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Autore: martamatta    31/03/2012    3 recensioni
cari lettori vi ringrazio per spendere un po' del vostro tempo nel leggere questa storia. essa è ambientata subito dopo i fatti di resident evil 5 è una storia d'amore, di misteri d'azione e di segreti del passato e del presente che verranno svelati per dar luce ad un diverso futuro per il mondo. Forse è vero che una persona può cambiare grazie all'amore e affrontare l'oscurità che ha nel cuore.
di nuovo grazie e buona lettura a tutti. a e vi prego di esprimere le vostre opinioni scrivendo delle recensioni
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albert Wesker, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo essersi lasciato alle spalle Ada, Albert aumentava
sempre di più il passo, finché non si ritrovò a correre per quella foresta spoglia che possedeva ancora qualche granello di neve sui rami ma che sembravano ormai pronti per far nascere nuove foglie, Wesker aveva uno strano presentimento, il suo istinto gli diceva di accelerare il passo.
E mentre correva i suoi pensieri non facevano altro che indirizzarsi all’oscurità, che si era proiettata su quello specchio in Africa, aveva capito che grazie a Claire era diventato un uomo migliore; eppure da quando aveva recuperato la memoria, anche i suoi istinti di sangue si erano riaccesi. Da una parte voleva cambiare il mondo con il virus, la logica perversa che lo possedeva non era ancora cambiata per niente, l’oscurità stava tentando di avvolgerlo di nuovo. Ma cercava con tutte le sue forze di reprimere questi istinti e pensieri, altrimenti Claire avrebbe sofferto e lui l’amava troppo per vederla stare male. Nella sua testa riecheggiavano le parole dell’oscurità nei confronti della ragazza dai capelli rossi: “l’amore è il potere più grande, ed è riuscito a piegare facilmente anche me. Poiché io amo Claire come la ami tu”.
 
