava nulla. Non era la prima ventata da quanto era arrivato lì, era assolutamente normale.
Però il suo cuore la avvertiva diversamente.
- Ho conosciuto un ragazzo, Frank... – disse di getto Gerard. Si fermò un istante, sollevò lo sguardo per guardare la lapide e sorrise scuotendo la testa. Non avrebbe mai, mai pensato di ritrovarsi a parlare da solo con una lapide di fronte e il cuore in mano. Forse aveva davvero toccato il fondo, cazzo, - E sono diventato frocio, no? – e certo, - Mi piace. Lo amo. Non lo so, ti piacerebbe... è un po’ sfigato e ha qualche problema con la serietà, spesso soffre di attacchi di panico che lo spingono a blaterare stronzate ma beh... non mi ha mai mentito. Mai davvero. E giuro che mi manda in bestia ogni volta che apre bocca, ma cazzo, è la persona più premurosa che abbia mai incontrato. So per certo che mi ama. E lui sa per certo che ricambio. E’ saltato fuori dal nulla, così, con la storia della band... ah, già, ho fondato un gruppo. Cioè, io e Mikey. Più io che Mikey. Siamo tutti abbastanza fighi, sai. Ho conosciuto Ray, è un tipo assurdo. Ti giuro, i suoi capelli... cazzo. Hai presente quelle acconciature afro? Merda. Mi ha ferito tante di quelle volte... però gli voglio bene. Poi... – si fermò di nuovo e rise appena, mordendosi un labbro, - Poi c’è Mikey, ovvio. Sta diventando sempre più figlio di puttana, cazzo, è adorabile. Mi ha fatto sentire un pezzo di merda un paio di volte, ma poi ho ricambiato... col cazzo che gliela lasciavo passare, sai come sono fatto. E sai anche come è fatto Mikey. – commentò con una smorfietta, - Gli manchi, sai? Tanto... mi parla spesso di te. Credo abbia bisogno di sfogarsi, ha avuto un brutto periodo. Mi diceva di sognarti e... gli manchi, ecco tutto. Mamma e papà sono sempre distanti, non troveremo mai un punto d’incontro e non mi interessa nemmeno più. Ora ho la mia nuova famiglia. Mi sono smontato e ricostruito e ora mi sento... al completo. Nonna... – la sua voce tremò nel chiamarla e improvvisamente si mise a piangere, - Credo sia tutto grazie a te. Credo che... che tu ti sia sacrificata per salvarmi. –
Buttò la sigaretta consumata e strinse le ginocchia al petto, accarezzando la lapide con le dita fredde.
- Mi manchi. – sussurrò, - Ma so che te ne sei andata per il nostro bene. Ed è brutto da dire, ma forse la tua assenza ha fatto più della tua presenza. Ma ti sento ancora qui, sai? E’ che non ti lascio andare. Mai lo farò. Mi hai trasmesso così tanto da essermi entrata dentro... Ti sto scrivendo una canzone. La canterò così forte che tutti in paradiso la sentiranno, sarà più forte anche dello scoppiettare delle fiamme dell’inferno e la urlerò ogni giorno, per ricordarti di me e per ricordarmi di te. Non ti dimenticherò mai, nonna. Lo giuro. E guardami, nonna, guardami, cazzo, che ce l’ho fatta davvero. Ed è grazie a quello che mi hai lasciato dentro. Grazie, nonna. Sono sopravvissuto. –
E il cielo si liberò di tutte le lacrime trattenute, sanguinando per le parole uscite dalle labbra tremolanti di quello spettro di ragazzo, e si ruppe stagliandosi contro quel cimitero, contro quelle pietre fredde... contro quel ragazzo felice che allargava le braccia ridendo della morte, perché niente aveva potuto contro il legame con Helena. Assolutamente nulla.
Perché i sentimenti, quelli veri, corrono più veloce del vento e colpiscono più forte della pioggia, scalfiscono il cielo e si liberano da ogni costrizione, anche dalla morte. E mai moriranno né tremeranno perché quando tutto il resto se ne va, quando il corpo cede e cade a terra con un tonfo, la tua essenza, la tua anima macchierà di sangue il pensiero di chi ti pensa come una lama, e continuerà a vivere nel sangue delle ferite dei tuoi cari, impedendogli di dimenticare ciò che hai fatto e ciò che non hai saputo fare. Impedendogli di dimenticare quel mezzo sorriso sincero che una volta eri riuscito a dedicargli. Impedendogli di dimenticarti perché in fondo la tua esistenza non è stata inutile, perché hai ferito per una giusta causa, perché hai sanguinato per liberarti dal veleno. Perché ci sei stato. Perché te ne sei andato ed è stato brutto. Perché sei stato un piccolo eroe a sopravvivere. Perché ce l’hai fatta, in ogni caso.
 













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Come avrete notato, c’erano parecchie citazioni di Helena, la storia della lama eccetera (forse solo quella parte, lol), poi c’era una citazione di Gerard, che diceva più o meno quello che ho scritto sopra, cioè che avrebbe scritto una canzone e l’avrebbe suonata così forte che l’avrebbero sentita fino in cielo (vedi: Helena), non so se l’aveva detto in un’intervista o cosa, fatto sta che è piuttosto stupenda come cosa. Anche la parte finale, gli eroi e le altre menate, tutto collage delle citazioni di Gerd che ti fanno cadere le palle ogni giorno più in basso perché cazzo, dai, basta essere così meravigliosi.
Okay, questo capitolo lo dedico a mia nonna. Non dirò che siamo state particolarmente vicine perché non è vero, perché sì, passavo intere giornate da lei, ma ero troppo piccola e infantile per apprezzarla davvero e mi dispiace che non mi abbia vista crescere e mi dispiace doverci fare discorsi seri ora, che se n’è andata, mi dispiace non trovare sempre il tempo per muovere il culo dalle mie stronzate e andare a trovarla. Mi dispiace non essere migliorata, dopotutto, ma questo grazie lo dedico a lei, pateticamente, sì, ma glielo dedico perché se ora piango è perché è stata importante, e non ho mai avuto la decenza di dirglielo. Scusa, nonna.
E niente, e basta. Ecco tutto. La storia si è conclusa c’: *like a boss*
Faceva cagare, sì. c: Ma mi è piaciuto scriverla, sempre meglio sforzare un po’ il cervello a scrivere che ammosciarsi davanti a Jersey Shore (beh, faccio anche quello nel frattempo, ma dettagli)
Sto già scrivendo un’altra Frerard perché sono fissata e me ne vergogno.
E niente, ciao belle donne pervertite, siete tutte esageratamente fighe e geniali, dovrei raccogliere le vostre recensioni e farci un libro per checche (?).
No, davvero, grazie. Non so come vi possa essere piaciuta sta cosa, fatto sta che avete un gran cuore <3<8372398<45<5<<3<3<4<<44<23
Pace e amorre

Kathy G

P.S: BAZINGAAAAAAAAAAAAA (dai che ci stava :D) (<-- no, eh?)
  
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