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Autore: thecarnival    01/04/2012    3 recensioni
Elena è una ragazza normale, semplice, fidanzata con Stefan, un ragazzo piuttosto carino,dolce che si prende fin troppa cura di lei.
Damon è il suo migliore amico. Un gran farfallone, che ha avuto tantissime storie di una notte con molte ragazze, ma mai nulla di serio. Fin quando non crede di essersi innamorato di una ragazza, tale Caroline. Dopo vari approcci sbagliati, non sapendo come fare per conquistarla, decide di chiedere aiuto ad Elena. Lei gli spiega che 'esistono' 10 regole per conquistare una donna e farla innamorare.
Una volta a settimana i due amici si incontreranno per scoprire una nuova regola. Riuscirà Damon a diventare un 'bravo ragazzo' e conquistare Caroline? E cosa dirà Stefan di tutti questi incontri?
-Tutti umani-
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Elena/Stefan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Gentilmente betato da Mary aka Mary_Sophia_Spurce



VIDEO TRAILER DELLA STORIA




Regola numero tre.









Una volta a settimana? – le sue urla mi avevano fatto venire il mal di testa. – Non può andarsene da uno psicologo se ha dei problemi?
– Spero tu stia scherzando...
– Assolutamente no. Perché deve assillarti in questo modo? –
Non faceva altro che strillare e la cosa mi urtava parecchio.
– Non mi assilla, mi chiede solo qualche consiglio.
– Bel modo di chiederli, Elena.
Il suo camminare avanti e indietro per la cucina mi rendeva ancora più nervosa
– Allora, secondo il tuo ragionamento, non dovrebbero esistere gli amici.
– Non quelli come lui.
Mi trattenni dall'urlare anch'io perché ero davvero stanca di sentirgli dire quelle cose. Non riuscivo a spiegarmi il perché non capisse il mio punto di vista, perché non riuscisse a vedere la purezza nel rapporto d'amicizia tra me e Damon.
– Cos'ha lui di diverso dagli altri? – sospirai rassegnata sedendomi sul divano.
– Io lo vedo come ti guarda, come ti sfiora e sorride. Non è una semplice amicizia è... qualcos'altro.
Scossi il capo. – Non so davvero in che altro modo dirtelo... Siamo. Solo. Amici. – ribadii il concetto scandendo bene le parole, fosse mai che stavolta Stefan capisse.
Mi raggiunse sedendosi accanto a me – Mi dispiace ma non è quello che vedo io – mi prese le mani stringendole – Vorrei tanto Elena perché ti amo e non voglio perderti ma sento che accadrà.
– Ti sbagli – asciugai in fretta una lacrima traditrice.
– Allora non vederlo, ti prego.
– Non puoi chiedermi questo, io non ti ho mai proibito di uscire con i tuoi amici soprattutto con Klaus.
– Sai bene che non è la stessa cosa.– Lasciò le mie mani e riprese a camminare su e giù per la cucina. – Lui è un ragazzo.
– Non ne voglio più parlare. – ero esausta.
– E' assurdo, adesso ti arrabbi pure? Sono io quello che dovrebbe essere in collera.
Avevo esaurito ogni argomento per fargli capire che si sbagliava, ormai avevo perso la battaglia; Stefan era un bravissimo ragazzo con milioni di pregi e pochissimi difetti, uno di questi era la sua testardaggine: quando si metteva in testa qualcosa niente e nessuno poteva fargli cambiare quell'idea.
– Non può trovarsi un altro con cui risolvere questa misteriosa situazione?
– Tu andresti mai a raccontare i fatti personali a un tuo amico qualsiasi che non sia Klaus? – sottolineai quel nome con una smorfia. Non sopportavo quel ragazzo e lo stesso era per lui.
– Il modo in cui lo difendi è incredibile.
– Perché lui ha sempre difeso me! Oddio mi sembra di impazzire; mi ha vista nascere, crescere, litigare con i compagni di scuola e mi è stato accanto in ogni momento: è il mio migliore amico non potrei mai e poi mai rinunciare a lui.
Asciugai un'altra lacrima, quella discussione mi stava corrodendo l'anima.
– Spero, un giorno, di essere almeno un quarto tanto importante per te, rispetto a lui.
-Ma che...
Provai a fermarlo mentre si dirigeva verso la porta ma riuscì lo stesso ad uscire e andare via.