Tra gli alti e i bassi di quelle montagne rocciose, nel mezzo, si ergeva un edificio ormai nascosto quasi del tutto dalla vegetazione e dalla poca neve rimasta. 
Albert lo vide in lontananza, ma fu qualcos’altro ad attirare la sua vista, nel mezzo degli alberi c’era un piccolo accampamento; e molti soldati facevano avanti ed indietro in mezzo a quello spazio.
Si avvicinò con cautela cercando di mimetizzarsi fra gli alberi, “soldati della BSAA, a giudicare dal nervosismo nell’aria, non sono ancora riusciti ad entrare nel laboratorio….da come sono messi e dalla tensione, stanno lavorando ancora a come aprire la porta principale, senza far saltare in aria niente da più di una settimana” Albert si avvicinò ancora, ed osservò molto attentamente ogni movimento “fortunatamente è ora di pranzo quindi posso sgattaiolare facilmente dentro il laboratorio senza essere visto, visto che saranno tutti impegnati a riempirsi la pancia, soprattutto per contrastare il nervosismo accumulato dall’impazienza” riflettuto su questo cercò di aggirare furtivamente l’accampamento, e con facilità e cautela raggiunse l’ingresso del laboratorio.
Era una porta automatica di colore bianco, con il marchio della Umbrella inciso al centro di essa, ma ormai completamente rovinata. Vicino ad essa si trovava una serratura elettronica dove era necessario passare una carta e immettere un codice.
I soldati non poteva trovare altro sistema per entrare, un qualunque altro modo e i rischi che il sistema di sicurezza entrasse in azione scatenando chissà quali conseguenze erano molto alti.
Albert passò la sua carta della Umbrella (che aveva preso nel laboratorio in Africa, e che portava sempre con sé)  poi digitò un codice e una voce computerizzati disse –accesso consentita- e la porta scattò e lui velocemente si guardò in torno per verificare che nessuno si accorgesse della sua presenza e poi entrò dentro con cautela guardandosi sempre indietro finché la porta non si racchiuse alle sue spalle.
A quel punto delle luci automatiche si accesero illuminando un lungo e largo corridoio e cominciò ad attraversalo di corsa “adesso il laboratorio è completamente operativo, grazie alla mia entrata! Dannazione! Devo muovermi prima che si accorgano che qualcuno ha aperto la porta attivando il sistema elettrico. Cos’ facendo ho facilitato il loro prossimo tentativo d’entrata e quindi è probabile che fra pochi minuti mi raggiungeranno, devo essere un ombra!-
C’erano parecchio stanze, alcuni erano alloggi e altri dei piccoli magazzini mezzi vuoti “questo laboratorio è stato aperto pochi mesi prima del crollo della Umbrella e chiuso pochi giorni dopo il suo crollo, quindi è normale che sia tutto a metà ed ancora intatto-.
Alla fine si ritrovò un’altra porta bianca con lo stemma della Umbrella, ma non era automatica come quella dell’ingresso. Wesker l’aprì dolcemente e con cautela all’interno c’erano delle scrivania piene di fogli contenete appunti e formule chimiche e delle fiale, alcune vuote e pulite altre piene e sporche di alcuni liquidi colorati; insieme a degli scaffali pieni di scartoffie.
In fondo alla stanza c’era un grande monitor acceso e Wesker pensò “quella è la memoria centrale del computer, lì troverò tutti i dati necessari. Per fortuna che prima di partire ho preso una pennetta USB. È si! Bisogna essere sempre pronti!”.
Attraversò la stanza con passi veloci e sicuri, arrivato davanti al monitor inserì la pennetta e cominciò a trafficare, finché non trovò un opzione con su scritto:
-Attivare “Progenitor”> SI/NO
Albert cliccò “SI” e una specie di cassetto metallico si aprì sotto il monitor, contenente una piccola valigetta metallica. Wesker la prese e la sdraiò su una scrivania che si trovava vicino al grande computer, e in quel momento si accorse della presenza di una normale e semplice finestra da dove filtrava la luce del sole. Aprì la valigetta e il suo sguardo si illuminò, diverse fiale contenete il virus Progenitor erano stagliate all’interno tenute perfettamente immobili e sicure.
Poi andò di nuovo al computer e mentre aspettava che la pennetta trasferisse tutti i file cominciò a curiosare in alcuni di essi. C’erano molti file che contenevano altre posizioni di laboratori segreti e altri che racchiudevano degli studi sullo sviluppo di formule per il virus con il DNA, ma uno di essi attirò l’attenzione di Albert, sembrava più una storia; un racconto di un uomo e una donna che si amavano ma che per colpa della Umbrella la loro storia non ha avuto un lieto fine. Albert gli diede un’occhiata veloce, avrebbe preferito leggerlo con calma. Dopotutto la pennetta aveva appena finito di scaricare i file e il pensiero che gli agenti della BSAA potessero raggiungerlo da un momento all’altro lo preoccupava.
Cos’ prese la pennetta la mise in tasca poi raggiunse la valigetta e la chiuse, era pronto per andare. Stava per afferrare il manico della valigetta quando una voce maschile forte e decisiva lo fermò gridando –non ti muovere! Mani sopra la testa!- Wesker ubbidì, non voleva scatenare nessuna sparatoria, poi la voce disse bruscamente –Voltati!- Albert in quel momento riconobbe la voce e lentamente si voltò.
Davanti agli occhi si ritrovò Chris e Jill con le pistole puntate verso di lui. Appena si era voltato Chris e Jill erano rimasti a bocca aperta, terrorizzati e pensarono che quel’incubo non era ancora finito, che non sarebbe mai finito arrivati a quel punto.
Jill balbettò –We…Wes…Wesker?!- ed entrambi strinsero ancora più forte la pistola fra le mani, aspettandosi un attacco improvviso. Ma ciò che videro fu tutto l’opposto, Albert sorrise, ma non un sorriso maligno e crudele, ben si un sorriso pieno di affetto, gioia e soddisfazione. Tanta era la sorpresa di Chris che rimase paralizzato e la pistola gli cadde dalle mani.
Pio Wesker afferrò di corsa la valigetta e se ne andò saltando dalla finestra, rompendo il vetro con il suo corpo.
Jill rimase sorpresa per qualche minuto ma poi scosse la testa e fece un respiro profondo per calmarsi, dentro di lei c’erano molte emozioni di terrore che la invadevano insieme ai ricordi di quando era finita sotto le grinfie del’uomo più pericoloso che sia mai esistito. Poi guardò Chris che era rimasto immobile, impallidito e pensieroso e gli disse con dolcezza -Chris…?- , ma vedendolo non reagire ripete il suo nome con più autorità e convinzione –CHRIS?!-, lui mugugno in modo distratto –Eh...?-, come se si fosse appena svegliato da un incubo, Poi si avvicinò alla finestra e prese a scrutarla. Nella sua mente c’erano molti pensieri e si poneva in continuazione una domanda “e adesso che si fa….? Nessuno sa cosa frulla nella mente di un pazzo!” e mentre continuava a fissare la finestra, ormai completamente rotta, l’immagine del viso sorridente di Wesker gli invadeva la mente, ma più che altro la interpretava come se fosse una presa in giro; come per dirgli “ce lo fatta di nuovo! Hai visto? Sono scampato di nuovo alla morte!”. 
 
Nota dell'autrice:
so cosa state pensando "era ora!" è già mamma mia e pensare che il prossimo capitolo sarà di sicuro il più lungo della serie almeno fin'ora. quindi vi dico che si parlerà di Claire e di Leon sopratutto di loro, che andranno nel paese americano dei ghiacci! e si avete indovinato l'Alaska!! ma per quale motivo? lo scoprirete la prossima settimana e siccome è pasqua e un po' da fare non so se sarò puntuale quindi chiedo scusa per eventuali ritardi.
Dedico questo capitolo a voi che mi avete seguito e vi ringrazio profondamente per le recensioni^^
Baci, martamatta             
  
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