Jeremy mi trovò sul letto della mia camera sommersa dal piumone.
– Sembri una crisalide.– sentii il letto abbassarsi, segno che s'era seduto accanto a me. – Solo che tu non diventerai una stupenda e bellissima farfalla.
– Lo so – tirai su il naso e mi abbracciò, nonostante l'enorme piumone a dividerci.
– Perché lo sei già, scema. – tirai fuori gli occhi e il naso per poter vederlo e respirare meglio. – Hai litigato con di nuovo con Stefan?
– Sì. E' geloso marcio e mi ha chiesto di non vedere Damon, a modo suo, ma l'ha fatto.
– Hai accettato?
– Sei pazzo? – scattai come una furia mettendomi a sedere sul letto e sciogliendomi dal groviglio del piumone – Chiedermi di non vederlo è come rinunciare ad una parte di me stessa: quella più bella, più allegra, più solare e sorridente. Quella migliore insomma. – mi rigettai nello sconforto, coprendomi fino alla testa.
– Dovresti riflettere su quello che hai appena detto.
Chiuse la porta della mia camera da letto e sbuffai; non volevo rinunciare al mio migliore amico e non volevo perdere Stefan ma lui era così testardo... perché non capiva come mi sentivo io stando insieme a Damon? Perché non riusciva a capire che avevo bisogno della mia dose quotidiana del mio migliore amico per cominciare o continuare una giornata?
Risolvere quella situazione sarebbe stato impossibile: avevo promesso a Damon d'aiutarlo, di conquistare Caroline dicendogli le famose dieci regole un po' per volta; ma come potevo fare senza continuare a ferire il ragazzo che amavo?
– Quand'eri piccola e avevi qualche problema, correvi a casa mia e ti nascondevi nell'armadio in attesa che tornassi dagli allenamenti e potessimo parlare.
– Il buio mi aiutava a pensare meglio.
– Quando tornavo ti trovavo lì, rannicchiata in un angolo con gli occhi confusi...
– Non piangevo perché non volevo distrarmi dal pensare.
– E allora chiudevo l'armadio, mi sedevo di fronte a te, ti stringevo le mani e pensavamo insieme ad una soluzione. Abbiamo sempre risolto tutto insieme.
Con un colpo secco mi srotolò dal piumone, si distese accanto a me e coprì entrambi: buio e mani intrecciate, quasi come quand'ero piccola. – Perché non eri nel mio armadio?
– Sono troppo grande per infilarmi là dentro.
Nonostante non lo vedessi riuscii a sentire il suo sguardo su di me – Sai che non mi riferivo all'armadio vero e proprio.
– Ho litigato con Stefan per... perché è geloso di te. Non volevo correre tra le tue braccia.
– Non volevi dirmelo? – la sua risatina mi fece innervosire.
– Sei qui per prenderlo in giro o per trovare una soluzione.
– Scusa, continua.
Trascorsi il resto del pomeriggio a sfogarmi come non facevo da tempo. Amavo stare al buio perché lì ero sola con me stessa e pensare era molto più semplice; forse era per questo che molta gente ne era terrorizzata.
– Ti ho fatto perdere una giornata intera.
Mi tirò di più a sé, intrecciammo anche le nostre gambe – Non dire sciocchezze: stare con te non è assolutamente una perdita di tempo.
– Posso farti una domanda? Devi promettere, però, che mi dirai la verità.– Poggiai la testa sul suo petto mentre me lo prometteva. – Hai mai, cioè... tu hai mai fatto pensieri, come dire... o anche sogni; sai no?
La sua risata mi scosse – Mi stai chiedendo se ho mai fatto dei pensieri o dei sogni erotici su di te? – io annuii e lui rise di nuovo, tanto che lo colpii per farlo smettere. – Perché me lo chiedi? Ne hai fatto uno su di me e vuoi vedere se sono all'altezza del tuo sogno... fidati, sono molto di più.
– Sei un cretino. Non t'ho mai sognato, in quel senso. – Gli diedi una gomitata e mi liberai dal piumone per scendere da letto. – Adesso non lo voglio più sapere, idiota.
Lui intanto non la smetteva di ridere, era senza speranza.


Damon aveva questo potere: quello di farti passare ogni malinconia e farti tornare il sorriso; era uno dei motivi per cui gli volevo un gran bene.
Uscii dal bagno dopo una doccia fredda veloce, stare sotto quel piumone tutte quelle ore mi aveva fatto sudare tantissimo.

Puzzi come una barbona” aveva detto Damon non appena eravamo scesi in cucina per bere un po' d'acqua.
Indossai un vestitino leggero e lo raggiunsi: era sul divano intento a guardare la tv.
– Come vanno le cose con Caroline?
– Mh, mh. – mugugnò.
– E' una cosa negativa o positiva?
– Lena, sto guardando la partita di beach-volley femminile, sono troppo impegnato per risponderti.
Assottigliai lo sguardo e spensi la tv. – Adesso posso avere la tua attenzione?
-Ma... Stefan dovrebbe essere geloso del mondo intero non di me.
– Come scusa?
– Che razza di vestito hai addosso?
– E' estivo, fresco, colorato...
– E' corto. Se ti abbassi ti si vedono le mutande.
– Non ho le mutande.
– COSA?
Risi come una matta e mi accasciai per terra nel vedere la sua faccia sconvolta – Ho degli shorts. – Continuai a ridere e, non appena mi ripresi, gli spiegai che avevo indossato dei pantaloncini sotto l'abitino perché sapevo fosse troppo corto. Ogni volta però che ripensavo alla sua espressione ridevo come una scema.
Quando riuscii a superare la fase di riderella acuta, mi disse di Caroline: dopo la festa si erano visti qualche volta di sfuggita ed era stata lei a fermarlo e salutarlo.
– Bene, potresti chiederle di uscire di nuovo.
– Non saprei... e se poi non avessimo argomenti su cui parlare?
– Adesso è lei che ti cerca e che vuole un contatto con te; se dovesse calare l'imbarazzo vedrai che sarà la prima a cercare un argomento: le interessi.
– Tutti questi discorsi seri mi hanno messo appetito, andiamo a mangiare.
Ebbi il tempo di prendere la borsa con le chiavi di casa e il cellulare che mi trascinò fuori di peso; da piccoli io e Damon adoravamo camminare a piedi e a volte fare delle gare di corsa per vedere chi fosse più veloce: all'inizio vincevo sempre io, poi lui iniziò a fare sport e le cose cambiarono.
Quella sera decidemmo di onorare una vecchia tradizione e di andare al Mystic Grill a piedi, per goderci al meglio la pace notturna, per poter parlare in tranquillità senza farci distrarre dalla radio o altre auto e anche per prolungare il tempo da trascorrere insieme.
– Lo fai mai con lui? – Lo guardai interrogativa – Intendo passeggiare in questo modo. Pervertita.
Sorrisi. – No. Non ci ho mai pensato in realtà, è una cosa nostra.
– Non ne sarei geloso.
– Lo so ma io non farei altro che fare paragoni nella mia mente e non voglio.
– Lo fai spesso? – Lo guardai di nuovo. – Dio Elena! Sei in astinenza? Parlo dei paragoni.
Dovetti fermarmi per le troppe risate, come faceva a non capire quando lo prendevo in giro?
– No, siete diversi... sarebbe strano.
– Ti è mai capitato di aver fatto la stessa cosa con entrambi e di non saper dire con chi ti è piaciuta di più.
Ci pensai su – No, per fortuna no.

Non sapresti decidere?
Me lo chiese proprio quando arrivammo al Mystic, ci fermammo davanti la porta d'ingresso perché dovevo ancora rispondergli. – Sì e forse è proprio questo che mi spaventa.
Distolsi lo sguardo dai suoi occhi ed entrai.

Tutte quelle domande che Damon mi aveva rivolto durante la nostra passeggiata mi avevano turbata. Aveva la capacità di far passare la tristezza ma aveva anche quella di insinuarti un fastidioso tarlo in testa e farti rimuginare sopra quel pensiero fino a farti scoppiare la testa.
Era quello che mi stava succedendo: cosa avrei fatto, anzi, chi avrei scelto?
– Mentre eri nel tuo mondo del 'perché Damon mi ha fatto tutte quelle domande' ho ordinato il tuo piatto preferito.
– Mh... e se avessi voluto qualcos'altro?
Mi guardò scettico e poggiò i gomiti sul tavolo, incrociando le mani sotto il mento – E' sempre la stessa storia: prendi il menù, lo sfogli quattro volte, storci la bocca in una smorfia strana, leggi qualcosa che può aver attirato la tua attenzione e quando viene Matt per ordinare prendi il solito hamburger senza cetriolini con patatine, poco piccante e con cipolla a parte.
Incrociai le braccia al petto offesa – Oggi non volevo le patatine.
– D'accordo lo chiamo e glielo dico.
– No no no. Stavo scherzando – Il suo sorriso mi infastidì – Potresti smetterla?
– Non sto facendo nulla.
– Neanche Stefan conosce il mio piatto preferito. – mi morsi la lingua non appena mi accorsi di averlo detto ad alta voce, era l'inizio della fine. – Cioè...
– Ti conosco da ventitré anni, sarebbe strano non saperle queste cose.
– Cambiamo discorso? Ti prego.
Mangiammo i nostri hamburger alternando il silenzio a discorsi stupidi e senza senso, più volte però pensai alla frase detta in precedenza; mi ero sempre ripromessa di non fare paragoni tra il mio migliore amico e il mio fidanzato, di non cercare i difetti di uno nei pregi dell'altro: ma allora perché avevo quella strana sensazione che tutto stava per cambiare, meglio dire, per precipitare?
Ci alzammo per andare alla cassa e Damon pagò per entrambi, mi opposi chiedendogli almeno di prendere i soldi della mia parte ma non volle sentir ragioni.

Hai appena imparato la terza regola. – dissi uscendo dal Mystic.
– Sarebbe?
– “Pagare la cena non è per le donne un segno di emancipazione! Offrire la cena o il pranzo la prima volta che si esce insieme è molto importante ed anche galante, si acquistano molti punti.”
Quindi la tua era una messa in scena?
– Idiota – Lo spinsi leggermente – Mi dispiace quando spendi dei soldi per me.
Scosse la testa rassegnato mentre tornavamo verso casa mia – Chi sarebbe l'idiota adesso?
Sorrisi e restammo in silenzio per il resto della passeggiata. Quando arrivammo a casa le luci del portico erano accese, segno che Jeremy era rientrato.
– Posso darti un consiglio? – mi voltai per ascoltarlo. – Dovresti chiamare Stefan e dirgli che vuoi passare del tempo con lui. Posso cavarmela senza di te per qualche giorno, non sono così grave.
– Non è questo...
– Potreste andare nella casa al lago dei tuoi genitori. Una settimana di puro amore e vedrai che tutto si sistema.
– Non voglio abbandonarti, ti ho promesso di aiutarti.
– So che ci sei sempre per me ma non voglio che litighi con lui a causa mia, ancora.
Lo abbracciai forte: questo era un altro dei motivi per cui lo adoravo e non potevo fare a meno di lui.
– Grazie.
Rientrai e chiamai Stefan proponendogli quello che mi aveva consigliato Damon; accettò dopo qualche minuto di tentennamento: quella settimana sarebbe servita per fargli capire che lo amavo e che Damon era solo un amico.





********

Buooooooona Domenica, buona Domenica delle P(p)alme (non so se si scrive grande ma per sicurezza l'ho scritto in entrambi i modi!) Buon pesce d'Aprile.
Come state e che mi raccontate di bello?
Ah beh, io nulla di che... è sempre la soooolita vita. Studio, esami, scrivo, litigo con Youtube. Ok la smetto.
Che dire su questo capitolo?
Elena e Stefan hanno litigato pesantemente, maledetti fidanzati che non capiscono il significato dell'amicizia. Damon ed Elena si sono avvicinati ancora di più e le domande di Damon hanno fatto sorgere in Elena qualche dubbio, non sui suoi sentimenti ma su un'ipotetica scelta. Le scelte sono sempre una brutta cosa.
Devo dire che oggi non è una bella giornata e lo si capisce anche da queste note orrende che sto scrivendo.
Ringrazio chi ha aggiunto la storia tra i preferiti, seguiti e ricordati e chi ha commentato. Siete meravigliose.
Alla prossima!
Un bacio, Alessia.

   
 
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